L'Ancinale e l'oasi che non c'é

Per i Greci era Ekinar, per i Romani Caicinos come citato da Plinio e da Tucidide, è l’Ancinale, il fiume di Serra San Bruno tanto apprezzato da san Bruno che qui venne a fondarvi la sua Certosa. L’Ancinale ha origine con un ramo nel versante nord-est dal Timpone del Papa e con un altro nel versante nord-ovest della Pietra del Caricatore, tra le foreste conifere delle Serre. Ha un percorso sinuoso di circa 34 kilometri durante il quale lambisce o attraversa, oltre Serra, Spadola, Brognaturo, Simbario, Cardinale, Chiaravalle Centrale, Satriano sino ad andare a finire nello Jonio a sud di Soverato. Il naturalista Francesco Bevilacqua scrive che “il suo corso è in qualche modo il prototipo del più classico fiume della Calabria jonica: acque cristalline, pure ed abbondanti in alto, ben distribuite tutto l’anno grazie alla funzione di contenimento delle folte foreste; placide anse in un letto sinuoso e purtroppo ingombro di rifiuti e di scarichi inquinanti sull’altopiano più densamente popolato”. Non si può sottacere, qui, che agli inizi del secolo scorso, tra le montagne di Santa Maria funzionò per qualche tempo la Cartiera dei Feltrinelli e conti Fabbricotti con tutto quel che ne derivava in fatto di scarichi. Ed ancora per Bevilacqua l’Ancinale si mostra con “imponenti cascate laddove l’orlo dell’altopiano stesso precipita verso le pianure litoranee; ampio e riarso alveo ghiaioso nel tratto finale.” Negli anni ’90 il Wwf aveva proposto un progetto, redatto dal mio amico ing. Pasqualino Degni, di un parco fluviale compreso da tutti i centri abitati interessati dal passaggio delle acque del fiume. Insomma, nelle intenzioni del progettista e dell’Associazione naturalistica voleva essere una sorta di museo naturale all’aperto, luogo di studio e di ricerca ed occasione di svago come la pesca. Ah quante trote, nella mia fanciullezza, ho pescato tra queste acque allora cristalline! Già, la trota potrebbe rappresentare il volano di sviluppo economico anche attraverso la creazione di vasche di allevamento come avviene in Sila, favorendo così la ripresa dell’ecosistema fluviale. Che ne è stato di tal progetto? E più di recente, nel 2011 il divulgatore scientifico Luciano Pisani aveva proposto un progetto inteso a trasformare l’Ancinale in un’oasi ecologica capace di soddisfare bisogni sociali, oltre che la salvaguardia dello stesso corso d’acqua. Un progetto di arredamento urbano, di parco attrezzato, uno spazio ludico, piacevoli soste di osservazione ecc. Il lavoro del Pisani pare sia piaciuto anche agli ambientalisti del Wwf e agli amministratori del Parco delle Serre. Con l’auspicio di essere prontamente smentito ma non mi pare di aver visto un briciolo di ecomuseo o di oasi ecologica come dir si voglia.La verità è che, durante le mie pur sporadiche visite al “mio” paese, ho sempre visto il letto dell’Ancinale pericolosamente imbrigliato da vegetazione selvaggia e rifiuti di ogni sorta. Ad ogni minima caduta di acqua piovana il pericolo di allagamenti si rende reale. Ma si è dimenticata la disastrosa e letale alluvione del 21 novembre del 1935? E si sono facilmente dimenticati anche gli allagamenti recenti degli anni scorsi?

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