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Serra. I rapporti tra Stato e mafia nelle testimonianze di Enzo Scotti

Inconfessabili rapporti, limitazioni nella visione e nella comprensione della realtà, silenzi e connivenze. Sono alcuni degli aspetti che hanno condizionato quelli che sono stati anni difficili per un Paese intero che, però, ha trovato nello spirito e nelle azioni di alcuni grandi uomini  la forza di reagire. La presentazione del libro dell’ex ministro dell’Interno Enzo Scotti “Pax mafiosa o guerra?”, moderata dal professor Cesare Ierullo, ha offerto un illuminante spaccato dell’Italia della Prima Repubblica. Ad introdurre i lavori è stato il professor Nicola Rombolà che ha argomentato due postulati: quello per cui “il male si aggrega ed il bene si disgrega”; quello per cui “la criminalità non è altro che l’effetto di un problema più generale ovvero quello che fa derivare le ingiustizie dalle disuguaglianze del sistema”. Altro tema centrale nel suo discorso è stata “la desertificazione delle coscienze tramite l’inquinamento delle informazioni”. Incentrato sul concetto del prevalere nell’epoca attuale del “pensiero utilitaristico” è stato invece l’intervento del coordinatore regionale della Democrazia Cristiana Eraldo Rizzuti. Dopo i “ricordi” dell’ex docente Vincenzo Ierullo, l’analisi della professoressa Marita Margiotta e la riflessione sull’importanza dei “valori dello sport” del presidente del Centro provinciale Libertas Francesco De Caria, è stato l’autore del volume a guadagnare la scena. “Le democrazie del mondo in questi ultimi 50 anni – ha affermato Scotti – hanno profondamente sottovalutato due sfide mortali per la convivenza civile: la criminalità organizzata ed il terrorismo. Sono due fenomeni dalla natura diversa ma che esprimono entrambi un attacco allo Stato democratico. Va fatta piena luce sulla zona grigia che lega il legale con l’illegale. E per capire come funziona la rete mafiosa bisogna osservare la strada del denaro. La lotta alla mafia – ha concluso – non è indolore, ma richiede costanza e sacrifici”.

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