Chiaravalle Centrale, in scena "Le acque dell'Ancinale"

“Le acque dell’Ancinale”, questo il titolo dello spettacolo in programma per domani al teatro “Impero” di Chiaravalle Centrale”.

La rappresentazione, scritta da Ulderico Nisticò per la regia di Lucio Falvo, sarà portata in scena dagli studenti dell’Istituto “Enzo Ferrari” alle ore 11 ed alle ore  21.

L’iniziativa, che si avvale del patrocinio dell’amministrazione comunale chiaravallese, è una sorta di antologia teatrale ispirata all’area geografica solcata dal fiume Ancinale.

Nel corso dello spettacolo, presentato da Caterina Menichini e Teresa Tino, i protagonisti si cimenteranno in  scene  tragiche, brillanti, cronachistiche ed epiche.

La rappresentazione sarà scandita dalle musiche selezionate da Vincenzo Macrì, mentre le luci ed i suoni saranno curati da Matteo Ceravolo.

Serra San Bruno e l'alluvione del 21 novembre 1935

Il 21 novembre 1935 sembra un giovedì come tanti altri. Il cielo è un po’ grigio, all’orizzonte si staglia qualche nuvola nera carica di pioggia, ma tutto sembra rientrare nella normalità.I Serresi sono presi dalle loro faccende, la preoccupazione tutt’al più è rivolta altrove.

Da più di un mese e mezzo, infatti, l’Italia ha dichiarato guerra al Negus. In Abissinia, a riscattare l’onta di Adua, ci sono molti fanti calabresi. A Serra quindi, non ci si cura molto delle condizioni climatiche. Non c’é, ancora, l’allerta meteo e la pioggia, in fondo, non fa paura. Ogni cosa procede secondo un preciso ordine. Uomini e donne sono alle prese con le loro occupazioni.

Nessuno immagina che quel 21 novembre è destinato ad entrare negli annali, come il giorno del “Dilluvioni”, ovvero qualcosa di più di una normale alluvione.

La giornata sembra, ormai, instradata sul binario della consueta normalità quando, verso le 16, le nubi iniziano a farsi minacciose. Sta per arrivare la pioggia, ma a Serra non è certo una notizia. Nessuno ci bada più di tanto. Verso le 17, inizia la salva di tuoni e fulmini che sembrano voler squarciare il cielo.

Intanto, con il buio è arrivata anche la pioggia la cui intensità inizialmente non lascia presagire cosa sta per accadere. All’improvviso, però, arriva quella che oggi definiremmo una bomba d’acqua. In poche ore cadono 509 mm di pioggia. Chi si trova per strada cerca scampo dove può, nella speranza si tratti di un normale temporale.

Ma quel giorno, di normale non ha proprio nulla. La furia della pioggia e del vento sono tali che iniziano a cadere gli alberi, qualcuno finisce nell’Ancinale. Nei punti in cui l’argine è più stretto, complice la presenza di qualche ponte, i tronchi si mettono di traverso e creano un effetto diga.

Il fiume tracima ed inizia ad invadere il centro abitato. Le zone più esposte sono le botteghe artigiane che sorgono sul Garusi e la zona abitata che sorge su corso Umberto I, attorno alle chiese Matrice ed Addolorata.

Il livello dell’acqua sale rapidamente, chi non ha fatto in tempo a scappare cerca scampo sui tetti. Le donne recitano il Rosario, gli uomini non credo ai loro occhi. Nessuno ricorda niente del genere. Dai tetti delle case che si affacciano attorno al Monumento lo spettacolo è desolante. Tutto è stato travolto e sommerso.

Corso Umberto I ha le sembianze di un lago. Le ore passano, la situazione non migliora. A molti sembra di trovarsi davanti ad una riedizione del diluvio universale. A rendere l’atmosfera ancora più lugubre, le tenebre che avvolgono il paese dopo che l’acqua ha trascinato via i pali della luce e della rete elettrica.

Verso la 22, sembra essere arrivato il miracolo che tutti hanno invocato, la pioggia cala d’intensità e le acque iniziano a defluire. Il tappo, di alberi e terra, che ha ostruito l’Ancinale è saltato.

Ciò che per Serra rappresenta la salvezza, per altri è l’inizio della tragedia. I paesi situati a valle del fiume vengono, infatti, travolti dall’onda d’acqua. A Spadola il ponte che collega a Brognaturo viene abbattuto. Le conseguenze più disastrose le subisce Cardinale, dove la parte bassa dell’abitato viene trascinata via insieme a 44 persone.

Passata la piena, i serresi scendono dai tetti. L’entità del disastro, però, sarà chiara solo alle prime luci dell’alba, quando gli effetti devastanti della tragedia saranno visibili nella loro interezza. I danni materiali sono ingentissimi. L’acqua, il cui livello ha raggiunto i due metri d’altezza, ha trascinato con sé ogni cosa. Strade e case sono invase da fango e detriti.  Il cumulo di terra e sabbia, in alcuni punti, supera i tre metri.

Ma non è tutto. Alla disperazione di chi ha perso soldi e beni, in alcuni casi una vera e propria fortuna, si unisce il dramma di chi ha perso la vita. La pioggia non ha fatto distinzioni di età, sesso o condizione sociale. L’acqua ha trascinato tutto ciò che ha incontrato sul proprio cammino, compresa la vita di 18 persone.

Nella giornata del 22 verranno recuperati i primi 8 corpi, 5 uomini e 3 donne. Per gli altri dieci bisognerà aspettare i giorni successivi.

Tra le vittime della tragedia, il più anziano è un vegliardo, Giuseppe Muzzì che probabilmente, raggiunta la veneranda età di 88 anni, non si sarebbe mai aspettato di dover morire in quel modo.

I devastanti effetti dell’alluvione trovano ospitalità sulle cronache nazionali. La Stampa di Torino, nell’edizione del 23 e del 24 novembre, riporta ciò che è accaduto segnalando Serra San Bruno tra i “comuni più danneggiati”.

A distanza di più di 80 anni, di quella tragedia rimane soltanto una lontana eco. Altrettanto sbiadito è il ricorso di quella canzone scritta, con il tipico spirito canzonatorio dei serresi che riescono a burlarsi anche delle sventure e della quale ricordiamo, solo alcuni versi: “Lu 21 di novembri vinna lu dilluvioni/ mu si leva d’arriedi la chiesa chidha massa d’imbroglioni”.

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Ponte sull’Ancinale, la Provincia di Catanzaro approva il progetto per la messa in sicurezza

“È stato approvato il progetto per il risanamento e messa in sicurezza del ponte sul fiume Ancinale, chiuso in via cautelativa dopo l’alluvione dello scorso 31 ottobre. Sono già state reperite risorse per 133 mila euro; immediatamente dopo le festività natalizie si darà corso a gara e lavori”. È quanto ha comunicato il presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno, ai sindaci di Guardavalle, Pino Ussia, e Davoli, Giuseppe Papaleo, nell’incontro svolto questa mattina nella sede dell’Ente intermedio alla presenza del vicepresidente Marziale Battaglia e del dirigente del settore competente dell’amministrazione provinciale, l’ingegner Floriano Siniscalco. Il ponte interessato è quello della ex Strada Statale 106 che, da qualche tempo, è percorribile a senso unico in direzione Davoli-Soverato. L’alluvione della fine di ottobre ha comportato una serie di problemi alla rete viaria con conseguenti disagi alla circolazione lungo le arterie che attraversano i territori dei comuni di Guardavalle, Satriano e Cardinale. Per precauzione gli uffici provinciali competenti hanno emesso una ordinanza di chiusura del ponte sul fiume Ancinale dove, a valle della piena, i tecnici hanno verificato l’esistenza di ulteriori criticità dovute alle piogge che hanno scrostato i copriferro nella parte portante. Il presidente Bruno, quindi, sta mantenendo “l’impegno assunto in seguito ai sopralluoghi nelle aree interessate”, immediatamente successivi agli eventi alluvionali: l’amministrazione provinciale ha provveduto in breve tempo a ripristinare la viabilità sulle arterie di competenza danneggiate  per ridurre al minimo i disagi subiti dalle comunità interessate dall’alluvione.

Arpacal: “L’Ancinale ha raggiunto il livello dei 5 metri”

“La presenza di un'area depressionaria presente sullo Stretto di Sicilia è causa del maltempo diffuso e persistente che sta interessando la nostra regione ormai da diversi giorni, soprattutto sul reggino e sul versante ionico centro-meridionale”. È quanto spiega l’Arpacal che ha fornito i dati pluviometrici aggiornati più significativi registrati dalla propria rete di monitoraggio:

Chiaravalle Centrale 600 mm nelle ultime 48 ore, 234 mm nelle ultime 24 ore;

Fabrizia - Cassari 420 mm in 48 ore, 159 mm in 24 ore;

Antonimina Canolo Nuovo 380 mm in 48 ore, 165 mm in 24 ore;

Mongiana 380 mm in 48 ore, 126 mm in 24 ore;

Platì 370 mm in 48 ore, 200 in 24 ore.

“Tutti i corsi d'acqua dei bacini interessati dall'evento pluviometrico – aggiunge l’Arpacal - hanno fatto registrare un generale e considerevole innalzamento dei livelli idrometrici, ad esempio sulle Serre vibonesi, in riferimento  all'Ancinale, nella sezione di Chiaravalle, è stato raggiunto il livello di 4,95 m”. Per ciò che concerne i dati anemometrici, viene specificato che “anche oggi sono stati registrati venti forti con raffiche fino a 80 Km/h su tutta la regione, specie sul versante ionico e mareggiate lungo le coste esposte”. L’Arpacal indica poi dettagli sulle previsioni: “le precipitazioni risulteranno essere ancora abbondanti e persistenti per tutta la giornata, soprattutto sulle zone meridionali e saranno accompagnate da venti forti, con raffiche di burrasca e mari da agitati a molto agitati, specialmente sui settori meridionali. Domani si registreranno ancora fenomeni sul territorio regionale in progressiva attenuazione e da martedì si registrerà un deciso miglioramento. Pertanto, considerato l’assetto idrogeologico del territorio regionale questo Centro Funzionale – è la conclusione - ha emesso un aggiornamento dell'Avviso di Criticità di Codice Rosso (massimo livello di rischio) per il reggino ed il versante ionico centrale, di Codice Arancione per i versanti tirrenico centrale e ionico settentrionale e di Livello Giallo sul versante tirrenico settentrionale”.

 

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La valle dell'Ancinale e l'itinerario turistico da valorizzare

Di turismo culturale campa l’Italia Centrale, e non sempre disponendo di un patrimonio tanto migliore del nostro: ma quello che hanno, lo vendono molto bene. Vi faccio qui un riassunto di ciò che potrebbe giovare all’offerta turistica nella Valle dell’Ancinale in senso lato:

 SOVERATO: Area archeologica sicula e grecoromana di Poliporto; Area archeologica di Soverato “Vecchio”; La Pietà del Gagini (1521), e altre opere d’arte dell’Addolorata.

 PETRIZZI: Matrice e Trinità; Palazzo Marincola; Lapidi e altorilievi; Petrizzi “Vecchia”; Convento della Pietà (XVI secolo); Muro Rotto;

 S. VITO I.: Mulini; Convento;

 ARGUSTO: Ponte medioevale; Convento;

GAGLIATO: Palazzi;

 CHIARAVALLE: Convento Cappuccini (XVI secolo); Museo della civiltà contadina; Biblioteca; Palazzi;

 CARDINALE: Castello e area industriale della Razzona; Palazzi;

TORRE RUGGERO: Santuario delle Grazie;

 SATRIANO: Torre Ravaschiera; Matrice; Palazzi;

 DAVOLI: S. Barbara, S. Pietro, S. Caterina; Palazzi;

 LACINA: Castello della contessa;

 SPADOLA, BROGNATURO, SIMBARIO: Chiese; Museo civiltà contadina;

 SERRA S. BRUNO: Chiese monumentali; Certosa e Museo; S. Maria;

 MONGIANA: Ferriere borboniche; Parco naturalistico.

 Magari scordo pure qualcosa. Insomma, ci sarebbe da lavorare. Bisogna saper presentare il patrimonio, con qualche mito, con teatro, film, fantasia…

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L'Ancinale e l'oasi che non c'é

Per i Greci era Ekinar, per i Romani Caicinos come citato da Plinio e da Tucidide, è l’Ancinale, il fiume di Serra San Bruno tanto apprezzato da san Bruno che qui venne a fondarvi la sua Certosa. L’Ancinale ha origine con un ramo nel versante nord-est dal Timpone del Papa e con un altro nel versante nord-ovest della Pietra del Caricatore, tra le foreste conifere delle Serre. Ha un percorso sinuoso di circa 34 kilometri durante il quale lambisce o attraversa, oltre Serra, Spadola, Brognaturo, Simbario, Cardinale, Chiaravalle Centrale, Satriano sino ad andare a finire nello Jonio a sud di Soverato. Il naturalista Francesco Bevilacqua scrive che “il suo corso è in qualche modo il prototipo del più classico fiume della Calabria jonica: acque cristalline, pure ed abbondanti in alto, ben distribuite tutto l’anno grazie alla funzione di contenimento delle folte foreste; placide anse in un letto sinuoso e purtroppo ingombro di rifiuti e di scarichi inquinanti sull’altopiano più densamente popolato”. Non si può sottacere, qui, che agli inizi del secolo scorso, tra le montagne di Santa Maria funzionò per qualche tempo la Cartiera dei Feltrinelli e conti Fabbricotti con tutto quel che ne derivava in fatto di scarichi. Ed ancora per Bevilacqua l’Ancinale si mostra con “imponenti cascate laddove l’orlo dell’altopiano stesso precipita verso le pianure litoranee; ampio e riarso alveo ghiaioso nel tratto finale.” Negli anni ’90 il Wwf aveva proposto un progetto, redatto dal mio amico ing. Pasqualino Degni, di un parco fluviale compreso da tutti i centri abitati interessati dal passaggio delle acque del fiume. Insomma, nelle intenzioni del progettista e dell’Associazione naturalistica voleva essere una sorta di museo naturale all’aperto, luogo di studio e di ricerca ed occasione di svago come la pesca. Ah quante trote, nella mia fanciullezza, ho pescato tra queste acque allora cristalline! Già, la trota potrebbe rappresentare il volano di sviluppo economico anche attraverso la creazione di vasche di allevamento come avviene in Sila, favorendo così la ripresa dell’ecosistema fluviale. Che ne è stato di tal progetto? E più di recente, nel 2011 il divulgatore scientifico Luciano Pisani aveva proposto un progetto inteso a trasformare l’Ancinale in un’oasi ecologica capace di soddisfare bisogni sociali, oltre che la salvaguardia dello stesso corso d’acqua. Un progetto di arredamento urbano, di parco attrezzato, uno spazio ludico, piacevoli soste di osservazione ecc. Il lavoro del Pisani pare sia piaciuto anche agli ambientalisti del Wwf e agli amministratori del Parco delle Serre. Con l’auspicio di essere prontamente smentito ma non mi pare di aver visto un briciolo di ecomuseo o di oasi ecologica come dir si voglia.La verità è che, durante le mie pur sporadiche visite al “mio” paese, ho sempre visto il letto dell’Ancinale pericolosamente imbrigliato da vegetazione selvaggia e rifiuti di ogni sorta. Ad ogni minima caduta di acqua piovana il pericolo di allagamenti si rende reale. Ma si è dimenticata la disastrosa e letale alluvione del 21 novembre del 1935? E si sono facilmente dimenticati anche gli allagamenti recenti degli anni scorsi?

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Salvato cucciolo dalle acque dell'Ancinale

SERRA SAN BRUNO - E’ la storia dell’uomo che soccorre il suo migliore amico dalle acque del fiume Ancinale. Erano le 23 di ieri sera quando alcuni ragazzi si sono accorti di qualcosa che veniva trasportato dalle acque gelide del fiume e che, lentamente, lo stava portando a valle. Era un cucciolo di cane, un dolce batuffolo nero avvolto in una busta che l’ignoranza umana aveva deciso di abbandonare al suo destino gettandolo nel fiume. I ragazzi non ci pensano due volte e, nonostante il buio che abbraccia la notte e l’alveo del fiume gelido, si prodigano per salvare il cucciolo. Una cagnetta di pochi mesi che, una volta messa in salvo, è stata portata al caldo, messa vicino ad una stufetta per asciugarsi nella speranza che possa sopravvivere. Questa volta, per fortuna, all’ignoranza, ha vinto la solidarietà e l’amore verso gli animali. 

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