Detenuta straniera sputa in faccia e aggredisce agenti di Polizia Penitenziaria

E' stato necessario ricorrere alle medicazioni del personale sanitario per un gruppo di agenti della Polizia Penitenziaria vittime di un'aggressione da parte di una donna detenuta nel carcere di Arghillà, a Reggio Calabria.  A rendere nota la vicenda sono Damiano Bellucci e Giovanni Battista Durante, rispettivamente Segretario nazionale e Segretario generale aggiunto del Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria. La medesima protagonista, 34 ore prima, aveva sputato in faccia ad un'altra agente.  "Si tratta di gesti non tollerabili - protestano i due rappresentanti sindacali - che vanno adeguatamente sanzionati disciplinarmente e penalmente, qualora vi siano i presupposti. È opportuno che l'amministrazione penitenziaria intervenga, se del caso anche trasferendo la detenuta".

Allarme terrorismo islamico nelle carceri calabresi

"Nella sezione speciale del carcere di Rossano dove sono detenuti 21 terroristi islamici, uno dei quali appartenente all’Isis ed un altro all’Eta, e gli altri 19 integralisti islamici, tutti con pena definitiva nel 2026, c'è un livello di sicurezza pari a zero". Sono preoccupanti le parole pronunciate da Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria che ha visitato il penitenziario proprio per accertare la sussistenza dei parametri e dei requisiti attestanti la sua concreta affidabilità, soprattutto nel braccio in cui trovano posto ventuno fondamentalisti del jihad. Dietro le sbarre della casa di reclusione in provincia di Cosenza, quattro di loro si erano lasciati andare a manifestazioni di giubilo subito dopo aver appreso degli attentati di Parigi. Un caso che è stato al centro del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza convocato dal Prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao. In ragione delle esigenze emerse, è stato deciso di rendere ancora più stringenti i dispositivi di sicurezza attorno alle mura di cinta. Secondo Capece, rappresentante dell'organizzazione sindacale Sappe: "Questo istituto penitenziario è carente e inadeguato. Dunque noi o siamo eroi o siamo ingenui. Il personale che ci lavora è specializzato, ma carente. Ogni giorno in quella sezione speciale dovrebbero esserci 4 agenti di polizia penitenziaria, ma purtroppo ne abbiamo solo uno ed i turni sono estenuanti. In questi giorni, dopo gli attentati di Parigi, sono stati alzati i livelli di sicurezza, con maggiore attenzione ai terroristi islamici detenuti. Ogni giorno hanno diritto ad un’ora d’aria singolarmente e mai in compagnia. Dalle 18 alle 19 possono recarsi fuori dalla cella per pregare e nel periodo del Ramadan la preghiera si protrae fino alle 22, ma in questi giorni hanno avuto qualche limitazione". Non capisco - è il dubbio che assale Capece - perché i terroristi islamici debbano essere ristretti nel carcere di Rossano e non a Pianosa o Asinara. Questi soggetti devono essere collocati in posti isolati e non nelle carceri dei centri abitati, dunque non condivido la scelta di Rossano per detenuti definiti di alta sicurezza". Analoghi rischi si presentano nella casa di reclusione di Siano, a Catanzaro, dove pure un'ala è riservata alla detenzione di soggetti legati al terrorismo. Pericoli che, denuncia il sindacato, sono accresciuti dalla consuetudine di trasferire tali prigionieri fra le due strutture. 

 

 

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Carcere di Vibo: Polizia Penitenziaria in stato di agitazione

Il Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenzia) ha proclamato lo stato di agitazione tra il personale di Polizia Penitenziaria ed in particolare per la giornata odierna ha organizzato una estensione della Mensa Obbligatoria di servizio che ha visto la partecipazione di oltre il 90% del personale in servizio presso la struttura vibonese. L’iniziativa è stata promossa per sollecitare un incontro con il direttore della struttura mirato a risolvere i problemi di sua competenza e apposita nota è stata trasmessa a superiori uffici del Dipartimento amministrazione penitenziaria di Roma e del Provvedimento regionale amministrazione penitenziari di Catanzaro per i problemi di loro competenza. Ecco i punti, per come elencati in una nota trasmessa dall'organizzazione sindacale: 

"Pulizia caserma agenti: un solo detenuto ex art. 21 preposto alla pulizia, lo stesso detenuto è contemporaneamente addetto alla pulizia di tutta la zona esterna e questo determina che da oltre 30 giorni la caserma non viene pulita, con evidenti conseguenze igienico – sanitarie; Infiltrazioni d’acqua nella caserma, che in mancanza di effettuazione dei lavori si accentueranno con la stagione invernale ce le piogge;

Mensa Agenti, non viene più rispettato il menu previsto dall’appalto, la qualità e la quantità del cibo lascia a desiderare, sono critiche le condizioni igienico sanitarie, mancano vassoi, posate ecc.;

Gli Assistenti Capo sono chiamati a svolgere incarichi di Sorveglianza Generale, turni serali con l'assenza di Preposti e molto spesso con l’accorpamento dell’Atrio P.P. o meglio con la soppressione del posto di servizio con la responsabilità che ricade esclusivamente sul Coordinatore Sorveglianza Generale,

Il servizio postale affidato alla polizia penitenziaria, pur in presenza di personale del comparto ministeri che potrebbe svolgerlo;

Mancanza Mod.14/a unico, per cui i servizi vengono redatti su più modelli non sempre esposti;

Mancata installazione di distributori automatici per bevande calde e fredde al personale da predisporre in diversi posti di servizio, 

L'Organizzazione di lavoro grava sul personale con turni di otto ore- 12 ore, tre Sovrintendenti in servizio all'interno a gestire le emergenze quotidiane, si chiede vi valutare la possibilità di una diversa organizzazione dei turni di servizio, anche di sei ore;

La gravissima carenza organica, il D.M. 2013 ha previsto solo 142 unità a fronte del vecchio D.: 2001 che ne aveva previsti 202, si ricorda che nel

1997 data di apertura dell’Istituto a svolgere servizio erano 250 unità;

L’assenza di mezzi nuovi e di fondi per procedere alla riparazione di quelli guasti tant’è che attualmente c’è il serio rischio che saltino le udienze in quanto su 12 mezzi a disposizione ben 9 sono indisponibili e solo tre sono in uso;

L’assenza di vestiario da più di tre anni non viene più distribuito al personale;

Insufficienti ed inadeguate relazioni sindacali come dimostra la mancata convocazione richiesta ed il mancato riscontro della nota n. 01/09 del 18 settembre 2015 con la quale sono state evidenziate le problematiche esistenti. Così come perdura il mancato riscontro delle note sindacali trasmesse, in particolare la contestazione dell’ODS 161 del 25 settembre".

Giovane detenuto in carcere minorile tenta due volte il suicidio

Sabato scorso, fa sapere il Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, un ragazzo di 20 anni, recluso presso il carcere minorile di Catanzaro, ha tentato in due circostanze di suicidarsi. "Il giovane - riferisce il documento inoltrato dall'organizzazione sindacale -  ha usato un lenzuolo per impiccarsi ed è stato salvato dagli agenti della polizia penitenziaria". Non più tardi di ventiquattro ore fa, all'interno delle stesse mura un altro detenuto aveva dato dei materassi alle fiamme causando una nube di fumo che avrebbe potuto arrecare grave danno alla salute delle altre prsone presenti all'interno della struttura. 

Sappe: “A rischio in Calabria i processi e la sicurezza del personale di polizia penitenziaria”

“E’ davvero grave la situazione dei mezzi della polizia penitenziaria in Calabria, tant’è che si rischia di far saltare anche i processi. Infatti, la maggior parte degli automezzi che dovrebbero trasportare i detenuti nelle aule di giustizia, ovvero in ospedale in caso di visite e da un carcere all’altro dell’Italia – affermano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del SAPPE e Damiano Bellucci, segretario nazionale – hanno ormai fatto anche 500.000 chilometri". Una denuncia forte nella quale viene esplicitato che "a Rossano, per esempio, il nucleo traduzioni e piantonamento dispone di un mezzo Ducato Maxi, a fronte di quattro mezzi Ducato e Iveco assegnati per le traduzioni dei circa 170 detenuti media sicurezza. Non c’è nessun mezzo protetto, a fronte dei tre assegnati, attualmente tutti fermi  per ripristino funzionale o fuori uso, nonostante la presenza di circa 100 detenuti appartenenti ai circuiti alta sicurezza As1, As2, As3, tra i quali anche terroristici islamici, per i cui spostamenti le attuali disposizioni prevedono l’uso specifico di mezzi blindati. Non c’è nessuna autovettura, su quattro assegnate: sono tutte ferme per tagliando completo e varie anomalie. Ne deriva – aggiungono - che di 12 mezzi assegnati complessivamente, il nucleo di Rossano può fare affidamento, per i servizi di piantonamento e traduzione dei circa 300 detenuti ivi ristretti, per il momento, su un solo mezzo Ducato per il quale, tra le altre cose, quando avrà percorso altri 1000 chilometri, bisognerà provvedere al tagliando completo.  Ma, più in generale, si evidenzia che il parco automezzi attivo al nucleo di Rossano si compone di mezzi messi su strada in periodi che vanno dal 1991 al 2003 e con percorrenze medie di molto superiori ai 400.000 chilometri. Gli unici mezzi blindati che alla data odierna sono in fermo in autoparco, ad esempio, hanno percorso oltre 500.000 mila chilometri, essendo alcuni stati messi su strada nel 1995 e, di conseguenza, richiedono continua manutenzione, anche di carrozzeria, essendo soggetti ad  infiltrazione di acqua piovana. Non è migliore la situazione negli altri istituti. A Vibo Valentia, per esempio, sembra che in base a delle recenti disposizioni regionali dell’amministrazione penitenziaria, non solo non potranno essere più riparati quelli in avaria ma, addirittura, pare sia stato disposto il ritiro dei mezzi che si trovano in officina. Per far fronte alle incombenze quotidiane – viene sottolineato - il Nucleo di Vibo Valentia deve continuamente chiedere l’assegnazione giornaliera dei singoli mezzi occorrenti; mezzi che vengono inviati da Nuclei di altre città e che, peraltro, vengono resi disponibili solo il giorno prima della programmazione della traduzione, con il concreto pericolo che qualche traduzione possa non essere effettuata. Tale situazione, inoltre, appare  essere contraria ai principi di economicità, oltre che di efficienza dell’Amministrazione, con possibili ed eventuali responsabilità per danno erariale, considerato che questa organizzazione sembra raddoppiare i costi stessi (costi di missione, di carburante, eccessivo consumo dei pochi mezzi sovraccarichi di lavoro, senza considerare lo stress accumulato dal personale per i logoranti turni di lavoro), quando, in realtà, probabilmente, con gli stessi soldi si sarebbero potuti riparare i mezzi in avaria dell’autoparco di Vibo Valentia. Attualmente, dei 9 mezzi assegnati solo uno funziona. Sembra, tra l’altro, che vi sia disponibilità, da tempo, per la concessione, gratuita, di un automezzo dal parco automobili dei beni confiscati ma, ad oggi, pare che per problemi burocratici l’autovettura non sia stata assegnata e, quindi, il servizio posta detenuti deve essere effettuato con un mezzo della polizia penitenziaria. Siamo – concludono Durante e Bellucci - molto preoccupati per la sicurezza del personale e, per tale ragione, proprio ieri abbiamo scritto al Ministro ed ai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, affinchè si possa al più presto provvedere alla riparazione e alla sostituzione dei mezzi”.

 

              

 

 

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