Vibo, il Pd scalda i motori in vista della campagna elettorale

Riceviamo e pubblichiamo
 
"L' altro ieri pomeriggio, preso la sede provinciale del Partito Democratico, si è tenuta l’Assemblea degli iscritti del Circolo Pd di Vibo Valentia. L’incontro è stato aperto dalla relazione introduttiva del Segretario Francesco Pacilè, il quale, dopo aver ringraziato tutti i partecipanti, ha sviscerato i punti all’ordine del giorno dell’Assemblea (comunicazioni del Segretario, campagna di ascolto gennaio/febbraio 2018 e organizzazione della campagna elettorale per le politiche), elencando tutte le iniziative e gli incontri portati avanti dal 12 novembre a questa parte, proponendo all’Assemblea un campagna di ascolto (per i primi due mesi del 2018) che coinvolga associazioni, sindacati, mondo dell’impresa e ordini professionali, ed analizzando la situazione politica nazionale in vista della prossima campagna elettorale. Su quest’ultimo punto il Segretario Pacilè ha chiesto a tutti i militanti di fare una campagna elettorale basata sui contenuti, che elenchi quanto fatto di buono in questi anni dai governi a guida Pd (in primis il notevole avanzamento in materia di diritti civili), e che non insegua i populismi del Movimento 5 Stelle e del centrodestra.
    Subito dopo la relazione introduttiva del Segretario Pacilè, ha avuto modo di prendere la parola il Consigliere regionale Michele Mirabello, il quale, dopo aver chiesto al Circolo Pd di Vibo Valentia di farsi promotore di un’iniziativa specifica sul tema sanità, ha denunciato l’immobilismo della precedente amministrazione regionale Scopelliti sulla costruzione nuovo ospedale di Vibo Valentia. A termine del suo intervento, il Consigliere Mirabello ha ribadito la necessità di portare avanti una campagna elettorale che non insegua i populismi.
    A seguire sono intervenuti Francesco Barbieri (Segretario Pd Vibo Marina), Franco Mazzeo, Antonio Iannello (Coordinatore Pd Vena-Triparni), Giovanni Di Bartolo (Giovani Democratici), Raffaele Mammoliti, Giovanni Russo (Capogruppo Pd presso il Consiglio Comunale di Vibo Valentia) e Vito Pitaro (Dirigente Regionale Partito democratico), i quali, con sfumature diverse, hanno puntualizzato la necessità di “fare quadrato” in vista della campagna elettorale per le politiche, promuovendo iniziative specifiche sui temi concreti, ed elencando quanto fatto di buono per il Sud e per la Calabria dai Governi Renzi-Gentiloni (Decreto “Resto al Sud”, istituzione della ZES di Gioia Tauro -che coinvolgerà anche il porto di Vibo Marina-, sgravio fiscale del 100% sulle nuove assunzioni under 35, etc.).
    A conclusione dell’Assemblea, è intervenuto il Segretario provinciale del Partito democratico Enzo Insardà, il quale, dopo aver manifestato la propria condivisione su quanto detto dal Segretario di Circolo e dagli iscritti che hanno preso la parola, ha espresso alcune considerazioni in merito alla prossima campagna elettorale, evidenziando la necessità di “alzare il tiro” della battaglia politica, contrapponendo l’europeismo del Pd ai nazionalismi del Movimento 5 Stelle e del centrodestra a guida Salvini-Meloni, e mettendo in risalto la necessità di allargare gli spazi di discussione per i più giovani, al fine di portare avanti un rinnovamento del classe dirigente del Partito democratico".
 
Partito eemocratico-Circolo di Vibo Valentia 

 

Da Cicerone ai poeti dialettali calabresi, quando la campagna elettorale non si faceva in Tv

Si deve, necessariamente partire da molto lontano. Già Quinto Cicerone, nel dare consigli al fratello più famoso, Marco Tullio, impegnato nella campagna elettorale a console, compilando quel piccolo breviario, oggi conosciuto come Piccolo manuale per una campagna elettorale e che ogni candidato dei giorni nostri dovrebbe ricordare, scriveva: “ Non ti manca, certo, quell’affabilità che si addice ad un uomo buono e gentile, ma ti necessita l’arte di adulare che, se negli altri momenti della vita è un vizio e una vergogna, durante la campagna elettorale è indispensabile. L’adulazione è infatti un male se rende qualcuno peggiore, ma non è poi da vituperare tanto, se lo rende più amico; essa è senza dubbio necessaria al candidato, che deve mutare l’espressione del volto e la maniera di esprimersi adattandoli al modo di pensare e ai desideri che incontra.” Sono considerazioni banali? Beh, oggi forse lo sono, “dopo che - scriveva Carlo Carlino- i maghi della comunicazione hanno messo in atto strategie persuasive e la spettacolarizzazione della politica ha ‘eclissato il cittadino’ sempre più succube di formule e di promesse,…di programmi ridotti a semplici ‘messaggi’”. Certamente Berlusconi ne ha fatto di scuola. Oggi i sondaggi e le quasi mondane convention la fanno da padrone. E le campagne elettorali degli anni passati, del secolo scorso, i comizi tra il serio e il faceto nelle piazze dei piccoli paesi o dai balconi? Si dirà: ben piccola cosa a fronte dell’immediatezza comunicativa e mediatica di oggi. Ma davvero? E vuoi mettere il sale e pepe di certi comizianti dei nostri paesi? E le satire tra un bar e un’osteria? E l’arguzia del contadino? E le poesie in vernacolo, quelle elettorali? Leggiamone qualcuna, giusto, non per tornare indietro e come si potrebbe del resto, ma per vedere chi eravamo, come eravamo, cosa volevamo. Mi piace iniziare questo simpatico, e struggente al contempo, itinerario dal periodo postunitario con una delle voci più significative della poesia calabrese, quella di Mastro Bruno Pelaggi di Serra San Bruno, oggi voce Treccani, che già alla fine dell’800 leggete cosa diceva, rivolgendosi ad Umberto I.”…Sempi lavuru e pani/circau lu calabrisi/ ma tu sciali di risi/ e cugghiuniji!...Menta carchi lavuru/ mu nd’abuscamu pani,/cà la morti di fami/è troppu cruda!.../ Taliani cu la cuda/ ndi carculasti a nui,/ ma tu si duru cchiui/di nu macignu!/ Mo chi cazzu mi mpignu/mu pagu la fundaria,/si la casa mia para/  nu spitali/ ‘Nu liettu e ‘nu rinali/ ‘na seggia e ‘nu vrascieri:/ quando vena l’ascieri/ pigghia cazzi!/…Basta simu Taliani!/ gridammo lu Sessanta/ e mò avogghia mu canta/ la cicala!/…Non spirari cchiù nenti/ Calabria sbinturata:/…jio mo’ parru cu’ bui,/ Ministri e deputati,/ chi cazzu mi priedicati/ pro Calabria?”. Non mi pare ci sia bisogno di commento, cari lettori ed elettori, solo ricordarvi che il tempo intercorso tra il Pelaggi e noi è molto più di un secolo e pur sembra cosa di questi giorni. Saltiamo e si arriva al 1948, l’elezione del vero scontro ideologico. Cosa scriveva Pasquale Creazzo da Cinquefrondi (RC) in Lu gnuri e lu culonu ? Leggiamo insieme questo scambio di battute tra il contadino e il signore: “ Vorria  pe mu votu/ Pe cuui sempi votai./ Ma mò votu pe’ mmia/ Mu nesciu  di sti guai!/ Sì, pecchì la cruci/ Vui assai la stati usando/ Poi vui la panza chijna/ Ed eu lu campusantu!/ Chista non è giustizia/ Chi ‘bbui ‘ndi promettiti/ Lu populu lamija/ E ‘bbui mu v’arricchiti./ Non ‘mboli mancu Ddeu mu votu pelu gnuri/ Aiutati ca t’aiutu/ Mi dici lu Signori!”. Insomma perché abusare della Croce (DC), quando neanche il buon Dio vorrebbe si votasse per il prepotente ed arrogante già riccone! Ma c’è, ahimè, ahinoi, anche chi delle elezioni se ne frega proprio. Tanto! E così Giuseppe Morabito, da Reggio Calabria nel secondo ‘900, delle condizioni sociali del tempo con la metafora del topo politico e del suo contrario. Leggiamola ‘U surici puliticu: “ Mi ‘ntrufulu, mi spulicu/ scafali e ccifuneri,/ pì mmia no’ nci su’ trappuli,/ vilenu e suriceri./ Su’ zzocculu pulitici/…chi ffaci ‘a sentinella/ nda stanza ri buttuni./…No rrizzicu ma rrusicu, a fazzu da patroni/…E mali chi mmi vai,/ si stentu m’a cunciliu,/pì mmia sa’ chi mbentaru?/ l’arrestu a domiciliu!”. Capito? Questi i  portaborse e galoppini di ieri e di oggi. E quante le delusioni! Con Nicola Paparo di Scandale, negli anni ’70, ne abbiamo la conferma. Leggiamolo in All’onorevole: “ U t’arruffari si cantu sdignatu/ ppicchì da quandu nterra su’ vinutu/ porte ‘i putenti und’haju ma’ bussat./ Ppi cuntintari a famijieddra mia/ m’era vinuta puru ‘sa gulia/ ma cuomu m’aspittava, già u sapia/ tutt’è finita a ‘na cugluneria”. Ed ancora. L’esito è quello del crotonese Juzzo Pulvirenti che scrive:” Intanto, sul palco imbandierato/incomincia a parlar il nuovo deputato:/ Cittadini e compagni di Crotone/ è grande questa sera l’emozione,/alle vostre facce di deficienti/vedo che siete felici e contenti”. E per concludere, il Paccu e trumma di Bruno Tassone, di Crotone, non vi sembri roba solo di ieri, leggiamolo:” Don Cicciu Arrigu ‘nsemi ad ancun’atu/ và dicennu:”Caputu deputatu”/ du Vaticanu tana sordi a saccu/ e ‘nti quartieri và dunannu u paccu./ “U vutari a ccù i previti si mancia/ vutari i cumunisti cu ti ciancia”,/ ma u populu faciva muru i gumma/ pipava u paccu e vutava trumma”. L’antologia dei poeti elettorali e fustigatori del malcostume di certa politica, non finirebbe qui e però confrontarli con gli slogans e i manifesti che ci bombardano oggi, questi poeti di periferia e talvolta anche improvvisati, erano e sono più passionali e più realistici. E quanta verve! E la semplicità, quasi disarmante, era di sicuro più penetrante di tanta dissimulazione di oggi e di tanta tv.

  • Published in Cultura
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