A Vibo Valentia convegno sui tre "leader" calabresi del fascismo

Il Fascismo, la Calabria e I suoi tre leader è il titolo del convegno di studi che l'Icsaic, Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea, ha organizzato a Vibo Valentia il 4 novembre prossimo per il centenario della Marcia su Roma. 
 
I tre "leader" sono le figure calabresi più rappresentative del fascismo: il cosentino Michele Bianchi, primo segretario del Pnf, quadrumviro della Marcia e poi uomo di governo; il reggino Agostino Lanzillo, economista, sindacalista, intellettuale di primo piano della sinistra fascista; il vibonese Luigi Razza, leader sindacale tra i più importanti e ministro dei Lavori pubblici, morto nel 1935 in un incidente aereo in Egitto durante una missione di governo. 
 
Il dibattito, coordinato dal socio corrispondente dell’ICSAIC e giornalista Michele La Rocca, sarà aperto da una relazione del presidente dell'Istituto, Paolo Palma, intitolata “Renzo De Felice e la Marcia su Roma”, intesa anche come dedica al grande storico, pioniere della storiografia sul fascismo. Seguiranno le relazioni di Vittorio Cappelli, direttore ICSAIC e autore del classico “Il fascismo in periferia. La Calabria durante il Ventennio”, intitolata “Michele Bianchi: un “quadrumviro” nel governo fascista”, di Antonino Romeo, membro della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e del direttivo dell’Istituto, su “Agostino Lanzillo, fascista inquieto e multanime”, e quella di Giuseppe Parlato, autore di fondamentali studi sul fascismo e sul neofascismo, dal titolo “Luigi Razza, tra sindacalismo e corporativismo”.
 
Sarà un’occasione per proporre ai presenti una riflessione a cento anni dalla Marcia su Roma.
L’iniziativa, in programma alle 15.45 presso Palazzo Gagliardi, è organizzata dall’ICSAIC con la collaborazione della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, del CEV, Comitato Editori Vibonesi, e del Filitalia International di Vibo Valentia. Le riprese video dell’evento saranno curate e diffuse da Kalabriatv.it.
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Le legge contro l'apologia di fascismo è in vigore dal 1952

 Qualcuno faccia sapere in giro che il reato di apologia di fascismo è già contemplato e punito dalla legge 645 del 1952, nota come Scelba dal ministro che la propose; e che tuttora la propaganda di sinistra considera un “fascista” che faceva sparare sui contadini di Melissa. Ragazzi, che confusione!

 La detta legge Scelba, del resto, applicava la XII disposizione della vigente costituzione, la quale recita così: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”.

 Una disposizione davvero draconiana, severissima… nel primo comma; nel secondo, invece, sapete che dice? Che se Benito Mussolini non fosse morto, già nel 1951 poteva candidarsi, ed essere eletto sindaco di Predappio o deputato e presidente del Consiglio. E, infatti, più di un “capo responsabile del regime fascista” si candidò e venne eletto. Dura lex, sed lex!

 Quanto alla “riorganizzazione”, lungo sarebbe l’elenco dei partiti e movimenti palesemente ispirati al “disciolto partito fascista”. Ricordo solo il Movimento Sociale Italiano, che aveva iscritti e sedi alla luce del sole, e nel 1994 ottenne cinque milioni e mezzo di voti… per essere infine sciolto non dalla XII disposizione eccetera o dalla legge Scelba, ma da Gianfranco Fini con il consenso di quasi tutti i camerati di sicura fede! Alla faccia della fede.

 Nelle sezioni del Msi facevano pubblica mostra di sé ritratti del duce in tutte le pose; bandiere nere; fasci sia imperiali sia repubblicani… e si cantava a squarciagola “Giovinezza”, anche se la canzone preferita, ad onor del vero, fu “Battaglioni del duce… ”, seguita da stornelli come “Allarmi, siam fascisti, terror dei comunisti, spavento dei pipisti”, cioè predemocristiani.

 Quanto all’apologia, sarei ricco di euro se mi dessero una lira per tutte le volte che io stesso, in articoli vari e libri, tra cui segnalo “Abele e Caino”, ho apologizzato non in senso greco di difeso, ma nel senso comune di esaltato qualcosa del Ventennio eccetera. E nemmeno solo con entusiastici ingenui inni, ma con consapevoli ragionamenti firmati; ivi compresa la critica agli errori che condussero alla sconfitta militare. È palese che, così scrivendo, io dichiaravo avrei di gran lunga preferito avessimo vinto e non perso. Comunque nessuno mi fece mai niente. Dal 1952 si contano su una mano i pochi che sono incappati sotto la legge Scelba, o per qualche caso o per eccesso di scrupolo di qualche giudice. Ma davvero pochissimi. Insomma, una norma imperfetta, flatus vocis.

 Soluzione? La solita: ci vuole una legge. Un deputato in vena di prime pagine sui giornali la propone; e passerà, eccome se passerà. Magari, i primissimi tempi, qualche disgraziato c’incappa.

 Gli altri? Gli altri continueranno a comprare, per obbligo di studio, i Codici Penale e Civile firmati Benito Mussolini; progetteranno con la legge urbanistica fascista; rispetteranno la natura con la legge ambientale idem; terranno di conto la legge sul diritto d’autore idem; e, se professori, parleranno malissimo del fascismo in scuole rette dalla riforma Gentile e dalla riforma Bottai. Eccetera, elenco immane di leggi fasciste tuttora in vigore, e che non sono riusciti a guastare.

 Io, consapevole di trovarmi nel 2017, posso anche divertirmi a dire che è l’anno XCV dell’Era Fascista, ma so che questa arrivò al XXI e basta. Continuerò a ricordare a memoria nomi e tipo delle principali navi da guerra dell’epoca, però ritenendo che invece di otto inutili e costosissime supercorazzate era meglio varare altri ottanta cacciatorpediniere… e meglio ancora altri ottocento slc, detti maiali… e un paio di portaerei.

 Sed haec olim fuere: oggi una qualsiasi delle non molte fregate della nostra attuale Marina batterebbe tutte le settecentocinquanta navi del tempo, e figuratevi quelle inglesi che erano della Prima guerra mondiale; oggi se uno proponesse la riconquista dell’Etiopia, lo farei fucilare per tradimento della patria: oh, come si farebbero conquistare volentieri, e poi tutti i cento milioni al parcheggio abusivo a Soverato!

 Ma, secondo voi, Emanuele Fiano del Pd, quello che sta proponendo la nuova legge, ha la benché minima idea di Gentile, Bottai, navi corazzate, Etiopia, calendari littori, eccetera? Ma no: egli pensa che tutto il fascismo siano il saluto romano e i “gadget”. E ignora, voce del verbo ignorare, che se durante il fascismo uno avesse osato dire “gadget” o altri barbarismi, sarebbe subito finito al confino, come minimo.

 Quando ci sarà la legge Fiano, venite a trovarmi in galera: dal 1995, non fumo. Portate una soppressata.

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