La festa di san Nicola e la tradizione dei regali ai bambini

Non serviva la sveglia; a farli alzare dal letto di buonora era la certezza di trovare un regalo. Con gli  occhi ancora increspati dal sonno, i bambini iniziavano a vagare per casa alla ricerca del dono che erano sicuri san Nicola avesse lasciato loro durante la notte. Il rituale, un tempo molto popolare, continua a sopravvivere la mattina del 6 dicembre dove il culto del vescovo di Myra è ancora particolarmente sentito. Si tratta di un’usanza legata ad uno dei tanti miracoli attribuiti a san Nicola, la cui vita è, per buona parte, avvolta nel mistero. Nato a Patara, nella Licia intorno al 260, da pii e ricchi genitori, divenne ben preso popolare per la sua bontà e carità. Alla morte, avvenuta tra il 345 e il 352, fu sepolto nella chiesa della città di Myra - corrispondente all'attuale villaggio turco di Demre - dove i suoi resti mortali riposarono fino al 1087, quando alcuni marinai baresi li trafugarono per portarli nella loro città. Alla base del gesto, la devozione che ancora oggi accomuna cristiani di fede cattolica e ortodossa. Sono migliaia, infatti, i pellegrini provenienti anche dall’Europa orientale che ogni anno testimoniano la loro fede al cospetto delle reliquie custodite nella cripta della basilica barese. Una fede sviluppatasi attorno agli eventi miracolosi che hanno fatto di san Nicola il protettore dei bambini, delle fanciulle che si avviano al matrimonio, dei marinai, dei prigionieri, degli oppressi, dei viaggiatori e di quanti soffrono.

Attributi riconducibili ai miracoli resi popolari dall’agiografia, quali, tra gli altri, l’aver placato una tempesta e salvato dal naufragio alcuni marinai; l’aver sottratto Myra alla carestia; l'aver liberato tre ufficiali condannati ingiustamente a morte dall'imperatore Costantino o l’aver restituito la libertà a un ragazzo rapito dai pirati. Tuttavia, a rendere popolare il Santo sono stati soprattutto il miracolo della dote e quello della resurrezione dei bambini. In particolare, il primo - che ha ispirato nell’iconografia l’attributo delle tre palle d’oro, allegoria di altrettanti sacchetti pieni di monete - narra che un giorno, san Nicola, prima di prendere i voti, venne a sapere che un uomo impoverito non poteva donare alle tre figlie la dote necessaria ad assicurargli un matrimonio. Così, una notte, avvolse in un panno delle monete d’oro e le lanciò nella povera casa attraverso una finestra. Subito dopo, per non farsi riconoscere, scappò via. La prima fanciulla poté così trovare marito. Il gesto si ripeté altre due volte, ma la terza notte il padre si precipitò fuori casa e riuscì a scoprire l’identità del misterioso benefattore. Secondo un’altra versione, san Nicola avrebbe donato le monete d’oro a un padre intenzionato a far prostituire le tre figlie allo scopo di ottenere il denaro necessario al loro matrimonio. La storia doveva essere particolarmente popolare giá nel Medioevo, al punto da essere menzionata da Dante nella Divina Commedia, nel cui Canto XX del Purgatorio richiama “la larghezza che fece Niccolò a le pulcelle, per condurre ad onor lor giovinezza”.

Un'altra storia piuttosto paradigmatica, racconta di un oste che aveva ucciso, fatto a pezzi e messo in salamoia tre bambini, con l’intento di farli mangiare ai suoi avventori. La leggenda vuole che con il suo intervento il Santo riuscì a resuscitare i bambini e a convertire il cuore malvagio dell’oste. L’episodio ha fatto di san Nicola il protettore dei fanciulli. Non a caso, il 6 dicembre era considerato un gioioso anticipo del Natale, data l'usanza di far trovare dolci e regalini ai bambini.

Un’usanza trasposta oggi nella figura mondana di Babbo Natale. Come sarebbe avvenuta la trasposizione, lo spiega  Alfredo Cattabiani nel suo “Calendario”: “san Nicola, che nel primo medioevo si chiamava Sanctus Nicolàus - dal greco nikólaos, composto da nikân, «vincere», e laós, «popolo», e dunque «vincitore fra il popolo» - divenne popolare nell'Europa centrale e settentrionale dove il nome si storpiò in Santa Claus. Emigrato in America, il suo aspetto subì una metamorfosi: il mantello vescovile diventò un robone rosso orlato di pelliccia, la mitra un cappuccio a punta. E con queste nuove sembianze è tornato in Europa come Babbo Natale: maschera-simbolo della frenesia laica che informa quello che un tempo era il memoriale della nascita di Gesù e oggi è per molti la festa principale del Consumo”.

Tuttavia, non manca chi, ancora oggi, sottraendosi al rituale del Consumo, il 6 dicembre aspetta fidente l’arrivo di san Nicola.

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