Lamezia Terme: grande successo per la Fieragricola

Si è abbassato il sipario sulla 46esima Fieragricola di Lamezia Terme.  Sono state circa 15 mila le persone che hanno preso parte alla manifestazione.

“Siamo particolarmente soddisfatti – affermano dall’Ente Fiera - del risultato ottenuto. Eravamo perfettamente consapevoli che, grazie all’impegno profuso da tutti noi e al prezioso sostegno dei cittadini, si sarebbe conseguito un risultato lusinghiero non soltanto in termini numerici ma anche qualitativi in riferimento alle aziende coinvolte. Ma non ci fermiamo qui, siamo già impegnati a programmare, sin da domani, i prossimi appuntamenti e discutere delle prospettive di sviluppo di questa manifestazione che si lega alla storia della nostra città”. 

La giornata conclusiva, come nella scorsa edizione, è stata caratterizzata da uno spettacolo equestre, dalla visita agli stand espositivi da parte dei cittadini e dalla consueta copertura televisiva dell’evento.

Numerose le autorità istituzionali presenti in quest’ultima giornata: il presidente dell’Ente fiera Maurizio Vento, il vicepresidente Gianni Pulice il sindaco Paolo Mascaro, l’assessore alle Attività produttive Angelo Bilotta, il parlamentare Sebastiano Barbanti, il consigliere regionale Antonio Scalzo e Mario Magno, ormai in procinto di ritornare sui banchi della massima assise regionale.

Il programma di queste cinque giornate ha incluso oltre alla consueta visita agli stand, tra gli espositori presenti aziende provenienti non solo dalla Calabria ma da tutta l’Italia, visite didattiche per le scuole e convegni che hanno trattato tematiche di stretta attualità, quali i grani antichi e i mulini storici e la sostenibiltà ambientale nelle pubbliche amministrazioni.

Anche momenti di intrattenimento con “la sfilata e le installazioni di moda” ed eventi musicali e culturali con la seconda edizione di “Poesia e musica in fiera” organizzata dall’Associazione San Nicola.

Serra San Bruno e la fiera di Santo Stefano

La fiera di Santo Stefano, unitamente a quelle di Ferragosto e Ognissanti, rappresenta per Serra San Bruno un vecchio retaggio le cui radici affondano nel passato, quando il borgo della Certosa era il centro di un fiorente artigianato. La fiera rappresentava, quindi, un’occasione importante per incrementare gli scambi commerciali, sia in entrata che in uscita.

Protagonisti indiscussi erano gli artigiani serresi che esponevano i loro manufatti a beneficio degli abitanti dei paesi limitrofi.

Chi arrivava da fuori, il più delle volte al termine di un lungo viaggio a piedi iniziato prima dell’alba, sapeva che non sarebbe ritornato a casa a mani vuote e che avrebbe trovato tutto ciò di cui aveva bisogno. Il ricco catalogo di prodotti messi in vendita grazie al genio serrese riusciva a soddisfare le esigenze più diverse.

Ovviamente si trattava, prevalentemente, di esigenze legate al mondo del lavoro. I rinomati fabbri esponevano asce, zappe, vanghe, così come i falegnami mettevano in bella mostra madie, cassapanche, pale da forno ed ogni altro genere di utensile necessario nelle attività produttive o domestiche.

Nei giorni della fiera, però, non arrivavano solo acquirenti. Molti erano, infatti, i commercianti che portavano a Serra bestiame e prodotti, generalmente, alimentari.

Del resto, i serresi non si sono mai dimostrati particolarmente versati per i mestieri agro-pastorali. La fiera rappresentava, quindi, l’occasione per comprare, ad esempio, generi alimentari che, oggi, chiameremmo a lunga conservazione.  

La gran parte delle donne coglieva, infatti, l’occasione per mettere da parte qualche provvista con la quale superare l’inverno. In tempi in cui i prodotti destinati all'alimentazione non arrivavano, certo, dall’altra parte del pianeta, ogni buona massaia, che poteva permetterselo, acquistava gli alimenti più adatti ad essere serbati.

Si compravano, così, prodotti come le sarde in salamoia, le aringhe, il formaggio stagionato o i legumi secchi.

I mutamenti economici e quelli sociali intervenuti nel corso degli anni sono più che evidenti. Quella odierna non possiede più l’atmosfera della fiera descritta ne “Il borghese”, da Werner Sombart, tuttavia riesce ancora a richiamare un pubblico composito che, in barba alla crisi economica, affolla le numerose bancarelle.

Rispetto al passato è cambiato tutto, anche il rapporto con le cose e gli oggetti. Anziché i prodotti necessari ed indispensabili che si acquistavano un tempo, in molti casi, oggi si compra, infatti, paccottiglia cinese, utile solo a proiettare un'effimera allucinazione di benessere. Un’allucinazione indispensabile perché, come scriveva d’Annunzio in una favola di Natale, “il tesoro dei  poveri è l’illusione”.

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