Coronavirus: oltre 13 mila persone sanzionate durante i controlli di Pasqua

Controlli a tappeto nel fine settimana di Pasqua.

Le forze di polizia hanno presidiato il territorio per scongiurare spostamenti non giustificati e sanzionare attività non autorizzate.

Le verifiche sono state eseguite complessivamente su 795.990 persone e su 244.131 attività o esercizi commerciali.

Nel giorno di Pasqua, in particolare, sono state controllate 213.565 persone e 60.435 attività.

Le persone che hanno avuto una sazione amministrativa sono state 13.756, 100 sono state denunciate per falsa dichiarazione o attestazione, 19 per non aver osservato il divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione perché positive al virus.

Le sanzioni ai titolari di attività o esercizi commerciali sono state 121, 47 i provvedimenti di chiusura.

Nel complesso, dall'11 marzo al 12 aprile 2020, sono state controllate 6.976.423 persone e 2.831.550 attività.

Anche a Pasquetta, per mantenere il rispetto delle misure anti Covid-19, sono in corso controlli in particolare sulla rete stradale e autostradale, anche con l'impiego di elicotteri e droni.

Dalle Serre alla costa, controlli a tappeto in tutto il Vibonese

I carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia coadiuvati dall’8° Nucleo elicotteri hanno presidiato le principali arterie, effettuato posti di controllo nelle aree ritenute maggiormente sensibili alla circolazione.

Sotto la lente dei militari dell’Arma sono finiti anche gli svincoli autostradali ricadenti sul territorio provinciale e le località turistiche, principalmente allo scopo di controllare eventuali trasgressori del decreto governativo vigente per la prevenzione del contagio da coronavirus.  

Tra l’entroterra e il litorale, passando per la città capoluogo sono state controllate numerose persone, alcune delle quali sono incorse in sanzioni poiché non hanno saputo motivare la lontananza dalla propria residenza o domicilio in modo valido, per come previsto dalle misure governative di contenimento anticoronavirus

Non si sono registrate, invece, denunce per falsa attestazione della propria identità, né per la trasgressione del divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione da parte delle persone in quarantena perché risultate positive al coronavirus.

Una sola persona è stata denunciata per altri reati.  

I controlli serrati dei carabinieri, nel periodo pasquale, hanno interessato anche alcune attività commerciali.

 Gli accertamenti hanno riguardato molti esercizi, nessuno dei quali agiva però in contrasto con la normativa vigente in materia di coronavirus. Pertanto, gli uomini dell’Arma non hanno elevato sanzioni, tantomeno sono stati costretti a chiudere o sospensione alcuna attività.  

Il controllo capillare del territorio ha interessato la città capoluogo, con posti di controllo e presidio delle principali piazze, a cominciare da San Leoluca e da corso Vittorio Emanuele, ma anche i principali centri costieri, senza trascurare le aree interne e gli svincoli di Sant’Onofrio, Mileto, Vazzano e delle Serre.  

L’attenzione dei carabinieri rimarrà alta anche nei prossimi giorni, in ossequio alle norme di distanziamento ed al divieto di circolazione vigente fino al prossimo 3 maggio.

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I vigili del fuoco distribuiscono le colombe solidali dell’Unicef nel Vibonese

I vigili del fuoco del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno consegnato le colombe solidali dell’Unicef.

Le colombe fanno parte di una donazione nazionale di 25 mila pezzi, effettuata da una rinomata ditta, 300 dei quali sono stati destinati dal presidente nazionale, Francesco Samengo al Comitato Unicef di Vibo Valentia che si è avvalso della collaborazione dei vigili del fuoco.

L’obiettivo della collaborazione tra Unicef Italia e vigili del fuoco è quello di condividere e realizzare azioni ed iniziative di sensibilizzazione a sostegno dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Le colombe distribuite dai vigili del fuoco andranno ai bambini che vivono in famiglie bisognose del Vibonese.

 In particolare la scelta è ricaduta sui comune di Gerocarne e Ricadi che, a breve, sarà sede di un distaccamento permanente dei vigili del fuoco.

Altri comuni della provincia sono stati raggiunti grazie alla distribuzione operata dai volontari di protezione civile del gruppo di Nicotera Marina.

Inoltre, in questo momento particolare, vigili del fuoco e Unicef  hanno voluto riservare un pensiero particolare  ai piccoli pazienti del reparto pediatria e alle mamme ed ai nascituri del reparto ostetricia dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia.

Serra, per Pasqua controlli straordinari. Dai commissari l'appello: "A non vanificare gli sforzi fatti"

“Tradizionalmente le festività pasquali rappresentano un’occasione di ritrovo e condivisione. Quest’anno, purtroppo, l’emergenza Coronavirus ci impone di rinunciare alla partecipazione alle celebrazioni all’interno dei luoghi di culto, ai pranzi con i familiari e alle consuete gite fuori porta.

Nonostante i risultati raggiunti rispettando le prescrizioni per la prevenzione della diffusione della pandemia, l’emergenza non è rientrata”.

Questo l’incipit di un comunicato stampa firmato dai commissari al Comune di Serra San Bruno, Salvatore Guerra e Sergio Raimondo

“Pertanto – prosegue la nota - anche in questo periodo Pasquale ci è richiesto, a tutela della salute pubblica, di restare a casa ed evitare ogni forma di spostamento non giustificato dalle previsioni governative, da quelle regionali e, infine, da quelli comunali.

In tale solco, è stata disposta l’implementazione dei servizi di controllo straordinario del territorio da parte delle Forze dell’Ordine, coadiuvate della Polizia Locale del comune di Serra San Bruno, a cui va il nostro più sentito ringraziamento per il prezioso lavoro reso in favore della comunità”.

I commissari ricordano quindi, “che la trasgressione delle disposizioni sulla prevenzione della diffusione del Coronavirus comporta l’applicazione delle sanzioni previste dalla normativa vigente”.

A ciò si aggiunga che “la violazione delle prescritte regole di comportamento rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti e può avere riflessi sulla salute non solo del singolo, ma dell’intera collettività”.

E’quindi necessario continuare a mantenere “comportamenti virtuosi” per “evitare che la nostra comunità, già fortemente colpita dalla pandemia con diversi casi di conclamata positività e, purtroppo, due vittime, possa essere costretta a pagare un prezzo ancora più alto”.

“Un pensiero particolare” viene poi rivolto “alle famiglie delle vittime, agli operatori sanitari, alle Forze dell’Ordine e, in generale, a tutti coloro che saranno costretti a vivere le festività lontano dai propri affetti”.

Infine, nel rivolgere un augurio di buona Pasqua a tutti i cittadini, Guerra e Raimondo auspicano “che questa particolare contingenza possa essere presto superata, consentendoci di tornare a vivere una sana quotidianità”.

Serra: misteri e "profezie" del Cristo della "Naca"

Dell’opera d’arte più significativa per i riti della Settimana Santa serrese non sappiamo molto.

Quello che si può dire con certezza è che risale al XVII secolo e proviene anch’esso dall’ambito monastico della Certosa.

Il monastero di S. Stefano lo custodì fino al terremoto del 1783, poi fu la congregazione dell’Addolorata ad appropriarsene.

Lo stile artistico ha fatto pensare, come autore, a qualche scultore napoletano: i più esperti propongono il nome di Carmine Lantriceni, ma nulla rimane che possa dare assoluta sicurezza.

Che meraviglia avrebbe destato questo Cristo a grandezza naturale appeso alla croce nella cornice cinquecentesca della chiesa convenutale!

Un’altra cosa certa che si può affermare in merito alla statua del Cristo morto sono i maneggiamenti subiti per adattarlo alle funzioni pasquali.

Quando il Cristo passò alla congrega dei Sette Dolori, si cominciò subito a usarlo per il più atteso e suggestivo dei riti serresi: la "Schiovazziuoni". Ma affinché il Cristo venisse calato dalla croce, era necessario rendere mobili le braccia: fu questa modifica, unitamente all’appiattimento della schiena per farlo adagiare più comodamente sul letto mortorio prima e sulla Naca poi, a causare una sproporzione fra la testa e il resto del corpo.

Il Cristo fu probabilmente ridipinto. Era del resto necessario apportare anche una modifica nell’incarnato, visto che l’opera ritrae un Gesù non ancora morto, ma spirante. La bocca è infatti digrignata, lasciando intravedere i denti e la lingua riarsa dalla sete che tormentava ulteriormente i crocifissi. Gli occhi sono socchiusi, non ancora completamente spenti. Gesù sta per esalare lo spirito dopo aver gridato al Padre il suo senso di abbandono. Il torace non è rilassato come sarebbe quello di un uomo morto appeso alla croce, semmai è contratto nello sforzo – tipico del condannato alla crocefissione – compiuto per respirare appoggiandosi sui piedi. I capelli fluenti hanno subito un ultimo intervento di restauro, sotto la supervisione del prof. Giuseppe M. Pisani, in seguito all’ultima rovinosa caduta della statua avvenuta durante la processione del 2001.

Prima di pensare a un sistema di corde che ne impedisse il rovesciamento dalla Naca, il Cristo è caduto in diverse occasioni, a causa del movimento scoordinato dei portatori. In tutte le occasioni, tale evento è stato interpretato come foriero di fatti tragici. Il Cristo cadde dalla Naca certamente prima del 1915, se l’entrata in guerra da parte dell’Italia fu ricondotta dai serresi a quella circostanza; anche la pandemia di spagnola venne “addebitata” a una caduta del Cristo dalla Naca; e nel 2001 non si poté fare a meno di associare la caduta del Cristo al tragico attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre.

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Giovedì Santo e la tradizione del Sepolcro, che non è un sepolcro

Eh sì: continuiamo a chiamarlo “Sepolcro” quell’altare elegantemente adornato e mostrato ai fedeli dopo la messa vespertina del Giovedì Santo, fino alla celebrazione della Passione del giorno successivo.

Eppure, il Magistero della Chiesa sconsiglia due cose a riguardo: 1) a chi lo allestisce, raccomanda di non dargli forma di sepolcro; 2) ai fedeli, di non indicarlo con questo nome. “Altare della Reposizione” è dunque la corretta dicitura per indicare il luogo adibito ad accogliere (conservare) la Santa Eucarestia nei giorni-chiave del Triduo Pasquale. “Reposizione” viene dal latino repositio, conservazione appunto.

Vediamo dunque le origini di questa usanza e il perché di questa errata dicitura. Poiché il Venerdì Santo non si consacrava (e non si consacra tuttora), era necessario conservare l’Eucarestia il Giovedì Santo affinché i fedeli ricevessero la Comunione nel giorno seguente.

Nella liturgia romana, le ostie consacrate rimaste dalla messa in coena Domini venivano conservate in un cofanetto e depositate in sagrestia, senza alcun segno di onore. Il giorno seguente, durante la celebrazione in cui si fa memoria della morte di Gesù, il cofanetto veniva presentato al papa per un breve momento di adorazione, che precedeva la distribuzione ai fedeli. Tra il XIII e il XV secolo la “Santa Riserva” comincia ad essere solennemente traslata e riposta in un tabernacolo provvisorio, dove l’Eucarestia potesse essere adorata prima di essere distribuita nella liturgia del Venerdì Santo. L’incremento della solennità per l’Altare della Reposizione si ebbe soprattutto a partire dal 1264, anno in cui papa Urbano IV estese a tutta la Chiesa la celebrazione della festa del Corpus Domini.

Da allora il tabernacolo provvisorio del Giovedì Santo divenne occasione per manifestare grandissima devozione all’Eucarestia. Successivamente, però, nella celebrazione del Giovedì Santo vennero adottati nella liturgia alcuni segni di tristezza (si pensi all’abolizione del suono dell’organo e all’usanza di “legare le campane”): è in questo contesto che la pietà popolare cominciò ad appellare “sepolcro” il tabernacolo provvisorio. Il gesto del sacerdote che ripone in esso le Sacre Specie venne assimilato all’inumazione di Gesù, nonostante la Chiesa non faccia memoria della morte del Signore nel Giovedì Santo.

Assimilando la reposizione dell’Eucarestia all’inumazione di Cristo, altri segni della liturgia del Giovedì Santo trovarono interpretazione alla luce del mistero del Venerdì Santo: spogliare l’altare divenne, così, un simbolo della spogliazione di Cristo sulla Croce; un tempo era usanza che due accoliti ai lati dell’altare tirassero le tovaglie ad modum furentis (in maniera furiosa), per simulare la spartizione della tonaca di Cristo da parte dei soldati romani incaricati della sua crocifissione.

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Chiese chiuse a Pasqua, Tallini: "E' un atto di generosità"

“L’impossibilità di partecipare alle Messe di Pasqua quest’anno è un atto di generosità: condivido -  sostiene il presidente del Consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini -  quanto detto dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Definire ‘un atto di generosità’ tenere le chiese chiuse in questo difficile frangente, significa che non è la distanza fisica che può attenuare, specie dinanzi alla terribile minaccia del virus, il significato straordinario della Settimana Santa che coinvolge i credenti di tutto il mondo”.

Aggiunge il presidente Tallini: “Sono dell’avviso che occorra insistere, nonostante le buone notizie che ci lasciano sperare in  una fase 2 nella lotta contro l’agente patogeno, cosi come asseriscono le autorità scientifiche e i decisori politici, nell’osservare scrupolosamente le prescrizioni indispensabili per sconfiggere la pandemia. Non dobbiamo  desistere dalla missione civile che ci siamo assunti collettivamente: osservare le regole basilari del distanziamento e  comportamenti responsabili per evitare la diffusione del contagio”.   

Conclude il presidente del Consiglio regionale: “Non era mai accaduto che si celebrasse la Settima Santa con le chiese chiuse, un evento che di per sé  dà l’idea dello sconvolgimento che il virus ha apportato alle nostre società, ma tutto ciò non aggiunge disagio spirituale al già corposo disagio sociale, anzi dobbiamo augurarci che la Resurrezione dopo il sacrificio di Cristo sulla Croce, uno dei messaggi pregnanti del Nuovo Testamento, coincida con la fine della pandemia e col  bisogno delle nostre comunità di riaprire l’Italia all’insegna di un modello di sviluppo più equo e orientato a  ridurre diseguaglianze sociali e povertà”.

 

Pizzo: lavori in corso per accogliere i visitatori di Pasqua

Pizzo si prepara ad accogliere visitatori e turisti che il prossimo fine settimana, in occasione delle festività pasquali, affolleranno la città napitina.
In prima linea c'è l'assessorato all'Ambiente, guidato dal vice sindaco Fabrizio Anello, che in queste ultime settimane ha predisposto numerosi interventi focalizzati principalmente sulle aree verdi e sui percorsi pedonali.
Gli operai incaricati dal Comune sono già intervenuti per il taglio dell'erba e la pulizia della villetta su Via Nazionale, facendo particolare attenzione a non danneggiare i nuovi arbusti di lavanda piantati recentemente dall'associazione La voce del silenzio nell'ambito del progetto di rieducazione al bello "Un sasso nello stagno". 
 
Pulizie di primavera pure per i giardinetti Ficarazza, nel centro storico, mentre nel corso di questa settimana si interverrà nella Villa comunale, al fine di renderla pienamente fruibile nel fine settimana.
Eliminazione delle erbacce anche in località la Pietà, dove sono stati ripuliti i terrapieni e le aiuole in prossimità dei marciapiedi.
 
Particolarmente impegnativo, poi, è l'intervento avviato alla Seggiola e ormai in fase di completamento. Qui il Comune ha previsto la radicale pulizia delle aree del costone che fiancheggiano la discesa che da piazza della Repubblica conduce sino al borgo marinaro, strada recentemente riqualificata attraverso il rifacimento delle infrastrutture di rete (condutture fognarie, acque bianche e illuminazione) e la completa ripavimentazione con basole in pietra lavica e arenaria, che hanno sostituito il vecchio manto stradale rattoppato in più punti. La suggestiva discesa, che già in passato, nonostante le condizioni fatiscenti, attirava l'attenzione dei turisti, promette di diventare ora uno dei percorsi più battuti dai visitatori di Pizzo.
 
Operai del Comune ed operatori ecologici in azione anche alla Marina per la potatura degli alberi e la pulizia del costone, nonché nella pineta di Colamaio, che rappresenta una delle mete preferite per la classica scampagnata di Pasquetta.
 
All'invasione di turisti e visitatori che solitamente scelgono la città napitina per le prime gite di primavera, si stanno preparando anche i due principali siti museali della città, Castello Murat e Chiesetta di Piedigrotta, dove la cooperativa che gestisce i servizi di custodia e accoglienza turistica, la Kairos, sta mettendo a punto gli ultimi accorgimenti in vista del lungo weedend festivo. Intanto, però, sono già numerosissime le scolaresche che nelle ultime settimane hanno scelto questi due luoghi simbolo di Pizzo per le proprie gite di studio. L'obiettivo è battere il record di presenze dello scorso, quando in appena due giorni, Pasqua e Pasquetta, furono circa 2200 i visitatori paganti che scelsero Castello e Chiesetta.
 
"Lo scorso anno fu tutta la città a riscontrare flussi straordinari di turisti - ricorda il sindaco Gianluca Callipo -, con ristoranti, bar e strutture alberghiere che fecero registrare il tutto esaurito durante le festività pasquali. Se il tempo ci dà una mano, sono certo che anche questa volta Pizzo sarà tra le mete più gettonate in Calabria, grazie anche al suo bellissimo centro storico che ha ritrovato lo splendore originario in seguito ai massicci interventi di riqualificazione che sono stati realizzati dal Comune negli ultimi tre anni".
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