Vendeva pesce di dubbia provenienza per strada, sanzionato

Quindici chili di prodotti ittici sequestrati e una sanzione di oltre 5 mila euro. E’ quanto è stato comminato a un ambulante sorpreso a vendere il pesce per le vie di Isola Capo Rizzuto (Kr). Durante il controllo effettuato dai poliziotti della questura di Crotone, l’uomo è risultato sprovvisto delle necessarie  autorizzazioni alla vendita. Come se non bastasse, i prodotti ittici rinvenuti nella sua auto sono risultati privi della necessaria documentazione attestante la tracciabilità.

Gli agenti, pertanto, hanno sanzionato l’ambulante,  mentre la Capitaneria di porto ha proceduto al sequestro del  pesce  rinvenuto.

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Pesce avariato in vendita nel Vibonese, denunciate due persone

I carabinieri della Stazione di San Calogero e del Nas di Catanzaro hanno deferito due venditori ambulanti di 59 e 50 anni.

La denuncia è stata formulata al termine di un controllo, nel corso del quale i militari si sono imbattuti in 14 chilogrammi di pesce in pessimo stato di conservazione, pronto per essere messo in vendita.

Una volta sequestrato il pesce, i carabinieri hanno, quindi, deferito in stato di libertà i due commercianti.

Operazione "Recherche 2": i nomi dei fermati e i dettagli dell'operazione

Alle prime ore della mattinata odierna, investigatori della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato - con il supporto degli equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine “Calabria” e delle Squadre Mobili delle Questure di Catania, Vibo Valentia e Cosenza, al termine di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria - hanno dato esecuzione a due Ordinanze di Custodia Cautelare, entrambe emesse il 24 aprile u.s. dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 20 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante PESCE Marcello alias “Il ballerino” - arrestato dalla Polizia di Stato l’1 dicembre 2016 e condannato recentemente per fatti di mafia alla pena definitiva di 16 anni e 2 mesi di reclusione -  nonché di traffico e cessione di sostanze stupefacenti, aggravati dalla circostanza di aver agevolato la cosca PESCE di Rosarno (RC).

I due provvedimenti del G.I.P. di Reggio Calabria rinnovano le misure cautelari già emesse dal G.I.P. competente per territorio sulla convalida del fermo di indiziato di delitto eseguito il 4 aprile u.s., su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a carico di 12 soggetti nell’ambito dell’Operazione “Recherche 1”, e contestualmente dispongono, su nuova domanda cautelare avanzata dalla D.D.A., altre misure restrittive nei confronti di 8 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione mafiosa (cosca PESCE), traffico e spaccio di sostanze stupefacenti (artt. 73 e 74 del D.P.R. 309/90), favoreggiamento personale (art. 378 c.p.) ed intestazione fittizia di beni (art. 12 quinquies della Legge 356/92), aggravati dall’art. 7 della Legge 203/91 (per aver agevolato la cosca PESCE).

 Delle suindicate 20 misure cautelari, 12 sono state emesse nei confronti dei seguenti soggetti, già fermati (ad eccezione di PESCE Antonino classe 1992, che si era reso irreperibile) nell’ambito dell’Operazione “Recherche 1”:

  • PESCE Rocco, nato a Polistena (RC) il 17 marzo 1988, - custodia in carcere;
  • SCORDINO Filippo, nato a Rosarno (RC) il 23 agosto 1975 - custodia in carcere;
  • ELIA Giosafatte Giuseppe, nato a Rosarno (RC) il 19 maggio 1974 - custodia in carcere;
  • CIMATO Antonio, nato a Cinquefrondi (RC) il 26 luglio 1984 - custodia in carcere;
  • COPPOLA Consolato Salvatore, nato a Paternò (CT) il 19 maggio 1968 - custodia in carcere;
  • GARRUZZO Carmelo, nato a Rosarno (RC) il 1 gennaio 1971 - custodia in carcere;
  • PESCE Antonino, nato a Cinquefrondi (RC) il 14 aprile 1992 - custodia in carcere;
  • PESCE Savino, nato a Cinquefrondi (RC) il 27 luglio 1989 - custodia in carcere;
  • RASO Michelangelo, nato a Gioia Tauro (RC) il 19 dicembre 1981 - custodia in carcere;
  • STILO Bruno, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 21 aprile 1966 - custodia in carcere;
  • MANGIARUGA Michelino, nato a Taurianova (RC) il 26 aprile 1979, - arresti domiciliari;
  • ARMELI Rosario, nato a Cinquefrondi (RC) il 12 maggio 1983, - arresti domiciliari;

 

Altre 8 misure cautelari sono state emesse, come detto, sulla base di una nuova richiesta avanzata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti dei seguenti soggetti:

  • PESCE Marcello, nato a Rosarno (RC) il 12 marzo 1964;
  • FRANCAVILLA Pasquale, nato a Cosenza (CS) il 7 Giugno 1975;
  • RACHELE Rocco, nato a Rosarno (RC) il 17 marzo 1968;
  • CIATTO Alfio, nato a Paternò (CT) il 29 aprile 1968;
  • NIGLIA Gregorio “u Lollo”, nato a Tropea (VV) l’8 aprile 1983;
  • MESSINA Roccaldo, nato a Rosarno (RC) il 9 novembre 1969;
  • VILLARI Andrea, nato a Cinquefrondi (RC) il 16 novembre 1992;
  • CANNATÀ  Vincenzo, nato a Gioia Tauro (RC) il 22 ottobre1984.

Nei confronti di PESCE Marcello, FRANCAVILLA Pasquale e RACHELE Rocco è stata disposta l’applicazione della custodia cautelare in carcere, mentre per CIATTO Alfio, NIGLIA Gregorio, VILLARI Andrea e CANNATÀ Vincenzo quella degli arresti domiciliari. Inoltre, a MESSINA Roccaldo è stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria in tutti i giorni della settimana, per il delitto di favoreggiamento personale, per aver fornito a PESCE Marcello la temporanea ospitalità presso un’abitazione nella sua disponibilità, dopo una delicata fase di spostamento del boss, in quel momento ricercato, che era avvenuta il 9 settembre 2016, con grande dispiegamento di uomini e mezzi, dal covo di via Mazzini a quello di via Conca d’Oro di Rosarno (RC), così come documentato dalle telecamere di videosorveglianza degli investigatori della Polizia di Stato.

A PESCE Marcello viene attribuito il ruolo di reggente dell’omonima potente cosca della ‘ndrangheta operante a Rosarno e altrove, con funzioni di capo, promotore ed organizzatore forte del status di latitante, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, degli obiettivi da perseguire, delle attività economiche da avviare attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle azioni delittuose.

Le indagini, con le quali veniva individuato il protocollo di protezione posto attorno al carismatico boss ricercato, hanno permesso di dimostrare altresì che egli, nel periodo di latitanza, impartiva ordini e direttive alla cosca, facendo leva sull’efficiente filiera comunicativa facente capo alla cerchia di fedelissimi ed aventi come destinatari finali il figlio PESCE Rocco e SCORDINO Filippo, uomo di punta della cosca, affiancato al figlio nella gestione degli affari di famiglia e suo luogotenente.

Lo stesso, in quanto terminale ultimo della cosca PESCE, curava l’approvvigionamento delle risorse finanziarie, amministrandole e distribuendole ai membri della cosca detenuti ed ai loro familiari; gestiva, in regime di sostanziale monopolio, l’attività di trasporto merci su gomma per conto terzi; curava i rapporti con le altre cosche, intervenendo, a più riprese, per risolvere svariate controversie sorte all’interno della propria compagine criminale o con altre consorterie.

PESCE Marcello è stato raggiunto da misura cautelare anche per i delitti di intestazione fittizia - aggravati dalla circostanza di aver agevolato la cosca PESCE - delle ditte GETRAL, LE TRE STAGIONI, AZIENDA AGRICOLA ROCCO PESCE, sottoposte a sequestro preventivo nell’ambito dell’operazione del 4 aprile u.s..

Nel corpo dei provvedimenti di custodia cautelare, vengono in rilievo anche le condotte relative al traffico di sostanze stupefacenti poste in essere da esponenti della cosca PESCE con altri soggetti.

Fra questi figura il cosentino FRANCAVILLA Pasquale - componente del gruppo dei fornitori dello stupefacente in contatto con ELIA Giosafatte Giuseppe (affiliato ai PESCE) - il quale procurava stabilmente la sostanza stupefacente ad un gruppo di catanesi condotti a Cosenza dallo stesso ELIA e da suoi uomini; in particolare, al FRANCAVILLA vengono contestate, oltre che la partecipazione all’associazione finalizzata al traffico di droga, aggravata dalla circostanza di aver agevolato la cosca PESCE, anche due cessioni di sostanza stupefacente: la prima di 38 Kg di marijuana, al prezzo di 1800 euro al kg, in favore dei catanesi COPPOLA Consolato e GIORDANO Orazio, con la mediazione di ELIA Giosafatte Giuseppe; la seconda, pari a 67 kg, di marijuana sempre a beneficio di COPPOLA Consolato e CIATTO Alfio, con la mediazione di ELIA Giosafatte Giuseppe e CIMATO Antonio.

Per tale ultimo fatto (detenzione per fini di spaccio di 67 kg di marijuana), è stata emessa ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del menzionato CIATTO Alfio.  

Sempre per vicende relative al narcotraffico è stato raggiunto da misura cautelare il vibonese  NIGLIA Gregorio con precedenti di polizia per violazione delle legge sulle armi e gioco d’azzardo, perché, in concorso con PESCE Rocco, deteneva, ai fini della cessione a terzi, sostanza stupefacente del tipo marijuana, superiore a quattro chilogrammi.

Durante le indagini, PESCE Rocco e NIGLIA Gregorio sono stati ripresi dalle telecamere installate in uno dei luoghi di interesse strategico della cosca PESCE, ovvero l’azienda agrumicola le TRE STAGIONI (sottoposta a sequestro preventivo nell’ambito dell’operazione “Recherche 1”), mentre, in uno spiazzo dell’azienda, occultavano, in un’autovettura abbandonata, un quantitativo di 4 kg di marijuana che successivamente venivano sequestrati dagli investigatori della Polizia di Stato.

 

A RACHELE Rocco - già condannato per associazione mafiosa nel processo PORTO FRANCO - viene contestata l’intestazione fittizia di beni, aggravata dalla circostanza di aver agevolato la cosca PESCE. Invero, il RACHELE gestiva, nell’interesse della cosca, assieme a SCORDINO Filippo e PESCE Rocco, la società GETRAL SOCIETÀ COOPERATIVA (riconducibile all’ex latitante PESCE Marcello), organizzando il trasporto di merci per conto terzi, ricevendo somme di denaro, dirimendo contrasti sorti fra alcune aziende del settore e la GETRAL formalmente intestata ai prestanomi VILLARI Andrea e CANNATÀ Vincenzo, anch’essi colpiti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari eseguita questa mattina.

"Recherche 2", ‘Ndrangheta: Operazione della Polizia di Stato contro la cosca PESCE di Rosarno

E’ in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Polizia di Stato per l’esecuzione di 20 Ordinanze di custodia cautelare su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di elementi di vertice, affiliati e prestanomi della potente cosca PESCE di Rosarno (RC), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante PESCE Marcello, arrestato dalla Polizia l’1 dicembre 2016, nonché di traffico e cessione di sostanze stupefacenti ed intestazione fittizia di beni.

L’operazione è la prosecuzione dell’inchiesta Recherche nell’ambito della quale, il 4 aprile scorso, la Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato avevano fermato 11 soggetti affiliati e prestanomi alla cosca PESCE e sequestrato beni e società operanti nel settore agroalimentare e dei trasporti di merci su gomma per conto terzi, per un valore di circa 10 milioni di euro.

https://www.ilredattore.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=15036:ndrangheta-vasta-operazione-della-polizia-fermate-11-persone

https://www.ilredattore.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=15040:ndrangheta-operazione-recherche-arrestati-i-fiancheggiatori-del-boss-marcello-pesce

AGGIORNAMENTO:

Dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e una con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è il bilancio dell’operazione Recherche 2 portata a termine questa mattina dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dallo SCO di Roma.

Otto soggetti in più rispetto agli undici fermati il 4 aprile scorso finiscono nella rete dei investigatori della Polizia di Stato. Si tratta per lo più di uomini di fiducia del carismatico PESCE Marcello, facenti parte della sua rete di protezione e della filiera comunicativa, grazie ai quali il boss latitante riusciva ad amministrare le risorse finanziarie incamerate dalla cosca, di assegnarle ai membri del sodalizio detenuti ed ai loro familiari, di gestire, in regime di sostanziale monopolio, l’attività di trasporto merci su gomma per conto terzi, di curare i rapporti con le altre consorterie, intervenendo, a più riprese, per risolvere alcune controversie sorte all’interno della propria compagine criminale o con altre organizzazioni della ‘ndrangheta. 

L’ex latitante PESCE Marcello personaggio di primissimo piano della ‘ndrangheta di Rosarno.

Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, PESCE Marcello viene indicato come capo, promotore ed organizzatore dell’omonima articolazione territoriale della ‘ndrangheta operante a Rosarno, con poteri decisionali e capacità di pianificazione delle azioni delittuose, degli obiettivi, delle attività economiche e di riciclaggio del denaro sporco della cosca di appartenenza. Per esercitare il pieno controllo del trasporto di merci su gomma, PESCE Marcello era riuscito a mettere in piedi un sistema di società (Getral, Le Tre Stagioni, Azienda Agricola Rocco Pesce) intestate a prestanomi che sono stati arrestati nel corso dell’operazione. 

Nella rete del narcotraffico della cosca PESCE anche soggetti cosentini, vibonesi e catanesi.

Nel traffico di sostanze stupefacenti gestito dall’articolazione della cosca PESCE, erano coinvolti anche soggetti della provincia di Cosenza, Vibo Valentia e Catania. I trafficanti rosarnesi, godendo evidentemente di molta credibilità, avevano anche svolto attività di mediazione per l’acquisito di rilevanti quantitativi di marijuana tra alcuni soggetti catanesi e fornitori cosentini. Contestate tre cessioni di marijuana di 38, 67 e 4 kg. Contestato anche il delitto di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

'Ndrangheta, operazione “Recherche”: arrestati i fiancheggiatori del boss Marcello Pesce

Fra gli arrestati nell’operazione “Recherche” vi sono diversi fiancheggiatori che avrebbero curato e gestito la latitanza di Marcello Pesce, fungendo da “vivandieri”, assicurandone i collegamenti con gli altri membri della cosca e, più in generale, con i familiari, procurando loro appuntamenti con soggetti terzi o riportando loro e per loro conto le “imbasciate”. Le condotte di aiuto dei fiancheggiatori si sarebbero concretizzate nella messa a disposizione di quanto necessario alla protrazione della latitanza di Pesce ed alla creazione di una rete di supporto e di tutela, effettuando delle staffette finalizzate ad evitare l’intervento delle forze dell’ordine o a coprire i vari spostamenti del latitante.

Le indagini hanno consentito di ricostruire nei minimi particolari i movimenti dei fiancheggiatori attraverso le immagini registrate dalle telecamere installate lungo i percorsi stradali che conducevano al covo del latitante a Rosarno, laddove Marcello Pesce è stato localizzato e arrestato l’1 dicembre 2016 in seguito ad un blitz curato in ogni dettaglio.

L’analisi degli spostamenti effettuati da Filippo Scordino e dagli altri fiancheggiatori, tratti in arresto nel corso della notte, avrebbe consentito agli investigatori di comprendere che egli avrebbe assunto un ruolo sempre più importante nella gestione della latitanza di Pesce, di cui avrebbe eseguito gli ordini.

Sempre attraverso la collocazione delle telecamere di sorveglianza altamente sofisticate, gli investigatori hanno individuato l’intero e composito gruppo di fiancheggiatori del super-latitante. Le autovetture in uso ai favoreggiatori sono state riprese dalle telecamere della Polizia di Stato mentre percorrevano la strada che conduceva all’abitazione all’interno della quale è stato localizzato e catturato il latitante.

Fra gli arrestati dell’Operazione “Recherche” figura anche Rocco Pesce, figlio di Marcello, componente del primo livello della filiera di comunicazione con il latitante. Proprio quest’ultimo, seguendo le direttive del padre, si sarebbe occupato del controllo e del coordinamento delle attività delittuose, teneva i rapporti con gli altri affiliati e con gli esponenti di vertice di altre cosche, gestiva alcune aziende agricole, un centro scommesse intestati a prestanome e un fiorente traffico di sostanze stupefacenti.

La meticolosità con cui sono state eseguite le indagini, attraverso molteplici intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche e di videosorveglianza - congiuntamente alle tradizionali attività di riscontro sul territorio -, avrebbe consentito di far luce sulle condotte criminali poste in essere dal gruppo facente capo al boss Marcello Pesce e, più in generale, all’intera cosca, con particolare riferimento al monopolio forzoso del settore del trasporto merci su gomma di prodotti ortofrutticoli per conto terzi, alle intestazioni fittizie di beni ed al traffico degli stupefacenti.

Centrale in tutti questi ambiti era anche la figura di Filippo Scordino, considerato  luogotenente del boss e persona di estrema fiducia del figlio Rocco, che è risultato il principale gestore della “Agenzia di Rosarno”, ovvero l’agenzia di mediazione del trasporto merci su gomma attraverso la quale il settore era monopolizzato dallo stesso Pesce e gestito attraverso alcune società fittiziamente intestate a prestanomi.

Le indagini hanno portato alla luce alcuni disaccordi nella gestione del trasporto degli agrumi per conto di alcuni produttori di Rosarno, sorti tra le articolazioni della cosca Pesce facenti capo da un lato al boss Marcello e dall’altro a quella di Vincenzo Pesce detto “u pacciu” (già detenuto), i cui interessi erano curati dai figli Savino ed Antonino. Alla base delle frizioni, la rivendicazione dei figli di Vincenzo Pesce della gestione del trasporto, con mezzi propri o delle società ad essi riconducibili, degli agrumi prodotti nelle aree ricadenti sotto la loro influenza criminale.

 Beni per un valore complessivo di circa 10 milioni di euro sono stati sequestrati dagli investigatori. Si tratta di otto società operanti nel settore agrumicolo e del trasposto merci per conto terzi, con i relativi patrimoni aziendali, beni mobili ed immobili, crediti, articoli risultanti dall’inventario, beni strumentali, denominazione aziendale, avviamento, conti correnti, nonché tutte le licenze e/o autorizzazioni all’esercizio dell’attività commerciale concesse dalle Autorità competenti. Sequestrati anche 44 trattori stradali, rimorchi e semirimorchi utilizzati dalla cosca per il trasporto di agrumi e kiwi da Rosarno al Centro e Nord Italia.

Scilla: grande successo per la sagra del pesce povero

“Abbiamo registrato un ottimo successo sia in termini di presenze sia per quanto riguarda l’adesione da parte dei ristoratori che hanno sposato questa nostra iniziativa, i quali, con la loro riconosciuta professionalità, sono riusciti a garantire un ottimo servizio ed una cucina prelibata a tutti gli avventori”. Così Aldo Bergamo, presidente della Pro loco di Scilla in riferimento alla “Sagra del pesce povero” che ha animato la perla tirrenica durante lo scorso fine settimana. Un appuntamento organizzato nell’ambito della manifestazione “Scilla 365”, un nuovo progetto di promozione turistica e territoriale del borgo di Scilla e della Costa Viola, messo in campo dalla Pro loco e dalla società “New Talk Srl”. Un percorso del gusto ospitato da diversi locali della zona che hanno allestito, per l’occasione, menù differenziati a prezzi speciali,  preparati con le popolari e nutrienti prelibatezze del mar Tirreno.

“Siamo soddisfatti per la riuscita della sagra - hanno commentato i ristoratori Giuseppe Scarfone e Claudio Cama - che ci ha permesso, già dai momenti immediatamente successivi alla sua promozione, di raccogliere numerose prenotazioni. Un’opportunità realizzata sull’idea del fare rete per il territorio: un modus operativo che consente di stimolare le presenze nel comprensorio, dando input all’indotto economico”.

“Questo tipo di pesce - ha precisato la chef Antonella Lombardo - è ricco di proprietà nutritive importanti e fa parte del nostro patrimonio faunistico e gastronomico. E’ bene, così come fatto con quest’interessante iniziativa, che l’importanza di tale tipologia ittica venga sostenuta per la tutela del consumatore e per il mantenimento delle nostre tradizioni”.

“La promozione di Scilla e delle sue peculiarità - hanno ribadito lo chef Gregorio Tralongo e la ristoratrice Angelina Pirrotta - passano anche e soprattutto attraverso determinati eventi. Sotto l’aspetto prettamente culinario possiamo evidenziare la soddisfazione dei clienti registrata durante questi due giorni. La proposta del nostro locale è stata molto variegata proprio perché il pesce povero si presta a diverse e gustose interpretazioni che ne esaltano le qualità”. 

A sottolineare la versatilità del pesce povero anche lo chef Salvatore Ciccone che, nel ringraziare la Pro loco per l’ottima organizzazione, ha ricordato come questo tipo di prodotto ittico venga pescato con una rete particolare chiamata “cianciolo”. “Molto utilizzate la spatola e le alici - ha spiegato - che per le loro caratteristiche sono idonee a vari usi nel comparto gastronomico”.

“Un ottimo progetto - ha infine aggiunto il ristoratore Domenico Scarano -. E’ necessario continuare a lavorare in tal senso così da stimolare l’attrattività del territorio, credendo nella collaborazione sinergica per generare un benessere che investa l’intera comunità scillese”. Forte dei numeri, infatti, la Pro Loco si propone di realizzare una nuova sagra puntando sulla coralità dell’evento e su altri prodotti tipici della zona”.         

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