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Reggio (senz'acqua) affonda nel mare di propaganda: #nonseitulamiacittà

I giorni trascorrono inesorabili e s'ingrossano diventando settimane, mesi. Un fiume che, iniziata la sua corsa dalla fonte della propaganda d'accatto, si è riempito e rischia di tracimare oltrepassando gli argini della pazienza. A Reggio Calabria i rubinetti sono insensibili ai cambi di stagione si ribellano con fiera ostinazione alle magnifiche sorti e progressive dell'Amministrazione Falcomatà ed hanno stabilito, unilateralmente, che la cronica incapacità di erogare un servizio primario, quale quello idrico, è ampiamente sufficiente per qualificare l'azione di una squadra di governo che sguazza con incoscienza nel mare magnum dell'inadeguatezza. E' il Terzo Millennio, bellezza e, se, a distanza di quasi due anni dall'insediamento, il "Sommo Sacerdote della Svolta" non è in grado di affastellare una qualsivoglia azione organizzata finalizzata a comunicare al "pueblo" che a tale ora di tale giorno di acqua non ne scorrerà, scompare, assieme al prezioso liquido, la necessità di porsi domande in merito all'esistenza, o meno, delle concrete abilità da esibire nella gestione di un Ente sedicente Metropolitano. Un'istantanea che regala in maniera plastica  l'immagine del livello apicale di irresponsabilità di chi, ignorando colpevolmente i pesantissimi limiti di cui è portatore, insiste e persiste nell'attività di vendita di fumo a buon mercato. Vero è che quello stesso "pueblo", non potendo aprire i rubinetti, potrebbe almeno spalancare gli occhi e riappropriarsi di quella coscienza sovrana fissata alla base della condivisione di un destino collettivo. Sarebbe un punto di partenza utile per pretendere, finalmente, che anche Reggio Calabria inizi a godere di uno standard di servizi tali da collocarla in un range di civiltà dal quale è, al momento, distante anni luce. Prorompere in noiose giaculatorie sui social non esenta, infatti, il cittadino da quell'imperativo morale che gli impone di non essere asservito all'ignavia. E a nulla valgono le patetiche giustificazioni che tutto riportano alla mai ultimata diga del Menta, perché quella stessa opinione pubblica potrebbe anche accontentarsi, e già sarebbe gravissimo, di essere semplicemente informata in tempo reale e, dunque, rispettata. E, invece, come nulla fosse, si preferisce sopravvivere "sempre senza disturbare, che non si sa mai". D'altra parte, il rapporto che (s)lega amministratori ed amministrati è tra le testimonianze più nitide della "Sindrome di Stoccolma": soggetti prostrati psicologicamente ai piedi dei propri aguzzini. Quando è stata smarrita la saggezza, quando latita una visione (presente e futura), quando è invisibile l'abilità politica di piazzare, con decisione, al centro del tavolo le esigenze fondamentali di una comunità, percepite e reali, non è la Politica il luogo ideale per lasciare sfogare il proprio Ego. L'esito, inevitabile, prodotto dall'assenza di una guida, è quello che conduce dritti alla reciproca dichiarazione di guerra fra coloro che abitano in periferia e quelli che risiedono nel cuore della città. L'ennesimo elemento disgregante dei meccanismi che regolano una ordinata vita sociale. Resi schiavi dalla mancanza, improvvisa, di acqua, succubi dell'inazione, servi della presunta ineluttabilità. Destreggiarsi fra mille e più tormenti: è questa la principale occupazione quotidiana del reggino che, oppresso dagli eventi, è spinto a spellarsi le mani per i "fuoriclasse" efficienti al punto, addirittura, da essere riusciti a far arrivare in città i nuovi cestini. Passaggi epocali che meritano di essere resi immortali dal selfie d'ordinanza, da scattare, però, con rapidità, perché è indispensabile correre a casa per lavarsi prima che vada via l'acqua. 

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