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Oltraggio alla Patrona e Lungomare degradato: PD e Falcomatà lacerano il cuore di Reggio

Anche la rabbia è stata sottratta al popolo, quel rivolo perpetuo di indignazione che, sia pur sterile, pompa sangue nelle vene di una comunità. E' il devastante effetto collaterale del furto dell'identità collettiva di cui, con pervicacia degna di miglior sorte, si stanno rendendo responsabili l'Amministrazione Falcomatà da una parte ed il Partito Democratico calabrese dall'altra. Un combinato disposto di inazioni e scelte umilianti ha messo in scacco la Storia di Reggio Calabria e, mentre la città è schiaffeggiata, il Capo dell'Esecutivo di Palazzo San Giorgio innalza un autocompiacente piedistallo dal quale lancia strali indirizzati verso la presunta ignavia dell'opinione pubblica, rea, così ha stabilito il verdetto emesso da colui che dovrebbe fungere da guida trainante, di aver snobbato una seduta aperta del Consiglio Comunale dedicata alle interdittive antimafia. "In questa Aula ci sono delle assenze pesanti. Manca fortemente la città. Questa è la cosa più mortificante. Dove sono i cittadini? Le associazioni e le parti sociali? Sono silenti, non danno un contributo alla discussione. Reggio è una città dove mancano i corpi intermedi. In questo dibattito era importante la voce della città, ma evidentemente  - è stata la motivazione della condanna inflitta da Falcomatà a quegli stessi uomini e donne che ormai quasi due anni fa  lo hanno premiato a suon di preferenze - siamo lenti nello schierarci dalla parte della legalità e del lavoro". Dardi di fuoco scagliati usando la catapulta dell'arroganza, quella stessa arroganza di cui il sindaco bene avrebbe fatto ad armarsi in tante altre occasioni, in tutte quelle nelle quali è indispensabile sbattere i pugni sul tavolo con gli interlocutori, siano essi sovraordinati o meno, per difendere con i denti e con le unghie la dignità calpestata di Reggio. Speranza vana perché, al contrario, sembra che ogni sforzo sia profuso per strappare il cuore, già sofferente, della città. Senza stilare l'elenco, ignominiosamente lungo, di pecche e peccati capitali, è più che bastevole lo stordimento causato dallo stato di indecente abbandono in cui è piombato il Lungomare, ormai ridotto a vetrina in frantumi. Erbacce al posto dei fiori, pavimentazione mancante e lercia, palme cadenti e rifiuti, panchine divelte e statue in disarmo, fontane trasformate in immonde latrine: una desolazione che insozza gli occhi e deride l'anima. Un vanto da esibire con orgoglio diventato, sotto il giogo dell'ignavia e della inadeguatezza dell'Amministrazione Comunale, una discarica da nascondere, arrossendo di vergogna, agli sguardi increduli dei turisti. Un sentimento analogo dovrebbe divorare, ma anche questa è una chimera impossibile da raggiungere, il Partito Democratico calabrese e, con un sovrappiù di scuse, i rappresentanti reggini: quasi quattro secoli di devozione alla Madonna della Consolazione non sono apparsi ai "ras" del PD una condizione necessaria per non interferire con i riti religiosi dedicati alla Sacra Effigie, sovrapponendo ad essi la Festa regionale di partito. Una decisione che mette a tacere dubbi ed ipocrite finzioni propagandistiche lasciando emergere, in tutta la la sua prepotenza, l'insulsaggine che è il marchio distintivo di una classe dirigente sottrattasi ai doveri del rispetto del popolo e delle sue viscere profonde. Mai era successo prima, mai che qualcuno avesse anche solo immaginato di bombardare, con inusitata violenza, le celebrazioni mariane. Sono pugni come questi ad ampliare la frattura tra un Palazzo autoreferenziale ed una cittadinanza sgomenta davanti alla grandinata di tracotanza ignorante: l'indifferenza nei confronti di un Consiglio Comunale aperto è solo uno dei tanti lividi visibili sul volto di una comunità ormai sfregiata per sempre. 


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