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L'ingiuria, il giornalismo e l'informazione nelle Serre

Può accadere che un giornale o un giornalista esprimano la propria libera opinione rispetto ad un fatto, un tema politico, di attualità o altro e qualcuno non si riconosca o addirittura sia oggetto di critica di quel pensiero. Il giornalista, in Calabria, e nelle Serre in particolare, diviene allora bersaglio di tutti quelli che dissentono perché si sentono “attaccati” in prima persona, vuoi per lesa maestà, vuoi perché certe cose non si possono mettere a nudo e, se lo si fa, allora il giornalista va punito con la sassaiola dell’ingiuria. Così, i leoni da tastiera il cui ruggito dura appena un attimo, prima di premere invio per creare o mettere un “mi piace” ad un insulto gratuito, pensano di aver cambiato il mondo, il modo di pensare di quel giornalista e di avergli inflitto la “giusta punizione”. Ma così non avviene. Soprattutto nei confronti di chi non ha scheletri negli armadi, di chi non ha costruito ricchezze grazie alla compiacenza politica di ciurme da tribunali e di chi della libertà di opinione ne ha sempre fatto una bandiera da almeno trent’anni a questa parte. Chi scrive ha una “strana” abitudine, quella di archiviare le foto di pubbliche manifestazioni, soprattutto quelle di protesta nelle quali il popolo è sceso in piazza per dissentire da scelte politiche scellerate, protestare contro atti che andavano nella direzione opposta al suo interesse e difendere il territorio nel quale aveva deciso di trascorrere la propria vita. Ebbene, in questi giorni, ho avuto modo di rivedere quelle foto. Proteste a partire contro Michelangelo Lupoi che aveva intenzione di chiudere l’ospedale di Serra San Bruno sin dagli anni ’90, l’occupazione del Comune insieme ad un gruppo di disoccupati che avevano in mente i progetti di pubblica utilità che poi, l’allora sindaco Nazzareno Salerno, fece suoi e furono creati a serra 60 posti di lavoro. Proteste per l’acqua potabile che non arrivava nelle abitazioni, proteste per l’acqua avvelenata che ancora oggi ci propina il terribile invaso dell’Alaco. Chi scrive c’era il tutte quelle foto, in ogni occasione, anche nelle più sconvenienti o pericolose. Ma dov’erano quei leoni di tastiera che oggi professano il cambiamento –insultando - comodamente seduti su una poltrona dal proprio computer di casa? Erano a crescere tranquillamente, a guardare Hello Spank, Pippi Calzelunghe o Mazinga Z. Cito solo i più conosciuti o quelli che ricordo io ma il senso rimane quello. Crescere nell’ovatta mentre fuori il mondo è in tumulto e pensare poi di dare lezioni è cosa sgradevole oltre che ingiusta e fuori luogo. Sarebbe molto più edificante replicare ai contenuti – qualora si hanno argomentazioni – oppure tacere. Perché chi tace non è vero che acconsente, ma semplicemente non dice niente. 

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