La nascita delle primarie e la morte della politica

Che nessuno ora capisca a modo suo, o finga di capire a modo suo: io sono felicissimo che Sarkozy sia stato bastonato a sangue, né ho scordato che, canagliescamente e stupidamente, ha distrutto la Libia e assassinato Gheddafi, e con la complicità di altri due guerrafondai isterici, Obama e Cameron, e l’8 settembre perpetuo dell’Italia, in quel momento rappresentata da Berlusconi. Il risultato è che proprio l’Italia ne paga il prezzo con l’invasione dei “migranti”. Sarkozy ad beluas!

 Spero di essere stato chiaro. Ma corrono voci, dalla Francia, che a votare per le primarie del centrodestra siano stati cani e porci di ogni razza e colore politico, compresa la sinistra. Cioè è come se i tifosi del Milan scegliessero il portiere dell’Inter, o viceversa.

 Le primarie non sono dunque una cosa seria; e ricordiamo non pochi buffi esempi italiani. Lo sono negli Stati Uniti, dove i repubblicani votano per i repubblicani e i democratici per i democratici, e se un democratico mettesse piede in un seggio repubblicano, forse a New York chiamano la polizia, ma in Arizona gli sparano; e viceversa. E dove i repubblicani sono repubblicani di padre in figlio fin dal 1776, e viceversa.

 In Italia, le primarie si facevano, eccome, un tempo: e avvenivano attraverso una genuina e verificabile vita di partito, condotta nelle sezioni e federazioni e qualsiasi altra occasione, ivi compreso aver partecipato a piazze burrascose e aver affisso manifesti più o meno legali. Allora il camerata si distingueva dal compagno e dall’aderente a qualsiasi altro movimento o partito; e a nessuno sarebbe venuto a mente di cercare presunti “valori comuni”; anzi ognuno s’ingegnava a rafforzare le identità. Ovvio che, così, erano quasi naturali le selezioni della classe dirigente dei candidati a qualcosa.

 Poi, con il compromesso storico e le convergenze parallele, le differenze andarono sfumando in nome del potere. Il pretesto più ovvio fu l’antifascismo, che permetteva tenui comunioni tra democristiani e comunisti e liberali: un minimo comun denominatore, che però imponeva di stare assieme in nome del minimo, senza nemmeno nominare le divergenze.

 Nel 1995, con Alleanza nazionale, anche i fascisti divennero antifascisti, e la confusione fu totale. Se oggi io andassi a votare per le primarie del PD o di Fratelli d’Italia, tutto quello che mi chiederebbero sono due euro. Preferisco giocarmeli al superenalotto.

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