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Ma la Calabria può aspettare l'alta velocità?

E’ diventato l’argomento principale di questo scorcio d’estate calabrese. Da quando il Presidente del consiglio Matteo Renzi, nel corso della recente direzione nazionale del Pd, ha dato prova di aver scoperto che l’alta velocità ferroviaria non arriva a Reggio Calabria non si parla d'altro. Durante il suo intervento, Renzi ha sottolineato la necessità di far arrivare i treni veloci anche in Calabria. Ad offrire ulteriore impulso al dibattito, ci ha pensato il Ministro delle infrastrutture Graziano Delrio che, in un’intervista concessa a Repubblica, ha annunciato che non ci sarà alcuna estensione della rete sulla quale viaggiano i treni super veloci. Al limite ci potrà essere una linea meno lenta dell’attuale, ma niente di più. Ovviamente le reazioni non si sono fatte attendere. Tasversalmente si è alzato il coro dei politici calabresi che hanno reclamato la necessità di far arrivare, anche, a Reggio Calabria i treni capaci di sfrecciare a 300 all’ora. L'indignazione manifestata dalla classe politica calabrese, per il niet del Ministro, potrebbe essere apprezzabile qualora non somigliasse ad una pessima rappresentazione da teatro delle ombre. Le reazioni di questi giorni, infatti, mal si conciliano con il silenzio dei mesi scorsi, quando il Governo presentò il Def, ed in particolare l’allegato "Programma delle infrastrutture strategiche" nel quale non è stato inserito nessun progetto destinato ad ammodernare la rete ferroviaria calabrese. In altre parole, il dibattito di questi giorni è un semplice gioco delle parti. Non essendo previsto nel Documento economico finanziario del Governo alcun intervento in merito, per il prossimo futuro, in Calabria non ci sarà né alta né media velocità. Il dibattito in corso, quindi, in assenza di conseguenti misure, è poco meno di un passatempo estivo con il quale prendersi gioco dei calabresi. In ogni caso, la discussione potrebbe essere apprezzata in ragione del fatto che rappresenta un corollario al dibattito innescato dal rapporto Svimez che ha fotografato la condizione di estremo ritardo nella quale versa la Calabria. L’alta velocità rischia però di diventare un feticcio, un’effimera speranza destinata a trasformarsi in cocente delusione. Un riedizione, in chiave moderna, di quegli interventi “salvifici” più volte propagandati nel corso della Prima repubblica e la cui unica funzione era di prendere tempo. Il rischio, quindi, è che l’alta velocità diventi qualcosa di analogo alla Trasversale delle Serre, alla Salerno - Reggio Calabria o, peggio ancora, al V centro siderurgico di Gioia Tauro. Per molti, poi, la realizzazione dell’alta velocità sembra essere improvvisamente diventata la misura indispensabile per far uscire dal pantano la Calabria. Si tratta, con tutta evidenza, di una valutazione che non tiene conto del tempo necessario alla sua realizzazione. Giusto per fare un esempio, la costruzione della rete Tav tra Milano e Bologna ha richiesto 15 anni. Ad essere ottimisti quindi, tra progettazione, iter per l’aggiudicazione dei lavori e realizzazione dell'opera servirebbero almeno 20 anni. Siamo sicuri che i calabresi possano attendere tutto questo tempo?

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