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Sui meridionali aveva ragione Cesare Lombroso

 Marco Ezechia Lombroso era un ebreo di Verona, ivi nato nel 1835; per oscurare l’Ezechia giudaico gli sarebbe bastato Marco, però, nel dubbio, si fece chiamare Cesare. Resta dunque il sospetto che ce l’avesse con gli Ebrei, stando così in numerosa e qualificata compagnia di pensatori parimenti di sangue ebraico: san Paolo, Torquemada, Marx, Freud… Scopertosi romanamente Cesare, fece il medico militare dell’esercito sardo, poi italiano, ed ebbe a che fare con gli insorti detti briganti. Qui s’improvvisò antropologo. Prestatemi attenzione. L’illuminismo è l’infanzia della scienza, con qualche importante intuizione; il positivismo (seconda metà dell’Ottocento) ne è l’adolescenza, e mescola il razionalismo con le emozioni: madame Curie e i suoi amici la sera evocavano i morti, solo che chiamava ciò non spiritismo ma mesmerismo e magnetismo animale. Ignoravano, allora, ogni nozione di genetica seria, e ci vorrà quasi un secolo per avere idea del DNA. Si contentavano degli aspetti meno importanti, e meno scientifici, dell’analisi antropologica: colore della pelle, forma del cranio… Il razzismo era un dogma. Kipling sosteneva seriamente “il fardello dell’uomo bianco”, per cui gli Inglesi dovevano incivilire il mondo; i Francesi, nelle loro sporadiche scuole africane, insegnavano, in francese, le improbabili glorie di Vercingetorige e una versione edulcorata di Waterloo; gli Americani avevano risolto il problema indigeno con lo sterminio e le riserve; eccetera. Lombroso affrontò, con tali premesse, il problema dei briganti: com’era possibile che i giacobini del 1798 e i piemontesi del 1860, che venivano a liberare i Meridionali, venissero accolti a fucilate invece che a fiori e donne disponibili? Spiegazione chiarissima: dalla forma del cranio, si vede che sono criminali. Si fece dunque fornire crani; e, per levarselo di torno, gliele rifilarono di ogni genere; misurò, e scoprì la delinquenza ereditaria. Poi si narra che dicesse una cosa simile anche di Alessandro Manzoni. Il quale, detto inter nos, le sue turbe psichiche le vantava, eccome! Comunque, nel complesso Lombroso non aveva tutti i torti, quando diceva che i Meridionali abbiamo tare ereditarie; solo che sono il contrario di quello che pensava lui. Noi non siamo intellettualmente inferiori, ma proprio l’opposto: siamo molto, ma molto superiori intellettualmente a qualsiasi altro popolo del mondo. Di conseguenza, la nostra nettissima e inguaribile inferiorità: infatti, noi, invece di fare, pensiamo. I risultati delle nostre nebbie mentali sono sotto gli occhi, e la Calabria, più intelligente ancora del resto del Sud, è l’ultima d’Europa, e, pensa oggi pensa domani, la recente è che perdiamo 20 milioni di euro di fondi europei per incapacità della Regione di scrivere due righe. Mascalzoni! Ah, se avessimo un Marco Ezechia Cesare Lombroso! Altro che museo dei crani, farebbe un museo degli imbecilli intellettuali con laurea.

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