La Bonino, i kamikaze di Bruxelles ed i mafiosi di Platì

La Bonino ha paragonato a Platì la kasbah che la follia del Belgio ha messo assieme nel cuore di Bruxelles e a duecento metri dai palazzi europei; e dice che i terroristi trovano a Bruxelles la stessa omertà che trovano a Platì i mafiosi. Il paragone non regge, a dire il vero. Bruxelles è una grandissima città, e i quartieri abitati da forestieri islamici sono popolosissimi; e, ripeto, è il centro dell’Europa burocratica. Platì è un paesello aspromontano che, all’anagrafe, conta forse tremila anime, però una buona parte abiterà, di fatto, o a Reggio o a Milano, o anche solo a Bovalino e Melito, e tiene la residenza per il voto e le tasse. La percentuale di mafiosi è un poco più alta del giusto, sempre meno della percentuale di assassini a Bruxelles. Non regge, perché a Platì ci sarà, credo, una stazione dei Carabinieri, e non ci può essere altro, stante la scarsa rilevanza del borgo; e i marescialli hanno compiuto e compiono più del loro dovere; mentre nella capitale del Regno del Belgio e dell’Unione, suscitano cachinni e pena la magistratura, la polizia e i servizi segreti, che dovrebbero essere numerosi e funzionanti e superattrezzati. Se proprio dobbiamo fare un paragone, va tutto a vantaggio di Platì. Non so se ve ne siete accorti, ma il Pianeta intero (tranne Obama, ma non fa testo) si sta scompisciando dal ridere alla sola parola Belgio! Anche Francia, per vero. Però, sapete che mondo corre? Che tutto il mondo conosce Platì, e magari, a furia di sentirne dire, crede sia una sterminata metropoli piena di “killer” e vittime; mentre c’è voluta una strage perché sapessimo in che disperate condizioni versa una città enorme e così vitale per la vita stessa del continente qual è Bruxelles, e prima credevamo fosse un simpatico borgo tra i mulini a vento. Nessuno ci aveva informati che Bruxelles viene chiamata affettuosamente Belgistan, e che tra una moschea e l’altra circolano bombaroli e assassini vari. E circolano indisturbati, a Bruxelles; mentre a Platì, i rarissimi latitanti sono latitanti davvero, nascosti a vita in cantina, e appena mettessero il naso fuori, l’Arma li arresterebbe senza battere ciglio. Invece a Bruxelles li “fermano”, poi subito fuori con tante scuse; se, sporadicamente, li fermano. Dov’è la differenza? Che a Bruxelles regna sovrana l’omertà del politicamente corretto e del buonismo e dei gessetti; e il silenzio più tombale. In Calabria, invece, dilagano e sgavazzano gli antimafia di mestiere, e mestiere ben retribuito, i quali scrivono libri, girano film, svolgono a scuola “progetti”, fanno carriera, si prenotano la santità subito, passano per eroi e combattono una mafia che ignora anche la loro esistenza; e basta un’occhiata ai giornali e tv per scoprire che in Calabria gli antimafia sono tanti ma tanti ma tantissimi di più dei mafiosi. Ah, dimenticavo che ogni tanto un antimafia o un’antimafia, vedi la Canale, finiscono al gabbio per truffa. Il risultato è che, nell’immaginario di tutti, compresa la Bonino, la Calabria evoca solo il concetto di mafia, per altro banalizzato all’idea sbagliatissima che se io capito a Platì mi derubano, mentre è assai più facile mi offrano il pranzo: e guai se rifiuto o se non divoro l’abnorme tavolata! Si offendono, o, peggio, mi catalogano come “om’e pinna”, cioè esangue e psicotico e noioso intellettuale, incapace e perciò indegno delle soppressate e del vino. Che vergogna, sarebbe! Meno male che non è il mio caso, e molti potrebbero testimoniarlo, ivi compresa la mia bilancia. Conclusione: la Calabria non è una terra fortunata; però i Calabresi siamo bravissimi a darci potenti zappe sui piedi.

 

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