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Monumento alla "Svolta" di Reggio: una carcassa di lamiere accanto al Parco dei Bambini

Leggere i comunicati che qualche mano marziana verga in nome e per conto degli amministratori comunali di Reggio Calabria equivale, come noto, ad una sbornia di illusioni. La descrizione di un mondo immaginifico, concepita in deliri di velleitaria onnipotenza che, solo per l'assenza di specifica competenza comunicativa da parte dei materiali trascrittori, non si traduce in un inganno realmente perpetrato ai danni di un'intera collettività. Chiunque fra i reggini, per fortuna, sa che, anche soltanto mettendo il naso fuori dalla finestra, lo spettacolo degradante che si spalanca sotto i propri occhi è, per mille ragioni, umiliante. Di esempi se ne potrebbero ogni giorno raccogliere a migliaia. Per oggi valga, più di mille articoli, il collage contenuto nella foto a corredo dell'articolo. Anche in questo caso, come in altri analoghi, la zona "fortunata" non è un lontano vicolo nascosto in mezzo al nulla, ma Via Botteghelle. A far da cornice a questa immonda scena, ennesima lampante testimonianza della sciatta gestione della "cosa pubblica", insistono il Palazzetto dello Sport entrato nella storia del basket italiano per le gesta della Viola e delle gesta eroiche dei suoi campioni anni '80, ed il Parco dei Bambini. L'automobile, sventrata e devastata, è la perfetta metafora delle attuali condizioni della città. Si trova lì, per quanto possa apparire incredibile, da anni ed anni. Nonostante la sua presenza sia stata ripetutamente segnalata a chi di (in)competenza, continua ad essere ferma in un tempo sospeso, immobile. Un monumento all'incuria, all'imbarbarimento in cui è immersa Reggio Calabria. E, come se non bastasse, per dare prova che il circolo vizioso, tra conduzione inadeguata di una comunità e volgare cafonaggine pubblicamente esibita da frange incontrollate della cittadinanza, è in costante ed imperituro movimento, qualche esemplare, appartenente alla tribù dei selvaggi indifferenti al vivere civile, ha ritenuto naturale arricchire il "quadro postmoderno" abbandonando un water. E qui è preferibile fermarsi con le parole e non proseguire oltre con le similitudini.

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