Calabria: duro j'accuse dell'Usb a Oliverio

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta indirizzata dall'Unione sindacale di base al Presidente della Giunta regionale Mario Oliverio

"Presidente Oliverio,

lei oggi ci ha chiamati qui per celebrare i due anni di attività della Giunta regionale.

Non sappiamo quali fantastiche favole sull’operato della sua Giunta lei vorrà raccontare oggi, quello che sappiamo con certezza è che lei ha sistematicamente rifiutato il confronto con la USB Calabria, organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa e firmataria degli accordi nazionali, scegliendo invece, quali suoi interlocutori, solo e soltanto le OO.SS. (magari anche quelle non rappresentative) che  hanno supinamente accettato le sue scelte; quelle organizzazioni sindacali che, pur di firmare magari per sedere su comode poltrone, spesso non guadano nemmeno i contenuti, né quali effetti quelle scelte producano sui lavoratori, sui disoccupati, sui cittadini di questa regione.

Oggi siamo in piazza e ci resteremo, perchè la USB Calabria non vuole fare da claque alla sua politica regionale.

Perché? Saremo stringati:

-        Sanità calabrese? Allo stato la Calabria ha 3 posti letto ogni 1000 abitanti, servizi dismessi e pendolarismo tra le varie provincie per potersi curare, milioni di euro, invece, spesi per pendolarismo fuori regione, mentre gli unici suoi interventi sono stati quelli di fare una sterile opposizione al suo stesso partito che ha nominato il Commissario

-        Politica energetica? Nessun intervento. Eppure basterebbe puntare decisamente sulle energie rinnovabili e far sì che si abbattano o azzerino i costi legati al consumo energetico, riducendo in tal modo le spese per le aziende le quali, magari, con i risparmi potrebbero assumere.

-        Aeroporti calabresi? Beh, la realtà è sotto gli occhi di tutti: uno già chiuso, un altro moribondo ed un terzo, lasciato in mano a personaggi noti, galleggia sfruttando i lavoratori e le norme che gli hanno consentito di utilizzare ragazzi nel progetto giovani, senza retribuirli.

-        Trasporto regionale? Non esiste nessuna linea ferrata, degna di essere chiamata così, per merci e persone e, quando hanno dismesso alcune tratte, c’è stato da parte sua il totale silenzio.

-        Viabilità stradale? La 106 nel tratto lucano e pugliese è tutta a quattro corsie, mentre nella nostra regione, lo è solo per un breve tratto tra Soverato e Catanzaro, malgrado il numero di morti impressionante. Per non parlare di pezzi di strada crollati, ponti fortemente lesionati e a grave rischio. Il trasporto pubblico locale, con i collegamenti tra le varie città, presenta dei disservizi davvero impressionanti. Infine, lei ha accettato che si propagandasse la menzogna del completamento della A 3, guardandosi bene dall’affermare che 58 chilometri di autostrada, tutti sul territorio calabrese, non sono stati ammodernati, né lo saranno mai.

-        Porti calabresi? Gioia Tauro continua ad essere mal collegato e, anche grazie a questo, in piena crisi, con lavoratori in fase di dismissione, per non parlare poi di Corigliano e Crotone ….

-        Fondi Europei 2014-2020? Oltre all’assurdità di fondi restituiti perché non spesi, registriamo che non c’è stata nessuna programmazione seria, lentezze nella progettazione, nessun bilancio sulle prime spese e sui risultati, nessun disegno su come utilizzarli per  creare occupazione e sviluppo.

-        Patto Calabria? Con questo, Presidente, si è superato, ha chiamato attorno a sé i suoi amici sindacalisti, quelli che hanno sempre taciuto di fronte a scelte scellerate e che ora dovrebbero approfondire tematiche quali “rischio idrogeologico, bonifiche, rifiuti, rete idrica e rischio sismico”!!!!!! Bella compagnia si è scelta!

Eppure su queste politiche, così come su altre problematiche, la USB Calabria aveva ed ha tante cose da dire e da proporre, probabilmente non in linea con la sua (e dei suoi amici pseudo-sindacalisti) idea di gestione della cosa pubblica, ma certamente in grado di produrre un confronto utile anche a lei e, soprattutto, in grado di far vedere ai nostri corregionali, che una politica di sviluppo economico e di occupazione nella nostra regione è possibile.

Lei è qui oggi per autocelebrarsi, ma lei Presidente sa perfettamente a quanto è arrivata la disoccupazione in Calabria, con quella giovanile, soprattutto, che ha superato il 65%, sa quanta gente è stata posta in mobilità, sa quanti corregionale della mobilità in deroga aspettano di essere pagati perché i soldi inviati dal governo centrale sono stati stornati.

Lei queste cose le sa, per questo motivo oggi la USB Calabria non entrerà e non le farà da claque, ma rimarremo in piazza a fare questo sit-in e, quando vorrà riconoscerci il nostro ruolo di rappresentanti dei lavoratori, dei precari, dei cittadini, dei disoccupati di questa regione, ci convochi !!!"

Confederazione regionale Usb Calabria

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Referendum, tutti i numeri del voto in Calabria

Sono aperti dalle 7 di questa mattina i seggi elettorali per il referendum costituzionale. Gli elettori chiamati ad esprimere il loro voto, entro le 23 di oggi, sono complessivamente 46.714.950, di cui 22.465.280 uomini e 24.249.670 donne.

IL REFERENDUM IN CALABRIA

Per quanto riguarda la Calabria, le sezioni allestite sono 2.414, mentre gli aventi diritto sono 1.553.741. Diversamente dal resto del Paese, in Calabria gli elettori di sesso femminile rappresentano la  maggioranza (804.337 donne -  749.404 uomini).

Il maggior numero di elettori, 573.558, risiede nella provincia di Cosenza dove sono state allestite 873 sezioni; a seguire quella di Reggio Calabria i cui 430.335 elettori sono distribuiti in 699 sezioni. Numeri decisamente più contenuti in provincia di Catanzaro dove, i 288.862 aventi diritto potranno votare in 422 sezioni. Infine, nelle province di Crotone e Vibo Valentia le persone chiamate al voto sono rispettivamente 133.133 e 127.853. Per quanto riguarda il numero delle sezioni, nel vibonese ne sono state predisposte 211, contro le 209 allestite nel crotonese.

Ai calabresi residenti nella regione vanno aggiunti quelli che vivono all’estero ed hanno votato per corrispondenza. I dati indicano che i calabresi chiamati a votare fuori dai confini nazionali sono stati stati 325.729, dei quali 168.886 uomini e 156.843 donne.

Al di là dei numeri, giova ricordare che per essere valido il referendum di oggi non necessita del raggiungimento del quorum. In altri termini non è necessaria la partecipazione di un numero minimo di votanti per considerarne valido l’esito.

IL QUESITO

Questo il quesito sul quale gli italiani sono chiamati ad esprimersi:

"Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente 'Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?".

Magalli offende i calabresi e il web si indigna

Durante la trasmissione de “I fatti vostri” Giancarlo Magalli si è reso protagonista di un episodio sconcertante. Durante il gioco delle telefonate agli spettatori a casa il conduttore del programma ideato da Michele Guardì ha provato a parlare con il signor Antonio di  Casignana (Reggio Calabria), senza ottenere risposta, a questo punto Magalli ha detto: "Ci abbiamo provato anche oggi … se poi voi andate in giro a scippare le vecchie è colpa vostra...lo fanno...lo fanno, non stanno a casa perché a quest'ora si danno a queste attività criminali …".

Solo una battuta ha precisato il popolare presentatore, ma la reazione degli utenti dei social network è stata violentissima e la pagina facebook di Magalli è stata invasa dai commenti di molti calabresi indignati: Adriano, ad esempio, ha posto in evidenza che la frase di Magalli era espressione di un razzismo indegno “figlio di pregiudizio e di ignoranza”, mentre Rocco invita il conduttore ad “andare a zappare la terra”. Anche su twitter è scoppiata la polemica:  Paips (@pippo_netti) ha scritto “magalli ai giardinetti, subito!” e Gabriella Corsaro (@cherubriella) ha scritto amaramente “Cu vaci a burzi no bbada i cu su! #Magalli questa è ironia amara di una calabrese indignata dalla tua superficialità. #l'originenonèonestà!”.

In realtà, molti calabresi hanno preso le difese del conduttore, il quale, durante la serata, ha cercato di spiegare con un video sulla sua pagina facebook, il senso della sua frase spiegando che si trattava solo di una battuta “per capire la quale occorre avere senso dell'umorismo e non avere la coda di paglia. E non ne vorrei più parlare” e ancora: “Non ho mai detto che a Casignana o in Calabria scippano... mi dispiace, chiedo scusa se qualcuno si è offeso o e si è sentito chiamato in causa … ma io non l’ho chiamato in causa. Detto questo, speriamo che si raggiunga una tranquillità, perché ci sono cose più serie cui pensare”. 

L'episodio conferma che lo stereotipo del calabrese “brutto, sporco e cattivo” è duro a morire e continua a perpetuarsi nei gesti e comportamenti di persone, le quali dovrebbero essere un esempio per milioni di spettatori. Sicuramente Magalli ha voluto fare solo una battuta, ma il danno fatto all'immagine e alla dignità del popolo calabrese resta. 

L'episodio conferma che lo stereotipo del calabrese “brutto, sporco e cattivo” è duro a morire e continua a perpetuarsi nei gesti e comportamenti di persone, che dovrebbero essere un esempio per milioni di spettatori. Sicuramente Magalli ha voluto fare solo una battuta, ma il danno fatto all'immagine e alla dignità del popolo calabrese resta.

 

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Il Ponte sullo Stretto ed i prigionieri del passato immaginario

Prendo spunto dal Ponte, cui sono istintivamente e razionalmente favorevolissimo; ma rifletto, più in generale, sul misoneismo accanito che dilaga soprattutto nel Meridione. Misoneisti (dal greco misos, odio; e neos, nuovo) sono quelli affetti da una palese turba psichica di conservazione di qualsiasi cosa e rifiuto di ogni innovazione e ammodernamento di qualsiasi vecchiume.  Nulla a che vedere con la Tradizione, la quale è eterna, e perciò non datata e mai vecchia. I misoneisti vivono sempre e solo ai tempi del nonno, il quale, ovviamente, viveva ai tempi di suo nonno, il quale aveva pure lui un nonno… Ciò vale soprattutto per la Calabria. Attenti a questa lezioncina di greco. Nella Calabria Centromeridionale si parla sempre e solo così: “iu ficia”, “iu dissa”, anche se riferito a un attimo fa. Non è dunque un passato remoto, e tanto meno un perfetto latino, ma un aoristo greco (aoristo: tempo verbale senza determinazioni), che indica l’azione verbale come tale e non quando si verifica. Solo all’indicativo, tale tempo può essere narrativo. In Calabria, perciò, è tutto sempre lo stesso, non cambia mai. Aggiungete poi che il “nonno” non è il nonno reale, cioè il padre del padre o della madre, è un nonno simbolico, mitico, che, in genere, ha le seguenti caratteristiche: 1.era nobile (meglio se nobbbbbbbbile); 2.visse quasi cent’anni; 3.lo stimavano tutti per la sua saggezza; 4.era un donnaiolo e si mangiò almeno uno o due immensi patrimoni: segue risata idiota; 4.amava svisceratamente la famiglia, cui si sacrificò fino alla fine; 5.voleva partire volontario in guerra ma la mamma glielo vietò; 6.eccetera, a fantasia. Il nonno così evidentemente contraddittorio e inventato era così bello e santo e perfetto, che non c’è alcuna necessità di cambiare niente. Il Ponte sullo Stretto? Ma dai: il nonno andava a Messina a nuoto! Il computer? Ma dai, il nonno “non firma perché nobile”, cioè analfabeta, non aveva il computer, eppure visse lo stesso cent’anni, e le donne… Eccetera.  È ora di finirla, amici del Sud, con questa invenzione del passato e speranza del futuro; un futuro, ovviamente, uguale al passato.  Ecco la ragione psicanalitica se non psichiatrica del rifiuto di qualsiasi progresso: e nemmeno lo negano, i misoneisti, che è paura! Paura di un terremoto, della mafia, della spesa? Ma no, paura dell’ignoto. In Danimarca c’è un ponte che poi diventa tunnel subacqueo ed esce in Svezia; spettacolare: si vede che nessuno ha avuto paura! Corollario storico. Nel 1839, Ferdinando II tracciò la prima ferrovia d’Italia. Erano tre chilometri, ma, come si dice, chi bene inizia è alla metà dell’opera… Macchè, nel 1860 c’erano, in tutto, 99 km da Salerno a Capua; più enormi faldoni di progetti a bei disegnini. Vedete cos’è il misoneismo meridionale?

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