Dalle Serre a Riace, il cammino dei pellegrini dei Santi Medici

Il nome di Riace evoca inevitabilmente i Bronzi, le due magnifiche opere d’arte custodite nel museo nazionale di Reggio Calabria. Riace, però, non è solo il paese dei Bronzi, è soprattutto il luogo in cui ogni anno convergono migliaia di fedeli per rendere omaggio ai Santi Medici.

Tra i numerosi pellegrini, la pattuglia che arriva dalle Serre è da sempre particolarmente nutrita.

Nei giorni della festa, molti abitanti dell’area serrese, spinti dalla devozione e non solo, si mettono in cammino per raggiungere la cittadina ionica.

In molti casi, si tratta di un vero e proprio cammino della fede in occasione del quale, centinaia di uomini, donne, vecchi e bambini, sfidano la stanchezza e talvolta le intemperie, pur di portare il loro omaggio ai santi Cosma e Damiano. Fin dalle prime ore della mattinata lungo malmessi sentieri ed antichi tratturi, i fedeli, seguendo un silenzioso richiamo, si mettono in marcia.

Si tratta di un rituale che affonda le radici in un lontano passato, nel tempo in cui, come ha scritto Emile Bertaux, «il pellegrinaggio non è (ra) uno straordinario dovere di pietà, ma un atto periodico della vita, diventato necessario quanto il lavoro di ogni giorno. Esiste per il pio viaggio un tempo stabilito, come per particolari lavori di campagna; il momento in cui la tradizione ha fissato le partenze verso i santuari oggetto di culto è determinato dalle stesse condizioni di clima che regolano le migrazioni dei pastori e dei mietitori: il contadino lascia i campi per i santuari nel momento in cui la terra, abbandonata a se stessa, può continuare un lavoro in sordina, senza l’aiuto dell’uomo».

Una festa singolare quella in onore dei Santi Medici, i due gemelli di origine araba che, secondo la tradizione, sarebbero diventati martiri in Siria ai tempi dell’imperatore Diocleziano. Una festività che rimanda agli antichi culti introdotti in Calabria dai monaci Bizantini.

Anche la Chiesa ortodossa celebra, infatti, Cosma e Damiano nei giorni del 1 luglio, del 17 ottobre e del 1 novembre. La devozione “serrese” in onore dei Santi Medici trova conferma nella diffusione dei due nomi presso molte famiglie.

Un’usanza scemata con il trascorrere del tempo e con l’esigenza di offrire, più che a Santi e Beati, ad improbabili personaggi televisivi il nome dei propri discendenti. Il pellegrinaggio dovrebbe essere devozione, espiazione, fede e speranza, ma nel corso degli anni ha subito una profonda trasformazione al punto che, in molti casi, è diventato una sorta di svago, quasi un divertissement. Del resto, l’aspetto ludico o utilitaristico non appartiene solamente ai nostri giorni.

Sul finire del Seicento, padre Giovanni Fiore da Cropani scriveva, infatti, che i pellegrini muovevano alla volta di Riace per « la devozione, e pel nobile e grandioso mercato o fiera [che] si fa in questo giorno ivi».

Non va però trascurato chi ancora vive il pellegrinaggio in aderenza agli antichi principi. Il percorso, per quanti partono dalle Serre, è caratterizzato da alcuni significativi passaggi intermedi.

Il santuario di monte Stella, in prossimità di Stilo, diventa, infatti, luogo di sosta e ristoro per coloro i quali sulle pendici dell’antico eremo bizantino trascorrono la notte in attesa di riprendere all’alba la via del pellegrino.

Alcuni, invece, sono soliti sostare e rifocillarsi a Stignano, piccolo borgo alle porte di Riace.

La notte, in attesa di riprendere il cammino, rappresenta l’occasione per cimentarsi in veglie di preghiera, in canti dal motivo più o meno religioso o in conviviali deschi attorno ai quali il vino solitamente si alterna agli altri piaceri del palato.

Andare all’origine della diffusione di un evento che coinvolge buona parte degli strati popolari serresi non è affatto semplice. L’unica certezza sembra essere quella che indica il 1669 quale data di origine dei festeggiamenti, che pare siano iniziati a Riace in seguito all’arrivo delle reliquie di San Cosma.

Una genesi peraltro confermata da padre Giovanni Fiore da Cropani, il quale ne “La Calabria Illustrata” (la cui ristampa, qualche anno addietro, è stata curata di Ulderico Nisticò) scrive: «Li SS. Cosimo e Damiano. Si fa festa singolare a questi gloriosi martiri in più luoghi della Calabria […] altresì nel territorio di Riace, villaggio della città di Stilo, diocesi di Squillaci, dove si adorano con gran venerazione le reliquia di questi santi miracolosi, con gran concorso di buona parte della provincia».

Si tratta, quindi, si una festa la cui tradizione viene rinnovata ogni anno attraverso singolari atti di fede, non da ultimo, il ballo dei gitani che al ritmo del tamburello offrono la testimonianza della loro devozione ai Santi venuti dall’Oriente.

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Riace: minacce a componenti associazione interculturale, arrestato nigeriano

Un 33enne di origine nigeriana è stato arrestato dai Carabinieri della Stazione di Riace dopo essere stato colto nella flagranza di tentata estorsione, resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata. L'uomo, senza fissa dimora, dapprima avrebbe impedito all'interprete di un'associazione che opera nel centro jonico di salire a bordo della propria autovettura e successivamente avrebbe ripetutamente spintonato e minacciato il presidente del sodalizio che gestisce il progetto "Posti Straordinari Prefettura di Reggio Calabria". All'origine dell'aggressione, la pretesa, da parte dell'extracomunitario, dei 250 euro che spettano agli aderenti al progetto di cui il nigeriano non farebbe più parte. Allertati con una chimata al 112, i militari, giunti tempestivamente sul posto, sono stati spintonati più volte dall'uomo che ha cercato di opporsi alla perquisione. Una volta bloccato il 33enne è stato trasferito nella casa circondariale di Locri.

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I veri luoghi comuni e la falsa immagine della Calabria

Ogni tanto il mondo si accorge della Calabria. Pensate voi per la Magna Grecia, per Gioacchino, per San Francesco di Paola, per i Giglio, per Campanella; per le aree archeologiche e le bellezze naturali? Ma no, sempre per qualche motivo cervellotico e intellettualistico, e nato per partenogenesi dai giornali calabresi.  Il sindaco di un paese di nominali 1820 abitanti, Riace, viene dichiarato da una rivista americana a vasta diffusione tra i 50 uomini "più influenti e potenti" del mondo, unico italiano (manco Draghi!). La notizia non risponde al vero, in quanto non si è mai visto alcun suo atto evocante "potenza", e tanto meno "influenza", nemmeno sui paeselli limitrofi. Si tratta dunque di un caso di notizia creata dalla notizia, cioè letta sui giorni, né risulta che un cronista della rivista abbia mai messo piede a Riace, in Calabria, in Italia, in Europa. La tv araba Al Jazeera, niente di meno, dedica un lungo servizio al "cimitero dei migranti" di Tarsia, voluto da Franco Corbelli e concesso, con soldi (?), da Oliverio. Benissimo! Solo che a Tarsia, in Calabria intera e sul Pianeta non esiste alcun cimitero dei migranti, né un progetto a tal fine, né sono in atto lavori. Sono stati stanziati dei soldi, ci è stato detto, ma nessuno sa dove siano andati a finire: ammesso esistessero davvero. Anche questa è dunque un’autocreazione della notizia, tipo gli UFO: "qualcuno ha visto qualcosa". La tv araba non ha messo piede in Calabria, ha solo letto i giornali. Riflessioni: la tv araba e la rivista americana hanno tenuto un pessimo comportamento professionale. Dovere e prassi volevano che inviassero cronisti a Riace e a Tarsia, poi intervistassero Lucano, Corbelli, Oliverio; e solo dopo affermassero o negassero che a Tarsia sono o saranno sepolti dei migranti; e che invece a Riace ce ne sono tanti felici e vivi… Hanno solo leggicchiato giornali locali. C’è stato un lungo periodo (grazie a Dio, finito!) in cui il Corbelli era più nominato di Renzi su stampa e tv calabresi, imperversando a qualsiasi proposito e sproposito. Facile credere fosse e sia un uomo di chissà quale rilevanza culturale e politica: anche questa notizia, non risponde al vero. Molta stampa locale non ha il senso delle proporzioni, e gonfia notizie e persone oltre la loro reale rilevanza. La Calabria dà di sé un’immagine falsa: o terra violenta di uccisioni eccetera, o santi e benefattori. Anche questa notizia non corrisponde al vero. Ripeto, a ogni buon fine: che fine hanno fatto i soldi del cimitero che non c’è?

 

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Ferisce due persone in un bar e minaccia i Carabinieri: arrestato

I Carabinieri hanno stretto le manette ai polsi di un uomo di 30 anni accusato di lesioni personali, porto di armi ed oggetti atti ad offendere e resistenza a Pubblico Ufficiale. Intervenuti in seguito ad una segnalazione telefonica, i militari dell'Arma della Compagnia di Roccella Ionica, in provincia di Reggio Calabria, sono arrivati presso la struttura di accoglienza "Sprar" di Riace che ospita il 30enne, di nazionalità nigeriana. Sulla base di quanto accertato dagli investigatori, nei minuti precedenti si era reso responsabile di un'aggressione ai danni di un uomo di 39 anni presente in un bar. Poco dopo avrebbe scagliato un tabellone che espone gelati su un 32enne. Entrambe le vittime sono rimaste ferite. Alla vista dei Carabinieri, l'assalitore ha provato a sfuggire alla cattura minacciandoli con una bottiglia di vetro rotta e strattonandoli. Una volta bloccato, è stato accompagnato nel carcere di Locri. 

 

 

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Misura toscana e retorica calabrese

 Una rivista americana ha catalogato tra i cinquanta uomini più potenti e influenti del mondo il sindaco di Riace, Lucano: unico italiano. Siccome Draghi è il presidente della Banca Europea, ed è italiano, mi pare che questa rivista s’informi poco e male. Ma sorvoliamo. Il Lucano invita il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, il quale oggi, 26 aprile, è stato a Riace. Come mai? Intervistato a RAI3, sulla rivista americana ha fatto come me di sopra: ha sorvolato su Lucano, ben certo trattarsi di una svista. Ha però detto di essere curioso di vedere se il modello di un piccolissimo paese che inserisce pochi stranieri (questo è non altro è il caso Riace) può aiutarlo a fare dalle sue parti qualcosa di simile. Ma come, ci sono dei Riace nella ricca e civilissima Toscana? Uh, e quanti. Fatevi una passeggiata nell’Appennino del Pistoiese, o tra Arezzo e l’Umbria; ci sono quei comunelli… sì, quelli che i mattacchioni di Amici Miei vogliono demolire, e il parroco fa suonare le campane a martello come ai tempi dei lanzichenecchi. Quattro case dirute, agricoltura arretrata, strade arcaiche… Insomma, uguali a Riace eccetera. Chi lo sa, dice il Rossi, se qualche profugo… Deve saperlo, che nel Medioevo i ricchi fiorentini importarono schiavi asiatici… e se guardate bene il volto di Renzi, qualche antenato cinese deve avercelo… Niente di strano, abbiamo fatto così anche noi, e siamo zeppi di Neri, Mauro, Sgro, oppure di Russo e Biondo… Schiavi o prigionieri di guerra, ma dopo qualche anno li convertivano con delle carezze e dei pedatoni, e li mettevano in libertà. Insomma, non è tanto strano. Quando poi sperano che si stracci le vesti per il Brennero e per le elezioni austriache, il Rossi si esprime con misura, e dice che non è d’accordo, e fin qui, opinioni; ma poi aggiunge che i problemi ci sono, e non è “un prato di margherite”, la questione degli stranieri. Non dice “stranieri”, ma nemmeno “disperati”, né li chiama “dono”, né “risorse”: si esprime con misura, e mi piacerebbe averlo come interlocutore sui problemi e sulle soluzioni. Non potrei invece dialogare con chi usa il linguaggio della retorica o dell’ingiuria. Dove voglio arrivare? A una lezioncina di linguistica. Rossi è toscano, e, come Renzi, anche se parla in vernacolo è quasi come se parlasse italiano, e con dominio della lingua. Grazie a Dio, lo si può avere anche senza essere toscani; però troppi italiani di tutta Italia si vede troppo bene che sono dialettofoni nativi, e traducono faticosamente in italiano, e italiano scolastico. Perciò fanno irriflessivo uso di frasi fratte, per l’appunto retoriche. Ovvero, non è obbligatorio, parlando di questi forestieri, dover aggiungere ogni santa volta “che fuggono dalla guerra e dalla fame in cerca di una vita migliore”, anche perché molti appaiono belli in salute. Ma se io ho un vocabolario italiano scarso, riempio il mio vuoto di luoghi comuni. Rossi ha risposto in maniera analitica e articolata, come deve fare una persona seria che, di fronte a un problema, cerca di risolverlo, non finge che non sia un problema. E usa perciò l’italiano con le dovute sfumature. Scusate, ma facevo il professore; e i miei allievi parlavano in italiano anche per le barzellette e le battutacce. Se troverà di suo gradimento l’esperimento di Riace, Rossi magari lo adatterà a Chiesina Uzzanese. È un borgo sulle montagne, che oggi non so, ma quando nel 1972 lo visitai per caso, ritenni subito che Nardodipace al confronto fosse una metropoli. Già, se i Calabresi viaggiassero un poco, si accorgerebbero che noi siamo messi male, ma anche gli altri, a modo loro, non scherzano. Del resto, scusate, è mille volte più tranquillo passeggiare di notte nei dintorni di Platì, che in pieno giorno a Bruxelles! E anche i pochissimi forestieri che vivono stabilmente in Calabria sono quasi tutti persone per bene, mica seguaci di califfi.

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Un arresto dei Carabinieri per tentata rapina e resistenza a Pubblico Ufficiale

E' accusato di resistenza a Pubblico Ufficiale e tentata rapina un uomo di 30 anni che i Carabinieri hanno colto in flagrante e arrestato. Ospitato all'interno di un centro che rientra nel progetto "Sprar" concepito per l'accoglienza dei migranti, D.J., di origini nigeriane, avrebbe ferito ad una mano un addetto della struttura di Riace, in provincia di Reggio Calabria, nel tentativo di compiere un furto.  In Italia dal settembre dello scorso anno, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe anche ribellato nel momento in cui i militari dell'Arma giunti sul posto in seguito ad una segnalazione telefonica, lo hanno perquisito. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Locri ha disposto la convalida dell'arresto sottoponendo il cittadino extracomunitario al provvedimento dell'obbligo di firma. 

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"Fortune": sindaco calabrese unico italiano tra i 50 "Grandi" del mondo

C'è un solo italiano, ed è calabrese, nell'elenco che "Fortune" ha stilato, come ogni anno, delle personalità più rilevanti del panorama mondiale. Il lavoro compiuto nel corso degli anni con i migranti ha permesso a Domenico Lucano, sindaco di Riace, in provincia di Reggio Calabria, di essere inserito nella graduatoria dei 50 leader con maggior influenza sul pianeta. La prestigiosa classifica pubblicata dalla celebre rivista statunitense colloca il Primo Cittadino del borgo calabrese in quarantesima posizione. Durante il suo mandato, l'Amministrazione Comunale da lui presieduta, si è prodigata per ospitare più di seimila cittadini extracomunitari che, grazie al supporto istituzionale, sono riusciti ad avviare numerose iniziative di carattere artigianale ed imprenditoriale in grado di restituire nuova linfa al piccolo centro abitato 

Denunciate 9 persone per furto di energia elettrica

Nove persone sono state denunciate dai Carabinieri: furto aggravato di energia elettrica il reato contestato nove extracomunitari. Eseguendo accertamenti con il supporto di dipendenti dell'Enel, i militari dell'Arma della Stazione di Riace hanno verificato l'esistenza di allacci abusivi tramite cui la corrente arrivava negli alloggi degli indagati, tutti di origini extracomunitarie. La denuncia è scattata pure nei confronti della persona cui è intestata l'utenza Enel, legale rappresentante dell’associazione dedita ad accogliere i migranti e che ospita i profughi in attesa di asilo politico. 

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