Calabria, niente mare per i disabili? L’appello di Sestito (Uildm) per un turismo più inclusivo e accessibile

“Ciao ciao mare” recita una famosa canzone di Raoul Casadei. Ritornello ripreso ironicamente dal presidente provinciale Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare) di Catanzaro, Giovanni Sestito, per esprimere la sua preoccupazione “per la perdurante mancanza di accessibilità delle spiagge calabresi per i disabili”.

Sestito afferma, in una nota stampa, che il turismo balneare, anche quest'anno, seguirà “due diverse vie”. Da una parte “coloro che possono godere del bagno in mare” e dall’altra “i disabili che potranno solo osservare da lontano”. Nonostante il successo della Calabria che ha ottenuto ben diciannove Bandiere Blu, rendendola la terza regione d'Italia per questo riconoscimento, Sestito sottolinea che “tante spiagge rimangono inaccessibili per molti”.

“La Calabria non ha ottenuto nessuna Bandiera Lilla”, lamenta il presidente Uildm, riferendosi al riconoscimento biennale assegnato ai comuni che dimostrano un'attenzione superiore alla media per il turismo accessibile ai disabili. Solo Rocca Imperiale ha ottenuto la Bandiera Lilla nel 2022.
“L'accessibilità nel turismo è vitale per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, specialmente nei paesi con una forte vocazione turistica come l'Italia” sottolinea Sestito secondo cui “senza una maggiore attenzione al tema, tante località rischiano di perdere una quota di mercato in crescita, in quanto il numero di utenti finali del turismo accessibile aumenta costantemente”.

Sestito conclude, quindi, il suo appello alla Regione Calabria e all'assessore alle Politiche Sociali con un messaggio chiaro: “Si parla tanto di inclusione, ma queste parole devono essere tradotte in azioni concrete”. In conclusione, dichiara, “anche quest'anno canterò ciao ciao mare”. Un triste riconoscimento del fatto che “molti saranno ancora esclusi dall'esperienza della spiaggia quest'estate”.

Lega: "Il dossier Mare Nostrum 2021 di Legambiente deve far riflettere!"

"Ancora una volta la Calabria esce distrutta e mortificata dal dossier annuale di Legambiente! Nessun miglioramento nel tempo e sempre negli ultimi posti nelle classifiche nazionali sia per i reati ambientali e per le denunce (quinto posto, dopo Campania, Sicilia, Puglia e Lazio), che per l’inquinamento marino e la pesca illegale (quarto posto). Ma, quello che fa maggiormente paura è il continuo abusivismo edilizio e l’inerzia delle amministrazioni che dovrebbero procedere alle relative demolizioni! Le ordinanze di demolizione, infatti, nei comuni costieri sono state eseguite solo nel 24,3%. Un'assoluta mancanza di azioni che, naturalmente, non solo lascia in piedi oltre il 75% dei manufatti abusivi, ma stimola ad eseguirne altri, visto che le sanzioni non si attuano. Una pagina ancora più pesante per l’inquinamento legato a depuratori inesistenti o mal funzionati o, comunque, agli scarichi fognari abusivi, sversamenti illegali di liquami e rifiuti. In sostanza, una situazione di estrema e profonda illegalità che regna sovrana da moltissimi anni e mai nessuno delle autorità competenti è riuscito ad intervenire per cercare di mettere fine ai tantissimi reati e per tentare di migliorare una condizione con rilevanti danni per la Calabria. L’ambiente ha necessità della dovuta attenzione che, però, nella nostra regione manca e tutti quelli preposti ai controlli spesso preferiscono voltarsi dall’altra parte ritenendo che non sia un campo d’interesse. Si tratta, invece, di una risorsa fondamentale per la crescita della Calabria che deve assolutamente cambiare pagina e passo. La politica deve fare il proprio dovere fino in fondo con la individuazione di persone competenti, capaci e oneste culturalmente e mentalmente. Chi non comprende che l’ambiente è una risorsa rilevantissima e preziosa per la nostra terra non può,certamente, rivestire collocazioni di rilievo. La Calabria non ha un piano regionale organico per la tutela ambientale e per lo sviluppo turistico: una miopia che è la conseguenza di una mancanza di sensibilità e di competenza. Dall’altra parte, le Forze dell’Ordine e la Magistratura, che tanto hanno fatto per reprimere i reati ambientali, devono attrezzarsi con reparti speciali e con un pool di magistrati che possano affrontare decisamente e autorevolmente questo settore che fino ad oggi non ha avuto la giusta e dovuta considerazione. La Lega, sarà sempre più incisiva e farà di tutto per ripristinare una legalità pesantemente calpestata da anni di incuria, omissioni e incapacità politica e gestionale. Le risorse finora spese senza alcun risultato dovranno essere addebitate agli amministratori leggeri e forse facenti parte del sistema delle lobby di potere che hanno e continuano a rubare in danno di tutti i calabresi. Anche su questo si chiede una maggiore attenzione da parte degli organi di controllo ed in particolare delle Procure della Repubblica e della Corte dei Conti. Un’azione unitaria e straordinaria che dovrà ripristinare quella legalità concreta che finora è mancata".

E' quanto scrive in una nota il commissario regionale della Lega, Giacomo Francesco Saccomanno.

 

L’Associazione direttori d’albergo Italia contro lo spot di Klaus Davi

Riceviamo e pubblichiamo

“La nostra terra di Calabria e le sue infinite coste fanno parte delle nostre ricchezze e del nostro prodotto turistico. In questo caso la Riviera dei Gelsomini messa al centro dell’attenzione per via dello spot creato da Klaus Davi merita di essere tutelata e protetta nella propria immagine di territorio ospitale ed evoluto. ADA Calabria Associazione Direttori d’Albergo Italia , insieme alla giunta regionale e al suo Vice Presidente regionale Maurizio Reale cittadino della Locride, non può esimersi dallo sposare il pensiero espresso dal Consorzio albergatori ed operatori turistici della Riviera dei Gelsomini Jonica Holidays.
Alla luce di quanto annunciato, condividiamo in toto il comunicato stampa diramato proprio nella giornata di ieri a firma del direttivo e di tutti gli associati della Jonica Holidays:

Spot Locride, gli albergatori prendono le distanze dal messaggio di Klaus Davi .
Riteniamo il messaggio diffuso da Klaus Davi e da alcuni sindaci per nulla aderente al pensiero dei cittadini della Riviera dei Gelsomini. Siamo un popolo ospitale e solidale per natura, non ci appartiene lo spirito con cui si è prodotto un video di discutibile fattura tecnica (con orrori grammaticali, pezzi di video proprietà di terzi non citati e imbarazzanti inesattezze geografiche) e di vacui contenuti.
Non è questa la nostra idea di rilancio del territorio, a scapito di qualcun altro.
L’Italia ha dimostrato di sapersi unire davanti alle difficoltà, non saremo di certo noi a spezzare questo sentimento comune.
Il nostro invito agli italiani è quello di visitare le meraviglie di cui la nostra nazione è ricca, dal nord al sud, e di scoprire il nostro territorio, la Locride, che al pari di altri offre qualità e bellezza, cultura e tradizione, accoglienza e coinvolgimento.
Siamo una terra di spiagge infinite e di acque cristalline, di natura incontaminata e di paesaggi incredibili, siamo una terra di grandi scrittori e di una storia millenaria, siamo figli di Zaleuco e di Nosside, di Corrado Alvaro e di Saverio Strati, per citarne solo alcuni. Siamo la misteriosa ed inesplorata Magna Grecia, ideale per chi vuole lasciarsi avvolgere da una esperienza quasi mistica. Venite a trovarci perché vi promettiamo nuove ed innumerevoli sensazioni e scoperte, ogni giorno. Sceglieteci per quel che siamo, troverete una dimensione più familiare e certamente non massiva, e questo è per noi un punto di forza.
Il video ideato e realizzato da Klaus Davi è il messaggio di uno straniero in una terra che si è fidata poco di se stessa fino ad oggi, lo prova la scelta di qualche sindaco poco capace di distinguere un prodotto utile da uno dannoso, forse smanioso di veder banalmente scorrere su uno schermo qualche immagine del proprio paese, piuttosto che saper guardare all’insieme.

Come Jonica Holidays, consorzio alberghiero della Riviera dei Gelsomini operante da oltre quarant’anni sul territorio, non avremmo mai avallato una simile iniziativa, se solo qualcuno ce ne avesse dato notizia prima della diffusione, ed avremmo volentieri condiviso con chiunque un video da noi prodotto, qualche anno fa, per una fiera turistica internazionale, e che ha incantato gli ospiti del nostro stand. Lo rilanciamo come modello del messaggio che da anni proponiamo fuori dai nostri confini, sperando che alcuni sindaci non ci propinino altri cavalli di Troia pronti a distruggere il lavoro che a fatica portiamo avanti, spesso senza il loro sostegno. La malafede di Klaus Davi è evidente nella spasmodica ricerca di una visibilità rincorsa per fini strettamente personali. Non siamo disponibili a far diventare strumento di nessuno il nostro impegno ed i nostri investimenti.

In conclusione, ribadiamo la nostra stima verso gli operatori turistici di tutta Italia e della Riviera Romagnola in particolare, con cui spesso ci siamo confrontati durante le fiere turistiche e dal quale confronto abbiamo tratto esempio per nuove idee per la promozione del territorio.

Maurizio Reale - Vice presidente ADA Calabria Associazione Direttori d’Albergo Italia

Spiagge Milano Marittima, attività sportive da fare

Durante le vacanze al mare è bene pensare anche al proprio fisico, proprio per questo chi scegliere di trascorrere le proprie vacanze a Milano Marittima ha a propria disposizione una palestra naturale d’eccezione; la spiaggia.   

Può sembrare un’idea atipica, ma fare attività sportive in una delle spiagge a Milano Marittima è la scelta migliore per beneficiare del clima e delle proprietà dei sali marini. Rimanere all’interno di una palestra per fare sport, quando si ha la possibilità di farlo sulla sabbia o in mare è un vero e proprio errore.

Ecco, una serie di attività che si possono svolgere durante una vacanza a Milano Marittima con il proprio compagno o un gruppo di amici.

Canoa

La canoa è un mezzo di locomozione che può essere utilizzato anche da persone che non sono propriamente dedite alle attività sportive. Non è molto difficile imparare a padroneggiarlo, e si può scegliere come mezzo per scoprire Milano Marittima e le vicine località.

Sicuramente permette di allenare braccia e tutta la parte superiore del tronco, mettendo a dura prova anche gli sportivi più allenati durante le giornate di sole.

Beach Volley

Il più classico degli sport da fare in spiaggia. Si può giocare con un gruppo di amici o con dei perfetti sconosciuti, la cosa non ha molta importanza. Il divertimento e la competitività sono assicurati in ogni caso. Nel caso si giochi con squadre miste, entra in gioco anche la possibilità di fare delle interessanti conoscenze con belle ragazze e che amano fare attività sportiva.

Giocare a beach volley è molto impegnativo, per non rischiare di affaticarsi molto si può scegliere di non giocare nelle ore centrali della giornata e è bene ricordarsi di portare con sé una buona scorta di acqua.

Schiaccia sette
Attività ideale per persone di ogni età, il schiaccia sette è perfetto da giocare sulla spiaggia o in acqua. Nell’acqua è una scelta d’obbligo nelle calde giornate estive, poiché permette di divertirsi e allo stesso tempo di rinfrescarsi in mare.

Il numero di persone coinvolte nel gioco può essere anche superiore di sette, ma più sono i giocatori meno possibilità si può avere di entrare in contatto con la palla. Il consiglio che vi possiamo dare, è quello di non superare mai le otto/nove persone.

Come è facile comprendere, la spiaggia e il mare possono essere un’ottima alternativa alle classiche attività che si eseguono in palestra. In alternativa, per i patiti della palestra è sempre possibilità scegliere un lido che offre attrezzi ginnici all’aria aperta.

In molte località marittime sono sempre di più, i lidi o le palestre dove è possibile fare esercizio sulla spiaggia o in una zona all’aperto. Le attrezzature utilizzate di solito sono studiate proprio per essere utilizzate all’aria aperta. Quindi, non è un problema se si viene “disturbati” durante un allenamento da un acquazzone estivo.

 

Calabria, mari e spiagge invase dalla plastica

L’invasione della plastica nei mari e sulle spiagge non è un problema lontano dalle nostre routine locali quotidiane.

Anche in Calabria, lo Jonio ed il Tirreno sono stati negli ultimi anni oggetto di una progressiva invasione di spazzatura che, oltre a deturpare le bellezze marine e delle spiagge, mette in pericolo la loro biodiversità.

E’ il grido d’allarme lanciato nel corso del workshop #IoSonoMare che si è tenuto ieri a Catanzaro e organizzato dal Ministero dell’Ambiente con Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) e Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nell’ambito dell’omonima campagna nazionale di divulgazione dei risultati dell’attività in Italia della Direttiva UE “Marine Strategy”.

Uno dei descrittori qualitativi previsti dal programma della Direttiva Marine Strategy - che si pone l’obiettivo di conseguire o mantenere un buono stato ecologico dell’ambiente marino di tutti gli Stati membri dell’Ue entro il 2020 – è infatti quello dei rifiuti marini, in cui vengono monitorati i rifiuti spiaggiati, flottanti, sul fondo, i microrifiuti  ed, infine, i rifiuti ingeriti dalle tartarughe Caretta caretta.

In Calabria, il Centro regionale strategia marina dell’Arpacal ha effettuato, nel periodo 2015-2018, il monitoraggio dei rifiuti spiaggiati, seguendo le metodiche imposte dal Ministero.

I punti di monitoraggio sono stati individuati nella Foce del fiume Crati (Cassano Ionio (CS)), a Crotone, Catanzaro-Borgia, Gioia Tauro (RC), Vibo Marina e Cetraro (CS).

I dati raccolti durante il triennio, presentati nel workshop da Laura Pirrera  hanno edivenziato che il numero di rifiuti spiaggiati maggiore è stato riscontrato nei litorali del versante tirrenico (16.986 rifiuti - 2015-2018), rispetto a quello ionico (6297 rifiuti – 2015-2018).

La macrocategoria di rifiuto più abbondante in tutti gli anni analizzati (dal 2015 al 2018) e per i litorali di entrambe i versanti, è stata la plastica, come d’altronde riportato per numerose altre regioni d’Italia.

Relativamente alla macrocategoria “plastica e polistirene”, il trend dal 2015 al 2018 sembra essere in aumento (ad esempio il versante tirrenico sale da 81% a 93%).

Quello che i tecnici del Centro strategia marina dell’Arpacal hanno constatato è che i rifiuti raggiungono il mare prevalentemente attraverso i corsi d’acqua e si distribuiscono non necessariamente in prossimità dei luoghi di produzione.

Proseguono le ricerche dell'uomo disperso in mare

Su richiesta della capitaneria di porto di Catanzaro Lido, una squadra dei vigili del fuoco del Comando catanzarese, con il supporto del Nucleo sommozzatori di Reggio Calabria, è intervenuta per le operazioni di ricerca della persona dispersa nel tratto di mare antistante il quartiere Lido.

La ricerca è iniziata il 28 ottobre scorso, in seguito all'impatto di una imbarcazione contro il molo del porto di Catanzaro.

La capitaneria di porto  perlustrando con la motovedetta la zona antistante il molo ha rilevato oggi, attraverso l'utilizzo dell'ecoscandaglio, alcune sagome nei fondali che richiedevano ulteriori verifiche.

I sommozzatori dei vigili del fuoco giunti sul posto nelle prime ore del pomeriggio, hanno effettuato varie immersioni nei punti segnalati ma, le verifiche hanno dato esito negativo.

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Senza montagna la Calabria non ha storia nè futuro

Fino agli anni passati ed ancora oggi fare turismo in Calabria significava e significa solo mare. Sulle coste ioniche e tirreniche sono venuti a formarsi diversi poli urbani a forte concentrazione, prevalentemente balneare, fino a costituire conurbazione lineare: insomma la Calabria è diventata sinonimo di mare.

Si è trascurato il fatto che la nostra regione, al suo interno, è caratterizzata dalla montagna.

Ecco alcuni dati: la superficie totale è di km 15080 e ben il 42 per cento è occupata da territorio montano, il 49 per cento è collinare e solo il 9 per cento è costituito da pianura.

Inoltre ben 387 comuni, dei complessivi 409, hanno fatto la loro storia sugli altipiani collinari e montuosi.

È evidente che la Calabria è una regione montuosa, da sempre “gran bosco d’Italia”.

I Greci conoscevano la Sila e i Romani la chiamarono “silva” per non confonderla col “nemus” il sacro bosco delle divinità. Per Virgilio fu “magna” nelle Georgiche ed addirittura “ingens” nell’Eneide.

Fu menzionata dai più illustri geografi come Stradone, Plinio e Cicerone nel “Brutus” parla di “silva sila”.

Oggi le carte la distinguono in: greca, grande e piccola.

La Sila greca prende nome dagli insediamenti albanesi dei secoli XV e XVI, bastibpensare ai centri abitati di Rota Greca, Vaccarizzo Albanese, Spezzano Albanese, Lungo ed altri.

La Sila grande, che poi è il cuore di tutta la regione calabrese, è detta anche “badiale” dalle donazioni operate da Enrico VI a Gioacchino da Celico e soprattutto al suo Ordine Florense; è nomata anche “demaniale” grazie all’editto di Roberto d’Angiò che ne fissò i limiti con quella badiale.

E poi la Sila Piccola, ma piccola solo per altitudine, che comprende i territori ricadenti nella provincia madre di Catanzaro con i comuni di Taverna, Zagarise, Belcastro, Serrastretta e le località turistiche di Villaggio Mancuso e Villaggio Recise, e altri territori che appartengono oggi alla nuova provincia di Crotone come Savelli, Cotronei, e Villaggio Palumbo con Trepidò entrambi terre cotronellare.

Percorriamo insieme questo itinerario storico – naturalistico- culturale e turistico dal mare verso l’alta montagna. Oggi vi è la superstrada a scorrimento veloce che ci porta già a Camigliatello in poco meno di un’ora. È una strada – scrive A. Delfino – che “scorre superba sulle cime degli alberi, in arditi viadotti cancellando la tormentata orografia. Le strade costruite dai Borboni e poi imbellettate dal nuovo stato unitario, disegnate fra le groppe delle colline dirute, sembrano nastri sottili buttati alla rinfusa da un dispettoso folletto.”

Certo i disagi non erano pochi, fino a qualche anno fa, se si pensa che per raggiungere Cosenza dalla città di Pitagora si attraversava una miriade di paesi come San Mauro Marchesato, Scandale, Santa Severina, Cotronei ed altri ancora più all’interno. Insomma ci volevano ben due giorni di cammino e su vecchie corriere e traini. Arriviamo a San Giovanni in Fiore che deve la sua esistenza all’Abate Gioacchino nativo della vicina Celico, detto poi “da Fiore” fondatore dell’Ordine monastico florenze e dell’Abazia in località “Fiora” del capoluogo silano.

Più avanti continuando a salire tra fitte abetaie e pinete raggiungiamo Camigliatello Silano, tra le più importanti e attrezzate stazioni turistiche soprattutto per gli sport invernali e sede del Parco Letterario “Old Calabria” nella vecchia torre di Camigliati. Tra questa località, Silvana Manzio, Lorica, Moccone, il Gariglione, i grandi laghi Cecita, Arvo e Ampollino ed oltre ancora ci troviamo nel bel mezzo del grande Parco Nazionale della Calabria. Ci inoltriamo fino al bosco del Filastro, regno indiscusso del “re pino”.

Qui, infatti, c’è ancora un bel gruppo di pini, “i giganti della Sila” che si fanno risalire addirittura al 1430. Qui regna il famoso “pino laricio” o “loricato” che è un po’ quello che rimane della foresta primigenia. Il pino silano è una delle quattro razze che appartengono alla grande famiglia del pino nero, “pinus nigra” ed ha una vecchia storia che risale al terziario, insomma prima dell’uomo.
Il suo legno è servito agli indigeni bruzi per difendersi dalle intemperie e dal nemico; i colonizzatori magnogreci lo portavano fino a Crotone utilizzando la corrente del Neto e sul Tirreno attraverso la breve strada dell’istmo di Marcellinara; i Romani lo utilizzarono in abbondanza per costruirvi le galee; ed ancora è servito per le volte delle austere basiliche romane e per la Cappella Sistina e non ultimo fu utile per ricavare la resina.

Esemplari affini ai nostri pini li troviamo sull’Etna, in Corsica e nelle foreste iberiche.

E la Sila non è solo alberi e pini. È una sorta di pianeta ancora incontaminato: gigli rossi, bucaneve, giunchiglie, viole mammole, orchidee nane, narcisi, semi di anice e la belladonna e la genziana ed altre piante medicinali e le innumerevoli specie di funghi e poi quel verdeggiante ed odoroso muschio tanto caro a bambini ed adulti che lo apprezzano per abbellire i presepi fatti in casa.
E la Sila è anche il regno dell’acqua, data l’alta piovosità e l’innevamento. Qui nel 1927 si sono creati i tre citati bacini di Cecita, Arvo e Ampollino che fanno produrre tanta energia idroelettrica nelle grandi centrali in territorio di Cotronei e sono di grande richiamo per la pesca sportiva e per gli sport nautici.

E scendendo più a sud della regione, dopo aver attraversato il citato istmo di Marcellinara, ci inoltriamo nel gruppo montuoso delle Serre, oggi Parco regionale, dalle connotazioni ambientali non dissimili dalla Sila e coi tantissimi centri ricchi di storia quali Squillace, Torre Ruggiero, Soriano col famoso monastero domenicano, Vallelonga, la Mongiana delle Ferriere borboniche, Mangiatorella, Ferdinandea e Stilo. Di sicuro, però, il polo storico di questa parte della montagna calabrese è Serra San Bruno, terra della Certosa, quella detta nei secoli di Santo Stefano del Bosco, fondata san Brunone di Colonia nel 1084, come primo nucleo a Santa Maria, e nel 1091 dove oggi la possiamo ammirare nella sua austera solitudine. Questa Abbazia, la prima e unica fondata dal Santo in Italia e che custodisce le sue sacre spoglie, nel ‘500 assunse la forma rinascimentale con grandezze di forme artistiche ed architettoniche che, però, dopo secolari vicissitudini legate alla storia feudale, religiosa e artistica, è stata distrutta dal disastroso terremoto del 1783. Ci restano pochi ruderi: parte della facciata palladiana e del chiostro.

Dopo due secoli di abbandono dovuto anche alle conseguenze della famigerata Cassa Sacra, il nostro monastero bruniano è stato ricostruito nei primi anni del secolo scorso, così come oggi lo vediamo. Da ogni parte del mondo poeti, storici, scrittori, scienziati, teologi si sono avvicendati attorno alla storia di questo preziosissimo bene culturale che Serra custodisce gelosamente.
Ma Serra San Bruno non è solo Certosa: è la città dell’arte nel verde. È la città delle chiese: la Matrice, detta anche di San Biagio, del 1785; il tempietto dell’Addolorata di fine architettura barocca del 1721; la chiesa dell’Assunta di Terravecchia di origine ducentesca ma ricostruita nei primi anni dell’800 e quella dell’Assunta di Spinetto edificata nel nuovo rione dopo il citato terremoto. Serra è la terra anche dei nobiliari palazzi con portali artistici e soffitti riccamente lavorati, obelischi e tantissime altre opere d’arte e tutto, bisogna sottolinearlo, frutto di artisti locali figli di quella che per secoli fu detta “ la Maestranza di la Serra”.

Negli ultimi tempi, poi, e soprattutto dopo il boom economico degli anni ’60, è stata riscoperta la sua grande vocazione turistica e pertanto un pò tutta la montagna calabrese, compreso l’Aspromonte di Corrado Alvaro e del Santuario di Polsi della Madonna della montagna, ha bisogno di una giusta valorizzazione. Insomma è ora che la montagna calabra sia vista come risorsa primaria per l’economia e lo sviluppo dell’intera regione. La valorizzazione della nostra montagna, dopo anni di indifferenza, certamente comporta un processo da programmazione sapiente e non abbandonata ad improvvisazioni occasionali.

Oggi la sola natura, pur vergine ed incontaminata, non basta più ai turisti provenienti dai più qualificati villaggi residenziali delle coste ioniche e tirreniche, da Soverato a Tropea, da Capo Rizzuto a Diamante passando per Le Castella, Pizzo, Cirò Marina, Caulonia, Sibari, Capo Colonna ed altre belle località balneari. La montagna calabrese necessita di infrastrutture e di servizi moderni come risposta ad una richiesta d’utenza sempre più esigente e soprattutto abbisogna di professionalità tra gli operatori turistici. È urgente la funzionalità e l’efficienza di tutti i servizi di comunicazione per non rimanere isolati dal resto d’Italia e dell’Europa.

In Sila non si entra soltanto dalla superstrada Crotone – Cosenza –Paola, si entra anche dall’autostrada seppur questa rattoppata e da più svincoli e da questi in tutta la montagna, ma per raggiungere gli angoli più suggestivi e a più forte richiamo turistico si è costretti a fare autentiche gimkane su percorsi stradali per nulla modernizzati e mancanti di continue segnalazioni ed informazioni. Il servizio pubblico tra i singoli centri è inesistente. Roba da non provarci e chi ci tenta non lo ripeterà una seconda volta.

Altro che Mediterraneo da scoprire o Calabria in Europa. Così anche storia, cultura, costumi, arte e tradizioni che si sono consolidati per secoli, oggi rischiano di rimanere lontani.

 

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Soverato, Nicolò Carnimeo racconta i veleni che minacciano il nostro mare

Nei nostri oceani galleggiano cinque, immensi continenti di plastica. Rifiuti che entrano direttamente nella catena alimentare, arrivando all'uomo.

E il nostro Mediterraneo non sta meglio. In particolare l'Adriatico, dove le dotazioni belliche che hanno fatto parte degli scenari militari più o meno recenti giacciono proprio lì, in fondo al mare, facendo defluire sostanze venefiche. Il prof. Nicolò Carnimeo (docente universitario a Bari e scrittore) noto al grande pubblico per i suoi libri e per le apparizioni televisive a Linea Blu, su Rai Uno, ha descritto a Soverato la fotografia del “veleno” che minaccia il pianeta e noi tutti.

Ospite del Rotary Club presso il teatro comunale, Carnimeo ha spiegato la situazione in tutta la sua crudezza: “Stiamo creando un inquinamento che non sarà più reversibile”.

Introdotto dalla presidente del Rotary, Anna Sia, e dal saluto del sindaco, Ernesto Alecci, il relatore ha raccontato i suoi reportage, scritti navigando oltre le rotte convenzionali, nel mare di plastica, nel mare di mercurio e nel mare di tritolo: una enorme discarica, fotografia e conseguenza del modo in cui abbiamo scelto di vivere. Il mondo dell'usa e getta, che ci fa perdere il valore degli oggetti che buttiamo: bicchieri, bottiglie, piatti e tanto altro ancora che finisce “sotto il tappeto”, ovvero in quel mare che è la nostra principale fonte di vita e che abbiamo avuto la capacità di portare sull'orlo di una catastrofe ambientale senza precedenti.

Ma Carnimeo non fa solo denuncia.

Ci consegna anche una speranza: il coraggio di reagire. Ci sono, infatti, uomini e donne che non ci stanno a lasciare questo pesante fardello alle generazioni future e cercano di mutare il corso degli eventi.

“Quello che serve è un cambiamento sociale, nuovi valori di riferimento” ha affermato lo scrittore nel corso del successivo dibattito che ha registrato, tra gli altri, gli interventi di Valentina Mazza, presidente Wwf di Catanzaro, Francesco Papucci, direttore della Eco Management, Natale Naso, Past Governor Rotary, Luigi Aloisio, sindaco di San Sostene e Ulderico Nisticò, storico e pubblicista. 

 

 

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