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ESCLUSIVO / Verso il referendum. Stefania Craxi: “Diciamo No alla riforma che deforma”

Con l’avvicinarsi del referendum sulle modifiche costituzionali, si intensificano le attività del “Comitato Riformisti per il No – Noi della grande Riforma” che puntano ad affermare alcuni concetti che ritengono fondamentali. Durante la sua visita in Calabria, Stefania Craxi ha, ancora una volta, fatto tappa a Serra San Bruno ed ha avuto modo di specificare la volontà di rilancio nazionale confermando quella fermezza e quella determinazione che erano caratteristiche essenziali del carattere paterno. Dalle risposte alle nostre domande emerge la sua visione sul particolare momento storico.

 

Il cambiamento è ormai avvertito dalla popolazione come un’esigenza indifferibile. In che termini va realizzato?

Il nostro Paese ha la necessità di una grande riforma che investa tutti i campi del vivere civile, politico e sociale; che metta l’Italia nelle condizioni di affrontare i grandi problemi che il mondo globalizzato pone. Ma serve una riforma di grande portata e non una riformicchia ideata da 4 amici al bar, presentata da una minoranza in Parlamento e passata con il voto di fiducia. È una riforma che deforma e non risolve uno solo dei mali italiani.

 

Ci spieghi nei dettagli i motivi dell’orientamento dei “Riformisti per i No”.

Innanzitutto occorre uscire dallo scontro ideologico tra quelli che credono che la Costituzione sia ‘la più bella del mondo’ e dunque immodificabile e quelli che pensano ‘qualsiasi riforma purché si riformi’. Noi diciamo ‘No’ non perché tutto rimanga come prima, ma perché la discussione va messa in mano ai cittadini. C’è bisogno di un’assemblea costituente eletta dal popolo e seguita da tre referendum che consentano agli italiani di decidere la forma di governo. Diciamo ‘No’ ad un Senato nominato dalle segreterie dei partiti che anziché semplificare complica l’iter legislativo e crea conflitti fra Stato e Regioni. Diciamo ‘No’ ad una riforma che non interviene sul groviglio delle Istituzioni e che continua a mantenere l’impianto delle Regioni che è all’origine dell’esplosione della spesa pubblica. Diciamo ‘No’ ad una riforma che spacca il Paese in due: accentua lo scontro fra Regioni ricche e Regioni povere, divide creando cittadini di serie A e cittadini di serie B. Diciamo ‘No’ ad una riforma che non solo non risolve lo squilibrio fra poteri dello Stato, ma non agisce nemmeno sulla situazione della Giustizia in Italia. Diciamo ‘No’ perché vogliamo una vera grande riforma nell’interesse dei cittadini e non dei poteri forti, gli unici ad aver fatto endorsement verso la riforma. Parlo di finanzieri, banchieri e grandi potenze internazionali.

 

Qual è il suo giudizio sul Governo Renzi?

Matteo Renzi è un imbonitore che deve magnificare la sua poca merce, che va cambiando linguaggio di vendita ad ogni piazza che affronta, che si è posto alla guida di un’Italietta che sul piano internazionale conta meno di niente.

Il referendum, le ingerenze Usa ed i patrioti estemporanei

 Premetto che mi addolora moltissimo, votando sì al referendum, trovarmi approvato dall’ambasciatore statunitense; e sanguina il mio cuore di vecchio nazionalista. Voterò sì lo stesso, giacché se uno si deve ricoverare in ospedale, i compagni di stanza mica se li può scegliere: gli capitano!  Voglio riflettere però sull’improvvisa fiammata di patriottismo (“ultimo rifugio dei cialtroni”?) che divampa nelle anime belle della minoranza del PD e in Forza Italia e Lega. Questi illustri signori di centro(destra) e della sinistra nostalgica s’indignano per l’ingerenza americana nelle faccende interne italiane. Giusto, non passa lo straniero; bisogna urgentemente indossare l’elmo di Scipio, e pugnare per la patria contro gli USA… Contro gli USA? Poi ci ripenso sopra, e mi vengono in mente le seguenti cose:

-          L’Italia appartiene alla NATO, la cui guida militare sta a Washington e non a Varazze o a Mestre o a Simeri Crichi; nessuno è più contrario di me alla nostra appartenenza alla NATO, però non ricordo che Brunetta o Bersani fossero con me quando, a Pisa, scrivemmo sui muri “No alla cocacolonizzazione dell’Europa”, e altre frasette più truculente… No, non mi pare.

-          Veramente non c’erano con me neanche Michelini, Romualdi, Loporto, Mantica, Tripodi e altri camerati missini che, in quel 1968 e in seguito, furono ferocemente amerikani con k; Almirante, fino a quell’anno, era contro, poi divenne segretario del partito e fu a favore; lo stesso per Rauti.

-          Questi camerati, e vari altri di centro(destra) non si accorsero, fino a ieri sera, che gli USA esercitassero o esercitino una certa influenza sull’Italia. Forse non leggevano i giornali.

-          Veniamo alla sinistra, e basti ricordare D’Alema, che, nella veste di presidente del Consiglio (huc vivi pervenimus, ovvero: quante ne abbiamo patite!) partì in guerra – difensiva! – contro la Serbia su preciso ordine americano. Era distratto, e non si accorse dell’ingerenza.

-          In compenso, anche Berlusconi per ordine USA fece guerra – ridicola - alla Libia con cui era alleato: ognuno ha l’8 settembre che si merita.

-          E non vi dico della Fallaci buonanima o di Giuliano Ferrara…

-          Eccepirete: ma la NATO… Fermi là: l’Italia, dal 1943, è zeppa di basi statunitensi che nemmeno appartengono alla NATO, sono solo basi statunitensi. E sapete che fine fece, Craxi, per Sigonella.

 Insomma, siamo amerikani fino ai capelli; abbiamo cambiato la procedura penale per adeguarla di Perry Mason, e gli avvocati chiamano il giudice Vostro Onore; la tv è al 75% film USA; i nostri giovani cantanti si esibiscono solo in lingua yeankee… e ora dovrei credere che Brunetta e Bersani sono emuli dei carristi e parà di Alamein e vogliono combattere, in odio agli USA, “la guerra del sangue contro l’oro”? Ovvio che non ci credo, e faccio da me.  Fu così che io, piangendo calde lacrime, andrò a votare sì assieme all’ambasciatore degli Stati Uniti! “Ah, prava compagnia: ma nella chiesa coi santi, ed in taverna coi beoni”. Meno male che Dante c’è, e non lo dobbiamo ancora studiare in inglese.

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Riforma costituzionale, “i rischi per i Comuni e per il sociale”

Il presidente della I Commissione consiliare della Regione Calabria, Franco Sergio, interviene sulle ipotesi di Riforma costituzionale e sul Referendum. Di seguito, le sue riflessioni che proponiamo nella sua stesura integrale. 

<<Sulla Riforma costituzionale va aperta una fase di riflessione per approfondire le ragioni del Si o del No al Referendum, informare i cittadini e metterli in condizione di effettuare scelte consapevoli una volta acquisite coscienza sociale e politica dei temi. Concordo con chi sostiene che il premier Renzi ha commesso un grave errore “personalizzando” il Referendum, fornendo un assist eccezionale a chi nel fronte del No, interno ed esterno alla maggioranza, asserisce che progetto e contenuto riformatore siano frutto eccessivo di alchimia parlamentare, di “fusione a freddo” destinato al sicuro fallimento nel concreto. I critici ritengono inaccettabile la richiesta “fideistica” di consenso al  piglio riformatore, addirittura rottamatore, del Premier che, per questione di stile e coerenza etica e politica – con la vittoria del No - dovrebbe dimettersi. Chi scrive, che per estrazione culturale, sociale, e politica si definisce un democratico moderato e cattolico, sta maturando l’orientamento a votare No, perché non d’accordo su punti nodali della riforma: il rapporto Stato-Regioni, la definizione di riforma delle Autonomie locali, il rischio della cancellazione del ruolo partecipativo dei Corpi Intermedi della società, l’improvvida correlazione tra riforma e Legge elettorale. Taluni, come Renzi, strumentalmente ripetono che i guasti istituzionali del Paese sono da addebitarsi ai costi della politica ed all’eccessivo potere esercitato da Regioni …e Consiglieri regionali. Allora, anziché le Province, punti di coordinamento e riferimento importante per comuni e cittadini, non si sono cancellate le Regioni, mutilate di importanti funzioni riassorbite dallo Stato? Perché mantenerle, dopo circa 50 anni di esperimento fallimentare, specie al Sud, dacchè autorevoli voci sostengono - supportando l’analisi con lo studio dettagliato dello Svimez uscito nei mesi scorsi - che la Cassa del Mezzogiorno ha fatto meglio delle Regioni?! Solo un dato: nel 2014 il reddito medio pro capite del Sud era il 56,3% del Centro Nord, e anche nel 2016 è simile”. Quanto ai corpi intermedi, assolutamente “negletti” nella Riforma, qualificano le società occidentali rendendole più evolute rispetto a quelle in cui vigono regimi totalitari di ogni colore e latitudine. Tali corpi costituiscono l’ossatura della società, articolazione naturale tra persone e Stato. Precede tutti la Famiglia, poi le aggregazioni promosse per differenti obiettivi sociali, economici, politici e culturali: sindacati, ordini professionali e associazioni di categoria, partiti. Il solo fatto che spesso tali corpi ed i loro organismi partecipativi si siano comportati, e siano potuti apparire come dediti solo all’autoalimentazione, non deve far dimenticarne od addirittura cancellarne la legittima, indispensabile, funzione di mediazione, diffusione e coinvolgimento della società nell’esercizio del potere, secondo il principio di sussidiarietà derivato dalla Dottrina Sociale cristiana. Con essi sono in via di demolizione tutti i luoghi e le forme partecipative alle scelte politiche, in nome di un decisionismo “tecnico” e “cronologico” esasperato e della cultura “dell’uomo solo al comando”.  “Abolizione del Senato e legge elettorale con largo premio di maggioranza al primo partito, di fatto limiteranno a zero il ruolo delle opposizioni, e taciamo dell’elezione sicura di capilista ed altri: viva la Democrazia partecipativa! Uno Stato democratico compiuto, dovrebbe avere poteri equilibrati e diffusi sul territorio, con contrappesi nella società civile”. “Scomparso il federalismo, lo Stato centrale si riprende poteri e funzioni che aveva decentrato e i Comuni, con meno risorse, potranno fare poco o nulla, salvo unirsi o fondersi. Lo Stato diverrà sempre più accentratore, senza che ciò comporti maggior efficienza/efficacia, dacchè è acclarato nell’esperienza pregressa, che i problemi reali non sono, così, celermente e concretamente affrontati ma, piuttosto, si realizzi il vecchio adagio di “trasferirne” la soluzione al Centro. Non mi farò incantare dalle suggestioni delle sirene che recitano: “modernizzare il Paese”, “semplificare le procedure legislative”, “privatizzare strutture ed assetti societari del nostro patrimonio, Poste, Anas, FF.SS. Tanto, vieppiù, se è solo per far “cassa”, fregandosene delle esigenze sociali dei cittadini, privati dei servizi minimi essenziali, solo per ridurre, di qualche “milionesimo” di punto il debito pubblico o tentare il riallineamento al parametro UE (1,8%) svendendo i gioielli di famiglia; decretando la definitiva prevalenza del Capitale finanziario sul sociale, negando in radice i principi fondamentali costituenti di solidarietà e sussidiarietà. Sono convinto che, cosi come “nessuno si salva da solo”, nessuno può risolvere i problemi complessi e strutturali del Paese da solo e, perché la barca non affondi, bisogna che tutti collaborino e partecipino a rimetterla in rotta, sia chi guida che chi rema. Tale esigenza la considero metodo necessario anche per la nostra Regione, prima che sia troppo tardi>>.

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Referendum costituzionale: Pasqua annuncia l'avvio a Vibo della campagna di adesione

"Nel solco tracciato dal Presidente Oliverio, avvieremo nei prossimi giorni a Vibo Valentia e nella provincia tutta la campagna di adesione ai Comitati per il SI al Referendum costituzionale del prossimo autunno. Anzi posso già annunciare che il primo organismo che lavorerà a Vibo con il simbolo promosso dal Governatore della Calabria sarà autorevolmente presieduto da Gilberto Floriani, attuale direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese, il quale insieme a molti altri esponenti del mondo delle professioni e della società civile avrà il compito di sensibilizzare i nostri concittadini sulla validità della Riforma costituzionale". Lo afferma in una dichiarazione il consigliere regionale del gruppo ‘Oliverio Presidente’ , Vicepresidente della Commissione per le Riforme a Palazzo Campanella,  Vincenzo Pasqua. "L’appuntamento referendario è denso di significati – sottolinea Pasqua – anche se  al centro della discussione tra le forze politiche e dell’informazione ai cittadini deve essere necessariamente posta l’innovazione della nostra Costituzione, affinché ogni voto che sarà espresso in autunno possa essere frutto di analisi. Va da se – prosegue Vincenzo Pasqua – che ognuno potrà leggere il risultato finale come vorrà, ma il punto in discussione rimane la riforma.  Oggi stiamo vivendo una fase politica, e non solo in Italia, caratterizzata dalla velocità di talune decisioni, che non significa superficialità, ma richiede tempi di lavoro più ristretti ed un ruolo diversamente ripartito tra i due rami del Parlamento". "Sin dai prossimi giorni – conclude Vincenzo Pasqua – e attraverso una conferenza stampa, diremo come la pensiamo all’opinione pubblica vibonese chiamando a raccolta attorno al nostro progetto quanti desiderano voltare davvero pagina e concorrere a rilanciare il Paese e le sue istituzioni legislative".

 

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