Il terremoto del 30 ottobre ha deformato il suolo per 130 Km quadrati

Il terremoto del 30 ottobre scorso, in Umbria e Marche, ha provocato una deformazione del territorio in un area di 130 chilometri quadrati. È quanto hanno rilevato i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che hanno rilevato le deformazioni del suolo elaborando le immagini radar prodotte dai sensori della costellazione Sentinel-1 del Programma Europeo Copernicus.

Secondo gli scienziati "I risultati, seppur preliminari, mostrano una deformazione che si estende per un’area di circa 130 chilometri quadrati e il cui massimo spostamento è di almeno 70 cm, localizzato nei pressi dell’area di Castelluccio". 

I dati sono stati ricavati  "sfruttando la tecnica dell’Interferometria SAR Differenziale" che ha permesso di "rilevare le deformazioni del suolo attraverso la generazione della mappa di deformazione co-sismica, ottenuta dalle immagini acquisite da orbite discendenti il 25 ottobre (pre-evento) ed il 31 ottobre (post-evento)".

 

Roma, paura per il vulcano che si sta risvegliando sotto i Colli Albani

Dopo un sonno lungo 36 mila anni, si sta risvegliando il vulcano sul quale sorgono i Colli Albani, a Roma. A dare alla notizia tutti i crismi dell'attendibilità, i risultati di uno studio condotto dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, dall' Università "La Sapienza" di Roma, dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall' Università di Madison.

Nel corso delle indagini, gli studiosi hanno constatato la rinnovata attività delle camere magmatiche che hanno iniziato ad alimentarsi a distanza di alcuni millenni. In ogni caso, fanno sapere gli scienziati, "non si tratta di un pericolo imminente", poichè l'arco temporale da coprire prima di un completo risveglio è stimato in migliaia d'anni.

Tuttavia, la situazione viene costantemente monitorata, poichè, secondo i ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, a causa dell'ammassamento del magma, negli ultimi quattro lustri, la superficie terreste ha subito un sollevamento di almeno due/tre millimetri all'anno.

 

Roma, paura per il vulcano che si sta risvegliando sotto i Colli Albani

Dopo un sonno lungo 36 mila anni, si sta risvegliando il vulcano sul quale sorgono i Colli Albani, a Roma. A dare alla notizia tutti i crismi dell'attendibilità, i risultati di uno studio condotto dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, dall' Università "La Sapienza" di Roma, dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall' Università di Madison.

Nel corso delle indagini, gli studiosi hanno constatato la rinnovata attività delle camere magmatiche che hanno iniziato ad alimentarsi a distanza di alcuni millenni. In ogni caso, fanno sapere gli scienziati, "non si tratta di un pericolo imminente", poichè l'arco temporale da coprire prima di un completo risveglio è stimato in migliaia d'anni.

Tuttavia, la situazione viene costantemente monitorata, poichè, secondo i ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, a causa dell'ammassamento del magma, negli ultimi quattro lustri, la superficie terreste ha subito un sollevamento di almeno due/tre millimetri all'anno.

Mongiana. Presentato da CNR e UTB il nuovo percorso scientifico nel bosco

I rappresentanti delle istituzioni comunali e regionali e un folto gruppo di studenti, addetti ai lavori e semplici appassionati della natura hanno accompagnato oggi a Mongiana, nel bosco del Marchesale, l’inaugurazione del primo percorso tecnico-scientifico sulla gestione forestale sostenibile attivato dal CNR in un bosco del Sud Italia. Il percorso è scandito da sei tappe e dodici pannelli illustrativi ed è stato realizzato dall’IBAF (l’Istituto di Biologia Agroambientale e Forestale del CNR) in collaborazione con ISAFOM (Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali) e con l’UTB di Mongiana nell’ambito del progetto europeo LIFE+ ManFor C.BD. Un progetto che dal 2010 sta sviluppando in 10 aree boschive tra Italia e Slovenia, tra cui Mongiana, una serie di confronti tra la gestione tradizionale e alcune opzioni innovative, che prevedono la multifunzionalità, cioè lo sviluppo parallelo di tre delle funzioni principali delle foreste: produzione di legna, assorbimento del carbonio, conservazione della biodiversità. Nel corso della presentazione, quasi 200 persone hanno riempito l’aula magna di Villa Vittoria, sede dell’UTB del Corpo Forestale, il principale partner del progetto ManFor a Mongiana. Dopo i saluti del sindaco Bruno Iorfida ("L'ingresso di Mongiana in questo progetto è importante dal punto di vista turistico"), del direttore provinciale di Calabria Verde Vincenzo Maletta, del direttore del Parco delle Serre Francesco Petitto e del padrone di casa, il capo dell’UTB di Mongiana Angelo Daraio, il primo ricercatore del CNR Giorgio Matteucci, coordinatore del progetto LIFE+ ManFor C.BD., ha spiegato le attività svolte nella riserva del Marchesale e annunciato dati importanti. "Con le nuove tesi di gestione proposte negli ultimi cinque anni – ha detto Matteucci - il bosco di Mongiana ha aumentato del 10% la biodiversità e migliorato la produzione di legna, che essendo di maggiore qualità rispetto a quella ottenuta con la gestione tradizionale, spunta sul mercato prezzi migliori". Il gruppo, di cui facevano parte anche decine di studenti delle scuole medie locali e dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura di Scigliano (CS), si è poi spostato nella vicina riserva naturale di biogenetica di Marchesale, nella foresta di Mongiana, dove sono stati installati i pannelli.  Tutti insieme, scortati da guide d’eccezione (ricercatori e forestali), i 200 partecipanti hanno scoperto il nuovo percorso scientifico nella natura, scoprendo informazioni approfondite su insetti, legno morto, anfibi, uccelli, metodi di gestione del bosco e tanto altro ancora.

 

Cnr in Calabria: "La Regione sta per perdere milioni di euro per la ricerca"

"Il protocollo d’intesa firmato nel 2010 tra la Regione Calabria e il rappresentate legale del Cnr - informa il capogruppo de "La Sinistra" in Consiglio regionale Giovanni Nucera - prevedeva la costruzione di tre strutture stabili del Consiglio nazionale delle ricerche nelle città di Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro. L’accordo siglato prevedeva inoltre 30 ricercatori da distribuire sul nostro territorio con contratto a tempo indeterminato. I fondi individuati per la costruzione delle tre opere sono quelli provenienti dal Por Fesr 2017-2013 che ancora non risultano spesi. Diciotto milioni di euro di finanziamento da spendere entro il 31 dicembre - denuncia Nucera - rischiano di sfumare e con loro le speranze di 30 giovani ricercatori". "Chiediamo che la Regione Calabria proceda immediatamente all’indizione dell’appalto per la costruzione delle tre strutture stabili del Cnr sul territorio calabrese e un solerte intervento di Francesco Rossi, assessore regionale alla pianificazione territoriale. Non è possibile correre il rischio che il finanziamento venga revocato; sarebbe non solo un grave danno per la regione Calabria e per il nostro tessuto produttivo - evidenzia Nucera - ma rappresenterebbe anche plasticamente l’ennesima incapacità di utilizzare i Fondi per strutture necessarie e che porterebbero ad incrementare i posti di lavoro". "I terreni sono già stati messi a disposizione dalle università di Cosenza e Catanzaro e, a Reggio Calabria, dall’Azienda Bianchi-Melacrino-Morelli; i progetti preliminari sono stati ultimati e non si comprendono le ragioni per cui si tergiversi nell’indizione dell’appalto delle opere. Per la nostra regione non ci sono costi, ma solo benefici". "Secondo il presidente del gruppo "La Sinistra": "Perdere questo treno sarebbe un atto intollerabile e incomprensibile perpetrato ai danni di una regione già con il più alto tasso di disoccupazione, di povertà ed in cui il precariato, non solo negli enti di ricerca, riguarda una fetta consistente dei nostri laureati. Si parla tanto e giustamente di combattere il fenomeno della 'fuga dei cervelli' e di valorizzare le nostre risorse umane. Ebbene, portare il Cnr in Calabria, al di là dei panegirici - conclude Giovanni Nucera - potrebbe essere l’unica occasione che la nostra regione ha di ospitare ricerca ad alti livelli. Se sfumasse questo finanziamento sarebbe impossibile parlare di sviluppo e allo stesso tempo essere credibili".

 

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