Turbativa d'asta e corruzione, tre persone in manette

Ha preso il via questa mattina, un'operazione condotta dalla Guardia di finanza di Scalea, coordinata dalla procura della Repubblica di Paola, finalizzata all’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare personale in carcere ed ai domiciliari emesse dal gip presso il Tribunale di Paola, per reati di corruzione e turbamento di gare pubbliche.

Nel corso dell'operazione, denominata "Appalto amico", le fiamme gialle hanno effettuato diverse perquisizioni nella Provincia di Cosenza oltre che in comuni dell’Alto Tirreno Cosentino.

I provvedimenti cautelari, che riguardano un pubblico amministratore e due imprenditori, sono stati emessi in seguito alle indagini effettuate dai finanzieri sulla gestione di diversi appalti pubblici nei comuni di Buonvicino, Maierà e altri comuni dell’Alto Tirreno Cosentino.

Le turbative delle gare e dei procedimenti di scelta dei contraenti sarebbero state accertate nel corso di articolate e complesse investigazioni, sviluppate attraverso l’analisi di documentazione e lo svolgimento di indagini tecniche ed informatiche.

Per ciascuna gara pubblica o procedimento di scelta dei contraenti, i militari hanno ricostruito le presunte condotte illecite tra soggetti pubblici e privati, in violazione delle norme in materia di appalti pubblici. 

Contrabbando di carburante ed evasione fiscale, ditta occulta al fisco 11 milioni di euro

I finanzieri della Compagnia di Castrovillari (Cosenza) hanno scoperto una ditta individuale sconosciuta al fisco, attiva nel settore del commercio all’ingrosso di carburanti per autotrazione che dal 2015 operava senza dichiarare all'erario i propri redditi, risultando quindi evasore totale.

Le fiamme gialle hanno individuato un vero e proprio sistema di frode che prendeva le mosse con l’acquisto di carburante agricolo da parte del titolare della ditta, mediante l’utilizzo e l’esibizione di false autorizzazioni rilasciate da Agenzie delle dogane e dei monopoli.

Il carburante veniva, quindi, solo documentalmente, inviato a distributori che, di fatto, non ricevevano il prodotto.

In realtà, il titolare della ditta ritirava il gasolio agricolo per poi rivenderlo, ad un prezzo maggiore rispetto a quello di mercato, a terzi che nulla avevano a che vedere con l’attività agricola e che lo utilizzavano per autotrazione, in evasione dell’imposta di fabbricazione e consumo.

Al termine delle indagini, il titolare della ditta è stato pertanto denunciato per contrabbando di prodotti petroliferi ed ora rischia la pena della reclusione da uno a cinque anni.

Concluse le indagini di polizia giudiziaria, i finanzieri hanno avviato una verifica fiscale nei confronti della ditta individuale scoprendo che nel corso degli anni il titolare non aveva mai presentato dichiarazioni fiscali, né tantomeno pagato imposte.

È stato così ricostruito l’intero volume d’affari, attraverso “controlli incrociati” effettuati presso le ditte fornitrici ed accertamenti bancari.

A conclusione delle attività è stata rilevata la mancata dichiarazione di ricavi per circa 11 milioni di euro, evasione delle imposte sui redditi per circa 5 milioni di euro e di accisa per altri 5 milioni di euro ed Iva per ulteriori 2 milioni di euro.

Al termine dell’attività ispettiva, il titolare della ditta, originario del comune di Altomonte, è stato ulteriormente deferito all’Autorità giudiziaria per: occultamento o distruzione di documenti contabili, omessa dichiarazione annuale ai fini dell’Iva, e falsità materiale.

Scoperto evasore, ha occultato al fisco 1,5 milioni di euro

I finanzieri della compagnia di Paola hanno scoperto una società che, dal 2013, non avrebbe dichiarato al fisco i propri redditi ed avrebbe, invece, dichiarato costi indebiti per oltre 1,5 milioni di euro.

L’attività delle fiamme gialle ha consentito di ricostruire l’effettiva posizione fiscale del contribuente sottoposto a verifica, mediante l’approfondimento dei rapporti commerciali intercorsi con un'altra società con sede nella Repubblica di San Marino.

Dall’esame della cessione di un “ramo d’azienda”, effettuata dalla società sammarinese in favore di quella italiana, peraltro, entrambe riconducibili allo stesso nucleo familiare, sarebbero emerse irregolarità tali, da consentire ai militari di scoprire componenti straordinarie di reddito, per oltre 1,2 milioni di euro.

L’analisi della contabilità, inoltre, avrebbe permesso di rilevare che la società, violando i principi e le regole stabiliti dalle norme tributarie, avrebbe indebitamente dedotto dal reddito d’impresa, oltre 300 mila euro di costi, così riducendo il reddito imponibile dichiarato.

Complessivamente le imposte evase ammonterebbero a circa 450 mila euro. La società, oltre a dover pagare l’imposta evasa, sarà destinataria di sanzioni pecuniarie fino al 180% di quanto evaso.

 

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Sequestrate bombole Gpl pericolose

Circa 650 chili di Gpl (gas di petrolio liquefatto) contenuto in bombole, trasportate a bordo di un autocarro, sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza della Compagnia di Paola.

Nel corso di un normale servizio di controllo, le fiamme gialle hanno fermato un autocarro proveniente dalla Campania, che trasportava bombole Gpl per uso domestico, destinato ad una società agricola del basso tirreno cosentino. I recipienti sono risultati non a norma, in violazione alla legislazione in materia di “proprietà e collaudo sicurezza”.

In particolare, sulle bombole sarebbe stata falsamente apposta l’indicazione di una nota società del settore, senza autorizzazione di quest’ultima, ed i cartellini contenenti i dati relativi alle obbligatorie e periodiche revisioni tecniche non avrebbero rispettago le prescrizioni normative di settore, esponendo a rischio gli utilizzatori.

Il responsabile delle violazioni contestate, rischia la confisca delle bombole ed una sanziona ammnistrativa fino a 50 mila euro.

 

Sequestrati oltre mille prodotti pericolosi

I finanzieri della Compagnia di Castrovillari hanno sequestrato, presso un negozio di articoli per la casa di Spezzano Albanese (CS), oltre mille prodotti privi delle indicazioni di sicurezza e con il marchio Ce contraffatto.

Proprio in seguito alla scoperta del falso marchio Ce, il controllo dell’attività commerciale si è trasformato in una vera e propria ispezione dei locali.

Durante l'attività, le fiamme gialle hanno rinvenuto altri 800 prodotti appartenenti a diverse categorie merceologiche (componenti elettrici e piccoli elettrodomestici, giocattoli, etc.) privi del marchio Ce, dei dati dell’importatore, delle istruzioni in lingua italiana e dei dati che certificano la conformità in termini di sicurezza, la provenienza ed informano il consumatore circa le istruzioni d’uso.

Al termine delle operazioni, il titolare dell’attività commerciale, un cittadino cinese di 48 anni, è stato denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Castrovillari per tentata frode nell’esercizio del commercio.

L'uomo rischia ora una sanzione amministrativa pari a circa 4 mila euro per la detenzione, ai fini della vendita, della merce non conforme agli standard di sicurezza e non recante le informazioni merceologiche in lingua italiana.

 

 

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Scoperto evasore totale, ha occultato al fisco oltre 3,6 milioni di euro

La Guardia di finanza di Paola ha scoperto un evasore totale, che dal 2010 non ha presentato alcuna dichiarazione dei redditi pur avendo conseguito ricavi per oltre 3,6 milioni di euro.

In particolare, i finanzieri hanno smascherato una ditta individuale “fantasma”, attiva nel settore della “Pubblicità”.

Rilevata la fittizia intestazione della società, i militari hanno avviato una verifica fiscale sull’attività, rilevando che nel corso degli anni i titolari, sia fittizi che effettivi, non avevano mai presentato dichiarazioni fiscali né pagato imposte.

Le fiamme gialle hanno, quindi, ricostruito le vendite e gli utili dell’impresa, constatando la mancata dichiarazione di ricavi per oltre 3,6 milioni di euro ed imposte complessive per oltre 2,3 milioni di euro.

Al termine delle attività, l’amministratore di fatto ed il suo prestanome sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Paola per i reati di omessa dichiarazione ed occultamento o distruzione di documenti contabili.

 

 

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Assunzioni falsi disabili, sequestrati 2,5 milioni di euro

Beni per oltre due milioni e mezzo di euro sequestrati ed otto persone denunciate. Questo il bilancio di un'indagine condotta dai finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme, che ha portato alla luce una presunta truffa perpetrata ai danni dello Stato e dell'Unione europea.

Tra i denunciati, figurano: quattro funzionari della Regione Calabria, l'amministratore e dirigenti della società Infocontact srl, operante nel settore di servizi call center.

L'accusa è di truffa finalizzata al conseguimento indebito di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da privato e da pubblico ufficiale in atti pubblici.

 L'indagine avrebbe svelato un sistema finalizzato all'indebita percezione di fondi del Por Calabria e di pubbliche sovvenzioni per quasi tre milioni di euro, che avrebbero dovuto essere destinati all’assunzione ed alla retribuzione di 207 lavoratori disabili.

Per gli inquirenti l’azienda avrebbe messo in atto “artifici documentali e contabili”, tramite i quali i suoi vertici, con la complicità dei funzionari pubblici, sarebbero riusciti ad attestare falsamente le condizioni di “svantaggio” e di disabilità dei lavoratori assunti.

Inoltre, attraverso i documenti falsi, gli indagati avrebbero fatto risultare come neoassunti ben 163 lavoratori, in realtà già da tempo alle dipendenze dell'azienda.

A permettere al meccanismo di funzionare, sarebbe stato il comportamento dei funzionari regionali che, al termine dei controlli effettuati, avrebbero attestato di non aver riscontrato irregolarità.

Grazie alle loro dichiarazioni, l’azienda avrebbe, quindi, ottenuto indebitamente due delle tre rate dell’incentivo assegnato, oltre 2,5 milioni, mentre l’incasso della terza rata è stato impedito dall’intervento dei finanzieri.

 

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Inchiesta casa di cura, eseguite sette misure cautelari

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare (3 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 1 obbligo di dimora) nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, del dissesto della casa di cura “Villa Aurora”, nonché il sequestro di beni per un valore complessivo pari a circa 12 milioni di euro.

Ai destinatari delle misure sono stati contestati, in particolare, l’associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, l’autoriciclaggio e l’omesso versamento di ritenute.

Il provvedimento rappresenta l’epilogo delle indagini condotte dalle fiamme gialle reggine, in relazione alle vicende che hanno riguardato la casa di cura “Villa Aurora”.

Le risultanze investigative avrebbero messo in luce la sussistenza di gravi indizi in ordine ai reati di false comunicazioni sociali, truffa aggravata ed appropriazione indebita aggravata in capo ai diversi soci ed amministratori che, nel corso del tempo, si sono succeduti nella gestione della casa di cura.

Le indagini avrebbero permesso, inoltre, di scoprire l'esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di bancarotta fraudolenta ed autoriciclaggio.

Pertanto, l'esecuzione dell'ordinanza di misura cautelare ha interessato: Giorgio Rea, di 40 anni (custodia cautelare in carcere), Pietro Domenico Mangiapelo, di 50 anni (custodia cautelare in carcere), Alessandro Casinelli, di 37 anni (custodia cautelare in carcere), Patrizia Ferri, di 40 anni (arresti domiciliari), Francesco Margiotta, di 37 anni (arresti domiciliari), Marco Petricca, di 37 anni (arresti domiciliari), Musto Giuseppe di 37 anni (obbligo di dimora nel comune di residenza).

Contestualmente, i finanzieri hanno proceduto al sequestro di beni, per un valore pari a circa 12 milioni di euro.

 

 

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