Caro carburanti, sanzionati 34 impianti

Nel quadro dell’intensificazione dei servizi di controllo economico del territorio volti a monitorare l’andamento dei prezzi del carburante, in questo periodo caratterizzato da brusche impennate, i finanzieri del Comando provinciale di Cosenza, nell’ultima settimana, hanno sanzionato 34 gestori di impianti stradali.

Le attività – condotte dai Reparti territoriali della Provincia in un’azione coordinata sviluppata a seguito di autonoma attività di analisi – hanno permesso di individuare, a carico di diversi impianti della provincia bruzia, la mancata effettuazione, al Ministero dello Sviluppo economico, delle comunicazioni relative ai prezzi praticati del carburante commercializzato.

Come previsto per legge, infatti, tutti i gestori degli impianti stradali di carburante sono tenuti alla comunicazione dei prezzi al cd. “Osservaprezzi carburanti”, strumento che permette la consultazione, in tempo reale, dei valori di vendita dei prodotti energetici praticati su tutto il territorio nazionale e disponibile a tutti i cittadini (sito internet: https://carburanti.mise.gov.it/ospzSearch/home).

Gli accessi delle fiamme gialle hanno riguardato, inoltre, la corretta pubblicizzazione dei prezzi dei carburanti “alla pompa”, attraverso la verifica della corrispondenza tra il valore effettivamente praticato e quello indicato alla clientela, nonché le modalità di esposizione della cartellonistica, sia sulla carreggiata stradale che all’interno delle stazioni di rifornimento.

Nel corso degli interventi, i finanzieri hanno rilevato diversi casi di violazione sistematica agli obblighi di legge, come, ad esempio, nel caso di un distributore di Cosenza, dove un gestore aveva omesso di fornire le indicazioni sui prezzi sin dal mese di ottobre 2020, per complessive 65 mancate comunicazioni.

A conclusione di tali controlli, sono state contestate violazioni amministrative per oltre 740 mila euro.

  • Published in Cronaca

Tre chili di hashish nascosti in pullman, manette per un 34enne

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal locale Tribunale, nei confronti di un trentaquattrenne di Vittoria (Rg) per traffico di sostanze stupefacenti.

Le indagini sono state avviate lo scorso mese di settembre, quando i militari di Villa San Giovanni, nel corso di un servizio finalizzato al contrasto dei traffici illeciti, avevano fermato, per un controllo di routine, un pullman proveniente da Napoli e diretto a Catania. Nell’occasione, il cane antidroga aveva fiutato, nel vano portabagagli, uno zaino contenente tre chili di hashish, sequestrati nei confronti di ignoti.

All’esito dei successivi approfondimenti investigativi, coordinati dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria sono stati individuati due presunti responsabili: un 34enne italiano e una 21enne venezuelana.

Entrambi, allo stato, sono indagati per la violazione della normativa in materia di sostanze stupefacenti: il primo agli arresti domiciliari, la seconda in stato di libertà.

La droga sequestrata, qualora venduta al dettaglio, avrebbe potuto fruttare circa 30 mila euro.

Incendio su un traghetto tra Grecia e Brindisi, 13 dispersi

Alle prime ore dell’alba di oggi, i militari della guardia di finanza hanno partecipato ad un’operazione di salvataggio a bordo della nave traghetto Euroferry Olympia della Grimaldi lines. La nave, salpata intorno all'1.20 dal porto greco di Igoumenitsa con direzione Brindisi, ha preso fuoco mentre si trovava in navigazione nel mar Ionio a nord di Corfù, a circa 9 miglia dalla costa.

Delle 277 persone a bordo, di cui 51 membri dell'equipaggio, 243 sono stati tratti in salvo dai finanzieri italiani del pattugliatore multiruolo Monte Sperone che, per le attività di salvataggio, ha utilizzato anche i due gommoni presenti a bordo.

Al termine delle operazioni di soccorso, alle quali ha preso parte anche la guardia costiera ellenica, si sono contati 13 dispersi.

L’incendio risulta essere partito dalla stiva per cause ancora da accertare.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell’Economia e delle finanze Daniele Franco si sono complimentati con il comandante generale della guardia di finanza, generale Giuseppe Zafarana per il salvataggio dei passeggeri operato dall’equipaggio del pattugliatore delle fiamme gialle.

 

Reggio C.: la Guardia di finanza dona calze della Befana ai bambini di una casa famiglia

Questa mattina i “baschi verdi” del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, in occasione della festività dell’Epifania, hanno donato le tradizionali “calze della befana” ai bambini della casa famiglia “Villa Bethania Christi”.

Inoltre, nei giorni scorsi, al termine di una raccolta fondi tra il personale militare, sono stati donati generi alimentari di prima necessità alla parrocchia Sacro cuore di Gesù di Reggio Calabria che, tramite la Caritas diocesana, sono stati distribuiti alle famiglie più bisognose ed in difficoltà.

"La Guardia di finanza -  si legge  in unanota - è una 'grande famiglia' composta da donne e uomini fortemente motivati, pienamente consapevoli di essere chiamati a salvaguardare interessi fondanti della collettività, desiderosi di corrispondere sempre al meglio alle altissime aspettative che le Istituzioni e i cittadini ripongono nel Corpo e nei suoi appartenenti, specialmente in un periodo in cui la diffusione del covid-19 ha causato effetti negativi sul tessuto socio-economico".

Tre tonnellate di cocaina purissima nascosta tra banane e arachidi. Maxi sequestro al porto di Gioia Tauro

Maxi sequestro di droga nel porto di Gioia Tauro (Rc) dove, in due distinte operazioni, fiamme gialle e doganieri hanno scoperto oltre tre tonnellate di cocaina purissima.

L'obiettivo è stato raggiunto in seguito all'analisi di oltre tremila contenitori provenienti dal Sudamerica.

In particolare, in una prima operazione, finanzieri e funzionari doganali, con l’ausilio di sofisticati scanner in dotazione ad Adm, sono riusciti ad individuare più di 2.272 chili di cocaina occultata in tre container carichi di banane, sacchi di arachidi e pepe. Nel contempo, sul fronte dei controlli sulla merce in uscita dal porto è stato fermato, in seguito a una manovra sospetta, il conducente di un autoarticolato che trasportava un container apparentemente carico di forni elettrici. La successiva ispezione ha permesso di trovare, nascosta sotto caschi di banane, oltre 855 chili di cocaina.

La droga e l’autoarticolato utilizzato per il traffico illecito sono stati sequestrati. L’uomo, indagato allo stato per violazione della normativa in materia di sostanze stupefacenti, è stato arrestato e condotto nella casa circondariale di Palmi.

Complessivamente la sostanza stupefacente sequestrata, di qualità purissima, avrebbe potuto essere tagliata dai trafficanti di droga fino a 4 volte prima di essere immessa sul mercato, fruttando alla criminalità un introito di circa 1 miliardo di euro.

Usura e droga, sette misure cautelari

I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del locale Tribunale, nei confronti di 7 persone (4 in stato di detenzione domiciliare e 3 soggette all’obbligo di dimora) indagate a vario titolo per i reati di usura, esercizio abusivo del credito e spaccio di sostanze stupefacenti e psicotrope.

Contestualmente, le fiamme gialle hanno dato esecuzione al sequestro preventivo di beni, nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di oltre 38 mila euro, ritenuto profitto del reato di usura.

Al termine dell’indagine, durata oltre 2 anni, i militari del Gruppo Cosenza  hanno accertato prestiti di denaro, anche con l’applicazione di tassi di tipo usuraio che in taluni casi  sarebbero arrivati  al 120% annuo.

In particolare, approfittando dell’emergenza determinata dalla pandemia, gli indagati avrebbero offerto un canale parallelo di ricorso al credito al quale cittadini e imprese in forte crisi di liquidità potevano accedere senza particolari garanzie di rientro ed al di fuori dei canali legali di accesso a linee di finanziamento.

Per  gli investigatori, gli indagati dopo aver erogato il prestito si “adoperavano, anche con minacce ed intimidazioni, per il recupero della somma prestata, - chiamata “mascherina, scommessa, paghetta, spesa, acqua, pane” - restituita dalle vittime mediante ricariche di carte prepagate, assegni in bianco, e naturalmente denaro contante, in tranche settimanali o mensili, anche di modesto importo”.

L’attività investigativa ha portato alla luce un’intensa circolazione di denaro esercitata con capacità organizzativa e disponibilità finanziarie da parte degli indagati, i quali avrebbero approfittato dello stato di bisogno delle vittime per imporre condizioni sempre più onerose.

Nel corso delle indagini, inoltre, le fiamme gialle hanno ricostruito una fitta rete di spaccio di hashish, marijuana e cocaina, organizzata con modalità strutturate e rivolta ad un cospicuo numero di consumatori.

Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari: coinvolti imprenditori e commercialisti, sequestrati beni per un valore di 8 mln

I militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno dato corso, in Lombardia, Lazio, Campania e Calabria, ad una ordinanza, emessa dal gip del Tribunale reggino, su richiesta della locale Dda, con la quale sono stati disposti il divieto di esercitare la professione di commercialista nei confronti di 4 professionisti, il sequestro preventivo di uno studio commerciale e di consulenza -sottoposto ad amministrazione giudiziaria - il sequestro di immobili, autoveicoli e risorse finanziarie per un valore complessivo di 8 milioni di euro.

Contestualmente, i finanzieri hanno dato esecuzione ad un Decreto di sequestro preventivo nei confronti di altri due studi commerciali - anch’essi sottosti ad amministrazione giudiziaria.

L’operazione costituisce l’esito di un’indagine - processualmente nella fase delle “indagini preliminari” - condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria che ha consentito di dimostrare - allo stato e fatte salve le successive valutazioni di merito - che i professionisti riconducibili a tre studi commerciali e di consulenza operanti nella città dello Stretto e a Milano, unitamente ad altri sodali, si sarebbero associati allo scopo di commettere reati, quali: dichiarazione fraudolenta mediante altri artifizi, indebita compensazione e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, mediante l’elaborazione e la commercializzazione di modelli di evasione che, in modo seriale e sistematico, consentivano ai clienti un risparmio di imposta, in termini di mancato versamento del dovuto all’amministrazione finanziaria.

Per gli investigatori, gli illeciti sarebbero stati realizzati attraverso la creazione di fittizi crediti Iva da compensare con pregressi debiti tributari, l’esposizione nei bilanci d'esercizio di fatti non corrispondenti al vero, la presentazione di dichiarazioni fiscali fraudolente, il trasferimento fittizio della sede legale ovvero del domicilio fiscale delle imprese, la realizzazione di operazioni societarie straordinarie e la liquidazione delle imprese, con la finalità di rendere più difficoltosa l'azione di accertamento e di riscossione da parte dell'amministrazione finanziaria e creare i presupposti necessari per ottenere indebiti crediti d'imposta.

Risultano coinvolte aziende reggine operanti nei settori della ristorazione, delle costruzioni, dei trasporti, della raccolta rifiuti e del riciclo di materiale plastico, nonché nella vendita all’ingrosso ed al dettaglio di articoli di profumeria e nei servizi della cura della persona.

Inoltre, alla luce delle attuali emergenze probatorie, a taluni degli associati è contestato anche il reato di istigazione alla corruzione in quanto al fine di indurre un funzionario dell’Agenzia delle entrate di Roma a non contestare, nell’ambito di una verifica fiscale ad un loro cliente, violazioni amministrative per importi rilevanti gli avrebbero offerto, mediante l’intermediazione di un dirigente in quiescenza della stessa Agenzia, una somma di denaro.

Le operazioni eseguite presso le residenze dei professionisti, gli studi commerciali e le sedi delle aziende, che si sarebbero avvalse dei sistemi di evasione escogitati dai consulenti indagati, sono avvenute nelle provincie di Reggio Calabria, Caserta, Roma e Milano.

 

Buoni spesa Covid, scoperti 46 furbetti

I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, nell’ambito delle attività di polizia economico-finanziaria a tutela della spesa pubblica, stanno proseguendo i controlli nei confronti dei soggetti percettori dei cosiddetti “buoni spesa Covid-19”, erogati dai Comuni della Provincia e destinati alle famiglie in evidente stato di bisogno e maggiormente colpite dagli effetti derivanti dall’emergenza sanitaria in atto.

In particolare, le attività ispettive della Compagnia di Villa San Giovanni hanno permesso di accertare, nelle ultime settimane, che 46 nuclei familiari, residenti nei comuni di San Roberto e Santo Stefano in Aspromonte, hanno dichiarato di trovarsi in condizioni di difficoltà economica ovvero di indigenza, tali da non consentire nemmeno il minimo approvvigionamento di generi alimentari e di prima necessità, ottenendo indebitamente il sussidio economico, per un danno alle casse degli enti comunali quantificato in oltre 6 mila euro.

È emerso, infatti, che uno o più componenti dei nuclei familiari controllati, a seconda dei casi, avrebbe: ricevuto lo stipendio, anche per cospicui importi, a fronte di rapporti d’impiego regolari, percepito il Reddito di cittadinanza, l’indennità di disoccupazione o altre prestazioni sociali agevolate, oppure alterato il proprio stato di famiglia indicando soggetti fittizi o non residenti per incrementare la somma da percepire.

All’esito delle attività svolte sono state irrogate sanzioni amministrative, per indebita percezione di erogazioni pubbliche, per oltre 18 mila euro e sono stati segnalati i trasgressori ai rispettivi enti comunali, al fine di avviare il recupero delle somme indebitamente percepite.

Le attività di servizio della Compagnia di Villa San Giovanni eseguite in tale settore hanno consentito, finora, di accertare l’erogazione illegittima di complessivi 32.654 euro nei confronti di 135 persone, a danno delle casse dei comuni.

Subscribe to this RSS feed