Egitto, aereo turisti italiani parte alle 17

Dopo il disastro dell'aereo russo precipitato nel Sinai, la situazione dei turisti in vacanza a Sharm el Sheikh e' sempre piu`caotica e convulsa. Il timore di possibili attentati, da parte dei terroristi dell'Isis, sta facendo sentire le sue conseguenze anche tra i componenti della comitiva di vacanzieri italiani bloccati nella localita`turistica egiziana. Finalmente, per i nostri connazionali, sembra essere arrivato il giormo dell'agognato ritorno a casa. Per le 17 (ora locale) di oggi, infatti, e` stato programmato il volo easyJet che porterà i passeggeri italiani all'aeroporto di Londra Luton, da dove il viaggio proseguira' in direzione di Milano Malpensa. La notizia e` stata diffusa dall'ufficio stampa della compagnia aerea, per la quale "il volo potrà subire ritardi a causa della situazione locale".

Aereo russo caduto in Egitto, una valigia bomba dell'Isis all'origine dell'esplosione

Sarebbe stata una valigia o un bagaglio a mano collocati al suo interno a far esplodere l'aereo russo precipitato nel Sinai, in Egitto. A rivelarlo fonti vicine ai servizi segreti statunitensi citate dalla Cnn. Prende, quindi, corpo l'ipotesi che all'origine del disastro possano esserci i miliziani dell'Isis che avevano rivendicato l'attentato. Il quadro rimane, comunque, piuttosto incerto, tanto piu` che le stesse fonti americane hanno evidenziato come allo stato manchi ancora una conclusione formale delle immagini. In ogni caso, a provocare la tragedia sarebbe potrebbe essere stato un bagaglio portato a bordo grazie alla complicità di un impiegato dell'aeroporto di Sharm el-Sheik e alla mancanza di controlli nello scalo della località turistica egiziana.

Siria, l'esercito di Assad entra a Palmira

Secondo fonti vicine al Governo di Damasco, l'esercito siriano sarebbe impegnato, alle porte di Palmira, in durissimi combattimenti con i terroristi dell'Isis. I soldati lealisti starebbero contrastando i ribelli anche nel distretto cittadino di Dora. Le stesse fonti dichiarano che nonostante si siano "ritirati precipitosamente", i "terroristi" avrebbero subito pesantissime perdite. La conquista di Palmira per gli uomini di Assad, ha un grande valore sia sotto il profilo simbolico, per via dei siti archeologici che custodisce, sia sotto il profilo strategico. La città rappresenta, infatti, un importante crocevia lungo la direttrice che collega Homs a Deir Ezzour. Le truppe del presidente Assad sarebbero riuscite a neutralizzare anche due grandi convogli di rifornimento destinate ai "terroristi" e composti da uomini e materiali. In particolare, il primo convoglio sarebbe stato distrutto lungo la strada che da Palmira conduce a Al Bayarat, il secondo, invece, sarebbe stato annientato sulla Ein Hassein road.

L'Isis rivendica l'abbattimento dell'aereo russo caduto in Egitto

L’Isis rivendica l’abbattimento dell’Airbus A321 russo precipitato questa mattina sulla penisola del Sinai, in Egitto. Nella zona in cui è avvenuto l’incidente sarebbero in corso operazioni dell’esercito egiziano contro gruppi armati vicini allo Stato islamico. A bordo del velivolo, appartenente alla compagnia Metrojet, c’erano 224 persone, tra cui 17 bambini di età compresa tra i 2 ed i 17 anni e 7 membri dell’equipaggio. L’aereo, partito da Sharm el-Sheikh, dove i passeggerei avevano trascorso un periodo di vacanza, era diretto all’aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo. Allo stato non sono ancora note le cause dell’incidente, tuttavia, secondo le autorità egiziane l’ipotesi dell'abbattimento sarebbe piuttosto inverosimile. Stando a fonti vicine alla sicurezza del paese dei faraoni, al momento dell’incidente l’aereo volava ad oltre dieci mila metri, ovvero una quota che non potrebbe consentire ai miliziani di centrare alcun bersaglio. Secondo alcune agenzie di stampa russe, prima di schiantarsi al suolo l’aereo avrebbe chiesto l’autorizzazione a procedere ad un atterraggio di emergenza. In attesa di conoscere il contenuto della scatola nera, quella dell'incidente sembra l'ipotesi più accreditata. In ogni caso, per la compagnia aerea russa, quella di stamattina è la seconda tragedia in quattro anni. L'1 gennaio 2011, infatti, un velivolo prese fuoco mentre si avviava al decollo all'aeroporto di Surgut, in Russia. Tre passeggeri morirono e altri 43 rimasero feriti.

 

 

L'Isis "giustizia" un soldato siriano facendolo schiacciare da un carro armato

Non sembrano intenzionati a mettere fine alla loro gratuita brutalità i miliziani dello Stato Islamico che avrebbero  giustiziato un prigioniero siriano facendolo schiacciare da un carro armato. A segnalare l'ultimo episodio di atrocità compiuto dagli "uomini in nero", l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Secondo l’organizzazione dell’opposizione non radicale in esilio a Londra, i carnefici avrebbero caricato in rete un video in cui si vede il diciannovenne soldato lealista mentre finisce sotto i cingoli di un tank nel distretto di Homs. Il filmato, la cui autenticità non è stata confermata da fonti indipendenti, si apre con il volto di un ragazzo che racconta di aver preso parte ai combattimenti sostenuti dall’esercito regolare siriano. L’ultima parte della registrazione immortala il prigioniero steso a terra, con mani e piedi legati, mentre un carro armato procede nella sua direzione fino a schiacciarlo.

Siria, contro i russi l'Isis schiera i preservativi

Messi alle corde dai bombardamenti russi, i miliziani dello stato islamico per evitare la capitolazione starebbero mettendo mano a tutto il loro arsenale, comprese le armi non convenzionali. In un video della durata di tre minuti i miliziani hanno divulgato l'impiego di un'insolita contraerea. Come riportato da difesaonline "gli uomini in nero hanno messo in campo l’arma definitiva contro i cacciabombardieri russi: le bombe preservativo. E questo non è di certo un errore di trascrizione: i terroristi hanno utilizzato centinaia di preservativi a mò di palloni aerostatici collegato a piccole bombe che si librano nel cielo". Privi di contraerea adeguata, i militanti dell'Is spererebbero, quindi, di abbattere i bombardieri russi con un arma degna di ben altre tenzoni.  "Le bombe profilattico - prosegue difesaonline sono state lanciate sopra i cieli della città siriana di Idlib. Questi video dovrebbero suscitare paura e terrore, ma il risultato è totalmente opposto. Anzi, per certi versi, questi video aiutano a stigmatizzare i tagliagole ed i loro orrori perpetrati. Il video di tre minuti inizia con la preparazione di centinaia di bombe volanti con i preservativi già gonfiati all’interno di un edificio abbandonato. Non mancano le scritte di incitazione sui muri. Le bombe condom sono poi rilasciate in attesa di colpire qualche caccia di quarta generazione avanzata russo o un elicottero blindato come il Kamov. Il filmato si conclude con una panoramica su centinaia di bombe fluttuanti nel cielo".

Aylan, la guerra in Siria ed il cinismo dell’Occidente

Hanno fatto il giro del mondo. Le immagini del corpicino senza vita del bambino siriano morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia sono rimbalzate ovunque. Come succede in questi casi, non sono mancate le prese di posizione e le manifestazioni di sdegno. Allo sdegno, però, secondo un collaudato canovaccio, seguirà il silenzio. Tra qualche giorno, quei fotogrammi saranno superati ed il nome di Aylan Kurdi finirà nel buco nero della memoria collettiva. Il peggior nemico dei siriani continuerà, quindi, ad essere l’indifferenza. Si, perché quella morte, quella della madre e del fratellino di cinque anni, insieme a quelle di migliaia di persone che hanno perso e continuano a perdere la vita a Kobane, a Damasco a Palmira, sono il frutto amaro dell’indifferenza, dell’ignavia, della viltà e del cinismo dell’Occidente. A cosa serve l’indignazione dei capi di Stato e di Governo se poi non hanno il coraggio di passare dalle parole ai fatti? A cosa serve lo sdegno se, poi, si lascia che la Siria continui ad essere un mattatoio a cielo aperto, se si permette all’Isis di uccidere il presente e distruggere il passato? Dopo quattro anni di guerra senza esclusione di colpi, con le città trasformate in cumuli di rovine, è del tutto ovvio che chi ne ha la possibilità cerchi di scappare. Chi, invece, non può scappare è costretto a rimanere prigioniero dell’inferno siriano ed a sperare che ogni giorno non sia l’ultimo. Eppure, in una situazione del genere, nessuno interviene per fermare il massacro. Lo stillicidio di morti va avanti, anche quando non lo vediamo, anche quando gli organi d’informazione non ce lo sbattono in faccia. Ma in tanti fanno finta di niente, preferiscono girarsi dall’altra parte o rifugiarsi nella retorica dell’accoglienza e della solidarietà pelosa. Aylan Kurdi è morto mentre cercava di scappare su un barcone. Ma è normale che un bimbo di due anni debba fuggire, con sua madre e suo fratello, come fosse un criminale? E’normale che i profughi siriani, profughi veri, che scappano da una guerra vera, siano costretti a sfidare il mare su imbarcazioni di fortuna? Viene da chiedersi cosa faccia l’Onu ed a cosa serva una pletora di funzionari lautamente pagati se poi l’organismo internazionale che, per statuto, dovrebbe mantenere la pace e la sicurezza internazionale, si guarda bene dall’intervenire. Che fine hanno fatto la Nato, l’Unione europea e gli Stati Uniti? Che fine hanno fatto i promotori delle “Primavere arabe”, ovvero i veri responsabili delle carneficine che insanguinano il Mediterraneo, dalla Libia alla Siria? Affinché le parole pronunciate in questi giorni non siano semplici esercizi di malferma retorica, i leader occidentali devono intervenire e cercare una soluzione per fermare il massacro. Limitarsi ad offrire ospitalità a qualche profugo, incalzati dall’onda emotiva, non può bastare. Per ogni siriano che riesce ad arrivare in Europa ce ne sono, infatti, migliaia che rimangono intrappolati dai bombardamenti. Uomini, donne e bambini che non possono scappare e che muoiono lo stesso, anche quando nessuno ce li fa vedere.

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Calabria: controlli anti Isis, due espulsi

Agenti della Digos e dei commissariati di polizia della provincia di Reggio Calabria hanno portato a termine una serie di controlli finalizzati a contrastare la presenza illegale di cittadini stranieri ed alla ricerca di soggetti ritenuti vicini ad ambienti dell'Islam radicale. I poliziotti hanno effettuato controlli nei confronti di 25 stranieri ed hanno compiuto 12 perquisizioni domiciliari. Al termine dell’operazione, la Questura della città dello Stretto ha emesso due provvedimenti di espulsione a carico di un algerino ed un ucraino che risiedevano illegalmente sul territorio italiano.

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