Gli amici dell’Europa che odiano l’Occidente

“Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io”. Un adagio particolarmente calzante per alcune imbarazzanti amicizie coltivate da Europa e Stati Uniti. Nella lista degli alleati dell’Occidente figurano, infatti, Paesi cui starebbe bene la definizione di “Stati canaglia”, coniata dai politologi anglosassoni per indicare le nazioni pericolose per la democrazia.  Si tratta di nazioni con cui il Vecchio continente e gli Usa fanno affari ed alle quali vendono armi ultramoderne.

Paesi retti da sistemi dispotici, nei cui confronti vige la consegna del silenzio. La stampa Occidentale, italiana in particolare, sempre attenta a cavalcare il destriero del politicamente corretto, non ne parla, quasi mai.

Le tiranniche petro-teocrazie del Golfo, dall’Arabia Saudita, al Qatar, assai di rado sono oggetto di dibattito.  Sono esenti da qualunque discussione relativa alla violazione dei diritti delle donne, degli immigrati, delle libertà più elementari. I loro abusi non vengono mai contestati. Così, come non vengono denunciati, i crimini di guerra che i sauditi compiono ogni giorno in Yemen.

L’ipocrisia dell’Occidente, più che assurda, è sconcertante. Tanto più che non è un mistero che dietro il terrorismo internazionale di matrice islamica ci siano proprio loro. Eppure, Europa ed Usa fingono di non sapere.

Prendiamo ad esempio il Qatar che continua, indisturbato, a fare shopping in Italia e in Europa nonostante le decine di rapporti che ne denunciano le connessioni con le centrali che alimentano il terrore. E’ ormai acclarato, infatti, che nel processo di destabilizzazione del Mediterraneo, i proventi del petrolio abbiano giocando un ruolo determinante, dalla Siria alla Libia.

Del resto, la strategia di divulgare l’islam oltranzista di matrice salafita è arcinota. Una strategia che prevede una progressiva penetrazione in Europa dove, ogni anno, vengono inviate decine di predicatori radicali. Nel Vecchio Continente, gli emiri finanziano moschee e centri di cultura con lo scopo di diffondere il verbo dell’intransigenza religiosa.

Un verbo, portato sulle coste del nord Africa dagli Ak47 dei miliziani del Califfato.  Il tutto, nel più assoluto silenzio dei media nostrani.

Un silenzio complice, criminale, comprato a suon di petrodollari

Nei giorni scorsi, un quotidiano tunisino ha pubblicato un rapporto segreto in cui si parla di un campo d’addestramento allestito dal Qatar nella città di Beja, in Tunisia.  Secondo le indiscrezioni fatte trapelare dall’organo d’informazione, i qatarioti vi avrebbero fatto confluire decine di miliziani algerini reduci dai campi di battaglia di Iraq e Siria.

Il rapporto ha rivelato che l’addestramento dei terroristi, ha lo scopo di destabilizzare l’Algeria. Il progetto, coordinato dagli agenti di Doha, si articolerebbe in tre fasi. Completato l’addestramento, i circa 800 miliziani affiliati all’Isis, dovrebbero entrare clandestinamente in Algeria dove dovrebbero creare basi logistiche in aree poco popolate. Da qui, dovrebbe partire la terza fase, quella destinata a far entrare in azione i terroristi nei grandi centri urbani.

Un scenario che l’Algeria ha già conosciuto negli anni Novanta, quando il Paese venne sconvolto dalla sanguinosa guerra civile alimentata dal braccio armato del Fronte islamico di salvezza.

Se ciò accadesse, la situazione sarebbe esplosiva. L’Italia si troverebbe, ancora una volta,  a pagare il prezzo di una crisi dalle conseguenze incalcolabili.

Per prevenire il rischio che incombe, gli algerini stanno presidiando il loro permeabile confine con la Tunisia. Da una parte, stanno alzando una barriera di sabbia,  dall’altra, stanno intensificando i controlli. Nelle scorse settimane, le forze di sicurezza di Algeri hanno scoperto una decina di tunnel destinati a far passare uomini ed armi.

Mentre tutto ciò accade, sulla porta di casa, l’Italia e l’Europa continuano a crogiolarsi nel loro pusillanime immobilismo. Un immobilismo che alla lunga si rivelerà fatale.

Articolo pubblicato su mirkotassone.it

Libia: kamikaze si fa saltare in aria vicino all'ambasciata italiana a Tripoli

L'ambasciata italiana, recentemente riaperta, nella capitale libica potrebbe essere nel mirino dei terroristi.

Un'autobomba è, infatti, esplosa ieri sera di fronte al ministero della Pianificazione a Tripoli, in una zona non lontana dalle sedi diplomatiche di Italia ed Egitto.

 Secondo l'emittente araba al Hadath un "kamikaze si è fatto esplodere con un'autobomba" a 400 metri dall'ambasciata italiana a Tripoli. 

 Non ha dubbi, invece, il sito Libya Observer che cita una "fonte di sicurezza" secondo la quale l'obiettivo dell'attentato era proprio l'ambasciata italiana.

 Un uomo - scrive l'organo d'informazione - ha parcheggiato un'auto nel mezzo della strada vicino al ministero della Pianificazione dopo che "era stato inseguito" dal personale incaricato della sicurezza "quando ha cercato di parcheggiare vicino all'ambasciata italiana", ha detto la fonte.

La notizia è stata confermata dalla Farnesina. In una nota il ministero degli Esteri italiano ha  assicurato che tutto il personale in servizio presso l'Ambasciata italiana in Libia "non è stato coinvolto dall'attacco e sta bene".  "Dopo l'incidente -  si legge nel comunicato - le Autorità libiche hanno immediatamente e visibilmente rafforzato la sicurezza attorno alla nostra Ambasciata e alla Residenza dell'Ambasciatore Perrone".

Nell'attentato avrebbero perso la vita due persone, "presumibilmente i passeggeri della macchina".

Abdulkadir Masharipov, l'autore della Strage di Capodanno avrebbe confessato

Catturato nella notte a cavallo tra lunedì e martedì, Abdulkadir Masharipov avrebbe confessato di essere il responsabile dell’assalto al Reina di Istanbul costato la vita a 39 persone.

Gli investigatori turchi avrebbero, inoltre, provato la corrispondenza delle impronte digitali del 33enne uzbeko con quelle trovate sul luogo della strage di Capodanno.

Addestrato in Afganistan, il terrorista, che parla quattro lingue, è stato arrestato, insieme ad altri tre militanti islamici, in una casa situata nel quartiere Esenyurt di Istanbul. Nel covo dell’Isis, la polizia ha trovato 197 mila dollari, due pistole con relativi caricatori, una pistola ad aria compressa, un drone e alcune sim card. 

Dopo aver seguito una serie di piste rivelatesi completamente errate, gli investigatori turchi erano riusciti a risalire all'identità Masharipov nei primi giorni di gennaio.

Gli occhi della guerra: come si viveva ad Aleppo Est prima della liberazione della città

Aleppo, 8 gennaio. Lui accetta di farsi filmare, a scanso di equivoci. Però Mahmud Fahrad non è il suo vero nome e la foto non è la sua. Ha paura di vendette, in questa Aleppo coperta di macerie e dove pochi credono che tutti i jihadisti se ne siano davvero andati a Idlib sui pullman forniti da Assad. Perché questo muratore che ha perso il suo lavoro anni fa e si è dovuto arrangiare com moglie e quattro figli, vuol raccontare come si viveva ad Aleppo Est quando c’era la repubblica dei ribelli e dei jihadisti.

 “Siamo rimasti intrappolati lì, dice Mahmud, “dal marzo 2012, quando è cominciato tutto. E sono stati quattro anni di orrore. Per esempio, ci facevano fare la fame. In questi anni non ho mai mangiato carne né frutta, quasi solo lenticchie e burghul (grano spezzato). Anche il pane scarseggiava. E intanto loro godevano di ogni ben di Dio e mangiavano tutto ciò che volevano. Avevano depositi pieni e si facevano beffe di noi: quando c’era qualche festività, macellavano pecore e vacche e poi rivendevano i pezzi di scarto, come gli stinchi o le interiora, a 10 mila lire siriane al chilo, il prezzo della carne migliore. I pezzi buoni, invece, costavano 30 mila lire, cioè dieci volte il prezzo normale. Una volta c’è stata una specie di manifestazione per protestare contro questi prezzi: hanno sparato sulla gente e ucciso quattro persone”.

 E gli ospedali? Si dice che l’esercito abbia ucciso parecchie persone, bombardandoli…

 “Ospedali bombardati? Forse. Quello che so, però, è che noi aleppini normali non potevamo certo andarci. Erano riservati a loro e alle loro famiglie. Quando qualcuno di noi si faceva male o aveva un problema di salute, lo lasciavano a morire fuori della porta. Non ho mai visto nessuno, in quattro anni, essere ricoverato in un ospedale”.

Per continuare a leggere clicca qui

Articolo pubblicato su: gliocchidellaguerra.it

Turchia: identificato l'autore della strage di Capodanno, è un uzbeko

A più di una settimana di distanza dalla strage compiuta la notte di Capodanno nel locale Reina di Istanbul, la polizia turca sarebbe, finalmente, riuscita ad identificare il presunto autore della mattanza.

Il terrorista, che ha ucciso 39 persone ferendone 69, sarebbe un militante dell'Isis di nazionalità Uzbeka.

Secondo i media turchi, Abdulkadir Masharipov, questo il nome dell'uomo, sarebbe arrivato a Istanbul dalla provincia turca di Konya il 15 dicembre.

Alcuni organi d'informazione locali hanno riportato la notizia che proprio a Konya, nella parte centromeridionale del Paese, sarebbe attiva una cellula dell'Isis composta da cittadini uzbeki.

Proprio i suoi compatrioti starebbero favorendo la fuga di di Masharipov. La cellula Isis avrebbe costruito una rete di protezione che starebbe ostacolando la cattura del terrorista il cui nome in codice sarebbe Abu Muhammed Horasan.

Tuttavia, il condizionale è d'obbligo, soprattutto alla luce dei precedenti, rivelatisi completamente inattendibili, in cui le autorità turche avevano annunciato l'individuazione del presunto terrorista. 

Siria: autobomba al mercato di Azaz, decine di morti

I morti sono almeno sessanta, mentre i feriti sono oltre 150. Questo il bilancio, provvisorio, del drammatico attentato compiuto oggi in Siria.

La notizia è stata diffusa dalla televisione libanese degli Hezbollah Al Manar e dall'emittente panaraba satellitare Al Arabiya.

Secondo i due organi d'informazione, che hanno citato fondi vicine alle opposizioni,  la strage è stata compiuta in un affollato mercato di Azaz, città controllata da gruppi ribelli che dista una cinquantina di chilometri da Aleppo. Per seminare morte e distruzione, i terroristi si sono serviti di un'autobomba che hanno fatto esplodere all'ora di punta.

Altro sangue è stato versato, inoltre, nella provincia di Raqqa dove 11 civili, di cui cinque minori appartenenti alla stessa famiglia, sono stati uccisi nei bombardamenti aerei compiuti dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), i cinque minori sono morti insieme  due donne della famiglia in un raid portato sul villaggio di Al Swidiyyeh.

Per l'Ondus, nel corso del 2016, la coalizione a guida americana avrebbe provocato 467 vittime civili, 108 delle quali sarebbero minori.

Turchia: terroristi aprono il fuoco in un night a Istanbul, morti e feriti

Attacco terroristico in un night club di Istanbul, in Turchia. Il bilancio delle vittime è pesantissimo. I morti sono, infatti, 39 di cui 15 stranieri, i feriti sono invece 69.

Sul numero degli assalitori non c'è ancora alcuna certezza. Secondo fonti ufficiali, i terroristi potrebbero essere stati tre. Vestiti da Babbo Natale, gli attentatori sono entrati in azione verso l'1,30 ora locale. Una volta entrati nel locale hanno scatenato l'inferno aprendo il fuoco a caso sulla folla.

L'attacco è stato compiuto in un night situato nel quartiere di Besiktas, nella parte europea della città.

Intanto, in Turchia è in corso una gigantesca caccia all'uomo. Le forze di polizia stanno, infatti, cercando almeno uno dei terroristi dileguatosi dopo la strage.

Berlino, strage al mercato di Natale: arrestato un tunisino in contatto con Amri

Un 40enne di origine tunisina è stato arrestato a Berlino nell'ambito delle indagini sull'attentato, compiuto lo scorso 19 dicembre al mercatino di Natale da Anis Amri, costato la vita a dodici persone,

La notizia riportata dall'agenzia tedesca Dpa è stata confermata dalla Procura generale.

L'uomo fermato dalla polizia è sospettato di essere "un presunto contatto" di Amri. Il suo "numero di telefono era nello smartphone" dell'attentatore.

Secondo gli investigatori il 40enne potrebbe essere direttamente coinvolto nell'attacco terroristico compiuto al mercatino di Natale.

Subscribe to this RSS feed