L'espansionismo cinese e la nuova via della seta, se n'è discusso a Soveria Mannelli

Intelligence e globalizzazione: la nuova via della seta" è stato il tema trattato nella seconda lezione dell'Universitá d'estate sull'intelligence che si sta svolgendo da giovedì a Soveria Mannelli presso la biblioteca "Michele Caligiuri".

Le lezioni, introdotte da Mario Caligiuri dell'Università della Calabria e direttore dell'iniziativa, sono state tenute da Antonio Selvatici, docente del Master in Intelligence all'Università Torvergata di Roma e Giuseppe Rao, Consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Per Selvatici, la "nuova via della seta" è una strategia promossa dalla Cina per realizzare infrastrutture marittime e ferroviarie che sostengano l'espansione commerciale. Per lo studioso quello cinese non è tanto un progetto economico quanto politico, culturale e militare, sostenuto con ingenti investimenti economici. Questa strategia è sostenuta da decisioni politiche chiare, circostanza che, di converso, solleva temi decisivi: il rapporto tra democrazia e sviluppo economico e tra tempi di decisione democratici e globalizzazione. Questo processo viene sostenuto dal sistema pubblico attraverso banche e compagnie di navigazione.

La "Via della Seta" terrestre parte da Pechino e arriva in Europa a Duisburg mentre la via marittima coinvolge il nostro Paese con approdo probabilmente a Venezia. Il commercio mondiale viene sviluppato per l'80 per cento via mare ma il nostro Paese non riesce a cogliere queste opportunità di sviluppo.

Per Selvatici, affrontare temi del genere è fondamentale per il nostro Paese.

È quindi intervenuto Giuseppe Rao che ha evidenziato come non si possa interpretare la Cina con gli occhi degli occidentali, poiché occorre capire le loro nozioni del tempo, del nazionalismo e della disciplina. Si sta attuando una strategia di lungo periodo pianificata decenni fa che intende fare diventare la Cina una grande potenza tecnologica. Oggi in Cina i treni viaggiano a 350 all'ora, i sottomarini raggiungono le massime profondità, la stazione lunare cinese è tra le più attrezzate e le ricerche sono avanzatissime come quelle sul grafene.

I principali limiti sono rappresentati dall'inquinamento ambientale e dall'impossibilità di contestare il sistema politico, ma nonostante tali problemi centinaia di milioni di cinesi sono stati sottratti alla povertà. Rao ha concluso sulla governance mondiale, evidenziando che la Cina colma un vuoto di leadership, dando voce a popoli finora emarginati.

Numerose le domande degli studenti che hanno evidenziato i temi del primato della politica sull'economia, dell'efficienza delle èlite, del rispetto dei valori occidentali e della complessità delle minacce.

Si concluderà oggi alle 18 con il Rettore dell'Università della Calabria Gino Crisci e il Direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell'Educazione dell'ateneo calabrese Roberto Guarasci che, insieme al sindaco Leonardo Sirianni e al  direttore Mario Caligiuri, presenteranno il sottosegretario di Stato alla Giustizia Cosimo Ferri che interverrà su "Intelligence e magistratura: la collaborazione necessaria".

L'Italia terminale della nuova Via della Seta

"La Via della Seta marittima è il progetto strategico e infrastrutturale più importante del pianeta".

È quanto ha affermato Antonio Selvatici, docente di intelligence economica all'Università Tor Vergata di Roma e all'Università degli studi di Firenze intervenendo al convegno conclusivo dei laboratori del Master in intelligence dell'Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

"I cinesi - ha spiegato Selvatici - hanno pianificato lo sviluppo, il finanziamento, la costruzione e la gestione di un corridoio marittimo che raccoglie le merci prodotte in Cina con destinazione l'Europa. Il terminale della via della Seta sarà Venezia o Trieste dove approderanno le merci made in China".

Secondo il docente "il porto di Gioia Tauro è stato escluso dal progetto della Via della Seta sia dai pianificatori cinesi che dai decisori italiani. Probabilmente le grandi navi raggiungeranno direttamente il porto scelto nell'alto Adriatico escludendo Gioia Tauro".

Selvatici ha quindi sostenuto che "i cinesi sono determinati: hanno già previsto d'investire nella prima fase della costruzione dellaVia della Seta 100 miliardi di dollari".

Il docente ha concluso con una serie di interrogativi: "la Via della Seta è un'opportunità o una minaccia? L'Italia è in grado di gestire gli investimenti cinesi e la relativa invasione di merci? Siamo destinati a morire cinesi?". 

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