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Il crocefisso miracoloso che ha sconfitto la "Grande peste", ricordato dal Centro Studi Teothokos

In occasione della preghiera di Papa Francesco di ieri per la pandemia che in questo momento affligge l’umanità, il Centro Studi Teothokos Religiosità Popolare, che ha sede a Catanzaro, sottolinea l’importanza dell’evento straordinario che pone al centro dell’attenzione il miracoloso simulacro del SS. Crocifisso in Urbe, noto a Roma come il Crocifisso dei Miracoli. Si tratta di una meravigliosa scultura lignea del XV secolo (attribuita ad uno scultore senese) per la cui intercessione fu sconfitta la “Grande Peste” del 1500 che mise in ginocchio la Capitale. Il magnifico simulacro e l’Arciconfraternita del Crocefisso in Urbe, sottolineano Anna Rotundo e Martino Battaglia, fondatori del Centro Studi Theotokos, sono un patrimonio mondiale dell’umanità che va salvaguardato e custodito con particolare cura e attenzione da parte di chierici e laici, e dalle confraternite, come quella di San Marcello, che operano nella Chiesa prestando volontariamente e gratuitamente il loro servizio benefico verso la Chiesa e  verso il prossimo. Diverse confraternite calabresi sono state erette nel tempo in onore del Santissimo Crocefisso. Questo è uno dei motivi principali per il quale il Centro Theotokos è particolarmente interessato a questo evento durante il quale il Crocefisso dell’Urbe squarciava le tenebre di una serata piovosa in cui il pontefice pregava per l’umanità intera. Il Cristo Crocifisso è il libro della vita in cui prima o poi ci si deve specchiare. La croce è metafora della vita, sinonimo della tribolazione con cui ogni uomo dovrà fare i conti. A tal proposito, il domenicano Cavalca Domenico di Pisa scrive:

«Perho che Cristo crucifixo  ne mostra et insegna ogni perfectione et ogni scientia utile, possiamo veramente dire ch’egli è libro di vita nel quale ogni seculare idiota e d’ogni altra conditione può leggere e vedere la legge tutta abbraviata».

Il  Centro Theotokos indirizza particolarmente la sua attenzione verso la chiesa di San Marcello al Corso, una delle prime chiese cristiane a Roma (418). L’antica chiesa aveva un impianto opposto a quello attuale con l’ingresso a oriente, verso il Quirinale. Dal 1368 la chiesa è custodita dall’Ordine dei Servi di Maria. Distrutta da un incendio nella notte del 22 maggio 1519 fu ricostruita, per volere di papa Leone X. Le fiamme risparmiarono  miracolosamente il crocefisso ligneo invocato oggi più che mai dai fedeli di tutto il mondo. Al Crocefisso di San Marcello fu attribuito il prodigio di aver fermato il flagello della peste nel 1522. Perciò fu prelevato dal cortile del convento dei Servi di Maria e portato in processione per le vie di Roma verso la Basilica di San Pietro dal 4 al 20 agosto del 1522. Quando il Crocefisso rientrò a San Marcello la peste era cessata definitivamente. A causa di  questo prodigio venne eretta l’Arciconfraternita del Crocefisso in Urbe su cui sta concentrando  i suoi studi innovativi José Luis Alonso Ponga, antropologo museale di fama mondiale e grande sostenitore e ispiratore del Centro Studi Theotokos. Tale confraternita, approvata nel 1526 da papa Clemente VII, istituzionalmente si dedicava all’assistenza e alla carità ai poveri e ai pellegrini e si riuniva proprio nella cappella dedicata al Crocefisso miracoloso nella chiesa di San Marcello. Lo spazio si rivelò ben presto troppo ristretto: perciò fu decisa, per volere del cardinale Alessandro Farnese, la costruzione di un Oratorio del Crocefisso terminato nel 1568. L’Arciconfraternita tra l’altro, aveva il compito di organizzare le processioni del Giovedì Santo durante le quali il Crocefisso ligneo veniva portato in San Pietro. La processione non aveva solo il compito di ricordare il prodigio, ma aveva anche un valore bene augurale allontanando ogni male dalla città.

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Polemiche stroncate: Crocifisso già risistemato nell'Aula consiliare di Reggio

In politica, come noto, vale tutto, o quasi, ma oltrepassare i confini delle prudenti leggi del buonsenso rappresenta un esercizio spericolato. La vorticosa bufera alimentata da un comunicato che il consigliere comunale di Forza Italia, Massimo Ripepi, ha redatto nella giornata di domenica ne è fedele testimonianza. Oggetto della diatriba, subito soffocata dall’evidenza dei fatti, è il Crocifisso appeso sulla parte dell'Aula consiliare di Reggio Calabria. L'esponente di Forza Italia aveva, infatti, colto l'occasione della momentanea rimozione, notata durante la cerimonia allestita in occasione dell'intitolazione dell'Aula a Pietro Battaglia, per avventurarsi in una battaglia contro l'Amministrazione cui domandava con decisione: "Che il Crocifisso venga riposizionato al più presto laddove è sempre stato". Inerpicandosi in avventate previsioni del futuro, Ripepi, aveva avvertito: "Se non sarà prontamente riposizionato, vuol dire che non è stato un imprevisto dovuto ai preparativi frenetici della cerimonia, ma è stata l’opera di un occulto regista che ha operato di nascosto ed indisturbato sin dal giorno del Consiglio in cui è stato approvato il registro delle unioni civili. Non sono d’accordo con questo anticristiano regista". Considerazioni e pensieri che oggi sono stati smontati dal presidente del Consiglio Comunale, Demetrio Delfino. “In assenza di argomentazioni politiche solide, è triste assistere a becere strumentalizzazioni della fede religiosa da parte di chi non perde occasione per professarsi più cristiano degli altri”. Sono state parole perentorie e dirette quelle utilizzate da Delfino per replicare alla nota diffusa da Ripepi. “Se soltanto, Ripepi, avesse avuto il buongusto e la cortesia di informarsi, anche con una semplice telefonata, circa i motivi del temporaneo spostamento del Crocifisso, avrebbe avuto l’opportunità di sapere che si è trattata di una questione esclusivamente tecnica, peralto già risolta”. Demetrio Delfino coglie l’occasione per spiegare i passaggi, elementari, della vicenda: “Quando, giorni fa, furono svolti i lavori di pitturazione dei muri dell’Aula, il Crocifisso si macchiò di pittura. Di conseguenza, nel momento in cui gli addetti, in vista dell’epigrafe dedicata a Pietro Battaglia che campeggia adesso sulla parete, hanno avuto la necessità di spostarlo, si sono resi conto delle pessime condizioni in cui esso versava. Nella mattinata odierna, dopo aver ripulito e restituito decoro all’oggetto sacro, abbiamo provveduto alla sua riaffissione”. Il presidente del Consiglio Comunale non ha nascosto il fastidio per la polemica montata ad arte dal consigliere Ripepi. “La sua è stata una caduta di stile evitabilissima, sarebbe bastata un po’ di pazienza in più per vedere con i propri occhi il ripristino del crocifisso, da noi peraltro già programmato senza il suo inutile intervento, teso forse a ritagliarsi un angolino nel mare magnum dell’informazione. Da parte nostra vi è stata solo la volontà, nel massimo rispetto dell’oggetto sacro, di ridare ad esso dignità e decoro. Prima di gridare “al rogo degli eretici” dovrebbe, inoltre, rammentare il “pio Ripepi”, che Gesù Cristo è in ogni luogo dove vigono il rispetto, le buone azioni, i buoni sentimenti e l’attenzione per gli ultimi, anche senza la necessità – conclude Delfino - che esso venga rappresentato in simboli o oggetti sacri”. Temendo, come si evince dalla lettura della nota scritta, che l'Amministrazione fosse in preda ad anacronistici, quanto misteriosi, rigurgiti antireligiosi, il consigliere può, quindi, tornare a dormire sonni tranquilli pensando alla banale ragione del brevissimo dislocamento del Crocifisso.

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