'Ndrangheta, beni per oltre 5 milioni di euro sequestrati ad esponenti della cosca Rango - Zingari

Su disposizione del Tribunale di Cosenza, la guardia di finanza ha eseguito il sequestrato di un patrimonio di oltre 5 milioni di euro appartenente ad Antonio Intrieri e Domenico Mignolo, considerati elementi di spicco della cosca Rango-Zingari, .

Intrieri, attualmente detenuto in attesa di giudizio, è ritenuto esponente di spicco della cosca Rango – Zingari, ed è stato condannato alla pena di anni 14 di reclusione per associazione mafiosa e reati connessi.

Anche Mignolo è ritenuto ai vertici del clan Rango Zingari ed è stato condannato alla pena di anni 14 di reclusione per associazione mafiosa e reati connessi, nonché alla pena di 18 anni di reclusione per omicidio. Mignolo è attualmente detenuto ed è sottoposto al regime penitenziario del 41 bis.

Su entrambi grava anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, ancora da scontare poiché detenuti.

Il sequestro è stato possibile grazie al lavoro certosino svolto dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Cosenza, che, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno svolto accertamenti patrimoniali nei confronti degli appartenenti la cosca condannati, nonché dei loro prossimi congiunti, esaminando e approfondendo le variazioni patrimoniali nell’arco temporale dal 1986 al 2016.

Le indagini hanno evidenziato una netta sproporzione delle movimentazioni economico-finanziarie in uscita (spese) rispetto agli esigui redditi dichiarati (entrate), non sufficienti a soddisfare le primarie esigenze di vita. L’esecuzione del provvedimento ha portato al sequestro di:

2 fabbricati;
1 appezzamento di terreno;
2 società con relativo complesso aziendale;
2 fabbricati;
4 quote di partecipazione di società intestate e/o riconducibili ai proposti;
2 associazioni sportive dilettantistiche;
1 appezzamento di terreno;
8 automezzi;
diversi rapporti bancari.

Il valore complessivo stimato è di oltre 5 milioni di euro.

 Il sequestro è stato eseguito su richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro diretta dal Procuratore Nicola Gratteri, inseguito ad un’articolata e complessa attività di accertamento antimafia svolta dalla guardia di finanza di Cosenza, e coordinata dal Procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Procuratore Camillo Falvo.

Omicidio Antonio Taranto: tre persone indagate per falsa testimonianza

E' stato ipotizzato il reato di falsa testimonianza a carico di tre persone coinvolte nell'inchiesta aperta in seguito all'omicidio del ventiseienne Antonio Taranto, assassinato a Cosenza durante la nottata a cavallo fra il 28 ed il 29 marzo dello scorso anno. Sulla base di quanto emerso nel corso dell'attività investigativa, avrebbero favorito il presunto responsabile, Domenico Mignolo, depistando l'indagine. Secondo le risultanze del lavoro fin qui condotto dagli inquirenti, Mignolo, sospettato di legami con il clan della 'ndrangheta "Rango-Zingari", dal balcone avrebbe esploso un colpo di pistola calibro 38 che ha ferito mortalmente ed accidentalmente Antonio Taranto. 

 

  • Published in Cronaca

Arrestato il presunto autore dell'omicidio del giovane Antonio Taranto

Sarebbe lui il responsabile dell'assassinio di Antonio Taranto, 26 anni,commesso, il 29 marzo in via Popilia, a Cosenza. E' con questa accusa che i Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, hanno arrestato Domenico Mignolo, 28 anni, considerato vicino al clan Rango-Zingari. Sulla scorta di quanto ipotizzato dagli investigatori, il sospetto omicida avrebbe covato rancore a causa del comportamento adottato dalla sua cosca di riferimento mentre si trovava dietro le sbarre. L'organizzazione criminale, infatti, non gli avrebbe pagato le "mensilità" che riteneva di dover ricevere anche durante la sua permanenza in prigione. Per questa ragione, armatosi di revolver, si sarebbe recato sul balcone del proprio domicilio e da lì esploso il colpo di revolver che, per un tragico errore, centrò Antonio Taranto, completamente fuori dalla vicenda, e non l'obiettivo designato. 

 

 

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