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Inchiesta "Erga omnes": annullato il divieto di dimora per Nicola Adamo

Gli avvocati di Nicola Adamo, Fabio Viglione ed Ugo Celestino, esprimono viva soddisfazione per il provvedimento della Corte di Cassazione che, nella giornata di ieri, ha annullato senza rinvio l’ordinanza cautelare che imponeva al proprio assistito il divieto di dimora in Calabria nell’ambito dell’indagine relativa ai rimborsi percepiti dai Consiglieri regionali. "La fiducia che, assieme al nostro assistito, abbiamo da sempre riposto nella Magistratura ha trovato ancora una volta sicuro riscontro: la Suprema Corte, accogliendo pienamente il nostro ricorso, ha restituito all’On. Adamo il pieno diritto di far rientro in Calabria da libero cittadino.  Siamo altresì convinti — continuano i difensori — che il processo fugherà ogni dubbio sulla correttezza dell’operato istituzionale del nostro assistito". 

 

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Scalzo cede alle pressioni: "Pronto a lasciare Presidenza Consiglio regionale"

Un colloquio a quattr'occhi svoltosi a Roma potrebbe aver sciolto definitivamente il nodo delle dimissioni di Tonino Scalzo. Seduti uno di fronte all'altro Lorenzo Guerini, vice segretario nazionale del Partito Democratico ed il presidente del Consiglio Regionale. Un incontro resosi necessario per sbloccare una volta per tutte lo stallo che continua a rallentare la quadratura del cerchio inseguita da Mario Oliverio prima di presentare la nuova Giunta. E' noto, infatti, che il sia Vincenzo Ciconte, vice presidente dell'Esecutivo di Palazzo Alemanni ed assessore al Bilancio, sia Carlo Guccione, assessore al Lavoro, hanno manifestato l'intenzione di non lasciare i rispettivi incarichi in assenza di un passo indietro di Scalzo. I tre sono coinvolti nell'inchiesta "Erga omnes" condotta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria sulla presunta gestione spregiudicata dei fondi assegnati ai Gruppi consiliari di Palazzo Campanella. Al termine del vertice organizzato nella Capitale il portavoce del presidente del Consiglio Regionale ha fatto sapere che: "Si è trattato di un colloquio costruttivo nel corso del quale il presidente Scalzo, nell’esaminare la difficile situazione che si è venuta a determinare in Calabria, ha espresso al vicesegretario la sua piena disponibilità politica a ricercare ogni più utile decisione al fine di favorire il rilancio dell’iniziativa politico-istituzionale calabrese". Di fronte alla impellente necessità di dare alla Calabria un Esecutivo pienamente operativo Guerini e Scalzo si sono trovati concordi.  La questione di massima urgenza, infatti, è quella di offrire una Giunta che, si legge nella nota, sia "in linea con le esigenze di buon governo, innovazione, sviluppo socio-economico e riforma della politica fortemente avvertite dai cittadini calabresi”. 

Rimborsopoli, De Gaetano si avvale della facoltà di non rispondere

Nino De Gaetano, assessore regionale dimissionario ai Lavori Pubblici, Infrastrutture e Trasporti, arrestato nell'ambito dell'inchiesta "Erga omnes" sulla presunta gestione illecita dei fondi pubblici destinati ai Gruppi consiliari di Palazzo Campanella, ha scelto la strada di avvalersi della facoltà di non rispondere in occasione dell'interrogatorio cui è stato sottoposto in giornata.  De Gaetano attualmente si trova ristretto ai domiciliari. 

L'Oliverio dimezzato: ora il "lupo" si travesta da pecora

Indifendibile, non più proponibile, accerchiato e disperato, ma ancora con una carta da giocare, l'ultima, sul tavolo su cui si gioca il futuro prossimo della Calabria. Mario Oliverio, soprannominato "Il lupo di San Giovanni in Fiore", si presenta così dopo sette mesi in cui il governo della Regione è stato impalpabile, inesistente, invisibile. Eppure, per uno degli accidenti tipici della storia, il presidente, salito sulla tolda di comando con l'ambizione di determinare le sorti di un territorio sfilacciato ed allo sbando, ha una via d'uscita che gli potrebbe consentire di invertire radicalmente la rotta di una navigazione fin qui senza meta. L'assist gli è stato fornito proprio dall'inchiesta "Erga omnes" che, se ci si fermasse alla fotografia dell'esistente, ha definitivamente affossato qualsiasi prospettiva di rilancio alimentasse le ambizioni della maggioranza di centrosinistra uscita vincente dalle urne nell'ormai lontano novembre dello scorso anno. La residua credibilità che, alla luce degli errori susseguitisi nel corso dei mesi, è ben al di sotto della soglia minima di tolleranza agli occhi dell'opinione pubblica, si gioca tutta in questi pochi giorni che separano Oliverio dall'annuncio dei membri dell'Esecutivo. Esiziale sarebbe se l'ex presidente della Provincia di Cosenza fosse convinto tuttora che una pezza cucita alla rinfusa sarebbe sufficiente a rattoppare un vestito impresentabile. Il piglio decisionista esibito nella campagna elettorale, del resto, è un ricordo sbiadito che fa a pugni con il passo da bradipo adottato in questo dimenticabile scorcio di legislatura. La riforma dello Statuto, infatti, ormai ha perso la funzione di alibi che, per la verità, è stato riconosciuto come tale soltanto dai sostenitori più strenui. La conseguenza dello scollamento con la realtà quotidiana è stata devastante perché la tempesta abbattutasi sui Palazzi della Regione per una vicenda antica che i magistrati hanno tirato fuori dal cassetto a distanza di anni nulla avrebbe potuto se la marcia del Governatore fosse stata incalzante. Le faide interne al PD, l'indifferenza sbattuta in faccia ai tormenti di un popolo a disagio hanno, invece, reso, insopportabile il peso di "Rimborsopoli", una storia miserabile fatta di scontrini e meschinità che, comunque, dovrà reggere alla prova processuale. Affinché l'azione della magistratura non mini, come spesso discutibilmente succede, la strada della politica è necessario che quest'ultima sia inattaccabile, a maggior ragione quando il vento dell'antipolitica è talmente impetuoso da spazzare chiunque. Il simbolismo regalato dal quadro dipinto dagli inquirenti è disarmante, ma è assolutamente necessario che la politica proceda su un binario diverso rispetto a quello percorso dalla giustizia. Guai se così non fosse. Per guidare il treno, però, il presidente della Regione ha l'obbligo morale ed etico di resettare quel poco che si ritrova fra le mani e dar vita ad una Giunta di altissimo profilo, completamente sganciata dalle dinamiche furiose interne al PD ed al centrosinistra. La sola mossa capace di fornirgli nuova linfa per proseguire la legislatura è quella di sfruttare le scosse telluriche prodotte dal lavoro dei magistrati, prescindendo dal merito e dalla valenza dello stesso, affrancarsi dagli stucchevoli riti delle trattative fra gli pseudo potentati locali e scaricare sul Palazzo tutta la forza d'urto di cui dispone, se ne dispone. Concretamente è a Roma che deve guardare, è con Matteo Renzi che deve confrontarsi e, se del caso, lasciarsi imporre dall'alto nomi estranei al barbaro teatrino inscenato dai collettori di voti. In caso contrario l'effetto boomerang dell'emblematico "Caso De Gaetano", evitabile se solo Oliverio avesse avuto l'umiltà di capire che i messaggi nitidi spediti ripetutamente dalla Capitale erano da raccogliere senza indugi, travolgerà lui ed il resto della consiliatura. Un'ipotesi che, nostro malgrado, pare non fare breccia nella tattica di piccolo cabotaggio partorita dal presidente che sabato, rispondendo laconicamente al cronista di "Repubblica", ha eretto un ulteriore muro a difesa del fortino assediato dal buonsenso. Munito della corazza costruita attorno alle parole che gli avrebbe rivolto Raffaele Cantone, a capo dell'Autorità Anticorruzione, il quale si sarebbe speso per sollecitarlo ad avanzare sul campo di battaglia, il Governatore si è trincerato dietro la considerazione, veritiera ma politicamente insostenibile, che gli episodi contestati si riferiscono alla passata legislatura. Una traccia ben visibile che l'idea è quella di continuare a minimizzare la sostanza del veleno che sul lungo periodo saremmo costretti ad ingurgitare. Se così non fosse, Renzi, che nelle ultime ore ha già avuto un incontro con Oliverio, faticherebbe a voltare lo sguardo dall'altra parte e, come insegna la gestione di "Mafia Capitale", non si farebbe scrupoli di dettare d'autorità la linea, su tutti i fronti, ad un presidente della Regione, a quel punto ulteriormente monco, depotenziato e con margini di manovra estremamente ridotti. Ci pensi bene, Oliverio, e acquisisca la consapevolezza che è giunto il momento che da "lupo" si trasformi in pecora: accogliere le dimissioni di Ciconte, vicepresidente della Giunta e potente assessore al Bilancio, è il grimaldello che ha in mano per fare a meno anche di Guccione, pure lui indagato ed inevitabilmente azzoppato. Azzerare tutto, ripartire dal via fingendo che i calabresi si siano espressi il 23 giugno invece che il 23 novembre, costituisce l'arma a disposizione di Oliverio. Non è tanto, ma è già qualcosa che potrebbe rivelarsi utile per salvare il salvabile. Altrimenti #Mariodimettiti non sarebbe da considerare più un semplice hashtag lanciato sui social network dal Movimento 5 Stelle, ma un obbligo di fronte alla sua coscienza ed a quella, già appesantita, dei calabresi.

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Erga omnes, Guerini: “Ora una giunta di forte rinnovamento”

“L'inchiesta della magistratura delinea in Calabria una situazione grave”. Considerazioni che aprono scenari nuovi quelle del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, che ha commentato i postumi dell’operazione Erga omnes. “Riponiamo massima fiducia nell'azione dei magistrati - ha affermato Guerini - affinché venga fatta piena chiarezza su fatti. È quindi evidente la necessità di giungere in tempi brevi alla formazione di una nuova giunta regionale che sia fortemente ispirata a criteri di forte rinnovamento. Il Pd calabrese - ha rilevato Guerini - deve essere unito in questo passaggio, sostenendo insieme al presidente Oliverio il processo di cambiamento che è necessario attuare”.

 

Ladri di polli

De Gaetano, Ciconte, Guccione, Fedele Luigi e Fedele Diego, Aiello Piero e Aiello Ferdinando, Nucera, Tripodi, Franco, Dattolo, Gallo, Bilardi, Trapani, Grillo, Parente, Magaro, Bova, Adamo, Giordano, De Masi, Talarico, Principe, Battaglia, Amato, Censore, Franchino, Maiolo, Scalzo, Sulla, Loiero Agazio sono tutti presunti mascalzoni presunti innocenti fino a sentenza definitiva che arriverà tra vent’anni. Per me sarebbero già tutti ad metalla Sardiniae, cioè ai lavori forzati con palla al piede; ma dobbiamo aspettare la sentenza, e intanto sono tutti dei santi cristiani. Sì, ma questa è la verità giudiziaria, non quella morale e politica, nella quale invece i suddetti si devono levare di torno, dimettersi, sparire anche dalla festa patronale. Oliverio, estraneo all’inchiesta anche perché non era consigliere regionale, è invece fino al collo, fino ai capelli nello sterco come i ruffiani dell’Inferno dantesco, per una cosa che si chiama “culpa in eligendo”, cioè i Guccione, i De Gaetano e i Ciconte li ha nominati e difesi lui, perciò è tutta sua la responsabilità politica. Se anche in settimana troverà una pezza a colori per mantenersi ancora un poco, è destituito da ogni politica autorevolezza, nonché personalmente compromesso da (presunte, sempre presunte) pessime frequentazioni. Che poi, se Ciconte, Oliverio, Guccione, De Gaetano avessero rubato e fatto qualcosa, ne avrei meno pena: dal 23 novembre non hanno fatto un bel niente. Niente! Poniamo, dunque, che Oliverio si dimetta per evidenti ragioni politiche. Dovremmo andare a votare, magari il 23 novembre 2015. Detto fatto: ma, di grazia, votare per chi? Vi ricordo che, dal 1970, sono stati uno peggio dell’altro (fate voi) i seguenti signori: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G. Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero; di destra, G. Nisticò, G. Chiaravalloti, G.B. Caligiuri e G. Scopelliti proseguito in Stasi, Oliverio; con un esercito e stuolo di assessori e passacarte. Il risultato è che la Calabria, detta anche Magna Grecia, è l’ultima d’Italia e probabilmente d’Europa. Si deduce che se andiamo a votare per la cosiddetta destra, non c’è alcuna probabilità che sia meglio della sinistra; e viceversa: consultate l’elenco di cui sopra. E la società civile, vogliamo bussare alla società civile? Essa si divide in due categorie possibili: quella tipo Cinque stelle, composta di cassiere e insegnanti e ferrovieri, tutte degnissime persone incapaci per scarsezza di cultura; e quella del 1992, dei vari Lombardi Satriani, Corasaniti, Di Bella, Vito Teti, Pino Nisticò, Chiaravalloti, tutti incapacissimi per eccesso di cultura… beh, non esageriamo, eccesso di istruzione, che, come ben sanno gli studiosi del Vico, fa male al cervello e ai muscoli: esclusi i presenti. Che fare, allora? Non lo so, e mi piacerebbe una risposta, possibilmente non cervellotica e utopistica e politicamente corretta. La mia è che ci servirebbe un commissario giapponese con pieni poteri e una guardia del corpo di samurai, daiaki e granatieri di Pomerania.  

 

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Erga omnes, Censore: "Tranquillità e fiducia nel lavoro della magistratura"

“Dalla visione degli atti emerge che nei tre anni di indagine i magistrati mi contestano la somma di 10,173 euro. Le spese sono state regolarmente sostenute e documentate, secondo legge regionale, per la mia attività di consigliere regionale di opposizione”. Lo afferma il deputato Bruno Censore in riferimento all’inchiesta Erga omnes. “Ricordo, altresì, che il gruppo del Partito Democratico – spiega l’ex consigliere regionale - si era dotato di un codice di autoregolamentazione interno molto stringente. Per tali ragioni, pur essendo stato accostato a vicende sempre lontane dal mio agire quotidiano ed estranee ai comportamenti tenuti in veste istituzionale, non posso che confidare nella giustizia, certo che con il proseguo del lavoro inquirente affioreranno le chiare ed oggettive ragioni che dimostreranno la mia totale estraneità. Ringraziando quanti, in queste ore, mi hanno manifestato, senza se e senza ma, sentimenti di stima, amicizia e vicinanza – conclude Censore - ribadisco serenità e fiducia”.

 

Alleanza Calabrese: "Indagati Erga Omnes hanno rubato affamando i cittadini"

"Si rinnova la sorte capitata a Socrate dopo che Santippe, al termine di una lunga sfuriata, gli rovesciò sulla testa, dalla finestra, dice la leggenda, un pitale colmo di urina". Il riferimento al mito è opera di Alleanza Calabrese che ha trasmesso una nota a commento dell'operazione "Erga omnes", l'inchiesta capace venerdì di mettere a soqquadro il panorama politico regionale. "Solo che, purtroppo, la sorte capitata ad Oliverio, fortemente ed ostinatamente cercata dallo stesso, è la stessa che - si legge nel comunicato - ieri hanno subito tutti i Calabresi. Il nuovo corso della sinistra celebratosi a novembre dello scorso anno, facendo credere a tutto il territorio che Oliverio avrebbe aperto uno spiraglio sul futuro della regione e dei cittadini, si è andato ad infrangere sugli scogli del malaffare, degli interessi personali, della pochezza stessa con cui i politici la governavano sino ad ieri. Tutta la semigiunta regionale è out. Oliverio a otto mesi dalle elezioni si ritrova imprigionato dal proprio egocentrismo, si ritrova a continuare a giocare sulle spalle dei calabresi, si scopre, solo, ad arrampicarsi sugli specchi, senza alcuna progettualità e con l’orizzonte ancora ingombro di nuvole nere. Le scelte del governatore, libere o condizionate che fossero, si sono rivelate sciagurate o quanto meno azzardate. La contaminazione che ha toccato tutta la politica calabrese è ormai arrivata a livelli non più proponibili agli elettori. Le accuse mosse dalla magistratura toccano solo la sfera personale degli indagati, ma le accuse mosse riguardano l’abuso subito da tutta la Calabria". "Questi signori - è la contestazione mossa da Alleanza Calabrese - hanno derubato tutti i cittadini. Non hanno rubato quattro mele per sfamare la famiglia, hanno rubato per continuare ad affamare i Calabresi. Per lasciarli nella sfera letale del bisogno. Nell’ombra della maledetta necessità di chiedere. Questa sinistra paladina della gente, indagata in quasi tutte le sue componenti istituzionali, aveva fatto la battaglia della loro vita chiedendo l’annullamento della messa di Mussolini nello scorso aprile. La Bruno Bossio aveva definito la celebrazione “un’iniziativa aberrante”. Come definisce, oggi, il comportamento del proprio marito, Nicola Adamo, che andrà a soggiornare in qualche assolata spiaggia italiana. Ernesto Magorno, segretario regionale del PD e Seby Romeo, capogruppo dello stesso partito alla Regione, l’avevano definita come “un’offesa ai principi cardine della Costituzione”. Come definiscono ora i legalitari e colleghi di partito De Gaetano, Ciconte, Guccione, Scalzo. Saranno collocati tra i padri dell’Italia. Falcomatà l’aveva definita come “basata su un presupposto storicamente errato”. Ma i voti di questi signori da lui usati, cosi come dal Romeo, erano basati su un presupposto storicamente giusto, il famoso “do ut des”, io do affinché tu dia, e la quadratura del cerchio si è ricomposta.
Oggi Alleanza Calabrese chiede con forza le dimissioni immediate di Oliverio, perché il governatore non ha più la credibilità politica e morale, visto che gran parte dei suoi compagni sono indagati, per tenere le redini di una terra martoriata e che deve risollevarsi ancora una volta". "Oggi Alleanza Calabrese - è questa la conclusione dello sferzante documento - chiede con forza le dimissioni di Romeo e Falcomatà perché sponsorizzati ed eletti da persone che hanno frodato i Calabresi tutti e levando agli stessi quel poco di speranza che ancora riponevano nelle istituzioni. Se non si chiama questa connivenza…".

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