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Di Bella attacca la politica: “Abbarbicati alle poltrone mentre il territorio muore”

È un ragionamento semplice, forse popolare, certamente pungente nei confronti di una classe dirigente che preferisce dare vita a scontri pesanti piuttosto che a condivisioni di piani di crescita economica e sociale. Quello di Nino Di Bella è un grido d’allarme per lo stato in cui versa l’angolo più ripiegato su se stesso della nostra regione e nello stesso tempo è un fendente alla politica che si concretizza all’indomani delle dichiarazioni con le quali il segretario provinciale del Pd Michele Mirabello aveva indicato come portatore di “ipocrisia” il segretario generale della Cisal Franco Cavallaro. “In un contesto dalle straordinarie potenzialità, quale quello della provincia vibonese, in cui coesistono incontaminati paesaggi montani e lo spettacolo del nostro mare – esordisce il vicesindaco di Dinami -  si potrebbe avviare uno sviluppo tale da garantire un futuro di benessere alle giovani generazioni. E, invece, le nostre migliori energie sono costrette a trasferirsi altrove poichè in Calabria sono assai ridotte le occasioni di crescita umana e professionale”.  A cosa attribuire questa situazione di criticità? “Colpa di una viabilità in pessime condizioni – sostiene Di Bella - che impedisce alle attività commerciali di espandersi, che scoraggia il turismo e che frena gli scambi culturali, ma anche di una classe politica distratta che non produce progetti in grado di far riscattare questa terra. Come amministratore – è l’iniziativa di Di Bella per scuotere tutto l’ambiente - chiedo un incontro al presidente della giunta regionale Mario Oliverio affinchè si occupi in prima persona di questa delicata questione e rappresenti inoltre le esigenze della popolazione presso i ministeri competenti. Lo stesso appello lo rivolgo al prefetto Giovanni Bruno, che ha sempre dimostrato una grande sensibilità nei confronti dei cittadini e del territorio. Qualità questa – afferma Di Bella con franchezza e rammarico - che manca ad alcuni esponenti politici che, anzichè occuparsi dei problemi, si abbarbicano  alle poltrone e si dedicano a sterili ed incomprensibili polemiche. Se la Calabria sconta un grave ritardo di sviluppo – conclude il numero 2 dell’esecutivo di Dinami rendendo palese l’obiettivo del suo biasimo - è anche per questo modo vecchio e improduttivo di fare politica, che attraverso le accuse agli altri cerca di occultare le proprie mancanze”.

 

Ticket sanitari, Di Bella: “Bisogna cambiare i requisiti delle esenzioni”

A costo di essere spiacevole, Nino Di Bella esplicita con chiarezza il suo pensiero. E lo fa chiamando alle proprie responsabilità chi ha il potere di decidere a livello regionale, centrale ed europeo, perchè “invece di tutelare i nostri cittadini, i governanti continuano a offrire servizi e quant’altro in modo gratuito agli immigrati che giungono nel nostro Paese”. Sfidando chi potrebbe intravedere i germi della discriminazione, il vicesindaco di Dinami rileva che “i migranti hanno diritto all’esenzione ticket e ad usufruire in modo gratuito delle visite mediche nonostante il nostro Governo paghi circa 900 euro al mese per ogni immigrato che risiede nel nostro paese. E’ uno schiaffo – sostiene l’amministratore – nei confronti di tutte quelle persone che non riescono ad arrivare alla fine del mese e che, nonostante svolgano diverse ore di lavoro, percepiscono stipendi inferiori a quello che lo Stato paga per ogni immigrato. Spesso si tratta di poveri operai con contratti a tempo determinato – ragiona Di Bella - e di conseguenza il loro status lavorativo non gli consente di usufruire di esenzioni ne per sè, ne per i loro figli”. Dunque, ad avviso di Di Bella, c’è qualcosa da cambiare e va fatto in fretta. Perchè i morsi della crisi si fanno sentire e i calabresi non riescono più a guardare al futuro. Per il componente dell’esecutivo di Dinami, non si può fare a meno di notare le lunghe file per rinnovare i tesserini e i libretti sanitari, ma “spesso i cittadini devono constatare di non poter godere dell’esenzione”. Da qui nasce la domanda al presidente Mario Oliverio e al commissario ad acta Massimo Scura su “cosa bisogna fare per far valere i nostri diritti, visto che paghiamo le tasse e anche profumatamente”. Respingendo le accuse di demagogia e populismo, Di Bella insiste sulla sua idea e critica un mondo politico in cui “ognuno, anziché cercare di venire incontro alle esigenze dei cittadini, pensa solo ad accrescere il proprio potere”. L’appello finale è volto a far  “cambiare i requisiti delle esenzioni e ad estendere le agevolazioni a tutti coloro che hanno un contratto di lavoro part-time”.

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