PD Vibo: "Situazione dipendenti Provincia una polveriera sociale"

"Lo scorso venerdì 20 febbraio, presso la Federazione di Vibo Valentia, si è riunita la Segreteria Provinciale del Partito Democratico per discutere della drammatica situazione che stanno vivendo  da mesi i dipendenti della Provincia di Vibo Valentia, e di come tutta la situazione influisca in modo pesante e negativo su tutto l’assetto economico e sociale provinciale. Dalla riunione è emersa la totale solidarietà e vicinanza ai dipendenti,  i quali non percepiscono lo stipendio da mesi e vivono ormai in uno stato di perenne agitazione". Questa la premessa di un comunicato stampa nel quale il PD Vibonese, nell'esprimere  solidarieta' ai lavoratori, avanza alcune proposte con le quali cercare di fronteggiare l'emergenza. In particolare, si legge nella nota" Il consigliere provinciale e membro della Segreteria Vitaliano Papillo, ha illustrato la situazione e sottolineato come “ dopo alcuni incontri avuti in queste settimane si sono prospettate delle possibili soluzioni. Una di queste è quella di ricorrere ai due dodicesimi maturati dei fondi, 29 milioni di euro, spettanti agli enti intermedi per il personale da parte della regione (Legge regionale 34 del 12/8/2002). Questo acconsentirebbe di tamponare la questione, permettendo di reperire le risorse necessarie a coprire tutte e quattro le mensilità arretrate dovute ai dipendenti”. E’ stata sottolineata però, da parte i tutti i componenti della Segreteria, la necessità di trovare  una soluzione a lungo termine per evitare che tra qualche mese la situazione si riproponga. “Il mancato pagamento delle mensilità – ha sottolineato Giuseppe Pellegrino-  non riguarda solo i dipendenti ma anche tutte le aziende, ditte,  privati che in questi anni hanno lavorato per l’ente e questo significa che la situazione è ormai una vera e propria polveriera sociale pronta a scoppiare”.Dalla riunione è emersa quindi l’urgenza di  farsi carico, come Partito Democratico, di questa emergenza  e di interessare inoltre, e nel più breve tempo possibile, tutta la delegazione parlamentare Calabrese affinché porti la questione Provincia di Vibo Valentia al tavolo del Governo in quanto una situazione straordinaria richiede, ad avviso dei membri della segreteria, una via e una soluzione straordinaria". 

Giudice di pace: De Raffele (Fi), "Non abbiamo bisogno delle sollecitazioni del Pd"

SERRA SAN BRUNO - Arriva a stretto giro di posta, la risposta dell’amministrazione comunale, alla nota, con la quale il segretario cittadino del Partito democratico, Paolo Reitano, aveva sollecitato il sindaco ad intervenire per preservare la sede del Giudice di Pace. Nella replica, vergata dal presidente del consiglio in pectore, Giuseppe De Raffele, si legge: “Abbiamo sempre riconosciuto l’importanza degli uffici del Giudice di Pace a Serra San Bruno e sappiamo bene che occorre battersi fino alla fine per mantenere la sede nella nostra cittadina. Certamente non abbiamo bisogno né delle sollecitazioni né delle minacce di quel Pd che quando è stato chiamato ad amministrare la nostra città ha pensato principalmente a litigare, tanto da autodistruggersi, e ancora oggi i motivi di quello che è successo non sono del tutto chiari. Notiamo ancora una volta il classico atteggiamento della sinistra che da una parte sembra porgere la mano e dall’altra è pronta ad accusare ponendo in essere i soliti processi alle intenzioni. Stia sicuro Paolo Reitano: quello che è nelle possibilità dell’amministrazione comunale sarà fatto celermente e con determinazione. Il nostro scopo è infatti quello di dare risposte alla popolazione serrese e, proprio per questo, siamo pronti ai contributi costruttivi. Di certo, se qualcuno ha intenzione di darci delle lezioni, gli consigliamo di chiamare a raccolta i suoi compagni di partito e di coalizione e di guardarsi, tutti insieme, allo specchio”.

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Giudice di Pace: Reitano (Pd), "il Sindaco convochi un consiglio comunale e avvii l’iter per consentirne il mantenimento"

SERRA SAN BRUNO - “La notizia relativa alla riapertura dei termini entro i quali gli enti locali interessati possono chiedere il mantenimento delle sedi del Giudice di Pace deve portarci ad agire con prontezza per evitare, almeno questa volta, che si arrivi alla scadenza senza l’avvio della attività necessarie per il mantenimento della sede". Questo l'incipit di una nota con al quale il segretario cittadino del Pd, Paolo Reitano, sollecita l'amministrazione comunale ad avviare le procedure necessarie al mantenimento del Giudice di pace. " La proroga dei termini, fissata nel decreto Milleproroghe al 30 luglio 2015 - continua Reitano - dà una nuova possibilità che non può e non deve essere vanificata. Chiediamo, pertanto, al Sindaco e alla sua maggioranza di attivarsi immediatamente affinché vengano avviate tutte le procedure previste, indispensabili al mantenimento e alla riapertura di una sede giudiziaria che riveste una notevole importanza per l’intero comprensorio delle Serre Vibonesi. L’amministrazione comunale adesso dovrà assumersi una grande responsabilità, in quanto dovrà decidere se mantenere l’ufficio o non considerare l’opportunità data dal legislatore nazionale; questa sua responsabilità diretta sorge non solo perché il Comune è l’ente direttamente interessato ma, soprattutto, perché unico legittimato ad avviare le procedure per ottenere il mantenimento. L’inserimento della riapertura dei termini nel decreto Milleproroghe, dimostra come anche l’impegno del nostro deputato Bruno Censore ha prodotto i risultati sperati per una situazione che sembrava ormai irrimediabilmente compromessa. Considerata, quindi, la notevole importanza della questione e la nuova opportunità che oggi viene data, chiediamo che il Comune di Serra San Bruno, capofila dell’intero comprensorio, questa volta si attivi con celerità per individuare il personale da destinare agli uffici giudiziari, per garantire il ripristino di una sede che rappresenta un importante presidio per tutto il nostro territorio. Il partito democratico serrese è pronto, senza indugio e come già ha fatto nel recente passato, a collaborare affinché si raggiunga il risultato da tutti sperato, perché la protezione dei servizi indispensabili, della nostra comunità e la tutela dei cittadini devono prescindere dai colori politici e dalle appartenenze partitiche. Chiediamo al Sindaco, quindi, di valutare l’opportunità di convocare un consiglio comunale aperto per discutere, insieme a chi vorrà dare il proprio contributo, della questione e trovare così una soluzione definitiva e positiva, prima che la situazione assuma i caratteri dell’irrimediabilità e chiediamo che lo stesso si attivi, in qualità di Sindaco capofila, per coinvolgere tutti i Sindaci dei Comuni del comprensorio. Nel caso contrario la responsabilità politica cadrà sui di lui e sulla maggioranza forzista serrese. Dal canto nostro noi siamo pronti a condurre insieme questa lotta, a dare il nostro contributo in maniera decisa, forte e soprattutto concreta per evitare, almeno questa volta, di arrivare impreparati alla scadenza prevista per luglio. Per la maggioranza serrese è arrivata l’ora di svegliarsi e compiere quelle attività che hanno come unico obiettivo la salvaguardia e la tutela dei diritti del cittadino, per difendere un servizio fondamentale e vitale per la nostra comunità. Nel caso contrario faremo battaglia e la nostra opposizione sarà dura e intransigente.”

 

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Il Caso Lanzetta e le amnesie del Pd

E’ riesploso come un fulmine, su un cielo tutt’altro che sereno, il caso “Lanzetta”. La farmacista diventata ministro, prima di diventare, anzi no, assessore della giunta Oliverio. Sono arcinote le ragioni per le quali l’ex sindaco di Monasterace ha declinato l’invito a far parte del governo regionale. Nel ribadirle, l’altro ieri, in un lungo ed articolato comunicato, ha voluto citare Pasolini: "la mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza". Una frase lapidaria, dalla quale traspaiono rabbia ed amarezza. Osservato, qualche giorno di ritirata strategica, la Lanzetta ha, quindi, deciso di passare al contrattacco per lanciare un duro j’accuse ai vertici del Pd calabrese. Forte di quel comunicato diramato, nel bel mezzo della buriana, da Palazzo Chigi, nel quale si leggeva che la vicenda De Gaetano non era “sufficientemente chiarita”, l’ex ministro ha deciso di sparare a palle incatenate per colpire nel mucchio. La reazione, altrettanto dura, è stata affidata ai cinque segretari provinciali calabresi che, in una nota congiunta, hanno replicato a muso duro. Una replica, il cui contenuto segue, sorprendentemente, il canovaccio di un lungo articolo apparso, un anno fa, sul settimanale “Panorama”, con il titolo: “I misteri del ministro Lanzetta”. Cosa ci fosse di misterioso nella carriera politica dell’allora ministro, il giornalista lo chiariva, facendo riferimento esplicito a “Francesco Antonio Siciliano”, ovvero il vice dell’allora sindaco di Monasterace, “ genero di Vincenzo Ruga, condannato in via definitiva per associazione mafiosa e considerato il boss dell’omonima cosca della Locride, combattuta tenacemente negli anni scorsi dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria guidata da Giuseppe Pignatone (ora procuratore a Roma) e dal suo aggiunto Nicola Gratteri”. Significativo, anche, il passaggio successivo nel quale si legge: “Ma la vera débâcle di Lanzetta pare riguardare la sua gestione economica di Monasterace. La Corte dei conti della Calabria, con due diverse delibere, ha infatti certificato il default del comune”. Or bene, i cinque segretari provinciali, con riferimento all’ex sindaco di Monasterace, nella loro replica, scrivono: “la composizione della sua passata giunta comunale non le consente assolutamente di dare lezioni di moralità a chicchessia”. Non meno caustico il giudizio espresso sull’operato amministrativo, laddove si legge: “a Monasterace la ricordano come il sindaco che ha portato il suo Comune al dissesto economico e finanziario”. Dichiarazioni forti che inducono ad una riflessione dalla quale scaturisce una serie di domande. Possibile che, solo adesso, i maggiorenti del Pd calabrese siano venuti a conoscenza dei rapporti parentali del vice dell’ex sindaco Lanzetta? Come e perché il Pd ha fatto diventare un’icona antimafia un sindaco che avrebbe nominato nella sua giunta nientemeno che il genero di un boss di ‘ndrangheta? Quando, unicamente, in ragione del suo essere ritenuta “vittima della mafia”, la Lanzetta ha scalato i vertici delle istituzioni, possibile che tra i componenti del Pd calabrese nessuno si sia ricordato della “composizione della sua giunta”? Tanto più che, apparentemente, l’unica ragione per la quale, da una farmacia di provincia, la Lanzetta è stata proiettata alla guida di un dicastero, va ricercata nella mancata nomina a via Arenula del giudice anti ‘ndrangheta Nicola Gratteri. Allora, per dare prova dell’impegno nel contrasto alla criminalità organizzata del nascente governo Renzi, il Pd ripiegò sull’ex sindaco di Monasterace del quale, nel 2012, Bersani aveva detto: “é sotto pressione e sotto ricatto delle mafie”. Se, come lasciano intendere i cinque segretari provinciali, la Lanzetta “non può dare lezioni di moralità” perché nella sua giunta, in posizione di vice, aveva nominato nientemeno che il genero di un boss, per quale motivo hanno taciuto finora, permettendo, con il loro silenzio, che diventasse simbolo di legalità e addirittura ministro? Venuta meno la specchiata attività anti mafia ed alla luce dei, poco lusinghieri, risultati amministrativi, che le attribuiscono, i segretari provinciali e con loro l’intero Pd dovrebbero spiegare agli italiani quali siano stati i meriti che hanno indotto il loro partito a nominarla ministro e, se non fosse stata lei a rinunciare, addirittura assessore nella giunta regionale che dovrebbe risollevare le sorti della Calabria.

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Sinistra ecologia e libertà: "Non siamo omologati al Pd"

Riceviamo e pubblichiamo

 

Generosi, leali, partecipazione, coinvolgimento, sono stati gli aggettivi e sostantivi più ricorrenti tra gli intervenuti all’assemblea regionale di SEL Calabria, tenutasi ieri all’hotel Lamezia, nonostante le avverse condizioni climatiche. Erano presenti la maggior parte dei dirigenti e degli amministratori “Sellini” ed il neo Consigliere Regionale Gianni Nucera. Il coordinatore regionale, Mario Melfi, è partito nella introduzione, dalla Conferenza Programmatica ed Organizzativa, “Human Factor” di Milano, evidenziando che SEL Calabria, ha anticipato di qualche mese il nuovo percorso che intende mettere in campo. Un progetto politico di sinistra che veda partiti, associazioni, movimenti, che vogliono battersi sulle tematiche più importanti che affliggono i cittadini e che si propongono la gestione della cosa pubblica. SEL, insieme a quanti hanno dato vita alla lista “La Sinistra per cambiare la Calabria” stilerà un documento da presentare nei territori. Mario Melfi, si è poi addentrato nei problemi della politica Regionale. Siamo stati generosi e leali. Generosi: perché non abbiamo inseguito il “particulare”, l’interesse del nostro partito, che pur poteva starci, dopo le elezioni europee, con l’affermazione della lista “L’altra Europa”, ma abbiamo guardato al solo esclusivo interesse dei calabresi. Governare i processi di cambiamento, ridare una speranza ai giovani inoccupati, alleviare i disagi delle famiglie. Leali: perché abbiamo mantenuto la barra dritta, nonostante gli sbandamenti del PD, il richiamo di alcune sirene che volevano tirarci fuori dalla primarie (che sapevamo di non poter vincere), ma che avrebbero dato alla Calabria, un panorama politico che risorgeva dalle macerie lasciate dal Governo di centro destra. Partecipazione e Coinvolgimento: perché solo riconosciuto il nostro ruolo politico, dal Governatore e dal PD, sarà possibile sostanziare questi due sostantivi. Sarebbe un errore per la Calabria se si pensasse che ci si può trattare come “i parenti poveri” della famiglia ricca: invitati solo quando se ne ha bisogno. Non si dimentichi che abbiamo vinto la sfida, sconfitto gli scettici e rappresentiamo per volontà degli elettori, superando il 4%, l’unico vero partito che non può essere omologato al PD. Adesso troppo alta è la posta in gioco di questa regione: povertà, diritti negati, sanità allo sfascio, lavoro che non c’è, territori che scivolano a mare, rifiuti che abbondano nelle strade. Rispetto a tante problematiche occorre la massima partecipazione,  occorre il coinvolgimento della Sinistra. Su questi temi abbiamo le idee chiare, ad iniziare dal reddito di cittadinanza e che intendiamo portare avanti con il nostro Consigliere Regionale Gianni Nucera. Bene ha fatto il Presidente Oliverio a dare le prime risposte, ma è palese che l’impegno di un uomo solo non basta, né basta la formulazione di mini giunte. Certo, siamo rispettosi dei ruoli e della legge che essa assegna, ma la programmazione politica non può passare che da una sinergia politica, anche perché dopo il 2014 ci sarà il 2019 e saremo chiamati a rispondere ai calabresi TUTTI, NESSUNIO ESCLUSO.    

Firmato: Mario Melfi – Coordinatore Regionale SEL Calabria

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