Controlli ambientali nel vibonese, una denuncia e una sanzione amministrativa

I carabinieri della Stazione di Cessaniti, con la collaborazione dei colleghi della Stazione forestale di Vibo Valentia hanno deferito in stato di libertà, il proprietario di un frantoio.

In particolare, nel corso di un servizio di controllo, i militari hanno riscontrato la presenza di uno scarico abusivo di reflui provenienti dall’attività di lavorazione e molitura delle olive.

Il frantoio è stato, quindi, posto sotto sequestro preventivo.

Controlli anche a Stefanaconi, dove i carabinieri della Stazione di Sant'Onofrio, del Nucleo ispettorato lavoro di Vibo Valentia, del Nas di Catanzaro e del Noe di Reggio Calabria hanno elevato una sanzione di 3 mila euro al titolare di un'azienda zootecnica di Stefanaconi nella quale è stata accertata la presenza di un lavoratore “in nero”.

 

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Amministrazione e cittadini di Filogaso dicono “No” alla discarica di Sant’Onofrio

Si è svolto il 27 settembre scorso, presso la sala consiliare del Comune di Filogaso, un consiglio comunale aperto per discutere in merito al problema della realizzazione della discarica  “ Provinciale”  nell’ambito dell’Ato 4 ( Provincia di Vibo Valentia), nel comune di Sant' Onofrio.

Alla riunione hanno partecipato numerosi cittadini di Filogaso, il comitato per il “ No Discarica” ed il Sindaco di Sant' Onofrio, convinto assertore e sostenitore della realizzazione della discarica, che ha abbandonato la sala consiliare con motivazioni futili ed inconsistenti sottraendosi ad un confronto democratico e civile. Il suo comportamento ha meravigliato non poco i presenti.

Il sindaco di Filogaso, Massimo Tremmiliti ha, quindi, introdotto i lavori affrontando la questione più da tecnico che da politico. Ha evidenziato tutte le criticità esistenti a cominciare dell’eccessiva vicinanza del sito della prospettata discarica al territorio di Filogaso ed ad alcune abitazioni ( distanza di circa 1,5 Km rispetto ai circa 6  circa del Comune di S. Onofrio).  La costruzione della discarica  rischia di  inquinare  le falde acquifere del sottosuolo e del vicino fiume “Mesima”. Un eventuale sisma, essendo la zona soggetta e classificata zona ad alto rischio sismico, il baricentro del sisma del 1659 in Calabria fu localizzato proprio a Filogaso, provocherebbe danni  enormi ed incalcolabili. Oltretutto la zona è soggetta a venti che spirano in direzione del paese portandovi tutti i cattivi odori della discarica. La discarica, infine, comprometterebbe  irrimediabilmente  l’equilibrio ambientale dell’oasi naturalistica sita in località “Vajoti”. e quello del vicino “Fallà”.

 Non convincono neanche le possibili valutazioni ambientali positive o il vantaggio dei costi ricavi e benefici, anzi diventa reale il rischio di una speculazione economica enorme . La discarica potrebbe destare gli appetiti di gente senza scrupoli e  potrebbe diventare  una nuova terra dei fuochi. L’incidenza dei tumori nella zona è molta alta.

Tutti i consiglieri di maggioranza ed opposizione e tutta la cittadinanza, nel corso del dibattito che è seguito alla relazione introduttiva del sindaco, si sono espressi unitariamente per il No dichiarando di voler continuare a tener viva l’attenzione sul tema, coinvolgendo tutti i comuni del circondario, d’indire, eventualmente, un referendum consultivo e di organizzare un comitato permanente che vigili sulla corretta applicazione delle norme in materia.

Pare, inoltre, che vi siano enti ed uffici preposti che hanno espresso parere sfavorevole e contrario  all’ubicazione della discarica in quel sito. Queste e molte altre ancora  sono le ragioni emerse nel corso del dibattito articolo  che inducono a pronunciare un no deciso, convinto e determinato.

I cittadini di Filogaso, in definitiva, non vogliono compromettere lo sviluppo economico del loro paese basato sull’agricoltura, sui prodotti del sottobosco e sul turismo che deriva proprio dalla presenza continua di visitatori che accorrono numerosi per ammirare le bellezze naturalistiche del bosco Fallà.

Soprattutto non vogliono compromettere la loro salute, l’avvenire dei loro figli e delle future generazioni.

 

Filogaso e Sant’Onofrio: Arrestati dai Carabinieri Ordinanza gli autori della tentata estorsione del 23 agosto

Nella serata di martedì 12, i Carabinieri delle Stazioni di Maierato e Sant’Onofrio (VV), insieme a quelli del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vibo Valentia hanno dato esecuzione ad una Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Catanzaro- Sezione Gip- Gup in data 11 set 2017 nei confronti dei sotto elencati soggetti, presunti affiliati alla ‘Ndrina “CRACOLICI” di Filogaso (VV):

  • CRACOLICI Francesco, classe 76, bracciante agricolo;
  • CRACOLICI Renato, classe 80, pastore;
  • ARCELLA Onofrio, classe 87, allevatore.

I 3 erano stati arrestati in flagranza di reato il 23 agosto per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e proprio per questo motivo si trovavano agli arresti domiciliari. Il provvedimento scaturisce dalla valutazione degli atti da parte del Giudice Distrettuale competente su richiesta della Procura Distrettuale che aveva ricevuto gli atti da quella ordinaria di Vibo Valentia.

Gli arrestati sono stati tradotti presso il carcere di Vibo Valentia.

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'Ndrangheta, in manette due esponenti di spicco di una cosca del vibonese

I carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, con il supporto di quelli di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di Pasquale Bonavota, di 43 anni e Francesco Salvatore Fortuna di 37 anni.

I due, ritenuti esponenti apicali della famiglia ‘ndranghetista dei “Bonavota”, attiva nei comuni di Sant’Onofrio e Maierato, sono accusati in concorso, a vario titolo, dei reati di omicidio, detenzione e porto di armi comuni e da guerra, furto, ricettazione, tutti in concorso ed aggravati dal metodo mafioso.

Gli arresti di oggi costituiscono il prosieguo dei fermi effettuati nel mese di dicembre 2016, quando era stato eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di sei persone, ritenute esponenti di spicco della famiglia ‘ndranghetista dei “Bonavota”.

Nel 2016 il fermo di Bonavota non era stato convalidato dal gip di Roma, mentre Fortuna risultava indagato ed in carcere.

Gli arrestati sono ritenuti, unitamente a quelli fermati a dicembre, i mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio di Raffaele Cracolici, avvenuto il 4 maggio 2004 a Pizzo Calabro (VV).

Secondo gli investigatori l’omicidio sarebbe stato commissionato dalla famiglia “Bonavota” per eliminare la vittima, ritenuta di ostacolo all’espansione territoriale sulla zona industriale  di Maierato.

A dicembre, nell’ambito dell’operazione “Conquista” che portò alla disarticolazione della cosca dei “Bonavota” si fece luce anche sul delitto di Domenico Di Leo, commesso il 12 luglio 2004 a Sant’Onofrio, nonché sui colpi d’arma da fuoco esplosi, nel giugno del 2004 all’azienda “Giacinto Callipo Conserve Alimentari S.p.a.” e, più recentemente, nell’aprile del 2016 al complesso residenziale “Popilia Country Resort”.

Discarica di Sant'Onofrio: un problema che riguarda tutti

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dell'ing. Nicola Iozzo

La Giunta Regionale della Calabria ha approvato da poco il piano regionale dei rifiuti. Tale piano prevede, tra l’altro, la suddivisione del territorio Regionale in cinque zone o ambiti territoriali ottimali (ATO). Gli ATO sono suddivisi a loro volta in sotto ambiti o Aree Di Raccolta Ottimale (ARE ), la provincia di Vibo ricade nel 4° ambito.

Ogni ambito deve potere trattare la quantità di rifiuti prodotti realizzando impianti di compostaggio, definiti con l’eufemismo di eco impianti per non usare la vecchia terminologia che un impatto negativo sui cittadini, con un sistema misto pubblico privato. In pratica è consentito realizzare impianti anche ai privati in quanto quelli pubblici non sono sufficienti a trattare tutti i rifiuti prodotti. Tale decisione della Giunta Oliviero è stata molto criticata perché potrebbe celare la volontà di favorire i privati a discapito delle discariche pubbliche con conseguente e possibile aumenti dei costi di smaltimento a carico dei Comuni e quindi dei cittadini.

In questa ottica s’ inserisce la vicenda della discarica che dovrebbe sorgere nel comune di S.Onofrio al confine con il territorio di Vazzano e della Valle Del Mesima. C’è in atto una querelle tra i due comuni e tra chi vuole realizzare l’impianto e chi invece è contrario. Pochi sono i dati tecnici a disposizione per dare una valutazione dell’impianto che dovrebbe essere realizzato. Se, tuttavia, la discarica ha una capacità di trattamento di 400.000 mila metri cubi di rifiuti (dato che si evince da notizie di stampa), pari circa a 75 tonnellate, e se si considera che la quantità di rifiuti pro-capite annuo di ogni cittadino ammonta mediamente a circa 3 metri cubi, è facile intuire che l’impianto ha una potenzialità nettamente superiore alla quantità di rifiuti prodotti dagli abitanti del solo comune di S.Onofrio.

Il progetto, al vaglio della Regione per le autorizzazioni previste, pertanto, per i problemi della qualità della vita e d’impatto ambientale che impianti del genere comunque comportano, coinvolge tutti i paesi della Valle del Mesima e tutti i suoi cittadini e quindi è giusto che essi esprimano, dopo aver esaminato il progetto esecutivo, un loro parere, indipendentemente dal fatto che il rilascio di tutte le autorizzazioni necessarie spetti per legge alla Regione ed al comune di S.Onofrio. Occorre inoltre valutare quanto negativamente possa incidere la realizzazione della discarica sulle potenzialità e la vocazione naturale di quel territorio ,sui suoi possibili futuri insediamenti produttivi e sulle sue ricadute occupazionali , e se già esistono piani programmati di sviluppo da parte dei Comuni e della Provincia.

Un referendum consultivo è quantomeno necessario.

Operazione “Conquista”, restano in carcere gli esponenti del clan Bonavota di Sant’Onofrio

I carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei riguardi di quattro soggetti, esponenti di spicco  della ‘ndrangheta di Sant’Onofrio, già detenuti perché tratti in arresto il 14 dicembre scorso, nell’ambito dell’operazione “Conquista”, in esecuzione del Fermo di Indiziato di Delitto disposto dal Pm della DDA di Catanzaro, Camillo Falvo. 

Il provvedimento è stato successivamente convalidato dal Gip di Vibo Valentia che ha trasmesso gli atti per competenza al Gip di Catanzaro, il quale ha emesso l’ordinanza notificata ieri agli interessati nella casa circondariale di Vibo Valentia.

Restano in carcere, quindi, Domenico Bonavota, Onofrio Barbieri, Giuseppe Lopreiato e Domenico Febbraro.

Il Gip distrettuale, Pietro Carè, dovrà valutare le posizioni degli altri indagati anche alla luce dei nuovi elementi forniti dalla DDA.

Le indagini hanno consentito di individuare mandanti ed esecutori materiali di due omicidi avvenuti nel vibonese nel 2004: omicidio di Raffaele Cracolici e Domenico Di Leo. Inoltre, è stata fatta luce dinamiche criminali, coincidenti con l’ascesa della famiglia dei “Bonavota” negli anni 2002-2004, da cui sono scaturiti i due citati gravi fatti di sangue. Conseguentemente, sono stati individuati mandanti ed esecutori materiali, riconducibili alla famiglia dei “Bonavota”, dei danneggiamenti mediante esplosione di colpi di arma da fuoco avvenuti  a Maierato nel 2004 all’azienda “Giacinto Callipo Conserve Alimentari S.p.a.” e più recentemente nel 2016 al complesso residenziale “Popilia Country Resort”.

'Ndrangheta, operazione Conquista: ritorna in libertà il presunto boss del clan Bonavota di Sant'Onofrio

Dopo l'operazione Conquista nel corso della quale, nei giorni scorsi, i carabinieri hanno fermato cinque persone ritenute appartenenti al sodalizio mafioso dei Bonavota di Sant'Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma he deciso di rimandare in libertà Pasquale Bonavota.

Ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro capo dell’omonimo clan, l'uomo lascia, quindi, il carcere di Regina Coeli, dove era detenuto con l’accusa di omicidio, detenzione di armi, tentata estorsione, danneggiamento. Oltre a non convalidare il fermo, il magistrato romano non ha emesso nessun altro provvedimento ritenendo, pertanto, non necessaria l'applicazione di alcuna misura cautelare.

Esito diverso, invece, per gli altri fermati. Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ha, infatti, convalidato il provvedimento disposto dalla Direzione distrettuale antimafia ed ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del fratello del presunto boss, Domenico considerato il capo dell’ala militare del clan; di Giuseppe Lopreiato e di Onofrio Barbieri.

Fermo non convalidato, infine, nei confronti di Domenico Febbraro, l’altro indagato nell’inchiesta Conquista. L'uomo rimane, comunque, in galera perché raggiunto da ordinanza del gip di Vibo

Resta ancora attivamente ricercato Nicola Bonavota, l'unico componente del gruppo ad essere è riuscito a sfuggire al blitz dei carabinieri.

In casolare del Vibonese trovati un essiccatoio e 6,5 kg di canapa indiana

Stamattina, nel corso di attività di rastrellamento nelle campagne di Sant’Onofrio, i militari della locale Stazione, unitamente a quelli dello Squadrone Eliportato Cacciatori "Calabria", con il supporto di personale dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, hanno individuato in località Pietro Papa, a Stefanaconi, un casolare in stato di abbandono, all’interno del quale era stato realizzato un essiccatoio per piante di cannabis indica. Contestualmente sono stati sequestrati 6,5 chili di cannabis indica già essiccata.  Sono in corso indagini per accertare correlazione tra il rinvenimento odierno e la scoperta della piantagione di canapa indiana registratasi nella giornata di ieri in località S.Trava, a Sant'Onofrio.

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