Costruiscono un bunker sotterraneo per coltivare marijuana, padre e figlio in manette

I carabinieri di Taurianova e dei Cacciatori dello Squadrone eliportato di Vibo Valentia, hanno tratto in arresto Salvatore e Marco Recupero, di 62 e 33 anni.

I due, padre e figlio, sono ritenuti responsabili in concorso dei reati di coltivazione e detenzione di sostanza stupefacente e furto aggravato di energia elettrica.

In particolare, durante una perquisizione in una proprietà degli arrestati, ubicata nelle campagne di Taurianova, i militari hanno rinvenuto varie buste con marijuana già essiccata, due piante di cannabis e vari strumenti per la pesatura e la preparazione della droga.

Come se non bastasse, in un bunker scavato nel terreno, gli uomini dell’Arma hanno scoperto una sofisticata piantagione composta da 49 arbusti di canapa, con un impianto di ventilazione, illuminazione, aerazione e irrigamento automatico, nonché costosi dispositivi di temporizzazione.

 Le pareti erano coperte con alluminio per mantenere la temperatura e le condizioni interne ottimali.

 Le piante, lo stupefacente e tutti i dispositivi rinvenuti sono stati sequestrati.

La perquisizione è stata estesa presso le rispettive abitazioni dove è stato individuato un allaccio abusivo alla rete elettrica che alimentava sia l’abitazione del 62enne che un negozio a lui riconducibile.

I due sono stati pertanto tratti in arresto in flagranza.

Per il trentenne si sono aperte le porte del carcere, mentre il padre è stato posto ai domiciliari.

Sgominata la "Banda del buco"

È stata chiamata "Banda del buco", l'operazione con la quale, questa mattina, i carabinieri della Compagnia di Taurianova (Rc) hanno eseguito, a Cittanova, Taurianova e Rizziconi, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Domenico Ascone, 40 anni, di Taurianova; Mihai Tudor (36), romeno; Gianina Elena Cazacu (40), romena (sottoposta agli arresti domiciliari); Gabriele Fosco (45) di Cittanova; Saverio Alessandro Fondacaro (38), di Rizziconi; Rocco Giovinazzo (37), di Rizziconi; Diego Giovinazzo (45), di Rizziconi (sottoposto agli arresti domiciliari).

Gli indagati sono ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di plurimi delitti contro il patrimonio, furto aggravato, ricettazione, porto illegale di armi e violazione di domicilio.

Per gli investigatori, i destinatari del provvedimento avrebbero fatto parte di un gruppo criminale dedito "in modo sistematico e professionale ad una serie di furti all’interno di abitazioni, esercizi commerciali e aziende".

L’ indagine, denominata “Banda del Buco” per l’abitudine di praticare vistosi fori in pareti e ostacoli nel compimento dei delitti, è stata avviata dai carabinieri della Compagnia di Taurianova alla fine del 2017, in seguito ad una serie di furti commessi nel volgere di poche settimane, a Taurianova, Cittanova e Polistena.

Partendo dall’analisi delle tracce trovate sui luoghi in cui erano stati messi a segno i colpi, gli investigatori sono riusciti a risalire ai presunti responsabili di almeno 14 furti.

 

Operazione "Libera Fortezza": emesse 22 misure cautelari (I nomi)

E’ scattata all’alba di oggi  l’operazione “Libera Fortezza”, con la quale, nelle province di Reggio Calabria e Imperia, i carabinieri del Comando provinciale reggino, con il supporto dei Reparti territorialmente competenti, dello Squadrone eliportato “Cacciatori“ e dell’8° Nucleo elicotteri di Vibo Valentia, in collaborazione con i militari del Comando provinciale della guardia di finanza della città dello Stretto, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno eseguito un’ordinanza d’applicazione di misure cautelari e un decreto di sequestro preventivo emessa dal gip del locale Tribunale, con la quale sono stati disposti i seguenti provvedimenti cautelari personali, nei confronti di:

  1. AUDDINO Nicola, nato il 10.11.1973, di Polistena;
  2. CIRCOSTA Claudio, nato a il 21.02.1985, di Polistena;
  3. CIRCOSTA Francesco, nato il 26.09.1979, di Polistena;
  4. GIARDINO Domenico, nato il 23.11.1966, di Polistena;
  5. IANNIZZI Salvatore, nato il 13.09.1969, di Cinquefrondi;
  6. IANNIZZI Serafino, nato il 20.08.1975, di Cinquefrondi;
  7. IAROPOLI Agostino Alessandro, nato il 08.10.1975, di Polistena, ristretto agli arresti domiciliari;
  8. IERACE Fabio, nato il 03.05.1968, di Polistena;
  9. LAMANNA Diego, nato il 16.01.1979, di Polistena;
  10. LONGO Francesco, nato il 05.07.1968, di Polistena;
  11. LONGO Rocco, nato il 28.09.1993, di Polistena, ristretto agli arresti domiciliari;
  12. LONGORDO Cesare, nato il 22.06.1966, di Polistena;
  13. POLITANO’ Vincenzo, nato il 28.01.1971, di Polistena;
  14. PRONESTÌ Maria nata il 10.07.1976, di  Galatro;
  15. RACO Antonio, nato il 05.06.1983, di Polistena;
  16. RAO Vincenzo, nato il 20.08.1975, di Polistena;
  17. SPOSATO Francesco Domenico, nato il 01.01.1971, di Taurianova;
  18. SPOSATO Giovanni, nato l’11.03.1968, di Taurianova;
  19. TIBULLO Mariaconcetta, nata il 07.12.1983, di Polistena, ristretta agli arresti domiciliari;
  20. VALERIOTI Andrea, nato il 24.02.1982, di Polistena;
  21. VERSACE Luigi, nato il 15.06.1982, di Cinquefrondi;
  22. ZERBI Antonio, nato il 19.10.1959, di Polistena;

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, riciclaggio, esercizio d'attività finanziaria abusiva, detenzione illegale di armi, tutti aggravati dalla finalità e dal metodo mafioso.

Per gli investigatori, i destinatari della misura avrebbero fatto parte o comunque favorito la ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “Longo-Versace”, radicata nella Piana di Gioia Tauro e riconducibile al mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria.

Inoltre, durante l’operazione sono stati sottoposti a sequestro beni (9 tra imprese e società, 45 unità immobiliari, beni mobili e disponibilità finanziarie) per un valore superiore a cinque 5 milioni di euro.

Disposto anche il sequestro preventivo, “fino all’ammontare di circa 144.000 euro - corrispondente all’importo degli interessi usurari corrisposti dalle vittime - su ulteriori disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili”.

L’attività investigativa, avviata dai carabinieri della Compagnia di Taurianova nel 2014 e successivamente integrata e riattualizzata, con ulteriori indagini dei carabinieri, anche con l’apporto specialistico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Reggio Calabria, ha permesso di  fare luce su una lunga serie di “condotte delittuose”.

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Accoltellato per aver compiuto atti sessuali con ragazzini, arrestati i presunti responsabili

I carabinieri della Compagnia di Taurianova (Rc) hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico dei fratelli Giuseppe e Rocco Larosa di 42 e 43 anni e del cugino 29enne Mario Maduli, tutti del luogo, perché ritenuti responsabili del reato di tentato omicidio in concorso.

I fatti risalgono al periodo pasquale di tre anni fa, quando un 30enne di Locri, giunto nel tardo pomeriggio a Taurianova a bordo della sua auto, dopo aver parcheggiato in piazza Italia, è stato raggiunto da tre individui, obbligato a scendere dal mezzo, circondato e colpito ripetutamente con un coltello, rimanendo ferito al torace, alla spalla, al dorso e alle mani.

L'uomo non ha perso la vita solo perché, fortunatamente, è riuscito a parare alcuni fendenti e ad attirare l’attenzione dei passanti, mettendo in fuga gli aggressori, prima che potessero ferirlo mortalmente.

La dinamica dell'agguato ha fatto subito intuire ai carabinieri che l’aggressione non fosse né casuale né estemporanea.

Nonostante la reticenza della vittima, i militari dell'Arma sono riusciti ad identificare i presunti aggressori ed a far luce sul movente.

Per gli investigatori, infatti, alla base del gesto ci sarebbe il desiderio di punire in maniera esemplare la vittima, ritenuta responsabile di aver compiuto atti sessuali con ragazzi di giovanissima età.

Atti per i quali, il 30enne, nell'aprile scorso, è stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita in seguito alle indagini svolte dagli stessi carabinieri di Taurianova.

I tre arrestati, tutti ristretti in carcere, chiudono il cerchio su una complessa vicenda, su cui è stata fatta piena chiarezza dai militari e dall'autorità giudiziaria di Palmi, colpendo anche coloro che con brutale violenza avrebbero voluto ottenere una vendetta sommaria.

Reddito di cittadinanza, tra i 18 furbetti anche la moglie del boss detenuto al 41 bis

Oltre che sui furbetti del cartellino, sui falsi invalidi e sui falsi braccianti, negli ultimi mesi l’attenzione dei carabinieri reggini si è concentrata anche sui “furbetti” del reddito di cittadinanza.

In particolare, i carabinieri della Compagnia di Taurianova, grazie alle Stazioni dislocate in vari comuni della Piana di Gioia Tauro, in particolare Varapodio, Giffone, Molochio, San Martino di Taurianova, Cittanova e Cinquefrondi, hanno svolto un'azione di controllo e verifica a carico dei percettori del reddito di cittadinanza, al fine di verificare la regolarità delle procedure e quindi dell’effettivo possesso dei requisiti previsti.

Dall'operazione, denominata “Dike”, sono emerse una serie d'irregolarità a carico di 18 persone, con un danno erariale stimato in circa 50 mila euro, che i carabinieri hanno segnalato all’autorità giudiziaria di Palmi e ai competenti uffici dell’Inps, che hanno immediatamente interrotto l’elargizione del sussidio.

Tra le irregolarità emerse dagli accertamenti figurano, non solo percettori del sussidio che lavoravano in nero, ma anche beneficiari che avevano presentato false attestazioni circa la residenza o il reddito familiare.

 Ancora più clamorosa la vicenda di una donna che, nella documentazione prodotta, aveva “dimenticato” di segnalare che nel nucleo famigliare non era più presente il marito, considerato un importante boss della ‘ndrangheta, ristretto in carcere da 6 anni per una condanna definitiva per associazione mafiosa e sottoposto al 41bis.

 

Sorpreso per strada con un coltello, 22enne finisce in manette

I poliziotti del Commissariato di Taurianova (Rc) hanno arrestato in flagranza di reato un 22enne di nazionalità romena, accusato di atti persecutori e porto in luogo pubblico di armi o oggetti atti ad offendere.

L'arresto è scattato in seguito alla denuncia con la quale l’ex compagna del giovane ha segnalato di essere stata maltrattata più volte, al punto da dover cambiare casa insieme ai tre figli minori.

Nonostante l'allontanamento, l’uomo avrebbe continuato a molestarla telefonicamente, minacciandola di recarsi presso la nuova abitazione e di compiere gesti inconsulti.

Il personale delle Volanti, già in allerta per la pericolosità della situazione, ha intercettato in strada l’uomo mentre si aggirava nel centro cittadino.

Trovatolo in possesso di un coltello di 29 centimetri di lunghezza, i poliziotti lo hanno arrestato in flagranza di reato e, su disposizione dell’autorità giudiziaria, lo hanno condotto nella casa circondariale di Palmi.

 

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Bastonate contro un connazionale, maliano arrestato per tentato omicidio

Una domenica violenta quella appena trascorsa nella baraccopoli di contrada Russo di Taurianova, dove vivono diverse decine di cittadini extracomunitari centrafricani, per lo più regolari, impegnati nella coltivazione dei campi della Piana di Gioia Tauro.  

I carabinieri della Compagnia di Taurianova, infatti, nel pomeriggio di ieri hanno tratto in arresto in flagranza, per tentato omicidio aggravato, Daouda Sylla, 31enne del Mali.   

In particolare, nel primo pomeriggio, il 31enne avrebbe aggredito un connazionale,  colpendolo ripetutamente con un bastone.

A porre fine all’aggressione sono stati alcuni cittadini extracomunitari, che avrebbero fermato l’uomo mentre cercava di colpire nuovamente la vittima con una bombola di gas.

Il 31enne è stato infine bloccato da una pattuglia dell’Arma che, proprio in quel momento, si trovava nei pressi della baraccopoli.

I militari hanno quindi ricostruito la vicenda, scoprendo che i due maliani si stavano riscaldando attorno a dei bracieri, quando, per futili motivi, è scoppiata una lite subito degenerata.

L’uomo ferito è stato soccorso dai sanitari del 118 che l’hanno trasferito nell’ospedale di Polistena, dove gli è stato diagnosticato un violento trauma cranico, con commozione celebrale.

Per il malcapitato, che ha riportato anche altre gravi ferite in diverse parti del corpo, si è reso necessario il trasferimento nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Reggio Calabria.

L’arrestato, invece, una volta espletate le formalità di rito, è stato tradotto nella casa circondariale di Palmi.

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Operazione "Ercole", scoperto un giro di doping: 20 indagati

Questa mattina, nelle province di Reggio Calabria, Catania e Firenze, i carabinieri del Comando provinciale reggino, con il supporto dei reparti territorialmente competenti e l’ausilio dei militari del Nas e dei Cacciatori di Calabria, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, emessa dal Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 9 persone (di cui 3 agli arresti domiciliari, 6 all’obbligo di dimora nel comune di residenza e 1 all’obbligo di firma) ritenute responsabili, a vario titolo, di commercio di sostanze anabolizzanti, commercio di farmaci stupefacenti, somministrazione di farmaci dopanti per alterare le prestazioni agonistiche, ricettazione, esercizio abusivo di professione e somministrazione di farmaci pericolosi per la salute pubblica.

Nel corso delle operazioni, durante le quali sono state eseguite anche diverse perquisizioni in Toscana, Calabria e Sicilia, è stata data esecuzione, unitamente a militari della guardia di finanza, alla misura cautelare reale del sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore di oltre 100 mila euro, riconducibili a due degli indagati.

Nel contesto dell’attività investigativa sono state ricostruite responsabilità penali a carico di 20 persone e tra gli arrestati figura anche un carabiniere forestale.

I destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari sono: C.G., 50enne reggino, preparatore atletico e sportivo, appuntato scelto dei carabinieri forestale; R. F., 30enne polistenese, preparatore atletico e sportivo; F. C., 43enne di Laureana di Borrello, gestore di palestre e commerciante. Obbligo di dimora nel comune di residenza per: C.G.G., 45enne catanese, commerciante; K.D.O, 49enne ungherese, rappresentante commerciale; R.P., 54enne polistenese, gestore di palestre, sportivo e preparatore atletico; R.A., 36enne di Cinquefrondi, commerciante; G.S., 27enne fiorentino; mentre è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla P.G., G.F.., 26enne di Ferruzzano, magazziniere.

L’operazione, convenzionalmente denominata “Ercole”, giunge al termine di un'articolata attività investigativa, supportata da serrati monitoraggi tecnici, analisi documentali e indagini tradizionali, condotta dalla Compagnia carabinieri di Taurianova con il supporto specialistico del Nas di Reggio Calabria, avviata nell’ottobre 2017 in seguito alla morte sospetta di un 40 enne di Taurianova.

L’uomo venne trovato privo di vita in casa dai familiari in circostanze anomale e improvvise, ma inizialmente fu ipotizzato un arresto cardio-respiratorio.

Tuttavia, l’assenza di patologie pregresse o altri elementi sintomatici e le successive informazioni raccolte dai carabinieri di Taurianova, hanno fatto emergere il sospetto che il decesso fosse, in realtà, connesso all’attività sportiva praticata dall’uomo nell’ambito del fitness e del body building.

All’esito delle lunghe e complesse indagini è in effetti emerso come la vittima, nella sua attività sportiva, facesse sistematico uso di farmaci e sostanze anabolizzanti, che gli avevano anche causato forti scompensi di salute, e che l’uomo assumeva dietro prescrizione di un personal trainer, poi identificato in uno degli indagati.

Durante le indagini è emerso un esteso e allarmante commercio illecito di sostanze dopanti e anabolizzanti, con un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro.

Nel corso dell’attività investigativa sono state sequestrate oltre ottomila fiale e compresse di farmaci anabolizzanti e stupefacenti.

I prodotti commerciati erano i più disparati, “Gh", “nandrolone”, “trembolone”, “Stanazolo”, “testosterone”, con le loro varie declinazioni sintetiche, ormoni e farmaci androgeni e steroidei, vietati in Italia oppure destinati alla cura di gravi patologie e sindrome umane o addirittura a scopo veterinario.

Per quanto scoperto dai carabinieri reggini, i canali di approvvigionamento erano per lo più riconducibili all’estero, soprattutto da paesi est-europei e orientali, con metodi di pagamento basati sui circuiti internazionali, ma anche “bitcoin”, contanti e ricariche post-pay.

Sono state individuate però, anche alcune farmacie che, “sottobanco”, riuscivano a cedere a conoscenti e amici farmaci soggetti a prescrizione medica e solo per gravi patologie, anche tumorali, o destinati ad uso veterinario, con quindi grave pericolo per la salute in caso di abuso.

Nella rete degli investigatori è finito anche un appuntato dei carabinieri forestale, accusato di essere il preparatore atletico del deceduto, al quale avrebbe prescritto, ma anche fornito, i farmaci anabolizzanti, che, secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Palmi, sarebbero stati la principale causa della  morte.

 

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