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Acqua non potabile, cresce il numero dei paesi coinvolti. Quali sono le cause?

È sempre più vasta l’area entro la quale non è possibile usufruire dell’acqua potabile. Dopo Serra San Bruno, Parghelia e Argusto, anche a Chiaravalle è stata emessa l’ordinanza di divieto di utilizzo del prezioso liquido a fini alimentari (valori batteriologici fuori norma per la sorgente “Labrisi” del rione “Cona”). Il problema non è dunque inquadrabile in un ambito ristretto, ma coinvolge diverse realtà della parte centrale della Calabria. Il nodo stavolta non è legato solo a Sorical: è l’acqua che sgorga dalle nostre montagne a non rientrare nei parametri stabiliti dalle legge. Al momento non sono chiare le cause di quanto sta accadendo, di certo c’è che i disagi aumentano. Inoltre, il prolungarsi della situazione snerva i cittadini che, a lungo andare, rischiano di cadere nell’errore di utilizzare l’acqua per fini vietati per dimenticanza o semplicemente perchè stanchi di ricorrere a nuovi acquisti. Oltre al monitoraggio, serve uno studio per capire le origini e il motivo della permanenza della non potabilità. È evidente comunque che la soluzione è meno facile di quanto si potesse immaginare: sganciarsi dall’Alaco potrebbe non bastare per vivere nella normalità.

 

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Acqua non potabile, Mirko Tassone accusa l’amministrazione: “Carente anche l’informazione sul problema”

“Ormai siamo alla farsa. Non ci sono parole per commentare quel che continua ad accadere nella nostra cittadina in merito al problema dell’acqua. Mentre il sindaco si esercita nel formulare promesse cui non crede neppure lui, i cittadini sono alle prese con l’ennesima ordinanza che vieta l’uso dell’acqua”. Il riesplodere del caso legato alla non potabilità del liquido incolore fa emergere nuove difficoltà per la popolazione della cittadina della Certosa e il consigliere di minoranza Mirko Tassone chiama così in causa l’amministrazione comunale ritenendola carente su diversi aspetti. “Sarebbe tutto normale, o quasi – spiega il rappresentante di ‘Al lavoro per il cambiamento’ -  se non fosse che il divieto in questione è stato emanato lo scorso 3 settembre, mentre quello relativo al serbatoio ‘Ninfo’ ed alla fontana della ‘Scorciatina’, risale addirittura a dicembre 2014. In un paese dotato di un’amministrazione comunale responsabile ed attenta ai bisogni dei suoi cittadini ci si sarebbe prodigati se non per risolvere il problema, quantomeno per fornire un’informazione puntuale. Invece, niente di tutto ciò, le fontane pubbliche oggetto del divieto continuano, tutte, ad erogare acqua senza che nessun cartello sia stato apposto. Il risultato è che per ignoranza, distrazione o semplice dimenticanza, i malcapitati continuano ad usarle”. Inoltre, “alla luce del lungo arco temporale dalla pubblicazione delle ordinanze – precisa Tassone - sarebbe stato quanto mai opportuno reiterare le comunicazioni al fine di rammentare ai cittadini di astenersi dall’uso dell’acqua. Non può bastare, infatti, la semplice pubblicazione sul portale del Comune. L’ampia fascia di popolazione, soprattutto anziana, che non ha dimestichezza o familiarità con gli strumenti informatici non ha alcuna possibilità di accedere all’informazione. Stesso discorso dicasi per i cittadini che pur usando la rete, non necessariamente, frequentano il sito del Comune”. Riprova della carenza informativa é, secondo l’esponente dell’opposizione, “l’assenza di spiegazioni in merito a quanto riportato nell’ordinanza, nella quale si dispone testualmente ‘il divieto all’uso dell’acqua  erogata nel territorio comunale’. Cosa voglia dire una tale espressione rimane un mistero. Interpretandola letteralmente sembrerebbe che i cittadini non dovrebbero fare alcun uso dell’acqua che arriva dai rubinetti. In tal caso, l’amministrazione comunale avrebbe dovuto rifornire i cittadini con cisterne e autobotti. In ogni caso, sarebbe stato opportuno indicare in maniera dettagliata gli usi consentiti, al fine di non ingenerare ulteriore confusione”. Questione saliente è quella legata alla “longevità delle ordinanze” e Tassone sostiene che “visto il tempo trascorso dalla data di pubblicazione del divieto, l’amministrazione comunale avrebbe dovuto quantomeno attivarsi per offrire un sollievo alla fascia più debole della popolazione. In un paese come il nostro in cui molti anziani, complice l’emigrazione dei figli, vivono soli sarebbe stato quanto mai opportuno agevolare l’accesso all’acqua potabile. Non è tollerabile, infatti, che con tutte le fontane pubbliche sottoposte a divieto i pensionati, con le loro magre pensioni, siano costretti ad acquistare l’acqua. Al disagio economico – rileva ancora Tassone -  si aggiunge quello di ordine logistico dal momento che molti anziani privi di automobile non hanno la forza e la possibilità di portare pesanti casse d’acqua dal supermercato fino a casa. Un discorso a parte andrebbe poi fatto sull’informazione relativa alla tipologia degli agenti inquinanti, poiché sarebbe quanto mai opportuno informare i cittadini sulle conseguenze per la salute, tanto più che in molti casi i genitori di neonati o bimbi piccoli non sanno, ad esempio, se è opportuno o meno fare il bagno ai loro figli con acqua sistematicamente inquinata. Con tutta evidenza, però, i problemi che attanagliano i serresi non interessano gli inquilini del palazzo di piazza Tucci. Consapevoli di vivere l’ennesima scena da commedia dell’assurdo – è la sarcastica conclusione - i serresi, come il grande De Filippo, pensano che ‘ha da passà a nuttata’. Speriamo passi presto”.

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I calabresi e il problema della potabilità dell’acqua: i dubbi sulle soluzioni ipotizzate

“Lo schema acquedottistico Alaco è una tra le principali infrastrutture idrauliche della Calabria e le acque erogate da tale acquedotto, indispensabili e senza nessuna valida alternativa tecnicamente possibile, rappresentano l’unica significativa risorsa idrica per un moderno e razionale approvvigionamento idropotabile della Calabria centro-meridionale”. Quanto si legge sul sito di Sorical non convince troppo gli abitanti della parte interessata della Calabria abituati, ormai da diversi anni, a fare i conti, soprattutto nel periodo estivo, con ordinanze che vietano l’uso dell’acqua in quanto i valori dei campioni analizzati non sono conformi rispetto ai limiti dei parametri stabiliti dalla legge. Non piace, specie alle famiglie in cui sono presenti anziani o bambini, dover ricorrere ad acquisti di notevoli quantitativi di acqua minerale dai supermercati (con annesso problema di trasporto) per far fronte alle più elementari esigenze. Ed il ripetersi degli episodi di non potabilità ha generato dubbi nella cittadinanza che così è divenuta sospettosa anche nei periodi in cui non ci sono atti formali che mettono in guardia dall’utilizzo dell’acqua. Si pensa ad eventuali effetti “collaterali” ed i più timorosi non si astengono dal parlare di possibili malattie. I confini fra verità ed allarmismo si intersecano e si confondono. In sostanza, c’è un’incertezza che stenta a svanire perché la sfiducia ha raggiunto livelli elevati, alimentata da fatti che si prestano a molteplici interpretazioni. La soluzione che viene prospettata negli ambiti politici ed amministrativi è quella del distacco da Sorical con la riattivazione delle sorgenti comunali. Si tratta di un’operazione costosa che potrebbe offrire (non assicurare) una buona qualità dell’acqua se abbinata ad una manutenzione straordinaria (o rifacimento) della rete idrica, ma che non è esente da rischi: va messo in preventivo che, nelle settimane più calde dell’anno quando peraltro la popolazione aumenta a dismisura per effetto del ritorno degli emigrati e dell’arrivo dei turisti, i disagi potrebbero derivare dalla carenza del prezioso liquido. Ma non va dimenticato nemmeno che non ci sono  garanzie assolute sul rispetto costante dei parametri microbiologici. La matassa è, insomma, difficile da sbrogliare: si potrebbe comunque cominciare facendo luce fino in fondo sulle origini dei valori talvolta alterati dell’acqua dell’invaso dell’Alaco.

 

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L’assessore regionale Musmanno incontra i commissari Sorical: “Garantire la qualità dell’acqua”

L’assessore regionale alle Infrastrutture Roberto Musmanno  ha incontrato i commissari liquidatori di Sorical Sergio Giordano e Baldassare Quartararo. L’incontro è servito per mettere a fuoco lo stato attuale e le problematiche più urgenti relative al sistema di gestione del servizio idrico nella nostra regione, nell’esercizio delle funzioni di controllo che ad essa competono, dal punto di vista istituzionale, ai fini della tutela dell’acqua come bene e servizio pubblico essenziale. In questa prospettiva, l’assessore Musmanno ha evidenziato il valore essenziale, sia sul piano politico che su quello organizzativo e gestionale, della risorsa idrica come bene comune. “In tal senso – ha detto Musmanno - va considerato come diritto fondamentale delle persone, da tutelare e da garantire, in termini di qualità del prodotto erogato e di accessibilità da parte di tutti i cittadini”. Nel corso dell’incontro, l’attenzione è stata rivolta, in modo particolare, alla verifica dello stato di attuazione, da parte di Sorical, delle prescrizioni operative più volte stabilite, negli ultimi anni, dalla Regione in ordine alla corretta manutenzione degli impianti acquedottistici, al fine di assicurare un adeguato ed ottimale utilizzo delle risorse idriche. Si è poi affrontata la questione delle condizioni finanziarie della società, rispetto alle quali l’assessore ha richiesto un completo ed analitico rapporto tecnico, al fine di completare la raccolta di informazioni sul bilancio di Sorical e sui costi aggregati per voci di spesa. Tali informazioni si sono rese necessarie per procedere con una condivisa discussione che in tempi serrati possa portare al superamento della fase liquidatoria ed alla definizione del nuovo assetto gestionale. In questa prospettiva, a giudizio dell’assessore Musmanno, il nuovo assetto giuridico-istituzionale non può che essere coerente, sia con il valore dell’acqua come bene comune, sia con la sostenibilità di tipo economico-patrimoniale che il soggetto gestore dovrà comunque garantire nel tempo. Anche a tal fine, si è sottolineato nella riunione, è opportuno che il disegno di legge in corso di elaborazione, da parte dell’assessorato, sia fatto oggetto di una seria riflessione pubblica, valorizzando al massimo anche il ruolo di indirizzo che in tale materia dovrà assumere il consiglio regionale.

 

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Acqua non potabile anche ad Argusto: l’elenco delle attività vietate

Dopo Serra San Bruno e Parghelia, anche ad Argusto si sono registrati gli esiti sfavorevoli delle analisi effettuate sui campioni d’acqua (prelevati dalla fontana pubblica di Corso Umberto). Pertanto, il sindaco Valer Matozzo ha emesso l’ordinanza per vietare l’utilizzo dell’acqua della rete idrica comunale. Questo l’elenco delle attività vietate: “uso alimentare, lavaggio e preparazione degli alimenti, igiene orale, lavaggio stoviglie o utensili da cucina, lavaggio apparecchiature sanitarie, lavaggio oggetti per l’infanzia”. Il liquido incolore può invece essere usato per “la pulizia della casa e il funzionamento degli impianti sanitari e per l’igiene della persona con l’esclusione sopra specificata”. 

Fabrizia: l'acqua non è potabile

A stilare un elenco di tutti i disagi subiti da chi vive nell’area montana delle Serre si rischia di non finire mai. Dalla disoccupazione, alla viabilità, passando per la carenza, talvolta addirittura l’assenza dei servizi minimi. A parziale compensazione, fino a qualche anno addietro, c’era almeno la salubrità dell’ambiente e la qualità dell’acqua. Piccole consolazioni, ormai, venute meno. Sulla qualità dell’ambiente pende, infatti, la spada di Damocle dei risultati, secretati, relativi alle indagini sulla presunta presenza di rifiuti pericolosi. Per quanto riguarda, invece, la qualità dell’acqua che scorre dai rubinetti della case dei cittadini non c’è nessun mistero. Si tratta di acqua, il più delle volte, di pessima qualità. Da oltre un lustro, infatti, la gran parte degli abitanti che risiedono nei comuni delle Serre sono costretti a vivere i disagi derivanti dalla continua pubblicazione di ordinanze sindacali di non potabilità. L’ultima, in ordine di tempo, è stata emessa, ieri, dal primo cittadino di Fabrizia, Antonio Minniti. Nel provvedimento si legge: “visti i risultati dei rapporti di prova effettuati in autocontrollo” dall’amministrazione cittadina, “ dai quali si evince che i parametri non rientrano nei limiti previsti dal D.Lgs n 31 del 02.02.2001”, si ordina di “non utilizzare per uso potabile l’acqua distribuita dalla rete comunale”. L’ordinanza, ovviamente, rimarrà in vigore fin quando non verranno espletate tutte “le procedure necessarie ad eliminare i motivi che hanno causato le anomalie rilevate”.

In allegato, l'ordinanza di non potabilità.

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