Tirocinanti giustizia, Laura Ferrara (M5S) interroga la Commissione europea

"Un futuro in bilico, quello dei tirocinanti degli Uffici giudiziari italiani dell’Ufficio per il Processo, che da sette anni proroga dopo proroga, si aggirano nei corridoi delle aule di giustizia, con tirocini pagati 400 euro al mese". 

È quanto afferma Laura Ferrara, eurodeputata del MoVimento 5 Stelle che su questa tematica interroga la Commissione europea.

"Lo Stato italiano aggira la legge all’interno degli stessi tribunali. Nelle cancellerie degli Uffici Giudiziari italiani dell’Ufficio per il Processo, sono in corso circa mille tirocini formativi, che anno dopo anno fanno seguito a contigui percorsi/tirocini di perfezionamento avviati dal Ministero di Giustizia italiano e svolti sempre dagli stessi tirocinanti, con uguali mansioni e presso gli stessi uffici giudiziari ministeriali o uffici affini. 

Il Ministero – continua la pentastellata – utilizza i tirocini al posto dei regolari contratti di lavoro. Niente contributi previdenziali, ferie, malattia, Tfr o tredicesima per queste persone, definite tirocinanti ma che svolgono in realtà una vera e propria attività lavorativa, spesso a centinaia di chilometri da casa, ma non beneficiando del sistema di tutela previdenziale, assistenziale ed economica proprio di un normale lavoratore. 

L'Europa deve aprire gli occhi di fronte a questa situazione paradossale, chiedo pertanto alla Commissione se questi tirocini siano  svolti in conformità ai principi introdotti con la Raccomandazione del 10 marzo 2014 del Consiglio, in particolare facendo riferimento alla qualità, alle condizioni di lavoro e alla durata ragionevole del tirocinio. 

Cosa c'è di formativo nell'ennessima proroga di un percorso per delle persone che già svolgono quella stessa attività da anni. - Si chiede la Ferrara – Se la Commissione è a conoscenza di questa farsa tutta italiana, ed ora attraverso la mia interrogazione lo è, dovrebbe dare concretezza al recentissimo “pilastro europeo dei diritti sociali” e porre fine a questo trattamento discriminatorio del Governo italiano".

 

 

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Fondi europei, Ferrara(M5s): "La Calabria ha perso un miliardo e mezzo di euro".

"Ancora una volta la Commissione europea mette nero su bianco l'inadeguatezza dei governi regionali calabresi".

Dopo aver ricevuto dalla Commissione la risposta all'interrogazione parlamentare con la quale aveva chiesto ragguagli in merito alla chiusura della rendicontazione del Por Fesr e Fse Calabria 2007-2013, l'eurodeputata Laura Ferrara spara a palle incatenate all'indirizzo della Regione Calabria.

"Per mesi - scrive Ferrara - Oliverio ha fatto propaganda alla chiusura della rendicontazione della vecchia programmazione, facendo credere ai calabresi di essere riuscito a spendere il totale della dotazione finanziaria. Si sbandiera a destra e a manca un successo che tale non è. Scopriamo che alla Calabria ed ai calabresi è stato sottratto circa un miliardo e mezzo di euro a valere sul Por 2007-2013. In particolare la riduzione ha riguardato il Fesr il cui 'cofinanziamento nazionale era di circa 3 miliardi di euro ed è stato ridotta a circa 2 miliardi di euro' come scrive la Commissione nella risposta alla mia interrogazione.

Così come dal Fondo sociale europeo (FSE) 2007-2013 sono stati trasferiti al piano di azione per la coesione (Pac) circa 286 milioni. Un’ulteriore riduzione di spesa a discapito dei calabresi.

La Commissione inoltre afferma che non c’è rendicontazione dei progetti retrospettivi, altro escamotage finanzario adottato dal Dipartimento Programmazione della Regione Calabria per far quadrare i conti una sorta di rimborso alla Regione su progetti e opere già realizzate. La passata amministrazione regionale di centro destra non ha certo brillato nella gestione dei fondi comunitari ma questa attuale, di centro sinistra, non ha cambiato assolutamente rotta rispetto al passato. Si e distinta per scarsa trasparenza e vuoti proclami senza risultati effettivi. I conti - aggiunge  l'europarlamentare - quadrano solo grazie ad artefici contabili senza cercare di realizzare concretamente l’anelato sviluppo del nostro territorio.

Invece di lavorare meglio con la nuova programmazione si continua a buttare fumo negli occhi ai calabresi ai quali si racconta attraverso il sito Calabria – Europa dedicato alla nuova Programmazione che le risorse 'movimentate', quindi non certificate, sono al 40%.

La triste realtà dei fatti, quello che davvero va detto ai calabresi è che del Por 2014-2020 è stata certificata una spesa che si aggira intorno al 5 %. Questo vuol dire – conclude la Ferrara – che siamo in assoluto ritardo su una Programmazione che rappresenta, forse, l’ultima ancora per un cambiamento concreto in Calabria".

Il Movimento 5 Stelle sveglia la Commissione sulle truffe ai danni dell'Unione

Riciclaggio, estorsioni, infiltrazioni della 'ndrangheta nelle opere pubbliche e distrazione di fondi europei destinati all'agricoltura in Calabria: 219 indagati e 116 arrestati per truffe ai danni dell'Unione Europea. Ma la Commissione Europea non ne sapeva nulla. E dire che il risultato dell'operazione 'Mandamento Jonico', condotta dai Ros di Reggio Calabria, è a dir poco pesante e che proprio per questo gli eurodeputati del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara e Marco Valli si sono subito attivati presentando una interrogazione alla Commissione Europea.

Un documento con cui si chiedeva di far luce non solo sull'ammontare del denaro europeo coinvolto nel giro di truffe in Calabria, ma anche sui sistemi di controllo messi in atto dall'Unione sulla gestione dei fondi che elargisce. Lapidaria, e imbarazzante, la risposta di Phil Hogan a nome della Commissione Europea: "La Commissione non era a conoscenza dell'operazione 'Mandamento Jonico'; ha ora provveduto a trasmettere le informazioni pervenute all'Ufficio europeo per la lotta anti-frode (Olaf) affinché valuti se sia giustificato un suo intervento".

La sveglia ai palazzi di Bruxelles, quindi, è arrivata grazie all'interrogazione degli eurodeputati del Movimento 5 Stelle il cui obiettivo non era e non è solo capire cosa sia avvenuto in Calabria, ma anche chiarire quali tipi di controllo vengano messi in atto dall'Unione per tutelare i fondi pubblici, e dunque i soldi dei contribuenti europei, che vengono impiegati nello sviluppo e nel sostegno dei territori. Un problema centrale, soprattutto per il progresso e la crescita di alcune aree geografiche in particolare. Certo è che la lentezza di Bruxelles nell'affrontare la questione, oltre che semplicemente nel leggere i giornali per informarsi, non dimostra l'interesse che, specie in un momento di crisi economica come quello attuale, la cura dell'impiego dei fondi pubblici dovrebbe meritare.

“Grave rischio ambientale connesso all’ampliamento della discarica di rifiuti speciali di Scala Coeli”

“La richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale, relativa all’ampliamento della discarica per rifiuti speciali esistente nel comune di Scala Coeli, rappresenta un grave e concreto rischio per la salute umana e per l’ambiente”.

È quanto afferma Laura Ferrara, europarlamentare calabrese del MoVimento 5 Stelle, in merito al possibile “mega-ampliamento”della discarica privata sita nel comune di Scala Coeli.

Il gestore privato della discarica ha presentato infatti alla Regione, con  prot. 385898 del 23/12/2016, un nuovo progetto che prevede un’area di ingombro di circa 68.000 mq, in pratica un’ampliamento di oltre dieci volte la discarica esistente.

“L’impianto di smaltimento rifiuti - continua la Ferrara - sorge in un’area a forte connotazione naturalistica, nota come Valle del Fiume Nika, un territorio a chiara vocazione turistica e agricola, tra vigneti e uliveti coltivati con il metodo biologico ai sensi dei Reg.Comunitari n.834/07 e n.889/08 e dove resistono ancora gli ultimi allevamenti estensivi di bovini di razza podolica.

Per tali ragioni, ho interessato della questione la Commissione Europea chiedendo, nello specifico, se la suddetta richiesta di ampliamento sia conforme ai principi della Direttiva 2008/98/CE ed, in particolare, all'art.4 disciplinante la gerarchia dei rifiuti che, in linea con la Strategia Rifiuti Zero, pone soltanto all’ultimo posto della gerarchia il conferimento dei rifiuti in discarica. In considerazione di tutto ciò, - conclude l’europarlamentare pentastellata - se davvero, come proclamato a più riprese, l’obiettivo della Regione sono le buone pratiche del riuso e del riciclo e il livello “zero” in fatto di discariche nel 2020, allora è necessario che la richiesta di realizzare una mega-discarica debba essere respinta per garantire un’adeguata tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini calabresi”

 

Alaco: anche la Commissione europea chiede chiarimenti

Adesso anche l'Europa si occuperà del caso Alaco. È quanto risulta dalla risposta data dalla Commissione Europea all'interrogazione mossa dagli europarlamentari del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara e Piernicola Pedicini. Il bacino idropotabile dell'Alaco, che fornisce acqua potabile a quasi tutti i comuni del Vibonese ed a buona parte di quelli del Catanzarese, risulterebbe infatti da tempo inquinato per la presenza di benzene ed altri derivati, così come rilevato già nel 2013 dalle analisi delle acque del sito effettuate dalla stessa Arpacal. "Alla luce delle questioni sollevate dagli onorevoli parlamentari, - si legge nella risposta della Commissione europea all'interrogazione Parlamentare a firma Ferrara/Pedicini - la Commissione chiederà chiarimenti alle autorità italiane circa lo stato attuale del corpo idrico e il rispetto delle disposizioni pertinenti delle direttive sopra menzionate”  "Con la nostra interrogazione abbiamo voluto interessare la Commissione Europea - dichiara l'Europarlamentare M5S Ferrara – del grave rischio per la salute e per l'ambiente connessi al 'caso Alaco'. Dalle indagini in corso - dal maggio 2012 la Repubblica di Vibo Valentia ha posto sotto sequestro il bacino ed i relativi impianti di potabilizzazione -, infatti, emergerebbe che l'acqua dell'invaso non sarebbe idonea al consumo umano, ragion per cui riteniamo sia fondamentale un adeguato ed urgente intervento di bonifica dell'intero sito".

 

Giacca per bimbi pericolosa, ritirato dal mercato capo di un noto marchio

Le autorita` europee, tramite il sistema Rapex, hanno diramato un'allerta che ha portato al divieto di vendita in tutti i Paesi dell'Unione, Italia compresa, di un capo d'abbigliamento per bambino commercializzato con il marchio Blumarine Baby. Il capo in questione e` un giubbino in ecopiuma con collo in pelliccia. Il ritiro e` stato disposto in seguito alle analisi chimiche dalle quali e` emersa la presenza nella pelliccia di sostanze chimiche tossiche e cancerogene. A mettere a rischio la salute dei consumatori sarebbe, in particolare il cromo esavalente, di cui e` stata rilevata una concentrazione pari a 37,3 mg/kg, ben oltre limite massimo consentito di 3 mg/kg. Il Cromo esavalente, oltre ad essere una sostanza cancerogena, può causare reazioni allergiche in individui ipersensibili. Il capo Blumarine Baby presenta, inoltre, un'elevata concentrazione di Cromo Trivalente (168mg/kg contro i 18mg/kg raccomandati dall’Istituto superiore di Sanità) che puo` causare l’insorgere di effetti sensibilizzanti della cute. Il Rapex è un sistema comunitario di allerta rapido per i prodotti pericolosi grazie al quale le Autorità nazionali degli Stati membri notificano alla Commissione europea i prodotti (ad eccezione degli alimenti, farmaci e presidi medici) che rappresentano un rischio grave per la sicurezza dei consumatori. Constatata la pericolosità, l'Autorità nazionale competente provvede a ritirare dal mercato il prodotto e a notificare il provvedimento alla Direzione generale salute e tutela dei consumatori della Commissione europea.

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