Scoperta casa d’appuntamenti a Vibo: arrestate due ragazze

Il sesso a pagamento a Vibo  è una pratica in rapida crescita. Per contrastarlo le forze dell’ordine stanno moltiplicando gli sforzi cogliendo risultati concreti. I carabinieri hanno infatti arrestato 2 cittadine cinesi per il reato di false dichiarazioni sull’identità a seguito di un controllo d’iniziativa volto al contrasto della prostituzione. Ma andiamo con ordine: nel pomeriggio di ieri i militari hanno intrapreso un servizio di osservazione nei pressi di un’abitazione ubicata in via Pescara a Vibo Marina all’interno della quale secondo una segnalazione anonima, poi confermata da un annuncio apparso su un sito internet di incontri per adulti dal titolo “Solo per pochi giorni sensuale e appetitosa orientale nr. telefonico... Vibo Marina”, si sarebbero dovuti consumare rapporti sessuali a pagamento. Fermati i primi due clienti -  i quali hanno hanno confermato l’avvenuta consumazione con relativo pagamento - gli operanti hanno deciso di entrare nell’appartamento per procedere al controllo di chi vi si trovava all’interno. Nonostante le resistenze poste in essere dalle occupanti l’abitazione - una delle quali ha tentato addirittura la fuga dal balcone - dopo un paio di tentativi, i carabinieri sono riusciti a farsi aprire ed a fermare due giovani ragazze di nazionalità cinese ed un cliente. Dopo la richiesta di esibire i documenti, le ragazze hanno confessato di non averli e hanno fornito le prime generalità. Durante il controllo dell’abitazione, i militari hanno rinvenuto un borsello contenente del denaro, due telefonini e i passaporti delle ragazze dai quali si evinceva che i dati forniti in precedenza non corrispondevano con quelli sui documenti. Quindi, terminate le attività di identificazione, le due donne sono state dichiarate in stato di arresto per la violazione dell’art. 496 del Codice Penale.

Sono vittime di usura, ma favoriscono cosca Piromalli con versioni di comodo: arrestati

I carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, in esecuzione ad un provvedimento custodiale e contestuale sottoposizione al regime degli arresti domiciliari emesso il 29.02.2016 dal Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio G.I.P. – su richiesta della Procura Distrettuale, hanno tratto in arresto Clemente Cedro e Giovanni Cedro, rispettivamente padre e figlio, commercianti con un passato da imprenditori nel settore dei video-poker, poiché ritenuti responsabili del reato di false informazioni al pubblico ministero aggravato dalle finalità mafiose poiché eseguito col chiaro intento di agevolare e finanche scagionare membri legati alla consorteria mafiosa dei “Piromalli”, egemone nel fitto tessuto cittadino. In particolare, nel corso dell’attività investigativa, convenzionalmente denominata “Atlantide”, che ha beneficiato anche del contributo dichiarativo di alcuni collaboratori di giustizia, i due, individuati quali vittime del reato di usura da parte di appartenenti alla cosca “Piromalli”, in sede di escussione innanzi la competente Autorità giudiziaria avrebbero smentito convintamente le circostanze, negando le contestazioni mossegli, esponendo delle versioni di comodo di cui gli stessi successivamente si sarebbero vantati e che finanche hanno suscitato in  loro piena ilarità. Infatti, nel corso di contestuali attività di monitoraggio, sarebbe  emerso che i due avevano fornito all’Autorità giudiziaria. versioni di comodo nella cosciente consapevolezza che le loro dichiarazioni avrebbero potuto far scarcerare alcuni o tutti gli affiliati tratti in arresto il precedente 22 dicembre, ritenuti esponenti di spicco della citata consorteria criminale. Ulteriore dato, emerso dalla captazione delle conversazioni tra i due Cedro, e che ineludibilmente fa capire che i due avessero scientemente voluto fornire versioni false su accadimenti che li hanno riguardati sia direttamente che indirettamente, è rilevabile dalla circostanza di avere pianificato la loro remunerazione, per le false dichiarazioni rese, nei confronti degli arrestati nel procedimento “Atlantide”. Sarebbe stato altresì documentato che Clemente Cedro avrebbe portato a conoscenza Francesco Cosoleto, di anni 37, che risulta indagato nell’ambito del medesimo procedimento per gli stessi reati, dei motivi della convocazione sua e del congiunto presso la Procura Distrettuale e del contenuto delle dichiarazioni rese. I due, al termine delle formalità di rito, sono stati posti agli arresti domiciliari presso le loro residenze, in attesa degli interrogatori di garanzia. 

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