Rintracciati nella Locride i 48 migranti sbarcati a Caulonia

I carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica  (Rc) hanno rintracciato alcuni migranti che stavano percorrendo, con bagagli di fortuna, il centro abitato di Caulonia.

I militari, che sono entrati in azione intorno alle 4 della notte scorsa dopo aver ricevuto alcune segnalazioni, hanno quindi allertato la capitaneria di porto di Roccella Jonica e il Commissariato di Siderno.

Nel volgere di poche ore, nei comuni di Caulonia, Stignano e Camini, sono stati rintracciati 48 immigrati di origine iraniana, irachena ed afghana, tra i quali 3 donne e 5 minori.

I migranti erano arrivati sulla costa calabrese con una barca a vela rinvenuta, arenata, a Caulonia.

Nel corso delle ricerche i militari hanno notato un individuo dalla carnagione chiara che percorreva la Ss 106 nei pressi di contrada Favaco di Stignano.

L'uomo, che alla vista dei militari ha cercato di darsi alla fuga tra la fitta vegetazione, è stato raggiunto e bloccato.

L'arrestato, che è stato identificato in N.P.D., di 20 anni, è stato trovato in possesso di un passaporto ucraino, di 200 euro e 20 lire turche, nonché di telefoni cellulari ed indumenti di ricambio.

Gli indizi raccolti hanno fatto presumere agli investigatori che possa trattarsi dello scafista dell’imbarcazione. Pertanto, nei suoi confronti è stato emesso un fermo di indiziato di delitto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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Nave migranti in Calabria, Santelli: "Il nostro grido d'allarme ha trovato risposta"

La conferma è arrivata via Pec dal Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dall'Interno, Michele di Bari: “l’impresa Grandi Navi Veloci si è aggiudicata il servizio di noleggio di unità navali per l’assistenza alloggiativa logistica e la sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale in modo autonomo e, entro 24 ore da ieri, dovrà condurre la motonave “GNV Aurelia” nel porto di Gioia Tauro".

Il presidente Santelli, dopo i primi migranti sbarcati in Calabria, aveva richiesto con determinazione al Governo una nave per la quarantena dei soggetti positivi al Covid-19.

“Il nostro grido d'allarme ha trovato risposta positiva nel Governo - evidenzia il presidente Santelli - pur se l’emergenza ancora grave e preoccupante richiede il massimo della vigilanza da parte degli organi preposti. Questa è l’unica soluzione che consentirà di evitare gravi pericoli per la salute della popolazione calabrese”.

Centro accoglienza migranti gestito in maniera sospetta, sindaco indagato insieme ad altre 5 persone

I carabinieri della Compagnia di Taurianova (Rc) hanno notificato l’avviso di conclusione di indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, nei confronti di 6 persone, tra le quali il sindaco di Varapodio, un incaricato di pubblico servizio gestore di una società cooperativa, due titolari di altrettante imprese d'abbigliamento e due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria, variamente indagati per i reati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale (unico reato contestato ai funzionari della Prefettura), abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio (tutti reati contestati al sindaco, anche in concorso con altri), truffa ai danni dello Stato e peculato.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di ripetute condotte illecite in relazione alla gestione di un centro di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, realizzato a Varapodio presso l’ex agriturismo “Villa Cristina” e attivo dal settembre 2016 all’aprile 2018, a seguito di una convenzione stipulata tra il Comune di Varapodio e la Prefettura di Reggio Calabria.

Il provvedimento è stato emesso all’esito di un'attività investigativa, supportata anche da monitoraggio tecnico, convenzionalmente denominata “Cara Accoglienza”, condotta dai carabinieri della Compagnia di Taurianova, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, e avviata nel 2017 poco dopo l’apertura della struttura.

L’attività ha consentito di documentare una presunta gestione personale e discrezionale del centro di accoglienza, caratterizzata da poca trasparenza e correttezza, soprattutto in riferimento all’affidamento di servizi e forniture alle imprese, ma anche in relazione all’assunzione dei singoli collaboratori che si occupavano della complessiva gestione dei migranti.

Particolarmente "grave e allarmante" quanto contestato al sindaco di Varapodio, quale responsabile-referente nei confronti della Prefettura di Reggio Calabria per la  “Convenzione per la gestione dei servizi di accoglienza in favore di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale”.

Il pubblico amministratore infatti, non solo è accusato di aver stipulato convenzioni mediante affidamenti diretti con imprese da lui scelte, senza avere la preventiva autorizzazione dal consiglio comunale, il tutto in contrasto a quanto previsto dalla normativa in vigore, e comunque in violazione del Codice degli appalti e della stessa Convenzione con la Prefettura (che prevedeva che la scelta degli operatori economici per l’esecuzione del servizio dovevano essere adottata con bandi di gara e procedure di evidenza pubblica) ma, per quanto fino ad ora appurato, tale scelta sarebbe stata compiuta senza l’astensione in presenza di un interesse proprio.

Il primo cittadino, infatti, avrebbe affidato le convenzioni di beni e servizi a soggetti privati con cui si sarebbe trovato in conflitto di interesse, in quanto, per alcuni di essi, avrebbe svolto il ruolo di consulente fiscale o intermediario-commercialista.

In tale contesto, il sindaco è accusato anche di falso ideologico, in quanto avrebbe sottoscritto autodichiarazioni con le quali avrebbe attestato falsamente di non trovarsi in alcuna situazione di conflitto di interesse, tra cui anche legami professionali e/o di amicizia e frequentazione, con i titolari delle imprese affidatarie.

Inoltre, con il legale rappresentante della società cooperativa sociale “Itaca”, che si occupava dell'accoglienza e assistenza ai cittadini stranieri, sarebbe stato legato da consolidati rapporti di collaborazione, amicizia e cointeresse. E proprio in concorso con il gestore della cooperativa, il sindaco dovrà rispondere dei reati di corruzione aggravata per atti contrari ai propri doveri d’ufficio.

Secondo gli inquirenti infatti, in cambio dell’affidamento della convezione, il primo cittadino avrebbe fatto assumere dalla cooperativa, con contratti di prestazione di lavoro occasionale, persone a lui legate da rapporti di collaborazione, anche politica e/o di amicizia.

Tra queste, viene contestata l’assunzione di due consiglieri di maggioranza e della moglie di uno dei due, tutti peraltro privi di specifica competenza in relazione ai compiti affidatigli, che avrebbero ricevuto un contribuito mensile, anticipato dalla cooperativa e poi rimborsato dal Comune.

Più "complessa e grave" la vicenda documentata per uno dei consiglieri di maggioranza assunti dalla cooperativa, per il quale il legale rappresentate dovrà rispondere anche del reato di peculato, in quanto per evitare che il consigliere rompesse i rapporti politici con il primo cittadino, il gestore della società avrebbe distratto parte dei corrispettivi versati dal Comune di Varapodio per pagare un aumento di 200 euro al mese, rispetto a quanto stabilito dal contratto di collaborazione.

Per gli investigatori, ancora più gravi sarebbero le truffe perpetrate ai danni del Comune dalla stessa cooperativa, la quale, mediante artifizi e raggiri, “sovrafatturava” sistematicamente le spese per il pagamento dei collaboratori, in misura nettamente superiore a quelle effettivamente elargita agli stessi, "causando, per solo tale fatto, dal settembre 2016 al marzo 2018, un ingiusto profitto di circa 20.000 euro, con pari danno all’Ente Pubblico".

L’anomala gestione del centro di accoglienza da parte del sindaco emegerebbe anche nei rapporti con due imprese locali, concessionarie del servizio di fornitura di abbagliamento classico, sportivo ed intimo, nonché scarpe e attrezzatura sportiva per i migranti. Il sindaco, in qualità di responsabile del Settore amministrativo, avrebbe stabilito gli importi da liquidare con i titolari delle imprese, accordandosi anche prima che avessero effettivamente fatturato il corrispettivo. Un accordo "fraudolento, già di per sé illecito, che consentiva inoltre un pagamento maggiorato della merce fornita rispetto a quanto precedentemente stabilito, secondo le specifiche indicazioni dello stesso sindaco, il tutto in danno del Comune".

Inoltre, per gli investigatori, una parte della merce sarebbe stata "destinata a persone e scopi estranei al contratto, ed in particolare vestiti e scarpe destinati al figlio del primo cittadino, invece che ai migranti".

Nella vicenda sono rimasti coinvolti anche due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria, accusati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, in quanto, "nel corso di un controllo ispettivo al centro di accoglienza finalizzato proprio alla verifica del regolare funzionamento e del corretto impiego dei fondi stanziati dalla Prefettura, avrebbero redatto un verbale falso, nel quale avrebbero omesso di indicare le irregolarità emerse in ordine alla regolarizzazione delle cuoche e alla forniture di alimenti, nonché la mancata manifestazione di interesse per altre cooperativa da parte del Comune, oltre la “Itaca”, direttamente scelta quale unica affidataria".

Il centro di accoglienza di Varapodio, che nel corso del tempo ha ospitato diverse decine di immigrati di varia nazionalità è stato chiuso nell’aprile 2018, con il termine della convenzione tra il Comune e la Prefettura di Reggio Calabria.

Secondo quanto fino ad ora ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Taurianova e dalla Procura di Palmi, la struttura ha rappresentato un vero e proprio centro di illecito guadagno e di cointeressi, per il consolidamento dei rapporti personali e professionali dei gestori, in particolare del sindaco, e per il rafforzamento della sua influenza politica nel territorio, il tutto con grave danno ai principi del buon andamento, imparzialità, legalità e trasparenza della pubblica amministrazione.

Calabria, arrivati altri 83 migranti

Nella mattinata di ieri, una motovedetta della guardia di finanza di Crotone, a seguito di una segnalazione, è intervenuta in località Marinella di Crucoli, nella frazione Torretta, dove si era arenata un’imbarcazione a vela.

A bordo del natante, successivamente, trainato al porto di Crotone dalla stessa motovedetta delle fiamme gialle, si trovavano 83 uomini di nazionalità pakistana, tra cui 23 minori.

Sul posto sono intervenuti gli uomini della polizia di Stato, dei carabinieri, della guardia di finanza, della capitaneria di porto, nonché gli operatori della Croce rossa italiana e dell’Usca (Unità sanitaria di continuità assistenziale).

Tutti i migranti, sottoposti ai controlli sanitari sullo stato generale di salute, che non hanno destato preoccupazioni in relazione alla situazione epidemiologica in atto, sono stati accompagnati presso il Regional hub di Isola di Capo Rizzuto, dove effettueranno il previsto periodo di quarantena precauzionale.

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Sbarco migranti in Calabria, fermati i presunti scafisti

Sono stati individuati e arrestati dagli uomini della Squadra mobile di Crotone e della Sezione operativa navale della guardia di finanza di Crotone, gli scafisti dello sbarco avvenuto lo scorso 31 luglio nei pressi del porto della città pitagorica.

Sin dalle prime ore successive allo sbarco, l’attenzione degli investigatori si era concentrata su tre turchi cui sono stati controllati i cellulari.

Il controllo ha permesso di rinvenire filmati e fotografie che ritraevano i tre durante il viaggio verso la Calabria, oltre ad altre prove che avrebbero consentito d'identificarli come scafisti.

Pertanto, al termine delle indagini, i tre turchi sono stati posti in stato di fermo per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e associati, su disposizione della Procura della Repubblica di Crotone, presso la locale casa circondariale

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Migranti, coronavirus: Santelli chiede al governo di monitorare le coste calabresi ed evitare gli sbarchi

"Apprezzo il gesto del Viminale sulla vicenda di Amantea ma come sa perfettamente il ministro Lamorgese il problema rimane.

Per contrastare il pericolo di diffusione del Covid-19, occorrono unità navali destinate all’assistenza e alla sicurezza sanitaria dei migranti.

Pertanto, in una fase emergenziale come quella attuale, è necessario monitorare le coste calabresi ed evitare gli sbarchi".

Così Jole Santelli, presidente della Regione Calabria.

Calabria, migranti positivi al coronavirus. Di Natale (Iric) presenta un'interrogazione

Un’interrogazione con richiesta di risposta scritta è stata formalizzata dal Segretario-Questore Graziano Di Natale in merito al “trasferimento presso la struttura del centro immigrati ‘Ninfa Marina’ di Amantea, di 13 migranti risultati positivi al COVID”.

Nel documento, Di Natale pone una serie di quesiti “in seguito ai recenti sbarchi di migranti avvenuti nel porto di Roccella Jonica ed al successivo trasferimento di un nutrito gruppo presso un centro di accoglienza di Amantea in provincia di Cosenza”.

L’esponente politico di Io resto in Calabria precisa che “tredici dei migranti sbarcati, dopo essere stati sottoposti a tampone, sono risultati positivi al coronavirus e che, allo stato, gli stessi si trovano ricoverati in una struttura sita nel centro cittadino dove sono alloggiati anche altri migranti”.

Alla luce di queste premesse il consigliere Di Natale interroga “l’On. Presidente della Giunta per sapere se la suddetta struttura sia dotata: 1) di tutte autorizzazioni necessarie per l’accoglienza dei migranti; 2) delle autorizzazioni necessarie per il servizio mensa; 3) delle caratteristiche e delle autorizzazioni appropriate ad ospitare persone risultate positive al coronavirus”. Infine, chiede “se sia possibile che una struttura di accoglienza situata in un centro cittadino possa ospitare persone positive al coronavirus e sottoposte a misure di quarantena obbligatoria”.

 

Immigrati positivi al coronavirus trasferiti ad Amantea, Di Natale (Iric) chiede l'intervento del governo

“Non nascondo forti preoccupazioni per la notizia appresa ieri del trasferimento ad Amantea di tredici migranti risultati positivi al covid 19. La Calabria in generale non è in condizioni di fronteggiare emergenze di questa portata ed una situazione del genere –sottolinea il segretario-questore del Consiglio regionale, Graziano Di Natale (Iric)-, va assolutamente scongiurata. È necessario, pertanto, senza ulteriori perdite di tempo, un intervento immediato del Governo per evitare che possa accadere il peggio”.

Aggiunge Di Natale: “Ritengo che la scelta di trasferimento di Amantea sia infelice sia per il posto individuato che si trova al centro della città sia per motivi di chiara opportunità trattandosi di una cittadina che da sempre è meta di tanti turisti. Fortemente preoccupato, in modo particolare, per l’adeguatezza sia della struttura che dell’assistenza, chiedo – conclude Di Natale-, quindi un intervento immediato del presidente della Regione Calabria perché è impensabile che si possa gestire l’emergenza sanitaria in questo modo.” 

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