Maltempo, torna la neve sulle Serre

La primavera che sembrava fosse arrivata nelle scorse settimane cede il passo ad un’ondata di maltempo che nelle ultime ore sta colpendo il comprensorio montano delle Serre dove - segnatamente a Fabrizia e Nardodipace - è tornata la neve. Da un'ora, infatti, i fiocchi candidi stanno scendendo giù sui monti seghettati dell’entroterra vibonese e già i cittadini si augurano che questa volta non torni il pericolo ghiaccio. Per tutto il fine della settimana correnti gelide di origine polare continueranno a scorrere sulla nostra Penisola, favorendo ovunque un ulteriore graduale aumento del freddo, con piogge e nevicate fino a quote relativamente basse che però rimarranno concentrate più che altro al Sud.

Fabrizia: "In arrivo 500 mila euro per la manutenzione straordinaria delle strade"

"Abbiamo l’onore e l’immenso piacere di comunicare alla cittadinanza il primo vero risultato ottenuto in merito all’intervento di manutenzione delle strade". E' quanto si legge in una nota stampa vergata dal "Coordinamento civico e politico per la mobilità stradale" di cui fanno parte il "Movimento politico Crescere insieme Fabrizia" ed il Partito democratico di " Fabrizia - Mongiana- Nardodipace/Cassari". "Grazie ai nostri insistenti e numerosi interventi, - si legge nel comunicato - il progetto dei lavori di manutenzione straordinaria delle strade, dell’importo di circa 500.000 euro a base di gara sta per essere reso operativo". La notizia sarebbe stata confermata dagli " Uffici della Provincia di Vibo Valentia" dove, una delegazione del "Coordinamento" si sarebbe recata insieme al "Consigliere Regionale Onorevole Michele Mirabello". Gli uffici di contrada Bitonto avrebbero, quindi, assicurato che " la gara è stata aggiudicata e al più presto dovrebbero iniziare i lavori". "Nel ringraziare l’On.le Mirabello per l’aiuto e la collaborazione fornita, il Coordinamento Civico e Politico suddetto vigilerà sull’iter del procedimento, informando tempestivamente i cittadini dei Comuni interessati, garantendo altresì l’impegno per la risoluzione delle altre problematiche stradali e varie, esistenti sul nostro territorio". "Seguiranno - conclude la nota - le iniziative pubbliche informative e il Coordinamento s’impegna a vigilare affinché tutto avvenga alla luce del sole e senza strumentalizzazioni".

 

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Uccisione di animali e violazione delle leggi sulla pesca: tre denunciati a Nardodipace

Intorno alle 15:45 di domenica, a Nardodipace, frazione Santo Todaro – personale del locale Comando Stazione Carabinieri ha denunciato in stato di libertà: M. L., di Maropati, in provincia di Reggio Calabria, commerciante di 66 anni; S. C., anch’egli residente a Maropati, operaio 64enne; F.R., operaio 36enne che vive a Nardodipace. I militari dell’Arma ritengono che siano responsabili del reato di uccisione di animali e di aver violato le leggi sulla pesca.  A seguito di specifici controlli, i Carabinieri li hanno sorpresi a pescare nel torrente "Precariti" mediante l’utilizzo di corrente elettrica originata da gruppo elettrogeno. Il personale operante ha posto sotto sequestro il gruppo elettrogeno; un cavo elettrico di 30 metri, un secchio in plastica; due retini da pesca; 4 chili di trote di cui è stata disposta la distruzione. 

 

 

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Nardodipace, arriva da Messina il nuovo medico di Medicina generale

È il dottor Ilario Piscioneri il nuovo medico di Medicina generale del paese montano del Vibonese noto per la presenza dei megaliti. Il dottor Piscioneri aveva in precedenza sottoscritto l’accettazione per trasferimento della zona carente nell’ambito n. 2 – Distretto sanitario di Serra San Bruno con ambulatorio nel Comune di Nardodipace, rinunciando all’incarico di medico di Assistenza primaria presso l’Asp di Messina. Ora è arrivata anche l’apposita delibera dell’Asp.

Tutti i motivi dello scioglimento del Comune di Nardodipace: ecco il contenuto del decreto

È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale – Serie generale n. 3 – del 5 gennaio il decreto di scioglimento del Comune di Nardodipace. Alcuni passaggi dello stesso appaiono particolarmente pesanti nei confronti degli organi elettivi che sono  stati  rinnovati con le consultazioni amministrative del 17 novembre 2013. Nello specifico, nella premessa si legge testualmente che: “all'esito  di  approfonditi  accertamenti,  sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata  che  hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialità dell’attività comunale” e che “la  permeabilità dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata  ha  arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettività e ha determinato la perdita di credibilità dell'istituzione locale”. Sottolineata inoltre la “situazione  di  grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale”. “La gestione del Comune di Nardodipace – viene precisato – è affidata, per la  durata  di  diciotto  mesi,  alla  commissione  straordinaria composta da:
- dottoressa Francesca Giovanna Buccino - viceprefetto;
- dottor Giuseppe De Marco - viceprefetto aggiunto;
- dottor Stefano Tenuta - funzionario economico-finanziario”.
Cliccando qui potete leggere (nell’allegato al decreto) tutti gli eventi, gli intrecci, i retroscena e i dettagli che hanno portato allo scioglimento del Comune che era guidato da Romano Loielo.

Condizionamenti della 'ndrangheta: il Governo ha sciolto il Consiglio Comunale di Nardodipace

Il Consiglio comunale di Nardodipace è stato sciolto. Non c’è pace per l’ex primo cittadino Romano Loielo, che nel febbraio scorso, era finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Uniti nella truffa”, portata a termine dalla Procura di Vibo Valentia, dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza. Al centro delle indagini della procura vibonese vi è una presunta truffa da 100mila euro ai danni della Regione, dello Stato e dell’Unione Europea. Secondo l’accusa gli indagati si sarebbero appropriati di fondi pubblici finalizzati all’organizzazione di corsi di formazione per la creazione di posti di lavoro, attività che però non sarebbero mai state svolte. A seguito di tutto ciò il prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, inoltre, aveva inviato la commissione di accesso agli atti al Comune di Nardodipace per accertare la presenza o meno di infiltrazioni mafiose. E' stata la terza volta che la commissione di accesso si è insediata nel piccolo centro montano delle Serre Vibonesi. La prima volta fu nel 2008, e in quell’occasione non furono ravvisati gli estremi per uno scioglimento, diversamente da quando avvenne, invece, nel 2011 quando ad inviare nuovamente l’organismo fu il prefetto Michele Di Bari. Il Consiglio comunale venne sciolto agli inizi del 2012 e la fase commissariale durò oltre i 18 mesi canonici. Le attività della commissione, sono state condotte dal viceprefetto Anna Aurora Colosimo, dal capitano Stefano Esposito Vangone comandante della Compagnia dei carabinieri di Serra San Bruno, dal tenente della Guardia di Finanza Giovanni Torini e dall’esperto dell’Università della Calabria Domenico Fuoco. Il loro compito è stato quello di fare luce su quanto accaduto nel paese dei megaliti che, oltre le indagini volte a verificare eventuali infiltrazioni mafiose, stavolta ha subito anche quelle mirate ad accertare irregolarità di carattere contabile e finanziario. Romano Loielo, di 43 anni, è appuntato della Guardia di Finanza in aspettativa. Nardodipace, invece, è un piccolo centro adagiato tra le Serre vibonesi di 1.200 abitanti e, come detto, è noto per essere considerato “il Comune più povero d’Italia”. I suoi abitanti hanno il reddito pro capite più basso del Paese. Loielo era stato candidato ed eletto dopo essere stato precedentemente dichiarato in candidabile. La dichiarazione di incandidabilità era arrivata dopo che l’amministrazione comunale guidata da Loielo era stata sciolta nel 2012 per presunte infiltrazioni mafiose. Loielo, non aveva mollato e aveva presentato ricorso alla Corte d’Appello di Catanzaro, che lo aveva accolto, consentendogli così di ricandidarsi e di essere rieletto sindaco nel novembre del 2013 ottenendo il 57% dei consensi.

 

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Nardodipace: crolla una casa nella frazione Ragonà, evacuata una famiglia

Poteva avere conseguenze ben più gravi il crollo di una casa disabitata verificatosi, intorno alle 20 di ieri, nella frazione Ragonà del comune di Nardodipace. La vecchia abitazione, caduta sotto l’impeto incessante della pioggia che si sta abbattendo anche sulle Serre, ha rischiato di trascinare con sé una casa limitrofa nella quale viveva una famiglia di quattro persone. Tanta paura e momenti di vera e propria angoscia che hanno reso necessario l’intervento dei carabinieri della locale stazione che, dopo aver portato i primi soccorsi, hanno provveduto a mettere in sicurezza l’area. Tempestivo anche l’intervento della polizia locale, dei pompieri e dell’amministrazione comunale. Giunti sul posto ed effettuato il sopralluogo, alla luce delle lesioni e delle crepe presenti sui muri, i tecnici dei Vigili del Fuoco non hanno potuto fare altro che certificate l’inagibilità dell’abitazione. Constatato lo stato di pericolo e l’impossibilità per gli occupanti di fare rientro nella propria dimora, l’amministrazione comunale ha provveduto a reperire una struttura alberghiera. In serata, madre, padre ed i due figli minorenni sono stati trasferiti in un hotel di Serra San Bruno dove hanno trascorso la notte. La permanenza nella cittadina della Certosa dovrebbe durare qualche giorno, anche perché, da quanto è stato possibile apprendere, il comune di Nardodipace si sarebbe già attivato per reperire un alloggio nel quale ospitare la sfortunata famiglia. Per quanto riguarda la situazione generale, sono state segnalate frane e piccoli smottamenti che non hanno, allo stato, pregiudicato la viabilità. In ogni caso, su tutto il territorio comunale gli uomini della polizia locale, coordinati, dal vice sindaco Albertò Franzé, sono impegnati nel monitoraggio delle situazioni potenzialmente a rischio.

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Paesi di Calabria: il fantasma di Nardodipace vecchio abitato

C’è una credenza, un luogo comune, una non verità che presenta tutte le fattezza dell’autenticità. E’ opinione assai diffusa, infatti, che la Calabria sia solamente sole, mare e ‘ndrangheta. Vi è, invece, una Calabria profonda, nascosta, inesplorata non solo ai visitatori, ai turisti, ma agli stessi calabresi. Un mondo appartato, fatto di storie sconosciute, di umanità dolenti, tenaci, restie a lasciare la terra dei padri. Luoghi segnati dal tempo, erosi dalla modernità, sfigurati da terremoti o alluvioni.

Una Calabria antica, arroccatasi sui monti per sfuggire alle incursioni saracene ed alle insidie della malaria. Una Calabria fatta di agricoltori, pastori e poco altro. Una Calabria segnata dalla miseria, dall’abbandono, dall’emigrazione e dall’ansia del ritorno. Abbarbicata sulla vallata percorsa dalle acque dell’Allaro sorge Nardodipace Vecchio Abitato, una delle cinque frazioni che compongono quello che fino a qualche anno addietro era considerato il paese più povero d’Italia.

Poche case, una chiesa, un canale per l’approvvigionamento idrico che taglia trasversalmente il centro abitato. Un paese semi deserto, quasi fantasma, pochi abitanti, un pugno di vecchi pervicacemente attaccati al loro passato, a povere case devastate dalle alluvioni. Lungo il percorso le strette ed anguste stradine, adagiate sul margine di un precipizio, fanno pensare ai muli, agli asini, agli animali da soma che dovevano condurre alle fatiche dei campi umili contadini.

Lasciata l’auto che a fatica si è fatta strada sulla ripida e stretta salita, una donna stupita, quasi spaesata sembra chiedersi chi siamo, come siamo arrivati.

Nardodipace vecchia non è certo una località turistica, non ha neppure il vantaggio di sorgere in prossimità di una via di comunicazione, tanto meno di essere un borgo di passaggio. Al contrario è uno di quei luoghi che si raggiungono solamente se dotati di buona volontà. Non ci si arriva per caso, non ci si va senza un motivo, ma difficilmente si ha un motivo per andarci.

Presa la breve discesa che porta in paese due sole donne che, sotto il peso degli anni trascinano il loro abito nero, quello che le calabresi di un tempo indossavano per non svestirlo mai più, danno al paese una sembianza di vita. Intorno desolazione ed abbandono. Qualche vecchio balcone in ferro battuto con incise le iniziali arrugginite di un proprietario che non c’è più. La chiesa ritinteggiata stride fortemente in un contesto arcaico, per certi versi, ancestrale. Gli stretti vicoli, le porte basse, quasi lillipuziane, esercitano il loro mistero. Ogni stradina sembra avere un pezzo di storia da raccontare. Gli usci spalancati su povere stanze polverose parlano di promiscuità, di tempi in cui uomini, donne, vecchi, bambini, animali e cose si contendevano pochi metri, pur di trovare rifugio dai rigori del rigido inverno. Arnesi arrugginiti, solai in continua sfida con la forza di gravità, ammuffiti e maleodoranti pagliericci popolano dimore di un regno invisibile. Una, due, tre porte color pastello recano incisi disegni invano insidiati dal tempo. Un silenzio indolente, quasi molesto. Un’atmosfera diacronica, irreale, a tratti inverosimile.

Chiudere gli occhi, restare immobili, scrutare con l’udito e lasciarsi rapire dalle note del vento; tutti gesti innaturali capaci di suscitare sensazioni, emozioni che riaprono un’inattuale regione dello spirito.

Il lento, faticoso gracchiare di una vecchia Ape Piaggio rammenta impietoso però, che quello non è più un paese dell’Ottocento, anche se ne conserva tutta l’apparenza.

Eppure non è un luogo dove il tempo si è fermato, anzi. Si è mosso, inclemente, impetuoso, ne ha alterato la fisionomia, ha rapito le persone lasciandovi solamente i loro fantasmi. Uno spazio sul quale pesano i segni del declino, dell’abbandono e contro i quali sono ormai in pochi a lottare, a resistere. A dispetto del tempo e della desolazione, sopravvive latente una percettibile fascinazione, una segreta attrazione. Nardodipace, il vecchio Nardodipace quello segnato dalle alluvioni e dalle catastrofi, nonostante tutto, come ha scritto Vito Teti, rappresenta uno di quei «luoghi moribondi o già morti, ma anche metafora di una storia di dissoluzione e contemporaneamente della voglia di presenza e di resistenza delle popolazioni».  

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