Chiaravalle Centrale, secondo giorno di occupazione dell'ex ospedale

Secondo giorno di occupazione a Chiaravalle Centrale, dove il sindaco Mimmo Donato e i consiglieri di maggioranza stazionano giorno e notte all'interno dell'ex ospedale “San Biagio”.

Una protesta simbolica finalizzata a sollecitare la riconversione del vecchio presidio sanitario in Casa della Salute, dopo mesi e mesi di inutile attesa. Donato ha comunicato di essere stato raggiunto telefonicamente dal presidente della giunta regionale calabrese, Mario Oliverio, il quale “ha assicurato la piena volontà di realizzare il progetto”. Sulla stessa lunghezza d'onda si è espresso anche il direttore generale dell'Asp di Catanzaro, Giuseppe Perri. “Rassicurazioni importanti e autorevoli che, però, adesso non ci bastano più” ha ribadito il sindaco. “Noi ci schioderemo da queste sedie solo dopo che tutti gli atti necessari per l'avvio dei lavori saranno stati firmati” ha argomentato il primo cittadino, raccogliendo anche oggi la solidarietà di tutte le amministrazioni comunali del comprensorio. Il sindaco di Chiaravalle ha anche reso noto “di aver fornito una serie di dichiarazioni ai carabinieri del Nas che relazioneranno sull'intera vicenda direttamente al Ministero della Salute”.

La situazione, in verità, è particolarmente delicata e complessa. Non c'è, infatti, solo la questione della riconversione, peraltro già finanziata, in sospeso. Quotidianamente, la struttura del “San Biagio” si confronta con una serie di disservizi a discapito dell'utenza che vanno a penalizzare l'erogazione dell'assistenza sanitaria in tutto il comprensorio delle Preserre. Episodi reiterati nel tempo che hanno spinto il sindaco Donato e la sua amministrazione a dire basta. Vicinanza nei confronti della mobilitazione pacifica avviata a Chiaravalle Centrale è stata espressa pubblicamente anche dal parroco, don Enzo Iezzi. Mimmo Donato ha annunciato che, in assenza di risposte formali, la protesta si farà ancora più dura con l'avvio dello sciopero della fame e della sete. 

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Occupazione: la Calabria tra le peggiori regioni d'Europa

Mentre la classe politica parla di ripresa e fine della crisi, i dati statistici restituiscono una realtà ben diversa. Soprattutto per quanto riguarda l'Italia meridionale, dove l'economia continua ad essere asfittica ed i livelli d'occupazione offrono poche speranze per il futuro.

A fotografare, qualora ce ne fosse stato bisogno, il pantano in cui si trova chi vive nella parte geograficamente più estrema della Penisola, è il Regional Yearbook 2017 pubblicato ieri da Eurostat.

Dal report emerge che Calabria, Sicilia, Campania e Puglia sono tra le sei regioni europee dove meno di una persone su due lavora. Insieme alle quattro regioni italiane figurano Mayotte e Melilla, due territori d'oltremare situati nel continente africano, appartenenti, rispettivamente, a Francia  e Spagna.

Nell'Ue, in media il 71,1% dei cittadini fra i 20 e i 64 anni aveva un'occupazione nel 2016. La percentuale crolla al 44,3% in Puglia, 41,2% in Campania, 40,1% in Sicilia. La situazione più drammatica è, senza dubbio, quella calabrese. In Calabria, infatti, il tasso d'occupazione non va oltre il 39,6%. La media italiana è del 57,2%.

La Calabria risulta anche tra le regioni in Europa che hanno il maggior numero di Neet, cioè giovani fra i 18 e i 24 anni che non studiano e non cercano lavoro. Anche se sotto questo profilo a "brillare" in negativo è la Sicilia dove l'indice si attesta al 41,4%

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Occupazione, accesso al credito e autoimprenditorialità: nuova iniziativa della Regione

Un Protocollo d’Intesa per creare le condizioni capaci di produrre nuovi tipi di occupazione, facilitare l’accesso al credito, sviluppare l’impresa sociale, formare le competenze adeguate ai fabbisogni del mercato e favorire l’ingresso alla professione delle giovani donne commercialiste. E’ stato siglato a Palazzo Campanella - su iniziativa del consigliere regionale Domenico Battaglia - dall’assessore regionale alla Scuola, Lavoro, Welfare e Politiche giovanili, Federica Roccisano -  assieme ai rappresentanti dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili della provincia di Reggio Calabria (ODCEC) e del Comitato Pari Opportunità (CPO) dello stesso Ordine nell’ambito del Fondo Unico per l’Occupazione e la Crescita. Fondo che prevede misure di accesso al credito destinate ad aziende che intendono assumere; all’autoimprenditorialità con lo strumento del microcredito ed alla creazione di studi professionali, in varie forme giuridiche per giovani donne iscritte agli albi professionali. "Nel 2015, il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto in Calabria il 60%, un dato sempre più preoccupante dinanzi al quale - ha affermato Battaglia - le istituzioni sono chiamate ad individuare con solerzia ed efficacia ogni misura utile a fronteggiare e contrastare la mancanza di lavoro che tanto depaupera il nostro territorio e ruba la speranza ai giovani. Per questi motivi, la Regione guidata da Mario Oliverio, si è attivata inaugurando una nuova e forte interlocuzione tra l’Ente e i rappresentanti delle professioni. Oggi abbiamo posto un ulteriore tassello con la condivisione di un percorso - ha concluso - che ci vede fortemente impegnati per sfruttare al massimo la progettazione del Por 2014-2020 nell’esclusivo interesse della Calabria e dei calabresi".Da parte sua, l’assessore Federica Roccisano ha ringraziato i rappresentanti dell’Ordine dei dottori commercialisti per la "disponibilità ad intraprendere un percorso comune, raccogliendo sfide di livello assieme all’ambizione di costruire una Calabria più inclusiva e moderna puntando su una progettualità condivisa e integrata in un gioco di squadra che superi individualismi e visioni settoriali. L’obiettivo è quello di favorire lo sviluppo di nuova occupazione nell’ambito delle professioni e del lavoro autonomo in generale". "E’ un momento significativo - ha commentato il presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili della provincia di Reggio Calabria (ODCEC) Bernardo Femia - che segna il riconoscimento degli enti intermedi quali soggetti che, partecipando alla vita politica e sociale del nostro territorio, possono contribuire alla crescita della regione". "Un segnale molto forte da parte delle autorità politiche di voler intraprendere una strada di collaborazione e coesione con i professionisti dell’Ordine dei dottori commercialisti - ha detto Daniela Diano (Presidente Comitato Pari Opportunità dell’ODCEC di Reggio Calabria)".  All’incontro hanno partecipato fra gli altri: Bernardina Ranieri (vicepresidente CPO – ODCEC Reggio Calabria); Maria Morabito (segretario), Antonio De Angelis (componente) ed altri rappresentanti del Comitato. Presenti anche il presidente dell’Unione Giovani, Francesco Caridi, Daniela Naccarato (vice presidente) ed altri componenti.

 

Crisi occupazionale, ecco le cifre del disagio sociale

Oltre 9,5 milioni di italiani non ce la fanno e sono a rischio povertà: è sempre più estesa l'area di disagio sociale che non accenna a restringersi. Da settembre 2014 a settembre 2015 altre 283mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 533 mila soggetti in difficoltà. Ai "semplici" disoccupati vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Si tratta di un'enorme "area di disagio": agli oltre 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (740mila persone) sia quelli a orario pieno (1,83 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (821mila), i collaboratori (346mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,68 milioni). Questo gruppo di persone occupate - ma con prospettive incerte circa la stabilità dell'impiego o con retribuzioni contenute - ammonta complessivamente a 6,43 milioni di unità. Il totale dell'area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, oggi comprende dunque 9,53 milioni di persone, in aumento rispetto a un anno fa di 283mila unità (+3,1%). Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione solo parzialmente migliorata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act. Di qui l'estendersi del bacino dei "deboli". Il dato sui 9,53 milioni di persone è relativo al terzo trimestre del 2015 e complessivamente risulta in aumento del 3,1% rispetto al terzo trimestre del 2014, quando l'asticella si era fermata a 9,25 milioni di unità: in un anno quindi 283mila persone sono entrate nell'area di disagio sociale. Nel terzo trimestre del 2014 i disoccupati erano in totale 3,10 milioni: 1,59 milioni di ex occupati, 626mila ex inattivi e 884mila in cerca di prima occupazione. A settembre 2015 i disoccupati risultano complessivamente stabili. In lieve crescita di 3mila unità (+0,2%) gli ex occupati, mentre salgono di 6mila unità (+1,0%) gli ex inattivi; aumento compensato dal calo di quanti sono in cerca di prima occupazione, diminuiti di 9mila unità (-1,0%). In netto aumento il dato degli occupati in difficoltà: erano 6,14 milioni a settembre 2014 e sono risultati 6,14 milioni a settembre scorso. Una crescita dell'area di difficoltà che rappresenta un'ulteriore spia della grave situazione in cui versa l'economia italiana, nonostante alcuni segnali di miglioramento: anche le forme meno stabili di impiego e quelle retribuite meno pagano il conto della recessione, complice anche uno spostamento delle persone dalla fascia degli occupati deboli a quella dei disoccupati. I contratti a temine part time sono aumentati di 43mila unità da 697mila a 740mila (+6,2%), i contratti a termine full time sono cresciuti di 126mila unità da 1,71 milioni a 1,83 milioni (+7,4%), i contratti a tempo indeterminato part time sono cresciuti del 4,9% da 2,55 milioni a 2,68 milioni (+126mila). Scendono i contratti di collaborazione (-26mila unità) da 372mila a 346mila (-7,0%) e risultano in lieve aumenti gli autonomi part time (+1,7%) da 807mila a 821mila (+14mila). "Alle famiglie e alle imprese finora sono arrivati pochi fondi e mal distribuiti. Offriamo al governo, ai partiti e alle istituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese: il 2015 si è chiuso con una crescita del pil, ma è troppo modesta e c'è ancora molto da fare e la ripresa deve essere più consistente" commenta il presidente regionale di Unimpresa-Calabria, Giuseppe Pratticò. "Può apparire anomalo - aggiunge Pratticò - che un'associazione di imprese analizzi il fenomeno dell'occupazione, quasi dal lato del lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sono centrali da sempre, perché riteniamo che siano il cuore dell'impresa. Bisogna poi considerare che l'enorme disagio sociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel ciclo economico: più di 9 milioni di persone sono in difficoltà e questo vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia per cercare di arrivare a fine mese. Tutto ciò con effetti negativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delle imprese". Secondo il presidente Pratticò "serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del governo".

I tirocinanti hanno occupato il Parco delle Serre

Si alza il livello di tensione in riferimento alla vicenda di cui sono protagonisti i tirocinanti del Progetto "Natura e turismo" che per dodici mesi hanno prestato servizio presso il Parco Naturale Regionale delle Serre. Trenta di loro, inquadrati sotto il profilo "Conservazione e manutenzione", giunti alla scadenza del contratto, hanno deciso di occupare la sede dell'ente, a Serra San Bruno. Per gli altri 19 il momento fatidico, che li prostrerà nello sconforto per un futuro al momento avvolto dalle nebbie dell'incertezza,  arriverà tra otto giorni. Il loro grido di disperazione traspare in modo chiaro da una nota in cui spiegano le loro ragioni: "Siamo 49 tirocinanti del progetto "Natura e turismo", creato da Calabria Lavoro di concerto l'ente Parco delle Serre. Il nostro tirocinio formativo iniziato nel novembre 2014 con scadenza tra qualche giorno. Non è stato un semplice tirocinio dove bisognava guardare ed imparare". "Abbiamo lavorato - rivendicano con forza - portando il territorio ad un certo livello di visibilità. Ci siamo occupati di tutto, dalla pulizia delle strade alla cura delle montagne abbandonate e soffocate dalla sporcizia. Abbiamo provveduto a pulire i centri storici, ripristinato fontane e realizzato 150 chilometri di sentieri percorribili. Ci siamo mobilitati per riportare al suo naturale splendore il vivaio Rosarella rendendolo accessibile ai turisti. Non abbiamo mai opposto un rifiuto, neanche quando ci è stato richiesto di recarci nelle discariche. Ora chiediamo a chi di competenza che il nostro progetto abbia un seguito perché siamo 49 famiglie disagiate e lavorare per crescere i nostri figli non è umiliante". "Il nostro è stato uno dei pochi progetti - rimarcano orgogliosamente - che ha procurato vantaggi al territorio. Siamo stati, infatti, utili ad ognuno dei 26 Comuni che sono compresi nell'area del Parco delle Serre. Il lavoro è la dignità dell'uomo". "Si parla tanto della necessità di alleviare la disoccupazione, ma per fare questo - ricordano i tirocinanti - non bisogna togliere il lavoro a chi già c'e l'ha, come nel nostro caso. E' di capitale importanza permettere il mantenimento dei livelli occupazionali e, anzi, incrementarli assumendo altro personale. Così facendo, tra i tanti effetti positivi, si registrerebbe anche la sottrazione di linfa vitale alla criminalità". "Ci appelliamo a chi di competenza - è il loro invito - chiedendo loro di prorogare il contratto perché altrimenti, tra pochi giorni, 49 famiglie saranno in mezzo alla strada".

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