Serra: i vertici regionali del Pd a Palazzo Chimirri "per tornare alla politica”

Rimettere la politica al centro della vita sociale intendendola come momento di vero confronto, riflessione e azione incisiva.

È l’obiettivo dell’iniziativa “Il partito che vogliamo: idee e partecipazione per tornare alla politica”, organizzata dalla Federazione provinciale del Pd di Vibo Valentia su impulso del già consigliere regionale Luigi Tassone, che avrà luogo sabato, a partire dalle 17.30, a palazzo Chimirri a Serra San Bruno.

L’evento rientra nell’ambito delle “Agorà democratiche”, strumento pensato da Enrico Letta per stimolare il dibattito sui problemi reali e per favorire lo spirito critico.

La serata prevede i saluti introduttivi del segretario provinciale Enzo Insardà e della coordinatrice regionale delle donne democratiche Teresa Esposito, la premessa del dirigente Luigi Tassone, gli interventi della componente dell’Assemblea nazionale del Pd Anna Pittelli, delle già candidate alla scorsa competizione regionale Annagiulia Caiazza e Patrizia Liberto, del dirigente Sebi Romeo, dei consiglieri regionali Raffaele Mammoliti, Ernesto Alecci, Domenico Bevacqua, Franco Iacucci e Nicola Irto, dei parlamentari Antonio Viscomi ed Enza Bruno Bossio, del commissario regionale del partito Stefano Graziano.

Al coordinatore nazionale delle “Agorà democratiche”, Nicola Oddati toccherà il compito di elaborare le conclusioni.

In particolare, nel corso della discussione saranno affrontati, oltre al tema del ruolo della politica nella società moderna e dell’esigenza di rilanciare il Pd, interessanti argomenti di attualità come gli interventi da attuare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza per superare le criticità ed avviare un progetto di sviluppo duraturo e sostenibile. Ampio spazio sarà riservato alle proposte da formulare nei confronti dei diversi livelli di governo per superare le difficoltà di ordine sociale ed economico, oltre che sanitario, causate dalla pandemia.



 

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Serra: marijuana in casa, manette per un 52enne

Nella giornata di ieri, i poliziotti del locale Commissariato hanno arrestato un cinquantaduenne di Serra San Bruno, accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

In particolare, durante una perquisizione eseguita a casa dell’uomo con l'ausilio delle unità cinofile della Questura di Vibo Valentia, gli agenti hanno trovato 114 grammi di marijuana divisa in dosi, alcuni bilancini di precisione e diversi contenitori di plastica utilizzati per il confezionamento della droga.

Pertanto, d’intesa con il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, l’uomo è stato arrestato e posto ai domiciliare.  

Serra, sportello Agenzia delle entrate: i sindaci del comprensorio chiedono la riapertura

Su impulso del sindaco di Serra San Bruno, Alfredo Barillari, i rappresentanti dei Comuni dell’area delle Serre (Nardodipace, Fabrizia, Mongiana, Brognaturo, Spadola e Simbario), hanno sottoscritto ed inviato un documento alle direzioni regionale e provinciale dell’Agenzia delle entrate, oltre che per conoscenza alla Prefettura di Vibo Valentia, per chiedere la riapertura dello Sportello della città della Certosa.

Preliminarmente i sindaci hanno proposto una dettagliata analisi socio-economica dell’area, che ospita una popolazione di circa 15 mila abitanti e che trova il suo “punto di riferimento in termini di offerta di uffici amministrativi e servizi” nella Città di Serra San Bruno, che è “posizionata geograficamente nel cuore del comprensorio”.

“La zona – hanno specificato - presenta un significativo ritardo di crescita socio-economica dovuta anche alla carenza infrastrutturale e alla mancanza di un adeguato sistema di collegamento con i principali centri regionali e, più in generale, con i mercati di sbocco. Alcuni Comuni sono costituiti da frazioni distanti dal centro storico e ciò è motivo di emarginazione degli abitanti.

Precario e insicuro è lo stesso collegamento con il Capoluogo di Provincia, che è raggiungibile dai paesi più interni impiegando un arco temporale abbondantemente superiore all’ora. La situazione si complica ulteriormente nel periodo invernale quando le strade ghiacciate o innevate diventano spesso impercorribili rallentando ogni tipo di attività.

Si registra – hanno precisato - un notevole gap tra il Pil pro-capite dell’area e la media nazionale, dovuto alla fragilità del sistema produttivo locale. L’elevato livello di disoccupazione, soprattutto femminile e giovanile, è all’origine di un persistente flusso migratorio, aggravato dalla sfiducia nelle Istituzioni, spesso percepite come sorde o assenti.

In questo contesto sfavorevole, s’inseriscono tuttavia realtà produttive resilienti che, grazie alla determinazione, alla competenza e all’inventiva degli imprenditori locali, sono riuscite a radicarsi e a conquistare quote di mercato non secondarie proiettando le vendite anche al di fuori dei confini regionali. Vi è inoltre presente una rete di validi professionisti che opera in sinergia con le imprese e che deve necessariamente interfacciarsi con gli Uffici istituzionali”.

Dopo aver rilevato “la tendenza al depauperamento dei servizi che causa gravi disagi per i cittadini nella fruizione degli stessi e freni alla spinta imprenditoriale perpetuando e aggravando le condizioni esistenti”, i sindaci hanno rimarcato che “la riduzione o soppressione degli Uffici pubblici, formalmente giustificata con la logica della razionalizzazione, si traduce in un sostanziale abbandono che la popolazione, con in prima linea i suoi rappresentanti, non può accettare”.

In questo contesto, secondo i sindaci, “la sede dell’Agenzia delle Entrate di Serra San Bruno ha costituito un indispensabile centro informativo e per il disbrigo di pratiche per cittadini, imprese, professionisti, intermediari ed Enti pubblici che hanno così potuto avviare e portare avanti le rispettive iniziative e attività, oltre che adempiere ai propri doveri”. Tuttavia, “la graduale riduzione del personale ha rappresentato un momento di difficoltà che è andato amplificandosi con il passare del tempo” e “all’inizio della pandemia è stata posta in essere la disposizione di servizio n. 6/2020 del Direttore provinciale pro-tempore con la quale è stata sospesa l’erogazione dei servizi presso lo Sportello di Serra San Bruno fino a data da stabilire”. Il superamento della fase critica dell’emergenza non è, però, coinciso con il ripristino del servizio e “gli utenti hanno espresso lamentele e proteste in maniera sempre più insistente, anche perché l’azione è stata interpretata come l’esecuzione di un disegno precedentemente definito, che ha colto l’emergenza determinata dal Covid-19 come opportunità per chiudere definitivamente lo Sportello serrese”.

Considerati “i disagi sopportati da ogni tipo di utenza, gli effetti sulle attività sociali ed economiche del territorio ed il crescente disappunto della popolazione che rischia di trasformarsi in occasioni di disordine sociale e vista l’impellente necessità di riprendere l’erogazione dei servizi, i rappresentati degli Enti locali - supportati da titolari d’impresa, professionisti, intermediari e cittadini – hanno ribadito con fermezza “l’esigenza di far rispettare il diritto della comunità di usufruire dei servizi fondamentali che sono alla base del processo di sviluppo”.

Richiamando la collaborazione che “deve essere alla base dei rapporti tra Istituzioni”, i sindaci hanno concluso chiedendo “la pronta riapertura dello Sportello di Serra San Bruno ed il potenziamento dello stesso al fine di rispondere adeguatamente alle esigenze della comunità, che allo stato percepisce una privazione dei propri diritti, e di consentire un più agevole dispiegamento della crescita economica e sociale”.

 

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Covid nelle Serre: 20 casi tra Spadola, Brognaturo e Simbario

Situazione sempre più preoccupante nell’area delle Serre, dove la nuova ondata di Covid rischia di allargarsi a macchia d’olio. Dopo i 67 casi riscontrati a Serra San Bruno e i 28 a Nardodipace – con entrambi i comuni finiti in “zona rossa”-  l’allarme è scattato a Spadola dove, in seguito ai contagi che hanno interessato alcuni alunni, è stata disposta la chiusura della scuola media frequentata anche dagli studenti di Brognaturo e Simbario.

Al momento, nel borgo della Minerva, sono stati accertati 5 casi di Covid, due dei quali riferiti a minorenni.

Situazione ancor più grave a Brognaturo dove, allo stato, si contano 12 casi attivi (5 minorenni e 7 adulti). Da quanto appreso da fonti ufficiali, si tratterebbe di contagi legati alla scuola di Spadola e avvenuti nei medesimi ambiti familiari.

Quadro meno preoccupante a Simbario, dove si registrano 3 soli contagi (un adulto e due minori, uno dei quali legato alla scuola di Spadola).

Vista la situazione, i sindaci e le autorità sanitarie stanno cercando, ciascuno nei propri ambiti di competenza, di attuare misure finalizzate a contenere la circolazione del virus.

Al tal fine, martedì prossimo (19 ottobre) sarà attivato un drive-in destinato a verificare eventuali “casi sospetti”.

Elezioni regionali, Luigi Tassone chiuderà la campagna elettorale a Serra San Bruno

Il consigliere regionale Luigi Tassone concluderà la sua campagna elettorale domani a Serra San Bruno, in piazza Azaria Tedeschi, dove, a partire dalle 18, avrà luogo una pubblica manifestazione nella quale saranno sviluppate le proposte politiche per il rilancio della Calabria e le idee per il superamento delle criticità che attanagliano la regione.

L’iniziativa sarà caratterizzata dalla partecipazione del componente della Segreteria nazionale del Partito democratico Nicola Oddati, che formulerà le sue riflessioni conclusive.

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Parco delle Serre premiata la proposta di un sentiero che collega Capo Vaticano a Monasterace Marina

Il Parco delle Serre si trova fra due coste (Pizzo-Tropea sul Tirreno e Soverato-Caulonia sullo Jonio) che sono meta di rilevanti flussi turistici. Bisogna quindi interconnettere questi territori non in una logica di subordinazione, ma in un rapporto di complementarietà.

In questa ottica, il Parco delle Serre ha promosso un Protocollo d’intesa, che è stato subito accolto con soddisfazione e sottoscritto dall’Ente Parchi marini regionali, dal Gal “Serre Calabresi”, dal Gal “Terre Vibonesi” e dal Gal “Terre Locridee”, per la valorizzazione e la promozione ambientale e storico-culturale del territorio dell’area centrale della Calabria ed ambiti limitrofi.

Gli attori istituzionali coinvolti hanno quindi sostenuto un Concorso di idee rivolto ad associazioni di promozione turistica finalizzato ad individuare uno o più itinerari di collegamento tra le aree costiere dei Parchi marini e l’area centrale del Parco delle Serre.

All’esito del Concorso di Idee, una apposita commissione, ha selezionato la migliore proposta pervenuta che progetta un itinerario di eccezionale valenza proposto dall’Associazione Trekking Stilaro.

Il cammino progettato e premiato parte da Capo Vaticano in provincia di Vibo Valentia e giunge a Monasterace Marina in provincia di Reggio Calabria, attraversando i territori del Parco Regionale delle Serre e del Parco Marino Regionale “Fondali di Capocozzo – S. Irene Vibo Marina – Pizzo – Capo Vaticano - Tropea”. In 154 km, mediante strade interpoderali, sentieri e strade forestali, il percorso è stato ideato sia per escursionisti sia per gli amanti del cicloturismo ed è costituito da otto tappe.

Nasce con l’obiettivo di valorizzare una buona parte dell’entroterra delle Serre Calabresi, in particolar modo dal punto di vista culturale e delle tradizioni, dal punto di vista naturalistico e dal punto di vista storico-artistico. Include infatti bellezze della regione come Capo Vaticano e la Costa degli Dei, Zungri e gli insediamenti rupestri, il borgo normanno di Mileto, Soriano e l’imponente convento Domenicano, i boschi di Serra San Bruno e le opere architettoniche in granito, Mongiana e Ferdinandea con l’archeologia industriale, i borghi della Vallata dello Stilaro con i siti bizantini e le bellezze naturalistiche come Monte Stella e la cascata del Marmarico, Monasterace e i resti dell’antica Kaulonìa.

Non mancano gli aspetti culturali ed eno-gastronomici quali la ‘nduja di Spilinga, il vasellame di Gerocarne, la tradizione dolciaria di Soriano, i Carbonai di Serra San Bruno e i prodotti a base di funghi, i boari di Ferdinandea, il vino DOC di Bivongi, che si intersecano con la matrice religiosa di luoghi come il Santuario di Paravati, la Certosa di Santo Stefano del Bosco, e le tradizioni religiose secolari come la Settimana Santa e i riti ortodossi della Vallata dello Stilaro.

Grande soddisfazione è stata espressa dai rappresentanti dei soggetti istituzionali promotori. “La creazione di questo nuovo cammino che unisce le due coste calabresi passando per i punti più significativi del Parco delle Serre rappresenta un ulteriore tassello nell’opera di promozione delle aree interne”

L’azione combinata e sinergia fra diverse Istituzioni (Parchi regionali ed Gruppi di Azione Locale), che operano sul territorio con finalità orientate, tra l’altro,  al rafforzamento del turismo rurale e naturalistico, rappresenta un nuovo modo di operare, l’unico in grado di incidere concretamente sulla rinascita di un territorio di grande valenza storico – culturale, paesaggistica e  ambientale. Un territorio che vuole aprirsi all’esterno per offrire la “bellezza” dell’entroterra e per ricordare la Calabria è terra di mare ma anche e soprattutto, una montagna nel cuore del mediterraneo. I Gruppi di Azione Locale ed i Parchi regionali facendo tesoro di questa positiva esperienza di collaborazione intendono proseguire sulla strada delle azioni comuni in una visione strategica di promozione e di crescita di un territorio, quello  delle Serre,  che merita di avere un ruolo di primo piano nel panorama turistico regionale e nazionale.

Serra e l’antico sapere di “andar per campi”

La primavera, bella per poeti e pittori, è stata tante volte amara, quando non addirittura ostile, per la gente comune. Mentre i primi, spesso, l’hanno tratteggiata con opere radiose in cui la natura riprende vita, i secondi l’hanno vissuta con ambasce poiché, il più delle volte, l’inizio della bella stagione coincideva con l’esaurimento delle scorte alimentari accumulate per superare l’inverno.

In attesa dei  nuovi raccolti, uomini e donne iniziavano, quindi, ad “andar per campi” in cerca di frutti ed erbe con cui combattere i morsi della fame. Quanto l’uso delle piante edibili spontanee fosse diffuso un tempo, lo testimonia uno scritto di Giacomo di Castelvetro che nel “Brieve racconto di tutte le radici, di tutte l’erbe e di tutti i frutti che crudi o cotti in Italia si mangiano”, apparso nel 1614, scrive: “gl’Italiani mangino più erbaggi e frutti che carne”.

Ancor più significativo il trattato “De Alimenti urgentia” con il quale, nel 1767, il naturalista fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti focalizza l’attenzione sulla “Alimurgia o sia modo di rendere men gravi le carestie”, ovvero la possibilità di utilizzare le piante spontanee “che tolgon la fame”. Nel trattato, scritto dopo la terribile carestia del 1764 che colpì buona parte dell’Italia - dal Granducato di Toscana al Regno di Napoli - Targioni Tozzetti chiama “alimurgia” la disciplina che si “occupa di ricercare quanto può essere utile in caso di necessità alimentare”.

Il termine – complice la scarsità di cibo provocata dalla Grande guerra e dall’epidemia di spagnola - sarà ripreso nel 1918 dal biologo piemontese Oreste Mattirolo, il quale chiamerà “Phytoalimurgia pedemontana”, il suo censimento delle specie alimentari della flora spontanea. Arricchita dal prefisso “fito” (dal greco phytón, ovvero "pianta"), l’alimurgia entrerà nel linguaggio scientifico con il lemma fitoalimurgia. L’espressione, usata ai nostri giorni, indica la disciplina che riconosce l'utilità di cibarsi di piante selvatiche – dette per l’appunto alimurgiche - soprattutto in tempi di carestie o semplicemente per scopi salutistici.

Gli ignari seguaci della fitoalimurgia non sono mai mancati a Serra San Bruno e nel suo circondario dove, con l’arrivo della bella stagione, le brave massaie di un tempo trasformavano in regine della cucina piante dai nomi e dalle forme più disparate. Tra le prime ad apparire sulla tavola c’erano sicuramente la borraggine (gurrajina) e le ortiche (ardichi), destinate ad essere consumate con pasta o riso. Era poi la volta della vitalba (ligunhii), impiegata per rendere più appetitosa la frittata, o degli asparagi selvatici (sparaci) da gustare anch’essi con la pasta o con le uova. Meno comuni, invece, i germogli del luppolo (luppura). Immancabili, poi, il ravanello selvatico (vruoccula di razzi) e il cavolo rapiciolla (rapisti) di cui, in entrambi i casi, si consumavano sia i broccoletti che le foglie (magari con i fagioli). Accanto ai fagioli finivano, spesso, anche il finocchietto selvatico (finucchiu) e il sedano d’acqua (schiafuni). Infine, tra i protagonisti assoluti delle tavoli serresi, c’erano la costolina o costole d’asino (viedhiruni) e il fiore del sambuco (pipi di maju), destinato alla tradizionale “pitta chjina”.

Ovviamente, l’attenzione di chi era uso ad “andar per campi” non si limitava alle sole piante edibili. Tra la primavera e l’estate, infatti, molti non disdegnavano la raccolta di aromatiche, come: timo, anice - entrambi facilmente reperibile nei boschi - e origano. Non mancava, infine, l’attenzione per piante officinali, quali la malva (marva) o il tiglio (tiggjiu). Un’attenzione nata da conoscenze antiche capaci di trasformare i saperi in sapori. Sapori e saperi che meriterebbero di essere riscoperti e valorizzati, magari con un festival tematico dedicato alle piante spontanee e al loro uso nella cucina tradizionale.

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Terremoto di magnitudo 2.2 nelle Preserre

Un terremoto di magnitudo ML 2.2 è stato rilevato alle 6.04 di oggi con epicentro Dinami, nel Vibonese.

I sismografi dell'Istituto nazionale di geofisica vulcanologia hanno localizzato l'ipocentro ad una profondità di soli 10 chilometri. 

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