'Ndrangheta, confiscato patrimonio del valore di 160 miloni di euro

Militari dei Comandi Provinciali della guardia di finanza e dei carabinieri di Reggio Calabria, unitamente a personale della Dia e dello Scico, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale reggino che ha disposto la confisca di beni - per un valore complessivo stimato in oltre 160 milioni di euro - riconducibili ad un imprenditore reggino, operante nel settore edile.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il destinatario del provvedimento, dalla metà degli anni ’80 al 2017, avrebbe avviato e consolidato nel territorio reggino il suo ruolo di imprenditore nel settore edile, facendo leva sul sostegno di storiche locali di ‘Ndrangheta, dapprima su quella dei Latella e dagli anni 2000 in avanti su quella dei De Stefano.

Tali evidenze erano emerse, tra le altre, nell’ambito delle operazioni “Monopoli” e “Martingala”.

La prima, eseguita dal Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, ha fatto luce su un sistema di cointeressenze criminali coltivate da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio di cosche cittadine, sarebbero riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diversificate attività commerciali.

In tale ambito, l'imprenditore - allo stato e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità - è stato condannato in primo grado alla pena di anni 12 di reclusione e alla misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni, in ordine al reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

La seconda è stata, invece, condotta dal locale Centro operativo della Dia e dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria nei confronti di un sodalizio criminale dedito alla commissione di gravi delitti tra cui, a vario titolo, quelli di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio e associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, con l'aggravante, per alcuni di essi, del metodo mafioso.

In tale ambito, in relazione all'imprenditore oggetto del provvedimento di confisca, sarebbero emersi indizi in ordine alla commissione di reati tributari posti in essere mediante un indebito risparmio d’imposta che avrebbe consentito di produrre illeciti profitti da reinvestire anche nelle proprie attività aziendali.

Alla luce di tli evidenze, la locale Direzione distrettuale antimafia ha delegato il Gruppo investigazione criminalità organizzata della guardia di finanza, il Nucleo investigativo dei carabinieri ed il locale Centro operativo Dia a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti del citato imprenditore, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di ricostruire le acquisizioni patrimoniali effettuate dall’anno 1985 all’anno 2017 e di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, anche documentale, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dell’imprenditore, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Nel mese di ottobre 2019 la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, ha disposto, di conseguenza, il sequestro del patrimonio riconducibile all'imprenditore e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato la confisca dell’intero compendio aziendale di 7 tra imprese e società commerciali attive nel settore edile/immobiliare - comprensivo, altresì, di 99 immobili e 16 veicoli - quote di partecipazione al capitale di 2 società attive nei settori edile e turistico, 234 tra terreni e fabbricati, beni mobili, nonché disponibilità finanziarie per un valore complessivamente stimato in oltre 160 milioni di euro.

Con il medesimo provvedimento, il locale Tribunale ha sottoposto l’imprenditore alla misura personale della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza per la durata di 3 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.

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