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Aeroporto dello Stretto, Burrone: "Opposizione disinteressata alla tutela dei lavoratori"

"Il primo articolo della Costituzione Italiana, recita che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, questo significa che ci si debba impegnare quotidianamente per difendere l’occupazione ed è compito di chi amministra la città farlo. L’Amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, in tal senso non si è mai tirata indietro, lavorando costantemente per giungere ad una soluzione necessaria". È quanto dichiara il consigliere Filippo Burrone, dopo l’annuncio dell’accordo con Sogas per il versamento della quota parte del Comune per il ripiano delle perdite deliberato dall’aula consiliare lo scorso mese di dicembre. "E mentre noi cercavamo una soluzione per tutelare i livelli occupazionali ed allo stesso tempo dare una risposta immediata alle difficoltà finanziarie evidenziate dalla società di gestione, - ha proseguito il consigliere - in occasione del Consiglio comunale in cui all’ordine del giorno c’era proprio il ripiano delle perdite Sogas, abbiamo assistito all’abbandono dell’aula consiliare da parte dei colleghi della minoranza. Tutto ciò ci fa pensare che evidentemente non a tutti interessa la salvaguardia dei livelli occupazionali". "Adesso, è possibile lavorare concretamente per la rinascita dell’Aeroporto dello Stretto, di importanza strategica sia in ottica turistica con l’incremento di nuove rotte, che infrastrutturale ed economica, soprattutto in prospettiva della nascente Città metropolitana" ha concluso il consigliere Filippo Burrone.

 

Burrone ci ricasca: quando l'ostentazione comunista fa a pugni con il buongusto

Vero è che grande è la confusione sotto il cielo della politica: il livello rasoterra di gran parte dei suoi attori, del resto, non lascerebbe immaginare nulla di diverso rispetto ad uno scenario desolante che, inevitabilmente, fa tornare alla memoria con una punta di nostalgia ai giganti del passato. Rimanere stupefatti di fronte alle"prodezze" di qualcuno dei portabandiera del "nuovismo" è, quindi, impresa ardua. Qualcuno, però, riesce a superarsi ed a provocare quella candida meraviglia tipica dei bambini quando spalancano gli occhi di fronte a qualcosa che è per loro incomprensibile. Onestà intellettuale, infatti, vuole che si ammetta, senza remore, la assoluta impreparazione "culturale", da parte nostra, nel capire il senso ed il significato di un comunicato arrivato in un pigro pomeriggio di lunedì incastonato fra due giorni festivi. Mittente l'ufficio stampa del Comune di Reggio Calabria, dunque un indirizzo istituzionale, che trasmetteva in allegato una nota di Filippo Burrone, consigliere comunale eletto in una di quelle liste civiche che di civico nulla hanno, ma servono ad ampliare il bacino degli aspiranti "poltronisti". E' lui stesso, infatti, a non aver mai fatto mistero della sua legittima ed apprezzabile fede comunista e si tratta del  medesimo rappresentante della maggioranza di Palazzo San Giorgio finito nella bufera a metà giugno per un post su Facebook in cui con invidiabile sobrietà scriveva: "Fascistelli assoldati che si propongono a salvatori della città, leccaculo e schiavi di un impero caduto sotto i disastri da esso stesso causati, prezzolati e tenuti dalle palle da una misera prebenda che fu, topi di fogna indegni persino dimettere il naso fuori di casa, iene che hanno banchettato sulle carogne lasciategli dal loro padrone, frammenti di uomini che solo un nefasto decennio ha tolto dall’anonimato. NO PASARAN". Ciò espresso, l'esponente di sinistra deve aver riflettuto a lungo in questi mesi perché, denotando la sagace capacità di analisi politica mostrata sul social network e forte della difesa a spada tratta concessagli allora dal sindaco Giuseppe Falcomatà, ha voluto dare ancora prova della sua "sottile" competenza nell'osservazione delle dinamiche della politica. Impossibile, allora, per un fine commentatore farsi sfuggire l'occasione rappresentata dall'acceso confronto interno a Forza Italia Calabria esploso nel weekend a suon di dichiarazioni taglienti e richieste di commissariamenti e dimissioni. Tutti i maggiorenti del movimento berlusconiano in trincea per difendere le proprie posizioni ed il buon Burrone non poteva non lanciarsi a peso morto sul piatto della polemica. Qualcuno, più avveduto di noi, potrebbe anche domandarsi: ma che c'entra lui con le ripicche dei "reazionari e liberisti" di Forza Italia? Domanda legittima, certo, ma dando una rapida occhiata alle parole che a Palazzo Grazioli attendevano con ansia per sbrogliare l'intricata matassa calabrese, è apparso tutto più chiaro. Una sequela di insulti, senza né capo né coda, che suonano ancora più sinistri perché partiti, come scritto in precedenza da un mittente istituzionale. "Quello che sta avvenendo dentro Forza Italia - Burrone dixit - è una pantomima degna della peggiore tra le rappresentazioni circensi. Peccato che però a farne le spese siano i calabresi. O meglio quei pochi coraggiosi che hanno deciso di affidare il loro consenso a lor signori, che adesso fanno a gara a spartirsi i pezzettini di una torta che però, nel frattempo, si è trasformata in un pasticcino secco". Piombato sul delizioso bocconcino, non può più arrestare la sua verve e chiama in causa i membri di Forza Italia in Consiglio Comunale che, si badi bene, in questa diatriba interna al partito 'azzurro', non hanno ruolo alcuno, visto che la disfida è giocata tutta sul terreno regionale. "A Reggio - ci fa sapere Filippo Burrone - abbiamo sorriso osservando la corsa dei consiglieri comunali di minoranza, tutti affannati a scendere dal cavallo stanco e zoppicante dello scopellitisimo, per ripararsi sotto il tendone circense ora abitato da nani, pagliacci e saltimbanchi. Così come ci siamo scandalizzati quando la stessa aula del Consiglio comunale si è trasformata nel teatro di una sorta di congresso cittadino di Forza Italia. La verità è che non si capisce più chi sta con chi. Ma si capisce perfettamente per che cosa. Poltrone, anzi poltroncine, forse più corretto dire sedioline, pieghevoli ovviamente, e facilmente riposizionabili, da adagiare sul soppalco della politica in attesa di qualche piccola prebenda che, in tanti, in troppi forse, sperano che prima o poi potrebbe arrivare. I consiglieri della minoranza ci dicano: ora che non stanno più con Scopelliti, stanno con la Forza Italia dell'una o dell'altra parte? Parlano a titolo personale o sono emanazione di quella o quell'altra corrente? Evidentemente - ci chiarisce le idee il consigliere che probabilmente conosce qualche meandro nascosto dell'edificio del centrodestra che a noi è ignoto - qualcuno è rimasto disorientato dal fatto che alcuni di essi abbiano deciso di gettare la maschera, tradendo il mandato elettorale, in nome di posizionamenti politici, per nulla rispondenti allo spirito di servizio nei confronti dei cittadini che dovrebbe accompagnare il ruolo di qualsiasi amministratore pubblico". Ma l'opinionista di Facebook, tronfio e sicuro di sé, non ha niente da temere perché, forse rendendosi conto che magari la faccenda non lo riguarda, conclude divertito: "Mentre loro si affannano a cercare la maniglia giusta per aggrapparsi alla cordata vincente, o quella che sperano tale, la gente osserva divertita la rappresentazione circense, in attesa che qualcuno passi con i pop corn. E noi ci limitiamo a registrare la meschinità dei comportamenti, di personaggi che, a furia di continui cambi di casacca e salamelecchi incrociati, ormai non rappresentano più nulla se non se stessi, in attesa che le prossime tornate elettorali li spazzino via, definitivamente, dal panorama politico regionale e cittadino". 

 

Cinque per mille, immediata replica di Caracciolo (FI): "Burrone ha dimostrato la sua pochezza"

"Ho appreso dalla stampa le parole del consigliere Burrone e sono rimasta sinceramente stupefatta rispetto alla tanta veemenza e foga utilizzata in un articolo che sembrerebbe  il risultato di un sillogismo perfetto, se non fosse per l’errore di premessa. Purtroppo, è il segno non meramente del buio che regna a Palazzo San Giorgio, bensì di una evidente e grossolana sua ignoranza in tema di tasse e finanza spicciola". Arriva a stretto giro di posta la replica di Mary Caracciolo, consigliere comunale di Forza Italia, alle critiche mosse dal rappresentante di Reset a Palazzo San Giorgio. Oggetto del contendere un'idea avanzata dall'esponente 'azzurra' in merito al cinque per mille che, come da lei auspicato,, potrebbe essere utilizzato per finanziare i servizi sociali. "La mia proposta, infatti, concerne una campagna di sensibilizzazione - spiega Caracciolo - per un maggior uso dello strumento del 5 per mille ed una conseguente trasparenza nel  suo utilizzo da parte del Comune, non di una sua nuova istituzione. Il consigliere Burrone ignora certamente che tale strumento è frutto di una libera e consapevole scelta da parte del contribuente che al momento della dichiarazione dei redditi può scegliere, come già da me abbondantemente sottolineato, se destinare tale somma alle associazioni di volontariato, agli Istituti di ricerca, alle associazioni dilettantistiche sportive o ai Comuni di residenza solo per il sostegno alle attività sociali. E’ lo Stato che ha individuato in modo puntuale gli enti cui è possibile destinarlo, ragion per cui non sto inventando nulla di nuovo, ma sto cercando solo di guardare in modo sistematico gli strumenti che il Comune ha a disposizione per finanziare quei servizi sociali, sempre più sacrificati da parte di un Governo che non ha alcuna attenzione per le persone più deboli, come tanti altri Comuni che già la effettuano con risultati positivi in termini di servizi. Invito il collega Burrone, a non creare allarmismo gratuito perché le associazioni non hanno nulla di che temere poiché la proposta non le lede minimamente, bensì incide su tutte quelle persone, rappresento che sono tantissime, che non svolgono alcuna scelta in merito, andando così automaticamente quelle somme al Governo centrale". "Su quelle persone - ricorda la rappresentante forzista a Palazzo San giorgio - è possibile incidere rappresentando la possibilità di destinare il 5 per mille anche al Comune, con un ritorno che ovviamente deve essere trasparente e intellegibile, in termini di attività sociali, ovvero ad esempio rivolte a disabili, bambini, anziani e donne in difficoltà. Per utilizzare il linguaggio populistico del collega non si spoglia alcuna sacrestia per vestire la Chiesa, bensì sia l’una sia l’altra sarebbero ulteriormente imbellettate e vestite. Chi ha voglia di apparire sul nulla e sull’ignoranza è evidentemente il collega, noto al consiglio Comunale solo per le sue esternazioni discriminatorie ed offensive, che nessun contributo propositivo apportano alla nostra Città. Da par mio continuerò a svolgere quel ruolo di opposizione che si traduce in una costante azione di vigilanza, controllo e proposta nei confronti di un’amministrazione che con l’esternazione di Burrone non ha perso l’occasione per mostrare la sua pochezza". "Concludo, rappresentando che una proposta a differenza di una delibera è tale proprio perché - sottolinea Mary Caracciolo - può essere approvata o meno, condivisa o meno, perfettibile o cassabile in toto, a seguito comunque di un democratico dibattito. Invito il collega sia per la proposta in oggetto sia per il futuro ad un confronto pubblico ed umile laddove non riesca a comprendere il meccanismo di funzionamento della stessa affinché possa essere erudito nel merito".

Cinque per mille: a Burrone (Reset) non piace la proposta di Mary Caracciolo (FI)

"Il cinque per mille al Comune? Una boutade di fine autunno che è il segno del buio assoluto che regna tra i banchi della minoranza. Anzi, in questo caso, più che di minoranza, dovremmo localizzare il ragionamento sulla consigliera forzista Mary Caracciolo, che con la sua proposta avanzata a mezzo stampa è riuscita a suscitare perfino le ire dei suoi colleghi di opposizione". È quanto dichiara il consigliere di Reset Filippo Burrone commentando la proposta della consigliera di Forza Italia Mary Caracciolo di dirottare su Palazzo San Giorgio il cinque per mille dell’imposta sul reddito, normalmente destinato alle associazioni. "Non si rende conto la consigliera - prosegue Burrone - che la sua proposta sarebbe una mazzata incredibile per le Onlus che dal cinque per mille traggono un sostentamento vitale. Immagino che le parole della consigliera avranno fatto saltare dalla sedia centinaia di attivisti di realtà virtuose che ogni giorno operano sul territorio traendo un sostentamento prezioso proprio dal cinque per mille. Nella nostra città il mondo del volontariato e dell’associazionismo rappresenta una risorsa fondamentale, che non va assolutamente messa in discussione. L’improvvida proposta della consigliera Caracciolo, sconnessa sotto ogni punto di vista e forse dettata solo dalla voglia di apparire sulla stampa, assomiglia tanto al vecchio detto popolare, tanto caro ai reggini, di quello che per vestire la sacrestia, finisce per spogliare la chiesa». "A proposito di chiesa - continua Burrone - lo sa la consigliera Caracciolo, e i suoi colleghi che tanto si affannano nel goffo tentativo di appiccicarsi addosso i panni dei difensori della cristianità, che il cinque per mille rappresenta anche un’importante fonte di finanziamento per decine e decine di associazioni di ispirazione religiosa che operano ogni giorno nella nostra città, svolgendo nella stragrande maggioranza dei casi un’opera meritoria di aiuto e supporto alle fasce deboli della popolazione». "Bene se questi sono le proposte che vengono dall’opposizione - conclude Burrone - allora dobbiamo registrare che la situazione è davvero preoccupante. Peraltro siamo di fronte ad una minoranza talmente divisa e frammentata, che non riesce nemmeno a mettersi d’accordo su una proposta da presentare in commissione".

 

Reggio, caso Burrone: destra e centrodestra non depongono le armi

Niente da fare, il caso non è chiuso. Lo sforzo profuso da Demetrio Delfino, presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, per far riappacificare Filippo Burrone ed il centrodestra dopo le polemiche seguite ad un post pubblicato su Facebook dal consigliere comunale di "Reset" non ha generato gli effetti sperati. Sebbene la giornata di lunedì fosse iniziata all'insegna della buona volontà di deporre le armi, con i due fronti contrapposti seduti assieme nella stanza di Delfino a Palazzo San Giorgio, essa è terminata con l'arrivo di una nota, vergata dai movimenti del centrodestra, in cui si spiega a chiare lettere che essi disconoscono l'iniziativa. "Apprendiamo dalla stampa - è scritto nel comunicato diffuso da Reggio Futura, Alleanza Calabrese, Movimento Reggini Indignati, Movimento Autonomo Alternativo, Destra per Reggio e Dialogo Civile- che con un incontro a palazzo San Giorgio, si sia tentato di “chiudere” le polemiche scaturite dalle vergognose offese rivolte al popolo di Reggio e alle sue Istituzioni da parte del consigliere di maggioranza Burrone.  Tutti noi, partiti, elettori, iscritti, militanti vorremmo capire a che titolo ed in rappresentanza di chi, Maiolino e gli altri presenti si siano recati da Burrone su sollecitazione del Presidente del consiglio Delfino.  Tale azione, infatti, ci risulta assai contraddittoria rispetto all’ultima conferenza stampa dei consiglieri di centrodestra nella quale venivano invece chieste, in maniera sacrosanta, le dimissioni dello stesso consigliere di sinistra, indegno di rappresentare in seno al Civico Consesso la nostra città dopo le esternazioni, assurde e gravissime, che hanno portato il “compagno” alla ribalta nazionale. "Invece - si legge nel documento - veniamo a sapere che qualcuno, con la coda tra le gambe, ha deciso di offendere per la seconda volta i militanti e gli elettori del centrodestra, i cittadini, tradendo ideali, valori, attività politica.  Per noi tutti, che non ci riconosciamo nel gesto di Maiolino &C, quanto avvenuto in data odierna dimostra ancora una volta che alcuni all’opposizione preferiscono gli “accurduni” in salsa reggina.  Lo ribadiamo per non sembrare poco chiari: non porremmo mai nessuna tregua alla nostra opposizione extra consiliare e soprattutto non potremo mai dimenticare le offese rivolte al nostro mondo da Burrone, personaggio di cui ancora oggi con fermezza e senza indugi chiediamo le immediate dimissioni dalla sua carica".  "Nulla di personale - precisano i rappresentanti del centrodestra - contro la persona Burrone che per noi resta un consigliere anonimo, bensì un ragionamento che muove dalle parole, violente ed inaccettabili, che non rendono onore alla carica istituzionale che egli ricopre: per questo riteniamo che solo le dimissioni possano “superare” questa brutta pagina di politica cittadina". 

 

Reggio, pace fatta tra Burrone e centrodestra

Caso chiuso e la notizia è nella foto a corredo dell'articolo. Grazie alla mediazione esercitata da Demetrio Delfino, presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, stamane è stata messa la parola fine alla disputa feroce che si era aperta con un post pubblicato su Facebook da Filippo Burrone. Le parole con cui il consigliere di maggioranza si era scagliato contro i "fascistelli", così li aveva definiti, avevano scatenato un putiferio. La reazione di militanti ed esponenti di centrodestra era stata immediata. La vicenda aveva superato i confini cittadini arrivando a coinvolgere, con dichiarazioni e prese di posizione, anche diversi esponenti politici e testate giornalistiche di livello nazionale. Complici le scuse pubbliche espresse da Burrone, il presidente del Consiglio Comunale ha ricevuto le due parti fronteggiatesi nelle ultime settimane. In rappresentanza del centrodestra erano presenti il capogruppo di Reggio Futura, Antonino Maiolino e due militanti Luigi Casile e Vincenzo Romeo. Da parte di Delfino è arrivata la sollecitazione ad individuare un punto d'incontro, soprattutto alla luce dei problemi che investono la città. Essi soli dovrebbero essere posti al cospetto dell'opinione pubblica, di fronte alla quale è necessario, ha ricordato il presidente del Consiglio Comunale, presentarsi con atteggiamento responsabile. Alle considerazioni degli esponenti del centrodestra che hanno ribadito di sentirsi parte di quel mondo destinatario delle offese rivolte da Burrone, il consigliere comunale ha risposto sentendo il dovere di scusarsi con loro anche di persona. Le sue sono state parole chiare ed inequivocabili, da esse traspariva, infatti, un dispiacere sincero per l'imbarazzo che il post incriminato ha determinato negli interlocutori ed anche nei colleghi della maggioranza consiliare.

Reggio, approvato Bilancio 2014. Falcomatà: "Uniti per evitare il default"

Il Consiglio Comunale di Reggio Calabria ha approvato il Bilancio Consuntivo 2014. Sono stati 23 i voti a favore, contro i 6 che hanno detto no al rendiconto presentato in apertura di seduta dall'assessore Armando Neri. Le parole on cui l'esponente della Giunta presiduta dal sindaco Giuseppe Falcomatà ha accompagnato la descrizione dei meri principi contabili lasciano trasparire con chiarezza quanto le maglie siano tuttora ristrette a causa del Piano di riequilibrio decennale concepito durante la gestione commissariale. Il motore della macchina guidata dagli inquilini di Palazzo San Giorgio,del resto, non può non risentire degli effetti direttamente prodotti dalla condizione di handicap ereditata dal recente passato. "Coraggio, trasparenza e legalità" i fari che Neri ha indicato per spiegare l'operato dell'Esecutivo comunale, da contrapporre ad una conduzione "ardita di cui si sono rese responsabili le Amministrazioni precedenti. La seduta odierna, sostanzialmente tranquilla, ha vissuto pochi picchi, uno di questi nel momento in cui sono stati evocati i "grandi assenti": i Revisori dei conti che, con la loro perdurante latitanza, hanno provocato fastidio ed ira in un paio dii consiglieri, sia della maggioranza che dell'opposizione. Circa novanta minuti sono stati necessari all'assessore Neri, delegato al Bilancio, per esporre gli elementi caratterizzanti il documento contabile successivamente licenziato dall'Aula. "Diminuire l'asfissiante ed ingiustificata pressione fiscale sui cittadini figlia gestione dissennata anni passati", è l'obiettivo dichiarato. Un lavoro impegnativo che procede di pari passo con le richieste formulate al Governo perché: "Ridurre il tasso d'interesse sul Piano di riequilibrio dal 3,30% all'1,30% comporta un risparmio di 60 milioni di euro". Una gabbia, quella costruita dalla necessità di rispettare nel dettaglio quanto sancito dallo schema concepito dai Commissari prefettizi, che serve ad impedire, ha ricordato l'assessore "la sanzione del dissesto". "Abbiamo fatto - è stata l'orgogliosa rivendicazione di Neri - una operazione di pulizia del bilancio comunale nella gestione dei residui. Dopo una attenta e dettagliata analisi di queste voci, abbiamo ritenuto di stralciare oltre 51 milioni di residui attivi, in quanto non ci sono documenti idonei e giustificativi. Nonostante ciò, siamo riusciti a mantenere il target del piano di riequilibrio. Nei bilanci passati venivano mantenute come poste attive, mentre noi abbiamo ritenuto di stralciarle, seguendo un solo principio: la verità". Nel provvedimento in oggetto sono contenute le somme, pari a 2,5 milioni di euro, da accantonare ogni anno e per un decennio "in previsione di vertenze nei confronti del Comune di Reggio Calabria". "Ritengo - ha però rimarcato Neri - sia una previsione ottimistica, in quanto ci troviamo, soltanto nel 2014, con oltre 5 milioni e 300 mila di debiti fuori bilancio. L'80% discendono da soccombenze". Le velenose punture di spillo, seguite alla conclusione della relazione di Neri e che hanno scaldato gli animi dei rappresentanti degli opposti schieramenti, sono state originate dall'eterna diatriba tra difensori e contestatori di quel "Modello Reggio" che, come certificato da dati oggettivi, ha lasciato una montagna di macerie incombente sul presente e sul futuro della città. Dura, al riguardo, è stata la posizione assunta da Filippo Burrone che, guardando dritto verso gli scranni su cui siedono i consiglieri dell'opposizione, ha replicato: ”Criticate la gestione commissariale, ma sapete bene che i Commissari avrebbero potuto arrivare a Reggio e dichiarare il dissesto, così veramente si sarebbe evitato che certi personaggi continuassero a fare politica. Oggi dite di voler difendere la città, ma andava difesa quando c’era davvero bisogno, quando c’erano le file umilianti al Cedir, quando si assumevano Vigili urbani senza procedure di evidenza pubblica, quando per la guerra tra bande si è portato in questa città un assessore leghista. Il sindaco Falcomatà si reca spesso a Roma per porre rimedio a questo disastro. Cosa ben diversa da chi invece frequentava i locali milanesi per incontrare qualche impresario e portare a Reggio nani e ballerine. Noi porteremo fuori la città dal pantano nel quale si era cacciata a causa della vostra gestione”. Una polemica che Pasquale Imbalzano, capogruppo del Nuovo Centrodestra, ha provato a smorzare: "Riconosciamo – sono state le sue parole – la non liceità di alcune condotte del passato. Noi, però, vogliamo aprire una nuova fase, una nuova era nel centrodestra". Misurato nei toni e ragionevole nella sostanza l'intervento di Demetrio Marino, capogruppo di Forza Italia che, pur dai banchi della minoranza, con onestà intellettuale ha pubblicamente apprezzato l'operato del sindaco Falcomatà, lodandone "coraggio e responsabilità istituzionale". Parole che ha accompagnato, con intelligenza politica, ad un invito a muovere passi decisi volti a segnare una netta cesura col passato.  L'intervento del Primo Cittadino ha messo fine al dibattito precedente il via libera del Consiglio al Consuntivo 2014: "Quello che è accaduto in questa città - ha rammentato Falcomatà - non è accaduto per caso o per sfortuna, ma perché una classe politica non è stata all'altezza della situazione e ha utilizzato le casse comunali come un bancomat personale. Solo chi è indifferente ai sentimenti e alla morale comune ha potuto produrre questo disastro"."Questa maggioranza - ha sottolineato - si assume la responsabilità di approvare il rendiconto dell’ultimo anno di gestione commissariale, fortemente condizionato dalle precedenti amministrazioni. Non possiamo continuare a mettere la polvere sotto il tappeto. L’abbiamo scoperchiato e ora è il momento di fare pulizia”.  "La nostra classe politica, adesso, si deve unire - è stato l'accorato appello del sindaco - affinché questa città eviti un default. Se c’è un tema attorno al quale la classe dirigente dovrebbe unirsi è proprio la salvezza finanziaria della città oggi sappiamo benissimo che i Commissari hanno prodotto una vera e propria alchimia finanziaria per evitare il dissesto. Ma ci chiediamo: per salvare chi?”.

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