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Reggio onora la Storia: Aula consiliare intitolata a Pietro Battaglia

Dando seguito al provvedimento deciso all'unanimità il 20 aprile, stamattina è stata formalizzata solennemente l'intitolazione dell'Aula del Consiglio comunale di Reggio Calabria a Pietro Battaglia. Scomparso nel 2004 all'età di 74 anni, Battaglia fu sindaco della città dello Stretto dal marzo del 1966 al novembre del 1971 e, per un semestre, nel 1989. Il suo nome è indelebilmente legato alla storia di Reggio Calabria grazie ad una biografia che si intreccia in modo inestricabile con gli eventi susseguitisi per decenni nell'estremo lembo della penisola. Sebbene abbia ricoperto anche gli incarichi di consigliere ed assessore regionale e sia stato deputato della Democrazia Cristiana dal 1987 al 1992, è inevitabile associare la sua figura a quella di Primo Cittadino e, in particolare, alla centralità che rivestì all'epoca della Rivolta di Reggio, per mesi infilatasi nelle vene delle irresponsabili contraddizioni dello Stato italiano. Un moto di ribellione sociale al diktat emerso da accordi politici trasversali che imponeva Catanzaro come capoluogo di Regione. La popolazione rispose compatta all'appello lanciato dall'allora sindaco a Piazza Duomo. Una folla che proprio in quella calda giornata estiva acquisì la consapevolezza di ciò che stava per esserle inflitto grazie alle parole pronunciate dal Primo Cittadino in quello che ancora oggi si ricorda come il "Rapporto alla città". La passione politica, le capacità amministrative ed il ferreo carattere di Battaglia impedirono che la città subisse passivamente scelte assunte con carattere autoritario. L'esito delle trattative tra un pezzo d'Italia e Roma, condotte dal Governo anche con l'utilizzo dei carri armati, si concretizzò con l'assegnazione a Reggio della sede del Consiglio Regionale. Gli accordi, rispettati solo parzialmente, prevedevano, a dire il vero, anche un'azione forte dello Stato volta a creare sviluppo economico nella provincia di Reggio Calabria. I decenni successivi, tuttavia, dimostrarono che nulla fu compiuto per rendere solido il tessuto occupazionale nell'intera area andando a riempire ulteriormente il cestino delle promesse non mantenute. La costante attività politico-amministrativa di Battaglia, tuttavia, non si esaurì, con quelle vicende che marchiarono a fuoco la comunità reggina. E' al suo impegno che si deve, infatti, l'istituzione del "Decreto Reggio", un provvedimento normativo concepito per stanziare risorse finanziarie utili alla realizzazione di opere pubbliche indispensabili. Tutto questo, ed altro ancora, aleggiava oggi tra gli scranni del Consiglio Comunale, dove, sindaco Giuseppe Falcomatà in testa, si è voluto compiere un altro passo verso la riappropriazione dei pezzi fondanti dell’anima collettiva di un popolo. A sottolineare l’importanza della giornata odierna era sufficiente scorgere i tanti volti noti presenti: dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti, Marco Minniti, al presidente della Regione, Mario Oliverio; dal presidente del Consiglio regionale, Antonio Scalzo, al presidente della Provincia, Giuseppe Raffa. Tutti a fare da cornice all’orgoglio composto e sobrio dei familiari di Pietro Battaglia che hanno voluto omaggiare l’Amministrazione e la città facendo loro dono del nuovo gonfalone. Ad aprire la cerimonia è stato Demetrio Delfino, presidente del Consiglio comunale, il quale, ricordando quel 5 luglio del 1970 in cui il sindaco si rivolse alla sua gente, si è soffermato sul significato connesso alla unanime volontà di intitolargli l’Aula. Un simbolico “gesto di riconciliazione”, ha detto Delfino, rispetto alle divisioni che avvelenarono quella fase storica di Reggio e della Calabria. Una interpretazione che è stata il filo conduttore degli interventi successivi ed ai quali i pensieri manifestati da Falcomatà hanno aggiunto un sovrappiù di sentimento intimistico, fissato sulla difficoltà di essere “figli di”, una condizione resa complicata dal fatto che, ha ammesso il sindaco, “ti è chiesto qualcosa in più proprio per non lasciare il dubbio che ti sia stato regalato niente”. Una condizione che accomuna lui, portatore dell’eredità di Italo, altro sindaco unito alla propria città da un amore mai interrottosi, agli eredi di Battaglia. A loro nome, a prendere la parola è stato il figlio Mimmo, consigliere regionale del PD, che con sincera emozione ha voluto ringraziare ogni singolo consigliere comunale per il voto espresso a favore dell’intitolazione dell’Aula consiliare al padre. Le parole di Oliverio, invece, hanno contribuito a disegnare il mosaico di un profilo umano e politico, quale quello di Battaglia, che, come ricordato dal presidente della Regione, ha dovuto subire anche il peso di una ingiusta detenzione. Una parentesi che lo ha visto uscire a testa alta e con la specchiata moralità di sempre. A chiudere il cerchio, inquadrando storicamente l’opera dell’ex Primo Cittadino è stato Marco Minniti. L’esponente del Governo Renzi, rivelando i primi vagiti del rapporto con Battaglia, avviato quando il sottosegretario era ancora agli albori della propria carriera all’interno del PCI, un partito ostile alla Democrazia Cristiana di cui l’ex parlamentare era esponente di primissimo piano, ha posto l’accento sull’enorme rispetto umano allora imperante anche tra acerrimi avversari. Un tratto distintivo della politica che fu e difficilmente rintracciabile in quella attuale. Battaglia, nell’analisi evocata da Minniti, “ha impedito che Reggio si separasse culturalmente e politicamente dalla Calabria”. “La Calabria – è stato l’accorato appello del sottosegretario – deve capire che Reggio è come il suo specchio. Se Reggio sta bene, sta bene la Calabria, se sta male sta male la Calabria". Troppo spesso, ha rimarcato, Reggio ed il resto della regione si sono guardate con aperta diffidenza. Battaglia, ha riconosciuto l’esponente del Partito Democratico, poteva vantare un legame viscerale con “una città complicata e impegnativa" per la quale si è speso facendosi promotore di quel “Decreto Reggio che è stato l'ultimo intervento diretto del Governo per il Mezzogiorno. Una misura che trovò sponda a Roma in un periodo in cui la città usciva dalla infernale guerra di mafia, una sfida cruenta combattuta per le strade a colpi di bazooka e con le autobomba che saltavano in aria come a Beirut. Finanziare la rinascita della società reggina era, pertanto, un dovere morale per levare l’acre odore di morte e saldare un debito storico con la città. Istanze che Battaglia si mise sulle spalle per restituirle decoro e dignità.

 

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