LE POESIE di Lucia Pronestì Seminara

Come ho avuto modo di scrivere nel breve proemio all’ incantevole raccolta di poesie di Licia Pronestì, pubblicate dall’Editore Pellegrini di Cosenza, Lei si rivela certamente autentica “Stella Brillante” tra i prototipi dell’emancipazione femminile, che senza urlare nei cortei e nelle piazze, ha saputo realizzare con impegno e accortezza i sogni e aspirazioni della sua vita.

 Lo ricorda fra Giuseppe Gabriele Mordaca,   che la  conobbe quand’era ancora bambino  : Lei – rammenta - « ha saputo declinare nella sua variegata produzione tanti canti alla vita, ordinati a far gustare la bellezza della vita, riflettendo su Dio e sull’umanità».

Tutto ciò in un periodo davvero decisivo per la storia del nostro Paese,  quello cioè che scorre dal 1929, anno di nascita di Licia e della firma dei Patti Lateranensi, sino al 2005 quando salì al cielo poco dopo Giovanni Paolo II, lasciandoci in eredità le sue bellissime poesie in italiano e in vernacolo, dove brillano amore, famiglia, religione, libertà.

«Scrive in italiano ma anche in vernacolo – nota Arcangelo Badolati – e non è un caso. Ogni scelta fatta da un poeta è mirata. Il dialetto è parlare materno, rivendicare la propria identità».

Una poetessa che sin dalla giovinezza ha saputo attirare su di sé ammirazione a largo raggio. Una donna deliziosa che quella foto con tanti uccelli con sé e attorno a se in piazza San Marco a Venezia imprime nel cuore, anche di chi non ha avuto la fortuna di conoscerla personalmente.

“Una donna emancipata, piena di onore e di carità cristiana”. Una vita fatta di premi, amicizie, valori e famiglia, come attesta il suo Album fotografico, che ce la ritrae dall’infanzia e giovinezza con la sua famiglia, anche suonando la chitarra e in tanti eventi che segnarono la sua maturità, come le tante premiazioni da Lei ricevute.

Vedendola fotografata in Piazza San Marco a Venezia, vien fatto di pensare a quel che scrisse Mieczysław Kozłowski : Venezia è come una donna. Tutto quello che si dirà di lei sarà vero perché basta guardarla negli occhi, rivestita da meravigliosi abbigliamenti: proprio quelli tanto variegati che vestirono garbatamente dall’adolescenza alla maturità l’artista originaria di Cinquefrondi anche se gioiese di fatto, impegnata anche nel sociale.

Una artista completa – come è stato giustamente dichiarato - che ha saputo disegnare scorci interessanti di vita e di sensibilità e disegnare in rima, in italiano e vernacolo, storie e personaggi della nostra terra, come “Lu medicu cundottu”.

 

Le  liriche tra inedite e più note  raccolte in questo volume meritano una lettura e stimolano ad interessanti riflessioni, proprio oggi , quando “Saper leggere e scrivere” è la proposta contro il declino dell’italiano a scuola – sostenuta da tanti intellettuali - perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico, come pure il dialetto che si inserisce profondamente nella storia della terra natìa .

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