Brognaturo nel cuore, largo ai giovani. Eletto il nuovo direttivo

Nuove cariche sociali per ”Brognaturo nel cuore”, l'associazione culturale da anni impegnata nella promozione e la crescita del territorio brognaturese. Il nuovo direttivo, eletto nella seduta di martedi 2 Luglio, è così composto: Vincenzo Battaglia (Presidente), Lorena Zangari (Vice Presidente), Damiano Iennarella ( Tesoriere-Segretario), Domenico Zangari  (Consigliere), Giulia Iennarella (Consigliere), Andrea Grenci (Consigliere) e Francesco Iennarella (Consigliere). A guidare il sodalizio è stato chiamato un gruppo di giovanissimi che ha manifestato grande entusiasmo per l'importante riconoscimento conferitogli. I componenti del nuovo direttivo, subito dopo il loro insediamento, hanno voluto ringraziare i predecessori preannuncianto un'impegno costante, finalizzato, tra l'altro, a non deludere  i soci che gli hanno accordato la loro fiducia.

 

Brognaturo, domani la presentazione del nuovo sistema di raccolta differenziata

Si svolgerà domani alle 18, presso la sala consiliare, la presentazione del nuovo sistema di raccolta differenziata porta a porta “Differenziamo Brognaturo”. L’evento ha come scopo quello di informare, sensibilizzare ed istruire i cittadini circa le modalità di ripartizione delle diverse tipologie di rifiuti. Con le disposizioni che penalizzano fortemente chi non si adegua a questo sistema finalizzato ad ottimizzare l’impiego delle risorse e a rispettare l’ambiente, tutti i comuni sono chiamati infatti alla puntigliosa applicazione della raccolta differenziata. Adempimento che il sindaco Giuseppe Iennarella intende assolvere pienamente nel piccolo centro del comprensorio serrese.

Brognaturo: l’ex chiesa dell’Annunziata diventerà un auditorium

In un territorio, per molti versi, marginale come il nostro le infrastrutture hanno un’importanza più grande che altrove. Pertanto la realizzazione di edifici destinati ad ospitare servizi pubblici dovrebbe rappresentare un punto nevralgico di una buona attività amministrativa. L’opera diventa ancor più significativa quando si riesce a dare nuova vita ad edifici che fanno parte del patrimonio storico artistico di una comunità. In tal senso si è mossa l’amministrazione comunale di Brognaturo che ha avviato l’iter per il definitivo recupero della chiesa  dedicata  alla  Vergine  SS  dell’Annunziata situata nelle adiacenze dell'ex convento dei Frati Minori Conventuali di San Francesco d’Assisi. Tale struttura, seguì la stessa sorte di molti altri conventi. Quel che resta è una chiesa del Quattrocento già parzialmente ristrutturata in passato che, oggi, grazie ai fondi Por Calabria Fesr, potrà essere recuperata in ogni sua parte. Il restauro rientra nel progetto “Attivamente insieme”, la cui finalità consiste nel recupero e risanamento conservativo dell’edificio che verrà adibito a sala polivalente al fine di contrastare lo spopolamento dei sistemi territoriali, marginali ed in declino. Ciò che verrà realizzato lo spiega direttamente, il primo cittadino di Brognaturo, Giuseppe Iennarella. Gli interventi che verranno eseguiti sulla struttura con lo scopo di riportarla al suo antico splendore saranno finalizzati a: “ portare alla luce i muri esistenti, rifare gli impianti elettrico ed idraulico, ripristinare il tetto in legno, installare un impianto fonico”. Quel che verrà fuori, al termine dell’intervento di recupero, sarà un piccolo auditorium che verrà utilizzato per ospitare manifestazioni teatrali, cinematografiche, convegni e spettacoli musicali. Nelle intenzioni di Iennarella e della sua amministrazione, l’ex chiesa dell’Annunzia è destinata a diventare “un punto di riferimento per tutto il territorio delle Serre, un punto di sviluppo culturale della zona dove potranno svolgere le loro attività, non solo la comunità brognaturese, ma, anche quelle dei centri limitrofi. 

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Brognaturo, il castello e la baronessa

“Ci stava 'nu castellu alla Lacina; duvi si dicia ca la terra 'ntrona; e mo lu riduciru a 'na rovina, ma tandu 'nci stacìa 'na gran matrona”. Così cantava il medico menestrello Bruno Tassone che, in “Lu castellu di la barunissa”, ricordava, quando sui “Piani de la Lacina”, arroccato su un acrocoro che domina la vallata sottostante svettava un maniero del quale, oggi, rimangono solo poche rovine. Un luogo permeato dal fascino misterioso, tipico dei luoghi senza storia e senza tempo. Poche, frammentarie, a volte inverosimili le notizie che circondano la storia del castello edificato in quella che è stata una delle foreste più impervie ed inospitali dell’intera Calabria. Secondo alcuni, il toponimo “Lacina” andrebbe accostato ad Hera Lacinia, la dea al cui culto, i boscaioli che rifornivano di legname le colonie della magna Grecia, avrebbero elevato un piccolo tempio rurale. Una tesi suggestiva ma, con ogni probabilità, da derubricare al novero delle favole da focolare. E pur vero che l’area in questione in passato potrebbe aver ospitato una struttura sociale di qualche rilievo. Non è un caso che nelle limitrofe montagne di Cardinale siano stati rinvenuti alcuni reperti riconducibili al neolitico; mentre nella vicina Spadola, fino ai primi anni trenta, erano custoditi due leoni in pietra che, secondo il resoconto fatto dal sacerdote Bruno Maria Pisani in una relazione inserita in “Il Regno delle Due Sicilie descritto e illustrato” e pubblicata a Napoli tra il 1853 ed il 1859, servivano a sostenere «l’altare dedicato a Minerva». In ogni caso, sulla genesi del piccolo borgo di Brognaturo non si hanno notizie certe, tranne quelle riportate da Tedeschi, per il quale a dare origine al piccolo villaggio sarebbero stati i mandriani ed i guardiani di “porci” dei paesi vicini. Per il sacerdote serrese, “l’etimologia del suo nome sembra alludere a questa particolarità; poiché la prima parte del vocabolo, Brogna, nel linguaggio volgare significa quella specie di conchiglia, con cui i porcari chiamano a raccolta le loro mandrie. Avvi però qualche oscura tradizione dell’esistenza di un antico paese posto in cima dei monti, i cui abitanti si sarebbero trasferiti nell’attuale Brognaturo. In un diploma del Conte Ruggiero si fa menzione di una località coincidente a quella di questo paesetto, sotto la denominazione greca di Brondismenon”. Si è portati, quindi, a pensare che il villaggio greco di cui parla Tedeschi potrebbe essere sorto in prossimità dei piani della “Lacina” dove una rigogliosa radura, in passato può aver ospitato un insediamento di una qualche importanza. In tale contesto troverebbe una logica spiegazione un castello edificato sulla sommità di un monte dal quale era possibile dominare la pianura sottostante. L’ipotesi suggestiva, anche in virtù della vicinanza della costa jonica, induce a pensare ad un villaggio, sorto per favorire lo sfruttamento forestale, a difesa del quale potrebbe essere stata dislocata una piccola guarnigione. Al di là delle congetture, le poche notizie degne di essere seriamente prese in considerazione fanno risalire la costruzione del primo nucleo in muratura ai primi del ‘500. Di certo, vi è il nome dell’ultima proprietaria, Maria Enrichetta Scoppa, baronessa di Badolato, nata a Sant’Andrea, nel 1831, che avrebbe eletto il maniero a propria dimora estiva fino al 1912, anno della sua dipartita. Nonostante sia descritta come donna di profondi sentimenti religiosi, la baronessa o qualche sua lontana antenata sarebbe all’origine di una leggenda che, in passato, doveva suscitare non poco i pensieri pruriginosi di una comunità tutta dedita alle attività agro-pastorali. Fino a qualche decennio addietro, infatti, si narrava che la nobildonna, alla ricerca di facili ma silenti avventure amorose, fosse solita ospitare nel suo castello aitanti giovani dei paesi vicini destinati, dopo aver goduto dei piaceri della carne, a sparire nelle paludi circostanti. A rendere la storia verosimile, la presenza, dove oggi sorge il lago Alaco, di un’estesa torbiera nella quale erano presenti fenomeni carsici chiamati “vizzichi” o “uocchi e mara”, perché si credeva che giungessero fino allo Ionio, nei quali, secondo il racconto di vecchi pastori, “poteva sparire un’intera coppia di buoi”. Lasciata la leggenda, di quell’antica residenza, alla quale doveva essere associata una chiesa di cui si è persa ogni traccia, oggi non rimane che un imponente rudere sul quale imperiosi si ergono le caratteristiche torri angolari. Le poche persone che percorrono il sentiero che conduce al castello, di tanto in tanto, vi fanno ritorno per ammirare il lago sottostante, sul quale sembra specchiarsi l’ennesimo pezzo di storia perduta delle Serre.

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Brognaturo: oggi la "Cumprunta"

Appuntamento a mezzogiorno nella centralissima piazza del Popolo per i fedeli brognaturesi che, quest’oggi, prenderanno parte al suggestivo rito della “Cumprunta”. La rappresentazione con la quale verrà rievocata la resurrezione di Cristo, come da tradizione, si caratterizzerà per la presenza dei portatori che faranno sfilare le statue raffiguranti Cristo risorto, san Giovanni e la Madonna. Secondo il collaudato canovaccio, la manifestazione prenderà il via al termine della Santa messa celebrata nel santuario della Madonna della Consolazione. La rappresentazione, quindi, si aprirà con l’uscita dalla chiesa delle statue raffiguranti la Madonna Addolorata e san Giovanni. Da una parte, la statua della Madonna verrà collocata in fondo alla piazza; dall’altra, quella di san Giovanni verrà condotta in direzione opposta. Raggiunto il luogo prestabilito, i portatori di san Giovanni, con passo sempre più spedito, inizieranno a fare la spola in direzione della Madonna fin quando non verranno affiancati dai portatori del Cristo risorto. Infine, le due statue verranno condotte al cospetto della Madonna che perderà il mano nero del lutto per scoprire quello bianco ed azzurro delle resurrezione. Il momento culminante della manifestazione verrà accompagnato dal volo delle colombe bianche e dal suono delle campane. Al termine della rievocazione, le tre stature verranno accompagnate in processione per le vie del piccolo borgo.

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Fotonotizia, la Deposizione di Brognaturo

Suggestivo, come ogni anno, il venerdì Santo a Brognaturo dove, ieri sera, i fedeli si sono stretti attorno al rito della Deposizione.

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Domenica la "Cunfrunta" di Brognaturo

Passata la domenica delle Palme, si entra nella settimana Santa, ovvero nel momento culminante delle festività  pasquali.  Quanto  la Pasqua sia una festività particolarmente sentita dai calabresi, lo dimostrano le centinaia d’iniziative religiose e le innumerevoli tradizioni popolari che, ogni anno animano i paesi. In questi giorni, infatti,  non c’è abitato in cui non ci si stia cimentando nell’organizzazione di manifestazioni  legate a  tradizioni secolari. I piccoli centri del comprensorio delle Serre, Brognaturo, Simbario e Spadola, non fanno eccezione. Nei tre borghi, l’intera settimana sarà scandita dalla visita ai “Sepolcri”, dalle via Crucis e nel caso di Brognaturo, dalla tradizionale “Cunfrunta”, che si svolgerà domenica di Pasqua.  Quella brognaturese è una tradizione particolarmente sentita che, ogni anno, attira numerosi visitatori.  Come da tradizione, attraverso la “Cunfrunta” , anche quest’anno, i fedeli  potranno rivivere le fasi della resurrezione di Gesù  ed il momento in cui la Madonna saluta figlio risorto. 

Cuscunà, il "vulcano" della Lacina

L’altipiano della Lacina, con una forma grosso modo ellittica comprende ampi tratti degli agri comunali da Brognaturo a Stilo. Si trova al centro una fortezza, detta Castello della baronessa, oggi in pessimo stato e di abbandono. Poco a che vedere con Era Lacinia, ma, in comune, la stessa radice di “laccu” in dialetto, e anche antico italiano lacca: pianura irrigua. Credenza popolare diffusa vuole che la Lacina presenti alcune aree di sabbie mobili, dette in dialetto “uocchi e mara”, perché si crede le loro voragini giungano fino alla spiaggia dello Ionio, e si raccontano storie. Da un punto di vista geologico, potrebbero essere indizio di quei fenomeni che vengono definiti di vulcanismo, detto in generale. E qui interviene una tradizione di Cardinale, giunta a noi con questa parole pure dialettali: “Eh, si si rivijjia u Cuscunà”; una frase che, intesa alla lettera, farebbe pensare a una memoria storica recente di fenomeni eruttivi da parte di un piccolo vulcano silente, ma il cui “risveglio” potrebbe essere non del tutto improbabile. Anche del Monte La Rosa di Petrizzi si dice sia di natura vulcanica. Resta da dire di un’altra voce popolare, che “A Davuli ennu i diavuli”, spiegata da qualche anziano con l’essere stati visti, nella montagna di Davoli, dei fuochi divampare dal sottosuolo. Siamo seduti sulla bocca dell’Inferno? Speriamo di no! 

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