Minacce di morte a Gratteri, la vicinanza di Wanda Ferro

“Le parole intercettate agli esponenti della cosca di San Leonardo di Cutro, secondo cui il procuratore Nicola Gratteri sarebbe ‘un morto che cammina’ come Giovanni Falcone, sono agghiaccianti, ma sono l’ulteriore prova dell’ottimo lavoro svolto dalla Dda di Catanzaro. Un lavoro di indagine capillare, efficace, granitico sul piano probatorio, frutto di un progetto intorno al quale il procuratore Gratteri ha ottenuto la condivisione e il sostegno dei vertici delle forze dell’ordine che stanno inviando in Calabria le migliori professionalità ed eccellenze investigative del Paese. Un lavoro che fa paura alle cosche di ‘ndrangheta, martellate da operazioni di polizia giudiziaria che consentono di disarticolare le organizzazioni e colpire i loro interessi, come è avvenuto ieri mattina con l’inchiesta “Malapianta” condotta dalla Guardia di Finanza di Crotone".

È quanto afferma il deputato di Fratelli d'Italia Wanda Ferro, segretario della Commissione parlamentare Antimafia.

"Voglio esprimere la mia vicinanza al procuratore Gratteri - prosegue Wanda Ferro - che sono certa non sia stato scalfito dalle espressioni minacciose intercettate dagli investigatori, che anzi avrà interpretato come un ulteriore stimolo, se necessario, a proseguire sulla strada intrapresa. Eppure considero inquietante l’accostamento di Gratteri a Falcone, non tanto per la portata della minaccia, quanto perché non posso dimenticare la condizione di isolamento in cui fu lasciato il magistrato palermitano prima di arrivare alla strage di Capaci. Ricordo l’opera di delegittimazione, le illazioni, le accuse, le tensioni, le gelosie che portarono Falcone ad essere lasciato solo prima di essere ucciso con cinque quintali di tritolo. Per questo è importante stringersi oggi intorno a Gratteri e ai suoi validi magistrati, dare loro piena fiducia ed essere baluardo rispetto a chi tenta in maniera sottile, sottotraccia, di mettere in discussione il lavoro straordinario della Procura di Catanzaro, diretto a colpire la criminalità organizzata, ma soprattutto  a far luce su quella zona grigia in cui in Calabria si incontrano gli interessi illeciti della criminalità e dei centri di potere deviati”.

Gratteri: "In Italia i ladri di polli sono diventati mafie

 “Non è con colpi di spillo che possiamo arginare il fenomeno mafioso. Occorre avere il potere, la volontà e la libertà di creare un sistema giudiziario all’altezza del contrasto alla criminalità altrimenti continueremo a parlarci addosso”.

Con queste parole il procuratore della repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri ha concluso il suo intervento alla conferenza nazionale “Sicurezza e legalità” aperta a Napoli e promossa dal Dipartimento nazionale antimafia, dalla Regione Campania e dall’Eurispes. Gratteri aveva esordito dicendo che “occorre capire perché in Italia i ladri di polli sono diventati mafie e altrove questo non si è verificato. Negli ultimi venticinque anni abbiamo visto diminuire il livello etico e culturale nel nostro Paese con conseguenze pericolose”.

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“Storia segreta della ‘ndrangheta”, il nuovo libro di Gratteri e Nicaso

"Storia segreta della ‘ndrangheta”, il nuovo libro del Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dello storico delle organizzazioni criminali Antonio Nicaso, sarà presentato a Reggio Calabria giovedì 22 novembre, alle ore 18, nella Sala Perri di Palazzo Alvaro (Piazza Italia).

L’evento, organizzato dall’Associazione culturale Incroci, con la collaborazione della Libreria Nuova Ave e il patrocinio della Città metropolitana di Reggio Calabria, sarà condotto dalla giornalista e scrittrice Paola Bottero che intervisterà gli autori, entrambi presenti all’incontro.

“Storia segreta della ‘ndrangheta” è insieme un grido d’allarme e una dichiarazione di guerra che intende farci capire quanto sia necessario sia combattere con ogni mezzo questo «mostruoso animale giurassico che non si estingue, perché sono ancora in tanti a proteggerlo, a tutelarlo e a legittimarlo», e spezzare quell’oscuro grumo di potere che continua ad alimentarlo.

Il libro scritto a due mani dal magistrato antimafia, tra i più conosciuti e apprezzati a livello internazionale, e da uno tra i massimi esperti mondiali di ‘ndrangheta, sta rapidamente scalando le classifiche di vendita (appena uscito è già stato ristampato) ed è l’ultimo di una serie di fortunati best seller con cui i due autori hanno svelato al mondo i meccanismi della mafia calabrese, una delle organizzazioni criminali più pericolose e potenti del pianeta, con un fatturato annuo di diverse decine di miliardi di euro, in gran parte provenienti dal traffico internazionale di cocaina. Grazie alla sua enorme capacità di stringere relazioni con il potere, la ‘ndrangheta si è infatti radicata in quasi tutti i continenti e ha assunto una dimensione “globale”, in un singolare connubio di tradizione e adattabilità, forza d’urto e mediazione, logiche tribali e cointeressenze politico-finanziarie. Ma la ‘ndrangheta è anche, incredibilmente, l’organizzazione mafiosa meno conosciuta, tanto che non molti anni fa, prima della strage di Duisburg in Germania, era ancora considerata una versione casereccia e “stracciona” di Cosa nostra.

“Se il potere politico avesse voluto, oggi noi avremmo un potere mafioso inferiore dell’80 per cento”, ha dichiarato Gratteri presentando il nuovo libro nel programma “Quante Storie” di Corrado Augias. “Noi dobbiamo lottare e denunciare queste cose, non possiamo stare zitti. Noi dobbiamo lavorare 12 ore di notte e di giorno, rinunciare alle ferie, tutto quello che è necessario fare. Non mi sta bene quella frase che si usa quando si è in difficoltà: i giudici devono parlare con le sentenze. Non è vero. La gente deve sapere anche la nostra versione”. E l’appuntamento del 22 novembre a Reggio Calabria servirà ad approfondire proprio questo: la versione di un magistrato e di uno studioso che hanno deciso di dedicare la loro vita a combattere la ‘ndrangheta, uno dei mali assoluti del nostro tempo.

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Università d'estate di Soveria Mannelli, Gratteri affronta il tema della riforma della Giustizia

Sono state due ore intense quelle della lezione che Nicola Gratteri ha tenuto durante l’Università d’estate di Soveria Mannelli, che quest’anno ha come tema “Come andremo a incominciare. Ricette per la nuova Italia”.

Il magistrato è stato introdotto dal sindaco della città Leonardo Sirianni e da Mario Caligiuri dell’Università della Calabria che, insieme all'editore Florindo Rubbettino, dell’Università del Molise, dirige l’Università d’estate.

Gratteri ha trattato il tema della giustizia come consapevolezza civile e culturale, affrontando anche temi quali il consumo della droga cosiddetta leggera, della funzione del carcere e il processo telematico.

La cosiddetta droga leggera, per Gratteri, è inevitabilmente l’anticamera di quella pesante: legalizzarla non porterebbe alcun vantaggio ma aumenterebbe soltanto i danni come l’incremento della dipendenza e la riduzione dello spessore della corteccia cerebrale con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Il magistrato ha poi sostenuto che impropriamente si parla di emergenza carceri poiché spesso si chiudono interi reparti in quanto non c’è personale di custodia, considerato che su 44 mila operatori della polizia penitenziaria circa 10 mila, fino a poco fa, sono stati sottratti al servizio di detenzione per accompagnare i detenuti, per i processi nei tribunali di tutta Italia. Secondo il magistrato, si potrebbero costruire in poco più di un anno quattro carceri prefabbricate da 5 mila posti ciascuno per normalizzare la situazione. Oltre, naturalmente, a considerare il lavoro per i detenuti come terapia, esattamente come avviene per i tossicodipendenti. In questo modo svolgerebbero delle attività di utilità sociale senza essere pagati.

Per quanto riguarda poi il processo telematico, e in particolare la possibilità di rendere testimonianze in videoconferenza, l’unica riforma recepita nel pacchetto delle riforme proposte dalla commissione guidata da Gratteri, questa ha già comportato risparmi per decine di milioni di euro e un più corretto utilizzo del personale di custodia.

Il magistrato ha poi ricordato i risultati della sua azione quale procuratore della Repubblica di Catanzaro con gli arresti eseguiti, i beni sequestrati e i risparmi ottenuti ottimizzando e valorizzando le risorse umane e strumentali a disposizione. Risultati possibili, ha detto, con un convinto gioco di squadra dei magistrati e delle forze dell’ordine, i cui ufficiali inviati in Calabria sono tra i migliori d’Italia.

Quattro in definitiva sono state “le ricette per la nuova Italia” proposte dal magistrato.

La prima è che il funzionamento della giustizia sopratutto per contrastare efficacemente  le mafie è una questione politica e per attuare una necessaria riforma strutturale occorre una politica forte, che guardi al domani e non al sondaggio del giorno dopo.

La seconda è che l’educazione rappresenta la chiave fondamentale poiché un cittadino poco istruito è più facilmente manovrabile, anche dalla criminalità organizzata.

La terza è che occorre dire no alla droga e all'assistenza, perché se si dipende dalle sostanze stupefacenti o da una persona si perde la libertà e la dignità.

Infine, Gratteri ha concluso dicendo che occorre essere consapevoli che la malapianta uccide il presente e il futuro delle giovani generazioni e quindi nessuno si può voltare dall'altra parte.

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Nicola Gratteri torna a Cittanova, appuntamento l’8 agosto

Nicola Gratteri, Procuratore di Catanzaro, uno dei magistrati italiani più importanti e conosciuti del mondo per i risultati raggiunti nella lotta alla mafia ed al narcotraffico internazionale, è l’atteso ospite della rassegna Star Talk, organizzata dall’associazione Incroci, nell’ambito delle celebrazioni per i 400 anni di Cittanova.

L’appuntamento è per domani, mercoledì 8 agosto, alle ore 22, nella suggestiva cornice di piazza Calvario.

Nicola Gratteri, che torna per la seconda volta a Cittanova, sarà intervistato dalla giornalista Paola Bottero.

Terzo di cinque figli, Gratteri è nato a Gerace (Rc), nella Locride. Laureato in giurisprudenza all’Università di Catania, due anni dopo entra in magistratura. Da sempre in prima linea contro la ‘ndrangheta, vive sotto scorta dall’aprile del 1989. Nel 2009 è nominato procuratore aggiunto della Repubblica a Reggio Calabria. Dal 21 aprile 2016 è il Procuratore della Repubblica di Catanzaro.

Oltre al lavoro interno alla Dda, Gratteri viene chiamato dalle istituzioni per aiutare nella lotta contro la criminalità organizzata. Nel 2013 il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta lo nomina componente della task force per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata. Nel febbraio 2014 è data per certa la sua nomina a Ministro della giustizia per il nuovo Governo Renzi, che invece andrà ad Andrea Orlando. Pochi giorni dopo la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, annuncia la nomina di Gratteri come consigliere della commissione. Ad agosto 2014 il Presidente del Consiglio Matteo Renzi lo nomina Presidente della commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie. Nel giugno 2017 il ministro degli Esteri Angelino Alfano lo sceglie per rappresentare l’Italia nell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).

Gratteri trova anche il tempo per coltivare il suo orto e per scrivere saggi di approfondimento con l’amico e docente Antonio Nicaso: ad oggi 14 titoli, tutti di successo, tra i quali si ricordano: Fratelli di sangue (Pellegrini 2007), La Malapianta (Mondadori 2010), Dire e non dire. I dieci comandamenti della ‘ndrangheta nelle parole degli affiliati (Mondadori 2012), Acqua santissima. La Chiesa e la ‘ndrangheta. Storie di potere, silenzi e assoluzioni (Mondadori 2013), Oro Bianco. Storie di uomini, traffici e denaro dall’impero della cocaina (Mondadori 2015), Padrini e padroni. Come la ‘ndrangheta è diventata classe dirigente (Mondadori 2016), L’inganno della mafia. Quando i criminali diventano eroi (Rai-Eri 2017), Fiumi d’oro. Come la ‘ndrangheta investe i soldi della cocaina nell’economia legale (Mondadori 2017).

Gratteri: "In Calabria la ‘ndrangheta decide i sindaci e compone le liste"

Salutato dal Rettore Gino Crisci che ha ricordato l’iniziativa sviluppata dall’ateneo di Arcavacata con le università italiane nel contrasto alle mafie e introdotto dal Direttore del Master Mario Caligiuri che ne ha illustrato le attività scientifiche e la produzione culturale, il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri ha tenuto una lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria.

In precedenza c’è stato il collegamento in videoconferenza da Toronto con il giornalista e docente Antonio Nicaso, che ha illustrato la pericolosità della ‘ndrangheta e le tendenze della criminalità a livello planetario.

Per Gratteri, la ‘Ndrangheta è stato un fenomeno poco compreso fino all’operazione “Crimine” del 2010, non solo per la sottovalutazione dello Stato ma anche perché l’organizzazione criminale ha sempre cercato punti di contatto con le istituzioni. Infatti, a differenza della mafia, che si è posta in condizione di sfida, la ‘’ndrangheta ha ricercato reciproci vantaggi. Il salto di qualità - ha proseguito - è avvenuto con la Santa, che ha consentito di intensificare i contatti con il potere, attraverso logge massoniche deviate non riconosciute dalle organizzazioni ufficiali. In questo modo la ‘ndrangheta, si è potuta sostituire al potere legale, condizionando la partecipazione elettorale e la vita amministrativa, in una sorta di cogestione della cosa pubblica che riguarda gran parte della nostra regione.

Gratteri ha poi evidenziato che le leggi Bassanini, emanate negli anni Novanta per semplificare l’attività amministrativa, eliminando i controlli esterni hanno fatto proliferare la mafia. "Adesso - ha ricordato - è direttamente la ‘ndrangheta in diversi casi che decide i sindaci e compone le liste, perché l’organizzazione criminale vota e fa votare in quanto ha bisogno di gestire e avere consenso".

Il procuratore ha poi proseguito sostenendo che la ‘Ndrangheta non ha più bisogno di uccidere perché in alcuni settori ha instaurato una sorta di oligopolio, imponendo prodotti e servizi. Gratteri ha poi affrontato la questione dei comuni sciolti per mafia, dicendo che sarà un tema di cui ci si occuperà tantissimo nei prossimi anni. La legge - ha sostenuto - non è assolutamente adeguata e va cambiata prevedendo commissari a tempo pieno con poteri straordinari tali da licenziare i dipendenti e annullare le gare d’appalto.

“Le norme - ha precisato - devono cambiare fino a quando non sarà più conveniente delinquere”. Gratteri ha poi affermato che “siamo all’avanguardia nella lotta alla mafia, con una legislazione scritta con il sangue, con una polizia giudiziaria di grande valore e con organismi unici al mondo quali la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga, che raggruppano operatori di tutte le forze di polizia”. Ha poi affrontato il tema della giustizia che per funzionare ha bisogno di abbattere i tempi del processo. In tale ambito, ha detto che l’informatica è di grande aiuto per ridurre i costi e limitare gli errori e la discrezionalità umani. Solo con le notifiche elettroniche - ha ricordato - si è fatto un grande passo avanti, se poi si riuscirà a realizzare anche il processo a distanza con la registrazione e la validità legale delle testimonianze in videoconferenza, non solo si possono risparmiare fino a 70 milioni di euro ma si limiterebbero di molto le prescrizioni. Ovviamente - ha chiarito - tutte queste riforme che pure avvantaggiano il cittadino e la giustizia intaccano precisi interessi.

Gratteri ha poi ribadito che nessuno Stato ha la percezione della pericolosità e della pervasività  della criminalità. Il Procuratore ha poi risposto alle numerose domande degli studenti, illustrando  il punto debole dei porti, dove passa gran parte della cocaina.

Per esempio, il porto di Rotterdam ha 17 chilometri di banchina e quello di Santos in Brasile ha 35 chilometri: in condizioni del genere, viste le dimensioni, la corruzione dilaga. L’anno scorso sono state sequestrate 8 tonnellate di cocaina nel porto di Gioia Tauro, dove quattro famiglie pretendono il 20 per cento del valore della cocaina che transita. I sequestri sono stati possibili perché in Italia ci sono leggi appropriate e si svolgono indagini specifiche.

Nei porti, ha concluso, vanno coniugati gli indispensabili controlli con la disponibilità di personale delle forze dell’ordine e con gli interessi delle compagnie di navigazione. Alla domanda di come si contrasti il crimine all’estero, ha evidenziato che l’Unione Europea è piena di esponenti della ‘ndrangheta perché non c’è uniformità nella legislazione. Per esempio, in Svizzera le mafie vengono equiparate a un’associazione segreta con pene che oscillano da 1 a 5 anni. Pertanto, quando si parla di procura europea bisognerebbe prima precisare per fare cosa, con quali codici agire e con quali criteri individuare chi la dirige. Ha quindi trattato i rapporti con la magistratura  estera che sono molto difficili.

Con gli Stati Uniti e adesso anche con la Colombia ci sono però trattati molto efficaci, mentre con gli altri Stati a volte ha grande importanza la credibilità personale di chi svolge le indagini.

Gratteri ha poi risposto sulle trasformazioni di questi ultimi anni: le mafie mutano con la società e anche nelle organizzazioni criminali c’è un abbassamento del livello, che si confronta con l’abbassamento etico e morale presente un po’ in tutta L’Unione europea che si occupa molto più di mercato che della sicurezza dei propri cittadini.

Così ha poi risposto alla domanda sui rapporti tra ‘ndrangheta e terrorismo: non ci sono indagini significative dalle quali emergano contatti perché la mafia non ha alcuna convenienza a stabilire collegamenti con il mondo del fondamentalismo islamico, al cui contrasto sono concentrate le polizie di tutto il mondo. Ha poi dato la sua interpretazione al bisogno di mafia che sembra emergere dai territori e da alcuni settori dell’economia.

Per il procuratore non è solo richiesta di protezione ma anche desiderio di arricchimento personale e di potere.

Gratteri ha quindi concluso sostenendo che la potenza della mafia è legata al denaro che proviene in misura maggiore dal traffico di cocaina, che è l’attività più redditizia al mondo.

“Nel libro “Oro bianco” - ha detto - con Antonio Nicaso abbiamo proposto un’utopia. Il consumo della cocaina riguarda la salute dei cittadini, l’economia drogata da soldi illegali, l’affidabilità dell’informazione che, se inquinata da dubbi finanziamenti e pressioni di varia natura, può condizionare i cittadini e la democrazia. È un problema sovranazionale e quindi richiede una risposta sovranazionale, ma ci vorrebbe, però, un’Onu diversa.

I principali Paesi produttori sono Colombia, Bolivia e Perù dove si potrebbero finanziare i cocaleros, cioè i produttori di coca, per rendere conveniente il cambio delle coltivazioni. Ma anche in questo caso si toccherebbero rendite gigantesche.

“Gli interessi economici  delle multinazionali - ha concluso - purtroppo vengono prima della sicurezza degli Stati”.

Argomento, tra l’altro, trattato nel suo ultimo libro scritto con Antonio Nicaso “Fiumi d’oro. Come la ‘ndrangheta investe i soldi nell’economia legale” edito da Mondadori.

 

 

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Nicola Gratteri a Mongiana per parlare dell'Inganno della mafia

Si svolgerà giovedì prossimo (21 dicembre), alle ore 15, presso il museo “Mu.Far.” di Mongiana, un incontro con il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri organizzato dall’Istituto comprensivo di Fabrizia e dal Comune di Mongiana nell’ambito di un progetto di cittadinanza attiva.

Nel corso dell’incontro, cui parteciperanno i ragazzi della Scuola secondaria di primo grado dei plessi dell’Istituto di Fabrizia, il Procuratore affronterà i temi trattati nel libro “L’inganno della mafia “, scritto a quattro mani dallo stesso magistrato e dal saggista Antonio Nicaso.

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M5S, Laura Ferrara: Gratteri a Cosenza per parlare di lotta alla criminalità organizzata in ambito europeo

“Le nuove Mafie. Lotta alla criminalità organizzata in ambito europeo e nazionale” questo il tema del dibattito che si terrà domenica 10 settembre alle ore 18 in Piazza XI Settembre a Cosenza. Laura Ferrara, eurodeputata del Movimento 5 Stelle titolare della Relazione di iniziativa legislativa sulla lotta alla criminalità organizzata ne discuterà con Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Linarello Presidente di Goel, il consorzio sociale che lotta contro l'ndrangheta in Calabria e nel resto d'Italia. Sarà presente il giornalista di cronaca giudiziaria Michele Albanese, costretto a vivere sotto scorta per le sue inchieste sulla 'ndrangheta.

«La Relazione di iniziativa legislativa sulla lotta alla criminalità organizzata e corruzione, di cui sono relatrice e votata a larga maggioranza dal Parlamento europeo - afferma la Ferrara – definisce in ambito europeo il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, che ricalca la definizione disciplinata dall'articolo 416 bis del codice penale italiano. Si chiede alla Commissione, tra le altre cose, l'introduzione di una definizione comune europea di reato di criminalità organizzata e la previsione di un reato analogo all'associazione a delinquere di stampo mafioso. È un tema molto importante per il Movimento 5 Stelle in Europa, perché la mafia non parla più solo italiano o calabrese o siciliano, e 28 codici penali diversi non aiutano nella lotta alla mafia che è ormai una sfida europea e non solo di casa nostra. Sono certa che le testimonianze autorevoli che domenica ascolteremo a Cosenza sensibilizzeranno ulteriormente l'opinione pubblica su quanto sia necessaria una normativa comune estesa su tutto il territorio continentale» conclude l'europarlamentare.

In caso di condizioni meteo avverse l'evento sarà spostato presso la sala convegni dell'Hotel Royal in Via delle Medaglie d'Oro, 1 a Cosenza.

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