Il congresso provinciale Pd vibonese elegge Insardà ma manca la minoranza

«Enzo Insardà non sarà un uomo solo al comando ma sarà coadiuvato dai dirigenti provinciali così “Aventini” non ce ne saranno e consegneremo ai democratici vibonesi un partito forte ed organizzato». Lo ha detto il segretario provinciale dei democratici vibonesi uscente, il consigliere regionale Michele Mirabello, volendo sgomberare il campo da qualsiasi strumentalizzazione o polemica che ha visto l’elezione scontata di Enzo Insardà a segretario provinciale del Partito democratico durante il secondo congresso provinciale vibonese e che si è contraddistinto per l’assenza preannunciata della minoranza del partito renziano. A fare gli onori di casa il deputato democrat, Bruno Censore, che la sottolineato come «la presenza di Donato Riserbato vuole significare che a monte c'è stato un tesseramento certificato»; dal canto suo Riserbato ha sottolineato le vicissitudini «che ci hanno fatto allungare i tempi per la celebrazione dei congressi provinciali». Le vicissitudini hanno un nome nel partito vibonese e sono le difficoltà che seguono ad una differenziazione politica che – secondo Mirabello - «sono legittime ma non possono impedire un percorso democratico quale la celebrazione di un congresso provinciale». Poi tendendo la mano alla minoranza assente «non siamo qui né per uno strappo né per una forza tra ma tireremo verso la ricomposizione del partito attraverso l’aiuto dei gruppi dirigenti riconoscendo le minoranze perché tale è la democrazia ma democrazia significa anche riconoscere la maggioranza». Nel documento programmatico di Enzo Insardà ci sono numerosi impegni: «il primo è quello si sentirsi parte attiva nel progetto del Partito Democratico che è in corso per il cambiamento dell’Italia e dell’Europa, attraverso un ambizioso programma di coraggiose riforme istituzionali, sociali ed economiche»; il secondo «riguarda il rilancio e l’elaborazione culturale e programmatica indispensabile per affrontare la crisi che travaglia il nostro territorio. Una crisi dalla quale non usciremo se non saldando tra loro, come hanno fatto i grandi del passato, radicamento popolare e visione del futuro, quest’ultima supportata da una robusta elaborazione collettiva, politica ma anche intellettuale»; il terzo « che vedrà coinvolto il Partito Vibonese consisterà nella preparazione di una conferenza programmatica che definisca un disegno politico complessivo per lo sviluppo del nostro territorio.  Il percorso di costruzione dovrà coinvolgere i circoli, i territori, gli amministratori, i tanti cittadini che con la loro esperienza e competenza hanno parole importanti da dire sul futuro della nostra provincia. Al termine bisognerà elaborare una Agenda quale contributo del Partito Democratico Vibonese per il governo della Regione»; l’ultimo «riguarda la responsabilità di un più forte ed autorevole protagonismo nel dibattito politico, non solo divenendo sempre di più punto di riferimento per i cittadini elettori ma anche motore di cambiamento delle istituzioni, fondando la propria azione sui valori imprescindibili di legalità, coesione sociale, solidarietà e sviluppo sostenibile». In conclusione il Pd vibonese vorrebbe «corrispondere a quella vocazione progressista e popolare, che è il tratto fondamentale del nostro partito, presentandosi ai cittadini come forza di governo credibile e che fonda le proprie radici nella legalità e nel puntare solo ed esclusivamente al bene comune».

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