La serrese Annamaria Vallelunga prima ricercatrice italiana a vincere un bando negli Stati Uniti

Il successo della 34enne Annamaria Vallelunga, giovane ricercatrice di Serra San Bruno, è soltanto l’ultima perla di una collana di riconoscimenti che la vede protagonista nella sua brillante carriera. La giovane donna, infatti, ha vinto un Grant messo in campo dalla MSA Coalition, la più importante fondazione statunitense che si occupa di reperire fondi per lo studio della MSA (atrofia multisistemica). La ricercatrice serrese è stata la prima italiana a vincere il bando americano a carattere internazionale che dava la possibilità a chiunque si occupasse di questa patologia di ottenere un finanziamento di 50mila dollari per sviluppare un progetto che consenta di identificare delle molecole utili a fare una diagnosi precoce della MSA attraverso un semplice prelievo di sangue. Un progetto innovativo, che nasce in collaborazione con l’università di Bordeaux e l’Inghilterra, dove entusiasmo e creatività sono le parole d’ordine e nel quale la capacità di vedere la dove nessuno prima aveva pensato di fare l’ha fatta da padrone.

Annamaria Vallelunga, dopo lo scientifico a Serra San Bruno, si è laureata in biologia molecolare presso l’Università di Padova, specializzandosi poi per altri 5 anni a Siena in biochimica e biologia molecolare. Attualmente sta svolgendo presso l’Università di Salerno un dottorato di ricerca in medicina traslazionanale, disciplina il cui compito è quello di studiare le malattie complesse cercando nuove strategie per la scoperta e la terapia. Lavora all’interno del gruppo diretto dal Prof. Paolo Barone che dirige il centro CEMAND dell’Univeristà di Salerno che si occupa di studiare il morbo di Parkinson e parkinsonismi atipici come appunto l’atrofia multisitemica.

La giovane ricercatrice ha scoperto il suo amore per la biologia e la ricerca frequentando l’università a Padova dove ha avuto la fortuna d’incontrare delle persone cariche di entusiasmo e comprendo come in questo tipo di mestiere c’è un obbligo morale e che la ricerca non si può fare senza metodo. «Ci sono persone – ha detto la giovane serrese – a cui va il mio ringraziamento, innanzitutto alla mia famiglia e a mio padre in particolare, poi a coloro che con i loro insegnamenti mi hanno consentito di crescere: il dott. Mauro Marchetti, il Prof. Luigi Francesco Agnati che crede fermamente nei giovani e la Prof.ssa Maria Teresa Pellecchia». Tra le tante storie di cervelli in fuga quella di Annamaria è una esperienza che vuole come rappresentare come l’assoluto principio di meritocrazia con cui è stato selezionato il progetto deve essere l’unico metodo per determinare ciò che è valido e che può costituire un passo in avanti nella ricerca scientifica per la scoperta di nuove cure nel campo delle malattie complesse che ogni hanno mietono migliaia e migliaia di vittime.

1 comment

  • Leontino Battistin
    Leontino Battistin Venerdì, 30 Dicembre 2016 21:22 Comment Link Report

    Pero' un piccolo cenno alla esperienza fatta all' IRCCS San Camillo di Venezia Lido sarebbe stata prova di sincerita' intellettuale ! Comunque complimenti e auguri di buon anno !

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